Speciale DANIELE LUTTAZZI
"il Rimino" 2007


Luttazza continua di Massimo Gramellini (La Stampa,16 marzo 2001)
In questo Paese di emme, come lo ha chiamato per esteso l'esperto del ramo Daniele Luttazzi, succede anche questo. Che i giornalisti facciano spettacolo, i politici pena e i comici rubino il mestiere agli uni e agli altri, ma con un'aggiunta di fanatismo moralista che mette i brividi. Il Luttazzi che insinua la mafiosità di Berlusconi e si stende a stuoino davanti a quelli della propria parte politica incarna il modello dell'intellettualino ulivista che crede di essere in missione per conto di Dio.
Per costoro non c'è appello alla moderazione che tenga: sono convinti che mezza Italia sia abitata da barbari rincoglioniti dalla tv e l'altra mezza, quella di sinistra, infestata da collaborazionisti alla D'Alema che vogliono venire a patti coi trogloditi anziché metterli in cella di rieducazione a studiare l'opera omnia di Nanni Moretti.
I Luttazzi Continui pensano che Berlusconi non sia un avversario e neppure un nemico, ma un gangster. E con un gangster non si discute, si chiama la polizia. Prima che arrivino i suoi sicari, ovvio. L'unica cosa che faceva ridere, nel Satyricon dell'altra sera, era la libidine da martirio che il conduttore cercava di infliggere anche al pubblico, come quei bambini che ficcano il dito nella marmellata mormorando: adesso mi beccano... Nessun pericolo: i Luttazzi si adattano alle marmellate di tutti i regimi.
Copyright ©2001 La Stampa, Torino


ADESSO MI ARRABBIO (L'Espresso)
Sulla verginità della Madonna di Arcore
Per il libro di Travaglio e di Veltri, presentato alla trasmissione di Luttazzi, tutto il mondo berlusconiano scatena la terza guerra civile. Se oggi non si possono fare domande, domani si potranno tentare delle risposte? Riflessioni su come intende la libertà il presunto vincitore del 13 di maggio di Giampaolo Pansa
Forse non ce ne siamo accorti, perché eravamo distratti dalle polemiche interne all'Ulivo. Ma Silvio Berlusconi, in questi giorni è diventato come la Madonna. Anche la sua verginità si è fatta indiscutibile. Non può essere messa in dubbio. E' un dogma e basta, non dite una parola di più.
Parlo della verginità finanziaria di Berlusconi. E di quella delle sue origini. Come ha cominciato la carriera di costruttore d'imperi? Anche lui, Silvio nostro che sta nei cieli, ha iniziato da una capanna, con il bue e l'asinello? E chi saranno stati i Re Magi che gli hanno portato subito, a pochi giorni dalla nascita, l'incenso, la mirra e, soprattutto, l'oro?
Guai a proporsi dei quesiti tanto blasfemi. Ci hanno tentato di recente un giornalista di "Repubblica", Marco Travaglio, e un deputato dell'Ulivo, Elio Veltri, che oggi sta nella pattuglia di Antonio Di Pietro. Hanno scritto un libro, "L'odore dei soldi" e l'hanno dato da stampare agli Editori Riuniti.
Né Travaglio né Veltri sono dei novellini. Il primo pratica il giornalismo d'inchiesta, mestiere sempre più raro. E' anche un giornalista giovane e coraggioso, dunque ancora più da rispettare, perché è più facile avere coraggio quando si hanno i capelli bianchi e niente da perdere. Il secondo è un deputato onesto e combattivo e ha già scritto libri sulla corruzione italiana, prima e dopo Tangentopoli.
Dunque, il loro libro comincia la sua corsa, qualche giorno fa. A parlarne sono ben pochi giornali, poiché Berlusconi e i suoi affari sono un tema rognoso. Che in questa vigilia di presunta vittoria della Caserma delle libertà è bene ignorare. Il saggio è zeppo di fatti e di documenti. Che insieme costruiscono una vicenda. La costruzione è quella giusta? Tutto è opinabile a questo mondo. Più che mai un libro d'indagine. Ma il mercato è fatto per valutare e giudicare: i lettori leggono, poi sentenziano. Così avviene in tutte le democrazie del pianeta.
A questo punto che cosa succede? Che una trasmissione tivù della Rai, "Satyricon" di Daniele Luttazzi, invita Travaglio a presentare il libro, ossia ad illustrarne i contenuti. Non succede quasi mai in Rai. La Rai è bigotta e procede con i piedi di piombo. I libri scomodi li ignora sempre. Preferisce suonare la grancassa per i libri degli amici degli amici.
In questo, fa davvero schifo la Rai. E soltanto per questo il pomposo Zaccaria dovrebbe dimettersi da presidente. Ma stavolta, grazie a Luttazzi, il libro di Travaglio e di Veltri passa la cortina di gomma. E fa boom!
Perché fa boom? Per la semplice ragione che, una volta su mille, da uno schermo televisivo si dicono su Berlusconi le cose che si sono sempre dette, sui (pochi) giornali che hanno voluto applicarsi al tema. Si fanno le domande che molti italiani si pongono. Persino quella, blasfema al massimo, che lo stesso Umberto Bossi fino a qualche mese fa si poneva nei suoi comizi e nei manifesti della Lega: il Berlusca non sarà amico dei mafiosi, per caso? O mafioso lui stesso?
Sarebbe una serata normale, quella di "Satyricon" di mercoledì 14 marzo. Magari seguita, nel mercoledì 21 marzo, da una seconda intervista a un saggista-inchiestista berlusconiano, in grado di replicare, e magari di smontare, le tesi di Travaglio e di Veltri.
Invece no. Scoppia la seconda o la terza guerra civile. Ma a senso unico. Perché tutto il mondo, tutti i media, tutti i giornali, tutti i sodali, tutti gli aspiranti sodali che girano attorno a Berlusconi aprono il fuoco contro la Rai, contro Luttazzi, contro Travaglio, un po' meno contro Veltri in quanto membro del palazzo politico.
Non sto a compilare un'antologia che sarebbe troppo stomachevole. Dirò che m'è rimasto nella mente soprattutto Emilio Fede: un intero tg dedicato a piangere sulla sorte della sua Madonna di Arcore e a scatarrare su chi l'ha offesa, mettendone in dubbio la verginità.
Mi rendo conto di stare scivolando verso lo sfottò. E non voglio farlo, perché dentro di me sento una punta di allarme che mi dà un po' di stringistomaco. E mi domando: è questa la caratura democratica della Caserma delle libertà? Che cosa ci annuncia questo strepito orrendo di maledizioni che da tutti i confini dell'impero berlusconiano si leva per un libro che brucia, presentato in tivù?
E mi chiedo ancora: se già oggi viene considerato un reato fare delle domande sul conto di un potente, che cosa succederà, domani, quando si tenteranno di dare delle risposte? E parlo di un domani che potrebbe vedere la Madonna di Arcore sull'altare di palazzo Chigi, circondata e protetta dalle legioni dei conquistatori...
Il vero conflitto d'interessi sta nell'idea di libertà che oppone Berlusconi a una gran parte degli italiani. Lui la libertà la vuole soltanto per sé e per i suoi. E che gli avversari, anzi i nemici a soldo dei comunisti, crepino pure con il sasso in bocca.
16.03.2001, L'Espresso


SATIRA / 1. di Piergluigi Battista (La Stampa, 19 marzo 2001)
Non si sa chi gliel'ha detto, non si sa su quale libro l'ha letto (sempre che ne abbia letto uno), non si sa in quale atmosfera abbia respirato, non si sa chi siano i suoi cattivi maestri, non si sa chi abbia frequentato e chi frequenti, non si sa se sa quello che dice e se pensa quando scrive, fatto sta che per il comico (?) Daniele Luttazzi la parola "sionista" qualcosa di ripugnante. Rispondendo a Fabrizio Rondolino, in una lettera al Foglio il comico (?) scrive: "sono contento che Rondolino sia sionista: disprezzarlo per il Grande Fratello era troppo poco". Addirittura troppo poco. Per il comico (?) di cui sopra "sionista" è un insulto, una schifezza. Chi ha imbottito la testa dello sventurato con questo schifo?


SATIRA / 2. di Oreste del Buono (La Stampa, 19 marzo 2001)
La satira è stata il mio lavoro per oltre trent'anni (…). Naturalmente bisogna intendersi su cosa voglia dire satira. Non sono satira una barzelletta né una bastonata. Non è satira impadronirsi d'una conversazione privata e farne uso pubblico, non è satira la presentazione di un libro inchiesta. La satira è un'arte complessa, elaborata e difficile.


SATIRA / 3.
di Marco Forcellini (Esclusiva per il Rimino)
"Se questa è satira, allora noi facciamo crepar dal ridere tutti i giorni!". Fra i giornalisti ricorre spesso questa battuta, quando si allude al programma di Daniele Luttazzi.
In effetti, Satyricon propone soprattutto interviste, come quella - ormai celeberrima - a Marco Travaglio sulle fortune di Silvio Berlusconi.
Ma è satira sparare a zero sui politici o i colossi dell'imprenditoria, ben poco dotati di humor? Seguendo l'insegnamento del mio professore di italiano alle superiori, persona colta e dotata di fine sarcasmo che, nei momenti di difficoltà, mi suggeriva sempre di consultare il vocabolario, apro lo Zingarelli: "Satira - Discorso, scritto, atteggiamento e sim. che ha più o meno esplicitamente lo scopo di mettere in ridicolo ambienti, concezioni, modi di vivere". Perfetto.
Sull'esplicitamente, poi, non ci sono dubbi: è il ritratto dello stile Luttazzi. Ha sicuramente sbagliato tempi e modi (in Italia, Patria del faceto, nulla è più serio della politica sotto elezioni), ma il comico santarcangiolese di satira ne ha fatta. Eccome.
Riassumendo: satira è raccontare le disgrazie facendo ridere. Aiuto, allora anche noi giornalisti facciamo satira… e involontaria. Altro che battute!

Corrierone gaffeur
Piccola, ma innocente, gaffe del Currierun de Milan, 16 marzo, pagina due: dove, a proposito di Daniele Luttazzi, si legge che egli ha iniziato la sua carriera giornalistica collaborando "al settimanale satirico della curia di Rimini". Come risulta a noi locali, collaboratori dello stesso giornale, Il Ponte non è un foglio della curia come solitamente si dice ma diocesano, e tanto meno è satirico, avendo una buona fama a livello nazionale. Ovvero la Grande Informazione.


SATIRA / 4.
di Rosita Copioli (Esclusiva per il Rimino)
"Che dire di Luttazzi? A me piace molto, probabilmente è il più schizofrenicamente o romagnolamente (gli irlandesi usano un termine: "ackward") intelligente, ma non ho visto la serata incriminata.
In ogni caso la satira non deve avere troppi peli delicati."


SATIRA / 5.
di Giuliano Ferrara (Corriere della Sera)
Giuliano Ferrara, intervistato dal "Corriere della Sera" di sabato 24 marzo, ha detto:
"Anche Luttazzi lavorava a Mediaset. Sono stato anch'io suo ospite: mi ricordo che parlammo a lungo di cacca. Mi chiese come me la cavo quando mi siedo sulla tazza.
Dev'essere proprio fissato, magari è il suo elemento.
Ma lo capisco, perché da che mondo è mondo, la cacca è elemento di satira. Ma non ricordo che Luttazzi organizzasse provocazioni sulla mafiosità di Berlusconi a Mediaset."
A proposito di cacca, mi permetto una citazione personale (non come colitico).


SATIRA / 6.
Luttazzi e Colombina (di Antonio Montanari)
Nel teatrino dei burattini, Colombina appariva in scena recando un pollo di cartapesta. Nell’odierna tivù, all’amico Luttazzi si presenta una più appariscente servetta con uno stronzo di cioccolata. Eh no, se la tivù dev’essere verità, occorre superare lo scoglio della finzione, ed accettare l’obbobrio della cosa reale.
Luttazzi ha cercato di rispondere alla sfida di un onorevole che si lamentava contro la sua trasmissione osservando: "Qui ci manca solo la coprofagia". Ma se il comico non vuole fermarsi alla comoda simbologia, e desidera vincere la sfida del suo oppositore, deve andare al di là del fatto allegorico (lo stronzo di cioccolata), e (sudando magari lagrime e sangue) affrontarne uno vero, con tanto di certificazione delle autorità sanitarie.
Troppo comodo offendere il prossimo, anche qualche defunto, lanciare il sasso e ritirare la manina. Se spettacolo dev’essere, sia totale. Non questa commediola d’avanspettacolo con un Freccero che, da Santoro, parodiava Giovanna D’Arco portata al rogo, prima di risorgere decretando: è stata tutta una finta, Luttazzi mercoledì apparirà, la sospensione del suo spettacolo è durata poche ore per ricevere gli applausi, perché nei corridoi Rai ci sono troppi veleni.
La trasmissione di Santoro del 9 febbraio ha proposto questa solenne divisione dell’Italia fra una sinistra che, compatta, deve credere negli stronzi, ed una destra che li rifiuta.
Posso sperare che auspicare una maggiore giustizia sociale non sia finire in quell’oggetto oscuro di desiderio, esibito da Luttazzi fra il tripudio degli intellettuali di complemento che, da Santoro, hanno finalmente scoperto la verità, secondo cui tutto il male della tivù deriva, oggi, dal fatto che (sia alla Rai sia a Mediaset) i programmi di maggior successo li procura un signore che, come colpa originale e marchio d’infamia indelebile, ha quelli di essere il marito di tale Craxi Stefania del fu Bettino.
Per par condicio, perché i nostri comici non ricordano anche il caso Montesi (accennato di recente, con coraggio, da Pippo Baudo), od il caso Mattei, ritornato d’attualità, grazie alla "Stampa"? Emergerebbero le responsabilità di certi balenotteri (nel senso di cavalli di razza della Grande Balena Dc). Oppure perché non ricordare, sempre in chiave satirica, le responsabilità del Migliore, il Palmiro, nella Russia sovietica, dove gli emigrati comunisti finivano al macello perché ritenuti ingiustamente spie fasciste?
Suvvia, occorre un poco di fantasia.
Daniele è un timido, e come tale può avere reazioni eccessive ed incontrollate. La sua scelta però di limitarsi al cioccolato, di fronte all’istigazione-invito alla coprofagia, dimostra che sa trattenersi. Ma trattenersi è di destra o di sinistra? Santoro non lo ha spiegato.
(Questa mia lettera è apparsa sulla "Stampa on line", nella rubrica "Pensieri & Parola" di Gianni Riotta, il 15 febbraio 2001. Non è invece stata pubblicata dal "Corriere di Romagna" al quale l'avevo inviata in pari data.)


SATIRA / 7.
di Vincino ("Porta a Porta")
Vincino, fondatore del "Male" e di "Boxer" ha detto in "Porta a Porta" della Rai (22 marzo):
"Non vedo satira in giro in questo momento. Ho visto un vecchio libro, con notizie vecchie, e mezz'ora d'intervista quasi strisciata a terra. E nessuna domanda se non affermazioni da vecchio reazionario, del tipo 'L'Italia è un paese di merda'".


SATIRA / 8.
di Massimo d'Alema
"Che Luttazzi vada difeso quando la destra tenta di cacciarlo dalla Rai, è chiaro. Vorrei solo che fosse altrettanto chiaro che non è non Luttazzi né con Travaglio che vinceremo le elezioni."
 


SATIRA / 8 bis.
di Vauro
"Allora d'Alema ritiri la querela a Forattini..." (Raggio verde, 23 marzo)


SATIRA / 9.
di Dario Fo, Nobel per la Letteratura
"Dietro la satira c'è sempre una storia che gli storici si rifiutano di raccontare." (Linea Verde, 23 marzo)


SATIRA / 10. Luttazzi, "filosofo popolare"
di Piergiorgio Terenzi (in esclusiva per il Rimino)

Daniele Luttazzi ha incominciato a passeggiare in pubblico (meglio sarebbe dire "pazzeggiare") sul settimanale riminese "Il Ponte", che allora avevo l’onere, oltre che naturalmente l’onore, di dirigere.
Di questo, se proprio vogliamo essere sinceri, ora provo un certo orgoglio. So bene che "è peccato", ma sarebbe "un vero peccato" se non lo provassi. Siamo umani!
Il rapporto fra un direttore ed un collaboratore comico-satirico (nel caso specifico, appunto, Daniele) si distanzia non poco dagli altri ordinari collaboratori nel settore più specificamente giornalistico. "In che senso? Perché tale fenomeno?", potrete chiedere giustamente.
Se il comico non è solo un abile imitatore (diciamo un po’ copione) degli spunti suggeriti da altri, necessariamente possiede una verve, una personalità artistico-culturale di fronte alla quale, volere o no, sei costretto a "prendere o lasciare"... più o meno in blocco.
Diciamo che si stabilisce, magari segretamente, una specie di matrimonio. Nel matrimonio i due partner sono certamente uniti, ma se correttamente manca la dominanza dell’uno sull’altro, restano spazi di libertà e di espressione che vanno necessariamente e correttamente salvati. Così, so di esagerare un po’, ma non troppo, le strip di Daniele Luttazzi sul "Ponte" erano una specie di giornale nel giornale... con una loro logica, una loro filosofia ed una loro visione dell’uomo e degli avvenimenti sociali.
Tale prevedibile e previsto sviluppo c’è stato ed ha portato giustamente Daniele non solo ad esprimersi su altri canali, ma anche con modalità diverse da quelle del segno grafico delle vignette.
Posso dire (per alcuni merito, per molti altri demerito), di aver tenuto a battesimo e di aver favorito, oltre che ben ascoltato i primi vagiti di Daniele. L’ho fatto non solo per necessità (cioè per mandare avanti la bottega).
Ho impiegato o investito anche un po’ di fede "sofferta". Sofferta nel senso che, come naturale, non tutti potevano essere d’accordo, data la qualifica ufficiale di "Settimanale cattolico".
Il comico-satirico, infatti, come ho già detto, non è solo uno che si assume il compito di "far ridere" il lettore. E’ in grado di farti ridere solo se ti aiuta a leggere e ad interpretare i fatti a partire dal "suo" punto di vista... rifilandoti magari, al momento giusto, un bel ceffone che ti sveglia dai tuoi sogni più o meno beati, meglio "buonisti". Così, proprio come novello Fantozzi, tu sei costretto a rispondere: "Ma come è umano, lei!". E’ il doveroso gesto di riconoscenza a chi, magari, ti picchia a sangue e ti fa pure apparire cretino anzichenò.
Diciamo così, concludendo, che il comico "stile Luttazzi" è un "filosofo popolare", ha dignità non solo culturale, ma pure pedagogica.
Sono pazzo se mi viene spontaneamente da dire che, in questa società, possiamo augurarci di cuore "dieci, cento, mille Daniele Luttazzi"?
Al lettore, il compito di rispondere ‘seriamente’, non istintivamente alla domandina.
Piergiorgio Terenzi
fondatore e primo direttore del settimanale "Il Ponte"
© il Rimino. Riproduzione consentita solo se accompagnata dalla citazione:
"il Rimino, a cura di Antonio Montanari", http://digilander.iol.it/monari
Questo articolo di P. Terenzi è stato pubblicato il 28 marzo 2001 dal "Corriere di Romagna" con questa titolazione: "Intervento. Piergiorgio Terenzi racconta il comico che collaborava per il Ponte. Quando Luttazzi faceva il vignettista. Sul settimanale cattolico i primi lavori di un 'filosofo popolare'".


SATIRA / 11. Luttazzi, la sinistra e il mondo capovolto
di Dario Fo e Franca Rame (in esclusiva per Buongiorno.it)
Un bel mondo a rovescio questo, dove la sinistra si rifiuta di fare campagna elettorale e tocca ai comici di sostituirla. E non solo in politica, anche nelle battaglie sociali. Chi è il primo fornitore italiano di elettricità ecologica all'Enel? I verdi? No, Beppe Grillo. Chi ha scatenato il casino sull'uranio radioattivo? I Ds? No. Striscia la Notizia.
Chi ha fatto la campagna per l'olio di colza? L'Asinello? Noi due guitti. E chi ha avuto il coraggio di fare informazione vera in tv, portando gli atti dei processi contro Berlusconi? Daniele Luttazzi.
E' fantastico, gli attori stanno prendendo il potere! In fondo non c'è poi tanto da meravigliarsi: abbiamo un Papa ex attore e un presidente della Repubblica Ceca Havel famoso autore di tragedie e anche di satire. Clinton non c'entra. Lui era sassofonista, a causa di un dissesto maniaco-orale. Ma parliamo di Luttazzi, che forse a quest'ora è ancora vivo. Duole dirlo, ma ha più palle lui di 400 giornalisti di sinistra medi e mediomassimi! Per spiegarci meglio, avete visto come intervistavano Berlusconi a Porta a porta? Mancava poco che il Vespa gli facesse vento e strisciasse ai suoi piedi per leccarglieli un po'. In effetti a leggere i giornali mica si capisce bene cosa ha detto il Luttazzi. Allora a beneficio degli assenti riassumiamo. Egli ha invitato alla sua trasmissione, che va in onda in seconda serata sulla seconda rete, tale Marco Travaglio, giornalista di Repubblica, conosciuto nel giro come la "Tigre di Mompracem", il quale, unitamente a talaltro Elio Veltri, in arte "Kamikaze della banda di Di Pietro", ha avuto il fegato, tipicamente italico, di scrivere un libro intitolato L'odore dei soldi. Sottotitolo: Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi. In questo libro si raccolgono atti giudiziari contro il leader di Forza Italia e soci e l'intervista al giudice Paolo Borsellino, persona stimatissima e onesta che tra l'altro simpatizzava per la destra, il quale, poco prima di essere ammazzato, racconta che sta indagando su rapporti poco chiari tra l'entourage di Berlusconi e la mafia. Nel libro notansi anche che presso il Berlusconi lavorava un noto boss mafioso nella umile veste di stalliere della villa di Arcore. Nel libro parlansi anche di molti miliardi arrivati alla Fininvest, molte società create in Italia e all'estero, e persino esilaranti interrogatori del Berlusconi nei quali lui si difende in maniera alquanto singolare dall'accusa di irregolarità in atti fiscali. Tutta roba, precisa l'autore, agli atti dei processi. Roba insomma che basta richiederla per poterla leggere. Possibile che nessun altro oltre Luttazzi e gli autori del libro se ne sia accorto?
Ora, vorremmo dire che se negli Usa, che non sono proprio la patria del comunismo, venisse a galla del materiale, della documentazione a dir poco esplosiva su un candidato, di qualunque partito esso sia, voi la trovereste pubblicata in prima pagina su tutti i giornali e telegiornali, a prescindere dal loro colore politico. Si chiama dovere d'informazione. E a volte se ne trova. Tutte queste notizie in Italia invece sono riuscite a passare praticamente inosservate. Non era meglio scriverci queste sui manifesti, invece di riempirli col faccione di Rutelli? Si ha come la sensazione che Berlusconi tenga tutti per i coglioni. E viene da chiedersi come mai si siano chiuse le camere senza che venisse ratificato il trattato con la Svizzera sulle rogatorie delle documentazioni bancarie. Sarebbe stato fondamentale per la conclusione delle inchieste di Mani Pulite. Borelli ha chiesto al Parlamento di approvare la legge in extremis, ma non è stato ascoltato. E così un altro modo per fare chiarezza è stato vanificato da una coalizione di Governo di centrosinistra che ha la maggioranza e che si avvia sorridendo ad una quanto mai probabile sconfitta elettorale.
Vogliono fare la campagna elettorale su un piede solo, con le mani legate e un limone in bocca. E poi dicono che la Mucca è Pazza. Chi più ne ha, più ne metta. Qualche sera fa a Tele Lombardia sul tema "Mafia, Dell'Utri e Berlusconi" si scontravano rappresentanti di tutti o quasi i partiti. Con un collegamento in differita, interveniva a tratti anche Marco Travaglio. L'autore del libro scandalo ricordava come nella sua inchiesta fosse emerso che il Cavaliere - o come lo chiama Indro Montanelli il "Piazzista di Arcore" - ha intestato le proprie società a tutti i parenti, a cominciare dal fratello, dalla moglie e i figli nonché a conoscenti più o meno stretti fino ad un vecchietto, poverino, infermo costretto a recarsi in sedia a rotelle presso gli uffici appositi per apporre la propria firma di amministratore sui bilanci di una delle suddette società. Al che, un rappresentante della Casa delle Libertà è intervenuto commosso e ha esclamato: "Ecco, questa è la prova della magnanimità del Cavaliere. Lui, i suoi collaboratori non li licenzia, ma li fa sentir vivi fino all'ultimo respiro!". Ad un certo punto il giornalista di Repubblica ricordava ad un rappresentante della Lega che qualche anno fa, quando ancora Bossi si trovava in rotta con Berlusconi, era stato pubblicato un libro dal titolo Soldi sporchi al Nord per una casa editrice, l'Editoriale Nord, notoriamente legata al Carroccio. Pare che nel testo si accusasse il Leader di Forza Italia non solo di essere quasi un mafioso, ma di aver riciclato denaro sporco e trafficato illegalmente muovendo capitali su piazze esotiche riuscendo così a gabbare il fisco per miliardi. Il responsabile leghista ascoltava terreo, senza riuscire a balbettare parola, quindi il Travaglio incalzava: "Insomma, ieri Berlusconi era un mafioso e oggi?". Sì, allora lo era. Adesso non lo è più. E morta lì.
Oggi siamo in un clima di bagarre: Forza Italia, Alleanza Nazionale e perfino Bossi chiedono a tamburo battente le dimissioni della direzione Rai al completo, minacciando addirittura di non intervenire più ai programmi della Televisione di Stato. Pensa tu che pacchia! E voi credete ad un gesto tanto eroico? "Ma mi facci il piacere!" avrebbe detto Totò. Figurati se quelli rifiutano lo straordinario privilegio di poter mostrare ogni giorno a tormentone le proprie facce costringendoci ad ascoltare pletore ed insulti non solo agli avversari politici, ma soprattutto alla nostra intelligenza!
(Questo articolo è tratto da Il cacao della domenica, la newsletter settimanale di Dario Fo e Franca Rame edita da Buongiorno.it)

A cura di Antonio Montanari


2599/09.02.2018