Bullismo over 40
23 Maggio 2007

Un lettore mi ha chiesto di «spiegare» il bullismo. Non ho nessuna particolare preparazione per intervenire sul tema, se non l'esperienza personale maturata anche in un ambiente oggi al centro di non disinteressata attenzione, la scuola. Che nei tg si vuol far passare come un ricettacolo di malavitosi (in cattedra e sui banchi).
Quando avevo vent'anni (circa mezzo secolo fa) succedeva la stessa cosa. Un ragazzo scrisse una lettera al Corriere della Sera, alla pagina «Tempo dei giovani» per lamentare appunto la diffusione soltanto di cinismo, indifferenza, etc.
Ricordo che gli risposi per smentirlo, e che poi entrammo in cordiale corrispondenza privata. Lui mi scriveva da un carcere dell'Italia centrale.
Concordo con «Prussiano». I gesti e gli atti che lui elenca sono reati previsti dal Codice penale. E che come tali vanno trattati.
Condivido la sua iron ia («In italiano si chiamano REATI, in inglese non saprei ...»).
Gli suggerisco di leggere sulla «Stampa» di oggi l'articolo di Alfio Caruso, che parte da questo assunto: «il crollo del congiuntivo nella lingua parlata» ha anticipato «il crollo delle piccole regole del nostro vivere quotidiano», per cui alla fine non c'è più distinzione fra le cose buone e quelle cattive.
Aggiunge Caruso:«Per acquisire la fluidità necessaria a onorare il congiuntivo da mattina a sera servivano la pazienza, la tenacia di schiere d’insegnanti e il rigore dei genitori. Finché la famiglia e la scuola hanno retto, finché ci sono stati padri e madri persuasi che l’insufficienza o la bocciatura del figlio non fosse addebitabile al malanimo dei professori e finché questi hanno creduto di esercitare una missione, non di svolgere un lavoro salariato, il congiuntivo è rimasto sulla breccia a ricordarci l’importanza della forma, la prevalenza del dovere sulla comodità».
In linea con la premessa di «Prussiano» e con le interessanti argomentazioni di Caruso, aggiungo che non c'è soltanto il bullismo scolastico, ma pure quello degli adulti over 40 ed over 50.
Un bullismo da capelli grigi, da gente che si presenta apparentemente «perbene». E che invece è molto lontana dall'immagine che essa diffonde attorno a sé.

Faccio alcuni esempi. Rigorosamente personali.
Due anni un mio sito fu chiuso dal gestore perché «qualcuno» gli fece scrivere una lettera da un legale, in cui falsamente mi si dichiarava inquisito per diffamazione in due sedi giudiziarie.
Dimostrato con atti legali che le notizie inviate al gestore erano appunto false, lo stesso gestore non ha riattivato il sito. Lo ha fatto tre mesi fa quando gli ho trasmesso foto di un giornale in cui quel «q ualcuno» su nove colonne era dichiarato trasferito nelle patrie galere.

Secondo esempio. Alcune settimane fa in un blog che curo per un'istituzione pubblica locale, commento una notizia culturale in cui si dice che è stato ritrovato un antico manoscritto di cui non si avevano notizie dal 1790, etc.
Dimostro che quel manoscritto non era andato mai perduto, che se ne era parlato anche in un testo di dieci anni fa, che era registrato persino attorno alla metà dell'Ottocento in un indice tuttora esistente e consultabile su Internet.
Morale: pubblicamente sono aggredito da un funzionario del settore di cui parlo, perché avevo osato intervenire su un fatto che non è un argomento privato da amici al bar.

Infine. Qualche settimana fa ad un quotidiano locale arriva una mail segreta firmata che è pubblicata per sostenere che quanto da me scritto dieci anni fa (1997) è stato plagiato da un libro pubblicato... nel 2004. Il quotidiano rende noto soltanto lo pseudonimo del mittente, che per aver riscosso il credito della dignità della pubblicazione non dev'essere figura sconosciuta a chi ha reso nota quella mail. Spacciandola oltretutto come un libro apparso a stampa.

Ecco, questi sono atti di bullismo che conosco per esperienza personale, compiuti non da ragazzi in crisi d'identità ma da personaggi che sanno come 'lavorare' per maltrattare il prossimo, anche se poi a volte il gioco non riesce del tutto, e trovano sul loro cammino la Giustizia che li ferma almeno per un po'.

Ecco, questo bullismo da over 40 od over 50, è pericoloso quanto l'altro, ma soprattutto dimostra che la gestione delle cose pubbliche è sottoposta al vincolo mafioso dell'amicizia fra potenti. Per cui chi non partecipa al gioco (che ha pure le sue varianti da «scrivanie bollenti») è beffato e danneggiato.

Antonio Montanari


2587/07.02.2018