Tra Verona e Vicenza

Tra Verona e Vicenza si è consumata una bella sagra politica. In realtà a Verona si doveva parlare soltanto di Religione, ma si sa come vanno certe cose.
Oltre al presidente del Consiglio, è arrivato pure il capo dell'opposizione. Fischi per il primo, investitura popolare per il secondo, con un'aggiunta fuori programma.

Infatti Berlusconi l'altro ieri, invece di andare soltanto ad ascoltare, ha fatto una dichiarazione d'intenti per applaudire al pontefice, e per attirarsene le simpatie, dicendo che fa bene il papa ad opporsi a tutto questo modernismo di gente che ragiona soltanto in termini di scienza e che non s'accorge di come in Occidente stiamo per essere soffocati dai popoli non cristiani.
L'elogio testuale di Berlusconi al papa citava la «difesa della libertà cristiana di Benedetto XVI di fronte al relativismo scientista e al fondamentalismo religioso».

Poi Berlusconi stamani è andato a Vicenza dove ha proclamato il verbo non troppo nuovo: cacciare l'infedele di pazzo Chigi, ovvero Romano Prodi.
A Roma contemporaneamente il papa lanciava un nuovo allarme: l'Occidente sta attraversando «una drammatica crisi di cultura e di identità».
Per i fedeli non di Roma ma di Arcore sarà facile associare l'immagine della crisi occidentale con quella del professore di Bologna, ex 'allievo' del cardinal Ruini. Il quale a Verona proprio ieri ha detto che è stato «mancato in larga misura l'obiettivo» dell'unità dei cattolici in politica.

Spaventa l'immagine dolorosamente pessimistica che non i politici ma gli uomini di Chiesa stanno lanciando in questi ultimi tempi, dimenticando la regola prima della Religione: Dio opera nella Storia, e quindi dovremmo stare in silenzio ad ascoltare il Suo modo di parlare.
Invece si fanno le kermesse con le «aggiunte» politiche come a Verona, veramente pericolose perché sono una degenerazione utilitaristica. Da un canto ci sono i politici che chiedono visibilità e ricompense elettorali. Dall'altra i porporati che dicono di non interessarsi alla Politica, eppure parlano ai politici.

Il Vangelo reca parole comprensibili da parte di tutti. I teologi usano definizioni che il senso comune non percepisce. Ma è ancora vera Religione questa?
I primi ad arrivare alla grotta di Betlemme sono stati i poveri, ignoranti, emarginati pastori. Gli ultimi della società sono diventati i primi della Religione.
A Verona non c'erano i pastori della grotta di Betlemme, c'erano quelli (con anelli e croci d'oro) della silenziose stanze curiali e vaticane.

La Chiesa non fa politica, ha detto il papa ed il cardinale Ruini ha aggiunto che è fallita l'unità dei cattolici in politica.
La distinzione tra le due affermazioni è comprensibile soltanto da parte dei teologi, neppure i politici ci arrivano.
In concreto le singole Curie fanno politica e non cercano nessuna unità. Ovvero spacciano per unità gli interventi a gamba tesa che i gruppi di potere all'interno delle Chiese locali attuano per eliminare ogni dissenso, ogni confronto.
La diocesi della mia città, Rimini, ha affidato ad una nota casa editrice locale di destra, la pubblicazione di un testo 'ufficiale' sulle «sette» dove si parla anche delle erboristerie che diffondono idee ereticali...
21/10/2006

Antonio Montanari


2484/15.10.2017