Delitto a Riccione, 03/08/2006

Omicidio Ai romanzieri ed ai cronisti piace la Riviera romagnola in giallo ed in nero. La realtà li accontenta.
L'ultimo delitto, a Riccione, mette a confronto due generazioni d'immigrati.
Ragus Karl Horst, 76 anni, tedesco, agente immobiliare ricco, è stato ucciso da un ucraino di 21 anni per difendere l'onore di sua madre, 46 anni, in Italia come badante.
Una volta gli italiani corteggiavano le tedesche, ed i tedeschi raramente cercavano le italiane.
Adesso non si è internazionalizzato il sesso.
Il fatto vero è che le povere immigrate da tutto il mondo ricorrono al sesso (contrabbandandolo per amore) perché hanno bisogno di mettere assieme soldi per loro, per la famiglia lontana, per la loro casa dove vivono dei vecchi che hanno la stessa età di quelli che vengono a badare qui.
Poi succede che un figlio arriva in Riviera, ascolta le umiliazioni subìte dalla madre, litiga con il vecchio ex spasimante, perde la testa ed il giorno dopo i cronisti di nera sono accontentati. Tutta la stampa nazionale ne parla.
Dietro il delitto niente?
Per carità, ci sono mille cose che raccontano come è cambiata la nostra vita.
I romagnoli un po' maturi snobbano le ragazze locali troppo emancipate, corteggiano entusiasti le badanti o le altre lavoratrici straniere, credono di aver trovato finalmente il vero amore.
Ed in molti casi restano (i romagnoli) senza soldi e senza affetti, perché appunto in molte quelle straniere scappano dopo aver preso il malloppo.
In un caso, questo di Riccione, c'è scappato il morto.

Altre notizie di nera

La Riviera «nera», tra cronaca e romanzo
Un delitto vero ed una storia inventata
, 25/05/2006

Fuori stagione. Il dato di cronaca legato ad una vicenda vera, l'omicidio di Elio Morri sul lungomare sud di Rimini, è anche il titolo di un romanzo annunciato su Internet nelle stesse ore in cui le agenzie di stampa battevano la notizia del delitto riminese. E ancor più strana coincidenza, in «Fuori stagione», opera del giornalista Enrico Franceschini, si parla di un fatto di «nera». Ambientato sulla nostra costa, in un luogo di fantasia ma ben localizzato «fra Rimini e Pesaro».
Il solito inverno, i consueti alberghi chiusi, l'immancabile «Caffè dei Marinai» dove si gioca, si beve, si spettegola. Il protagonista è Quinto Baldini. Reduce dall'Africa dove ha fatto i soldi con riciclaggio di immondizia, traffico di avorio, distillerie di alcolici. Trasferito il capitale in Italia, ha avuto giorni neri per il fallimento delle sue attività. Si è salvata soltanto l'abitazione dove Baldini sta con moglie e figlia.
Dice una scheda del romanzo (presentato la settimana scorsa a Bologna, Milano e Roma): «Sullo sfondo della vicenda di Quinto Baldini, si delinea un quadro squallido e spietato della provincia italiana». Questa benedetta provincia che, secondo i punti di vista, è luogo di salvezza o di perdizione di tutto: dall'anima al portafoglio.
Anche per il delitto Morri se ne è discusso. Un inviato che se n'intende perché è di Bologna, Jenner Meletti, su «Repubblica» ha scritto: «Rimini è sempre stata una periferia d'Italia». E noi, illusi, che ci credevamo di essere una (se non «la») capitale del turismo europeo.
Franceschini, nato a Bologna nel 1956, lavora a «Repubblica» come corrispondente dall'estero: per otto anni è stato a Mosca, poi a New York, a Washington ed attualmente si trova a Gerusalemme. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Europa per il suo reportage sulla rivolta armata nelle strade di Mosca. Tra i suoi libri troviamo «I padroni dell'universo. L'America dei nuovi persuasori occulti» (1990), «La rivoluzione di Boris (1991), «Wall Street: la borsa e la vita (1988), «La donna della Piazza Rossa» (1996), «Russia. Istruzioni per l'uso» (1998).

Un delitto a Rimini, 17/05/2006

Conoscevo il 'ragazzo' ucciso qui a Rimini: 33 anni fa era stato mio alunno in prima e seconda Ragioneria.
Era molto studioso. Si era avviato verso la riflessione filosofico-teologica. Leggeva sempre. Lo incontravo in libreria tra gli scaffali dedicati a questi temi. L'obesità era conseguente al suo essersi fatto prendere da un'attenzione particolare (non dico fissazione) verso il fatto religioso. Non sarebbe mai stato capace di far male ad una mosca. Il problema per me era più serio di quello della semplice obesità. Vestiva come una specie di frate. Guardate la foto d'agenzia, per averne conferma.
La notizia della sua uccisione mi ha profondamente addolorato. Era delicato e gentile. Sospetto che fosse incapace di realizzare una relazione con una donna, a proposito di quanto detto circa il trauma provocato dalla scomparsa di una sua amica.
L'ipotesi della rapina non sta in piedi. Al massimo poteva avere in tasca cinque euro. Lasciamolo nel mistero di una notte tragica, in mezzo ai tanti fantasmi di questa città ricca (dati Sole-24 Ore) ma piena di 'probleni', e di tanti giri strani. E di gente che ha bontà d'animo come lui e che finisce per 'straniarsi' per quei labirinti che sono nelle nostre menti.
Si diceva una volta: che la terra ti sia leggera. Lo auguro anche a te, vecchio ragazzo della mia vecchia classe di 33 anni fa.

Documentazione.

Aveva 48 anni, era ospite di una comunità per motivi di salute
Lo hanno trovato agonizzante. Il movente forse è la rapina
Rimini, delitto sul lungomare
uomo massacrato a bastonate
I rilievi sul luogo dell'omicidio
RIMINI - Un uomo di 48 anni è stato ucciso a Rimini a bastonate. Si chiamava Elio Morri ed era ospite della Comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi di Cesena a causa di una obesità patologica. L'uomo passeggiava sul lungomare di Rivazzurra. È stato trovato agonizzante nei pressi di uno stabilimento balneare. All'arrivo dei soccorsi era già morto. Sul delitto sta indagando la Squadra mobile di Rimini diretta da Sabato Riccio.
Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo potrebbe essere stato ucciso durante una rapina: poco distante dal luogo dell'aggressione, infatti, è stato ritrovato il portafoglio vuoto dell'uomo. La stessa zona, inoltre, è stata di recente teatro di episodi di cronaca nera, non da ultimo una rapina perpetrata a danno di alcuni studenti provenienti dalla Germania.
L'autopsia, eseguita dal medico legale dell'Università di Bologna Giuseppe Fortuni, ha messo in evidenza che causa del decesso potrebbero essere una serie di colpi, forse di bastone, al capo e in altre parti del corpo. Ne sarebbero segno evidente gli ematomi riportati in volto e le lesioni cerebrali che ha rivelato l'esame autoptico.
(17 maggio 2006)-Fonte: http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/rimini-bastonate/rimini-bastonate/rimini-bastonate.html


Un nuovo delitto a Rimini, 07/09/2006

La notizia. Un delitto, un altro delitto a Rimini.
Domani leggeremo le analisi sociologiche e le dichiarazioni della autorità.
Stasera limitiamoci a due blog.
Brevissimi commenti che spaventano: «Peccato» leggiamo nel primo.
«...Facciamogli una statua! ma poi leghiamocelo, e buttiamolo a mare!», si trova nel secondo.
Questa la notizia integrale (fonte Ansa):
GUARDIA GIURATA UCCIDE ITALIANO E FERISCE ALBANESE
RIMINI - "Ho fatto il mio dovere, se non ci fosse gente come me questi chissà cosa continuerebbero a fare". Si è giustificato così con gli investigatori Giovanni Marco Borrelli, 26 anni, la guardia giurata di un istituto riminese che verso le 22 di ieri, davanti a decine di testimoni terrorizzati (quasi tutti già interrogati dai carabinieri), ha ucciso sul lungomare di Rimini Antonio Geraci, suo coetaneo, muratore originario di Milazzo (Messina) e residente a San Clemente di Rimini, scambiandolo per Erjon Ciko, anche lui 26enne, l'albanese che dal maggio dello scorso anno, con un crescendo di Sms e telefonate, importunava quella che per molti viene definita la sua fidanzata, e che invece l'omicida ha descritto agli uomini del Reparto operativo dell'Arma come la sua più cara amica. Ciko, dopo lunghe ore trascorse in sala operatoria, è ricoverato in condizioni critiche nel reparto Rianimazione dell'ospedale Infermi di Rimini.
"Lo avevo chiamato poco prima dandogli appuntamento per un chiarimento definitivo", ha detto il 'vigilante' ai militari ricostruendo le fasi dell'esecuzione. "Quando sono arrivato era fuori dalla macchina, cellulare all'orecchio. L'ho riconosciuto sentendolo parlare. Così l'ho colpito con una martellata in testa. Lui però mi si è gettato addosso. Allora ho sparato quattro colpi. Una volta a terra l'ho preso a calci. Poi sono andato vicino alla macchina è ho fatto fuoco un'altra volta".
Borrelli, accecato dalla 'gelosia', ha portato a termine il suo piano con una freddezza da vero killer. Da casa (abita a poca distanza dal luogo dell'esecuzione) è uscito portando con sé, oltre all'arma di ordinanza, un martello e un grosso coltello. Prima di essere ammanettato è entrato in un ristorante-pizzeria a breve distanza, ha preso una bottiglia d' acqua minerale e ha cercato di ripulirsi dalle tracce di sangue. Quindi ha atteso l'arrivo dei carabinieri, ai quali si è consegnato affermando di essere stato lui a "uccidere due albanesi". Anche durante l'interrogatorio, cui ha preso parte anche il Pm di turno, il 'vigilante' ha più volte ribadito il proprio 'odio' verso gli albanesi.
E' stata interrogata a lungo anche l'amica-fidanzata, che ha 'confermato', senza sbavature, il movente dell'omicidio: e cioé l'insistenza con cui l'albanese la importunava.

Antonio Montanari


2463//07.10.2017