La cultura a Rimini

Sono uno dei quattordici autori che hanno lavorato al secondo tomo del volume «La Signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesti» (edizioni Bruno Ghigi), che avrebbe dovuto essere presentato dalla prof. Anna Falcioni venerdì scorso primo settembre al castello che reca il nome dell'antico Signore di Rimini.
La prof. Falcioni è stata zittita all'inizio della sua relazione dall'applauso d'interruzione partito da una claque che immagino organizzata, e che è parsa attendere ansiosa l'arte oratoria di accusa e difesa nel programmato «processo a Sigismondo», prefigurandosi forse un'esibizione di stile biscardiano.
L'episodio la dice lunga su come sia intesa la cultura a Rimini. A proposito di questo aspetto aggiungo, a delizia dei lettori, un recente episodio personale.
L'arch. Annio Matteini aveva proposto molto tempo fa al nostro Municipio che, in occasione della imminente ristampa da parte del Comune di un'opera storica di suo padre Nevio, fossi chiamato io a curarne l'aggiornamento per gli ultimi trent'anni. Un mese e mezzo fa l'amico Annio m'informava del suo progetto. Allora gli ho spiegato che non sarebbe riuscito nel suo intento, essendo il sottoscritto non ben sopportato e per nulla supportato in quegli ambienti.
Ho vinto la scommessa, nessuno infatti mi ha mai chiamato da palazzo Garampi per quell'opera che uscirà il prossimo mese nei quaderni dell'«Arengo».
In questo clima urbano (ma non per questo ... civile), non mi ha stupito l'interruzione alla prof. Falcioni. Al suo posto, con scortesia e diffamando qualcuno, io me ne sarei andato. Come effettivamente ho fatto in silenzio dalle comodissime ultime file della platea. Per cui non ho potuto assistere al «processo» e soprattutto non ho potuto votare a favore dell'assoluzione di Sigismondo per i motivi che emergono dal saggio «Sigismondo, filosofo umanista», uno dei miei due lavori ospitati nel tomo in questione.
2 settembre 2006

Antonio Montanari


275/09.10.2017