Guido Nozzoli, una biografia
Sapeva che la cronaca è uno dei pochi modi con cui la Storia ci parla, e che ritrae la vita meglio dun trattato antropologico, anche se (come sosteneva) «pretendere di dire tutta la verità con un giornale è come pretendere di suonare la Nona di Beethoven con unocarina». Guido Nozzoli (Rimini 1918-2000) ha raccontato molte storie: lItalia del dopoguerra (il caso Giuliano, gli operai modenesi uccisi dalla Celere nel 1950, il dramma del Polesine), lAfrica post-coloniale in Algeria, Congo, Uganda, il conflitto vietnamita. Narratore ironico della vita provinciale degli anni Trenta (nel volume collettivo La mia Rimini, 1967), ha anticipato il Fellini dAmarcord (1972). Compose accurate biografie di personaggi quali Amilcare Cipriani e Giovanni Pascoli (su «lUnità», 1954), e dei Ras del regime (Feltrinelli, 1972). Come cronista non ha mai mascherato o censurato le notizie. Ha scritto Enzo Biagi: Nozzoli è stato «lunico dei nostri che capì come andavano a finire le storie del Vietnam». Per le corrispondenze sul Vajont fu querelato. Al processo lo stesso Pubblico ministero ne chiese lassoluzione. Nozzoli aveva riportato le voci contro la presunta sicurezza della diga del monte Toc. Nella professione proseguì il lavoro politico intrapreso durante la Resistenza e dopo la Liberazione, al servizio di due soli ideali: libertà e democrazia. La sua «rara integrità e intelligenza» sono state ricordate da Sergio Zavoli che ha pure osservato: «Guido ha interpretato la militanza politica e lappartenenza partitica con una idealità mai faziosa, dogmatica; fu anzi protagonista di risolute eresie in nome dellintelligenza della Storia e delle ragioni umane, sapendo vivere il suo scandalo senza compiacimenti o malizie, ma con la più disarmata e disarmante limpidezza». E soprattutto, «mai indulgendo allabiura, semmai incline al più trasparente e polemico dei distacchi». Secondo Stefano Servadei, esponente del vecchio socialismo romagnolo, Nozzoli fu «una grande coscienza civile con al servizio una grande capacità di comunicazione. Per lui la verità veniva prima della rivoluzione». E nel suo giudizio storico Nozzoli fu capace di «oggettività e generosità nei confronti dei coetanei che scelsero altre strade» al tempo della guerra. Arrestato allinizio del 1943 durante il servizio militare a Bologna per fronda verso il regime mediante volantini intitolati «Non credere, non obbedire, non combattere», partecipò poi alla Resistenza come comandante partigiano «responsabile diretto» nella zona di Rimini. Riuscì a salvare la Repubblica di San Marino dal bombardamento a tappeto previsto dagli Alleati, a cui aveva riferito (sono sue parole) «del disfacimento delle difese tedesche e sulla drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie», oltre centomila italiani. Avvenuta la liberazione di Rimini (21 settembre 1944), oltre che adoprarsi per la ripresa della vita politica e civile cittadina, evitò che ci fossero tragiche vendette. Eletto consigliere comunale del Pci nel 1946, per le politiche del 1948 svolse intensa attività oratoria. Al termine dun acceso contraddittorio, padre Samoggia sconfitto nel confronto dialettico gli scaricò addosso anatemi e maledizioni. Nel frattempo aveva iniziato la sua attività di giornalista al «Progresso dItalia», da dove passò come inviato a «lUnità» (edizione di Milano) ed infine a «Il Giorno». Dopo lattentato di piazza Fontana (12 dicembre 1969) diede vita con Marco Nozza e Morando Morandini al «Bollettino di controinformazione democratica». Sempre, narrando la fucilazione dun soldato vietcong, aveva gli occhi lucidi e gli sincrinava la voce. I colleghi del «Premiolino» Bagutta, della cui giuria Nozzoli aveva fatto parte sin dalla fondazione, lo ricordarono nel 2001 come «grande giornalista e raro esempio di rigore e generosità romagnola». Antonio Montanari 2005
Riministoria-il Rimino/Antonio Montanari Nozzoli/2005/[Pagina 2445, 09.09.2017]/ |