Ariminol contro don Giovanni Tonelli




Nell'ultimo numero di Ariminol, si legge un divertente commento sulla stampa riminese.
Che comincia con una frase che per noi (che non conosciamo l'inglese, ma crediamo di saper parlare non indecentemente l'italiano), suona oscura: «Domenica 5 dicembre sui quotidiani locali è stato celebrato il wife day».
«Wife», ci spiegano, è la moglie.
Alleluia, in tempo di crisi della famiglia su Ariminol parlano bene di un'istituzione in declino? Neppure per sogno (non è che ne parlino male, non ne parlano affatto). Prendono soltanto per i fondelli i mariti attraverso le mogli, e dove le mogli non ci sono, prendono per i fondelli attraverso la tonaca (anche se il prete fatto oggetto di tanto desiderio ironico-giornalistico non la porta).
Questo sacerdote, l'amico don Giovanni Tonelli, è colpevole (secondo Ariminol) di aver scritto un editoriale de il Ponte parlando della «sua vita frenetica dall’alba a mezzanotte, per concludere che meno male che ci sono tanti laici che si stanno preparando a fare gli aiutanti di campo dei preti».
Gli amici di Ariminol ci scusino: ma al di là dell'effetto sorpresa che ogni citazione dal Ponte provoca sempre facendo immaginare chissà quali scenari piccanti, la sostanza della loro polemica è ben poca.
Il tiro incrociato contro Tonelli da più parti, è ormai uno sport praticato ad abundantiam che non fa altro che sottolineare una caratteristica del giornalismo riminese: come diceva Daniele Fabbri poi Luttazzi, certi giornali non hanno nulla da dire, ma non vedono l'ora di dirla.
Chi sogna la poltrona del direttore del Ponte può per ora mettersi il cuore in pace. La curia non ha i fondi per pagare un professionista laico. Ha già abbastanza rogne con radio Icaro che perderebbe ogni anno 200 milioni. E che di recente è stata costretta a due licenziamenti.
Ancora un esempio di amor fraterno in casa cattolica, dunque è questa polemica contro don Tonelli. Al quale magari si potrebbe rimproverare d'aver scritto (nella didascalia di prima pagina, n. 46) che l'area Ghigi sulla Superstrada per San Marino è «da anni destinata a grandi opere, ma sempre scippata da altri interessi».
Ricordo una lettera pubblicata anni fa su Repubblica di Bologna: un avvocato a nome della nostra Curia precisava che la notizia pubblicata da quel giornale circa il miliardo riscosso dalla stessa Curia per la vendita di terreni alla Nuova Fiera, era infondata, trattandosi di poco più di 900 milioni...
Ariminol ovviamente non può rimproverare al foglio diocesano di aver dimenticato che tra gli interessi che hanno scippato l'area Ghigi ci sono anche quelli della Curia...

Per i futuri storici riportiamo in appresso tutta la pagina di Ariminol.
Domenica 5 dicembre sui quotidiani locali è stato celebrato il wife day. Tranquilli non è l’ennesima ricorrenza americana importata in Italia a fini commerciali. È stata una giornata delle mogli molto casalinga, tutta celebrata tra il Tavollo e il Marecchia. Chi ha avuto la ventura di aprire i quotidiani locali si è trovato sul Carlino un’intervista a Patrizia Gerani, figlia del signor Gilmar e Iceberg, moglie dell’onorevole Sergio Gambini, deputato diessino. È stato un vero tiro mancino giocato al bel Ridge della politica locale. Già l’onorevole si trova a dover litigare con un partito che invece che fare politica pensa solo alle poltrone. E il Carlino cosa fa? Rivela a tutto il mondo che l’onorevole deputato non riesce a comandare nemmeno in casa perché la moglie nel segreto dell’urna gli vota contro. Carlo Andrea Barnabè, da bravo cronista, non trascura la domanda epocale: lei per chi vota? E la first lady risponde: “Le mie simpatie politiche sono sempre andate al centrodestra”. Barnabè infila subito il dito nella piaga: suo marito lo sa? Risposta: “Ci confrontiamo, si dice così in politica?”. La sa lunga la signora Gerani…
Nello stesso giorno anche il Corriere di Rimini dedicava un’intervista a una moglie di un personaggio pubblico, la signora Anna Carli, consorte dell’avvocato Massimo Pasquinelli per molti anni consigliere comunale e segretario della defunta Dc. Niente politica e quindi nessuna domanda scabrosa, in questo caso solo il racconto della propria esperienza di prima maestrina della Karis Foundation.
Sui quotidiani è tempo di interviste che si fanno notare. Certamente non è sfuggito a nessuno il Cardellini che (sabato 11 dicembre, sul Carlino) è andato a bussare alla porta delle clarisse di San Bernardino. Il decano e maestro di tutti noi scribacchini si è lasciato piacevolmente mettere in buca dalla sapiente semplicità di Suor Cristiana: “Chi è dietro la grata, noi o lei?”. Annota Cardellini: “Vuol dire, suor Cristiana, che se la grata è un limite non è lei a subirlo in termini di libertà. Semmai è chi scrive, con i propri pregiudizi…” Bellissimo il dialogo che segue. Una sola perla, fra le tante: “Siamo le radici che non si vedono.”
Se sulla stampa laica capita di leggere di queste cose, sul settimanale cattolico Il Ponte siamo invece istruiti sulla difficile vita da prete del direttore don Giovanni Tonelli. Il sacerdote giornalista descrive la sua vita frenetica dall’alba a mezzanotte, per concludere che meno male che ci sono tanti laici che si stanno preparando a fare gli aiutanti di campo dei preti. Mah! E se un laico padre di famiglia, avesse descritto la sua vita frenetica fra lavoro, famiglia, figli, bollette da pagare, seccature varie di cui è piena l’esistenza, e si fosse chiesto “che senso ha tutto questo?”, il prete giornalista cosa gli avrebbe risposto? Aspettiamo frementi il prossimo editoriale del Ponte.
Le cronache locali ci costringono ad occuparci ancora una volta di capitan Tete Venturini alle prese con un ammutinamento della ciurma della sua Confcommercio. A fare lo scoop è La Voce che lunedì 13 dicembre annuncia che la navicella Ascom sta navigando in un mare di debiti, ragione per cui il direttivo dell’associazione ha deciso di mandarlo a casa. Il giorno dopo, a giornali unificati, c’è la replica di capitan Tete, il quale cerca di accreditare la tesi del complotto del centrodestra, infastidito per le sue aperture ai comunisti. I debiti ci sono, ammette Venturini, ma solo io possono ripianarli, solo io posso garantire gli interlocutori coi quali sto trattando. Roba succulenta, da esaminare bene. Noi non abbiamo accesso a informazioni riservate, ci limitiamo a fare gli andreottiani che pensano male. E se ci fosse un qualche rapporto fra il Tete reazionario che flirta coi comunisti e i debiti in mezzo ai quali naviga la Confcommercio?


1017/Riministoria-il Rimino/Antonio Montanari Nozzoli/Date created: 27.12.2004