Clemente XIV e la nuova Europa
Convegno internazione a Santarcangelo

Clemente XIV diventa papa nel 1769. Nel 1751 è iniziata la pubblicazione dell'«Enciclopedia» di Diderot e D'Alembert. I gesuiti sono stati espulsi prima dal Portogallo (1759), poi da Francia (1764), Spagna (1766), Napoli e Parma (1767). Nel 1762 Rousseau ha pubblicato il «Contratto sociale». L'anno dopo si è conclusa la guerra dei sette anni con la vittoria politica della Prussia guidata da Federico il Grande, e quella coloniale dell'Inghilterra con la formazione del suo impero. Nel 1763 Voltaire ha pubblicato il «Trattato sulla tolleranza» e nel 1764 Beccaria quello «Dei delitti e delle pene».
Papa Ganganelli s'affaccia su questo scenario in cui sta cambiando la storia d'Europa. Nel 1773 egli scioglie la Compagnia di Gesù, rovesciando la posizione del suo predecessore Clemente XIII che per difenderla si era scontrato con i sovrani europei.

«Indipendente
da tutti»
Il nuovo indirizzo era stato avvertito dai suoi amici sin dai primi momenti del pontificato di Ganganelli. Un abate educato da Giovanni Bianchi a Rimini, Giovanni Cristofano Amaduzzi (a cui si attribuisce il testo della bolla di soppressione dell'Ordine, la «Dominus ac Redemptor»), poco prima che essa fosse pubblicata il 21 luglio, scriveva che il papa era «indipendente da tutti e superiore ad ogni cosa». Un nipote del papa, il lojolita Girolamo Fabbri, un mese prima della bolla scrive a Giovanni Antonio Battarra: «Il mondo Gesuitico credo che ormai sia moribondo, il suo giudizio finale e la eterna condanna non deve tardar molto a farsi sentire».
Il papato di Ganganelli è breve. Egli muore il 22 settembre 1774. I suoi ultimi giorni sono segnati da manifestazioni cliniche che fecero sospettare un avvelenamento. Dopo il decesso, contro di lui circolano per Roma satire di mano gesuitica: la sua morte, si sostiene, è stata «una celeste maledizione».
Gli succede Pio VI, il cesenate Giovanni Angelo Braschi che regnerà sino al 1799 quando muore prigioniero dei francesi. Sull'Europa è passata la bufera della rivoluzione dell'Ottantanove, con la quale finiscono nel sangue le speranze illuministiche degli anni in cui Ganganelli fu prima cardinale (1759) e poi papa. In Europa si avvertono frattanto i riflessi della rivoluzione americana del 1776, basata sulla denuncia degli abusi del potere. E non sulla ghigliottina come accade a Parigi.

«Secolo di
rivoluzioni»
Anche la Chiesa romana ha avuto le sue dispute intestine. Dopo la condanna del 1713, il Giansenismo (nato in Olanda) utilizza la polemica contro i gesuiti per attaccare la sede di Pietro. Proprio la scelta di Ganganelli di sciogliere la Compagnia, lo mette in crisi. Amaduzzi scriverà ad un amico nel 1783: «Questo secolo di rivoluzioni Dio sa da quali avvenimenti dovrà essere corollato». Commenta Mario Rosa: vi si sente «la sua non sopita passione per le riforme e la delusione sempre più cocente per il loro fallimento».
Ganganelli, nato il 31 ottobre 1705, fu battezzato con i nomi di Giovanni Vincenzo. A 18 anni si fece frate conventuale, assumendo quello del padre defunto, Lorenzo. Santarcangelo eresse tra 1772 e 1775 l'arco in suo onore. Nel 1860 vi fu apposta una lapide per ricordare che, con la soppressione dei gesuiti, Ganganelli «bene meritò della religione e della civiltà».
Nel terzo centenario della nascita Santarcangelo gli dedica un convegno internazionale (dalle 15.30 del 7 ottobre e per tutta la giornata dell'8, alla Rocca), intitolato «L'età di Papa Clemente XIV: religione, politica, cultura», ed organizzato dall'Associazione Sigismondo Malatesta. «Alle soglie della modernità» è il titolo dell'intervento del cardinale Achille Silvestrini, alle 12.45 di sabato 8. Il 22, 23, 29 e 30 ottobre Santarcangelo ospiterà anche il convegno degli «Studi Romagnoli», dove si tornerà a parlare di papa Ganganelli.

Antonio Montanari


1113/Riministoria-il Rimino/Antonio Montanari Nozzoli/102.10.2005