Incroci

Se uno non è d’accordo con una nostra opinione, può legittimamente chiederci: «Ma che razza di discorso fai?». Speriamo di non ritornare al momento in cui il dissenso si trasformava in un rimprovero meno onesto, anzi del tutto pericoloso: «Ma a quale razza appartieni?».

Sul mercato politico i leghisti già da tempo non usano il punto interrogativo, ma quello esclamativo. A palazzo Chigi li considerano buontemponi utili ma quasi fenomeni da baraccone. Sarebbe preoccupante se anche personaggi meno portati a ragionamenti grossolani ed abituati a raffinate meditazioni, potessero (involontariamente?) divenire suggeritori di disprezzo per un qualche nostro simile soltanto in base al colore della pelle.

Ora la parola meticcio è «discussa nei sofisticati dipartimenti di filosofia e deprecata dalla stampa xenofoba», ha scritto Gianni Riotta (Corriere della Sera) riferendosi a New Orleans, dove i fondatori francesi nel Settecento contarono 60 diversi incroci «tra bianchi e neri, dagli africani ai bianchi purissimi», con le appetite octoroons, donnine allegre «che avevano nel corpo creolo un ottavo di sangue africano».

Parigi ci ha restituito il senso del tempo che non passa per gli infelici della terra con le 17 persone di origine africana, tra cui 14 bambini, morte nell’incendio del palazzo fatiscente in cui alloggiavano. Ha spiegato Domenico Quirico (La Stampa) che in Francia un milione e 300 mila persone sono in attesa di un’abitazione o trovano sistemazione in topaie pericolanti. Sotto il suo pezzo, il quotidiano pubblicava l’intervento di Antonio Maria Costa, sottosegretario generale dell’Onu, intitolato: «Nigeria, Congo, Liberia: caccia ai miliardi rubati dai politici».

A New Orleans, ha aggiunto Riotta, le antiche tombe dei morti di morbo di Hansen sono senza nome perché era allora maledetto, ed i sandwich si chiamano «muffolettas», nome importato dai marinai palermitani. La Storia è un sommarsi di pregiudizi e novità, impasto ingovernabile a cui non possono pretendere di opporsi neppure i filosofi che sognano mondi ideali dove tutto è profumo di tavole imbandite, mentre se non ci fossero pure le fogne puzzolenti sai che divertimento.

Quando sono nato nel 1942, in Comune mi hanno registrato «di razza ariana». Per fare scomparire l’etichetta (e le orribili conseguenze per chi non l’aveva), c’è stata una guerra mondiale con milioni di vittime preannunciate dai passi di parata spesso scambiati per felici scampagnate. [927]

Antonio Montanari


1103/Riministoria-il Rimino/Antonio Montanari Nozzoli/30.8.2005