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il Rimino - Riministoria

Panzini antifemminista giudica la moda
Riproposto un breve testo del 1930

Un breve scritto di Alfredo Panzini, apparso nel 1930, è stato ripubblicato da Raffaelli per conto del Comune di Bellaria, come omaggio natalizio: si tratta de «La penultima moda», un articolo curioso per tanti aspetti, ma non di primaria importanza per comprendere lo scrittore di Senigallia legato alla nostra terra. La conclusione è, come suol dirsi, tutto un programma: «la immodestia delle donne la pagano gli uomini, anche col declinare di una civiltà». C’era stato poche righe prima il richiamo ad «Un indirizzo di uomini alle supreme Autorità dello Stato per la modestia della moda femminile», apparso proprio in quei giorni.
L’antifemminismo di Panzini si rivela ad ogni pagina (le suffraggette sono «terribili», la moda femminile è crudele perché «fa vedere anche il ginocchio», nelle donne c’è una percentuale maggiore di demonio). Le prime donne sono due: «Eva, la semita, e Pandora la ariana», con la postilla dubitativa che «forse erano una sola creatura». E poi una perla antimanzoniana, incomprensibile in un arguto professore di Lettere come Panzini (forse si tratta di semplice antipatia epidermica): laddove si ricorda che per dimostrare quanto anche le monache siano eleganti «a loro modo», l’autore dei «Promessi sposi» dedica un’attenzione particolare «a descrivere come era atteggiata, come era vestita suor Geltrude».
Ma il buon Panzini, tutto preso in un vortice d’attrazione verso la bellezza femminile e di repulsione per il carattere delle donne, dimentica che le intenzioni manzoniane sono altre. Nel celebre ritratto della monaca di Monza, dopo quella pennellata sulla sua «bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta», c’è il particolare sul vestire stesso che aveva «qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava una monaca singolare», qual appunto deve apparire non per un ritratto da rivista di moda, ma per poi ricostruire un dramma spirituale.
Le molte «figure» ed i vari «figurini» che raddoppiano il volumetto sono documenti che interessano la storia del costume, non soltanto nel senso di moda, ed illustrano un testo che vorrebbe essere letterario ma si ferma ad una superficialità di cronaca erudita che finisce per dar ragione a quei critici illustri dei quali riferisce Luca Scarlini nella prefazione, e che avevano «liquidato sbrigativamente» il «brav’uomo Panzini». Ma sarebbe il caso di riproporre pagine migliori per non confermare quel giudizio.

Antonio Montanari


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892/Riministoria-il Rimino/30.12.2003
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