il Rimino - Riministoria La prima «Casa del Popolo» fu cattolica Una storia ideale di quella «rossa» di Riccione, 1945 Il Rimino 97, Gennaio 2004 "Il Ponte" n. 1, 2004 Le trecento pagine che Rodolfo Francesconi, con la collaborazione di Daniele Montebelli e di Ezio Venturi, ha dedicato alla storia della «Casa del Popolo» di Riccione (ed. Raffaelli, s.i.p.), sono un ampio racconto che riguarda anche la vita riminese. Infatti, come è qui riportato (p. 79) da uno scritto di Giuseppe Bùccari apparso nel 1973, la prima istituzione con il nome di «Casa del Popolo» a sorgere nella nostra zona, fu quella riminese, di ispirazione cattolica: essa esisteva già nellottobre 1908, nel vicolo Battaglini, per iniziativa di monsignor Ugo Maccolini, parroco dei Servi, la cui sorella aveva fondato lannesso «Ricovero delle Vecchie Abbandonate». Nella voce «Quondamatteo, Gianni», circa un terzo del testo è ripreso da un mio articolo, non citato. Riproduco la parte «copiata». «Nel 1962, pubblica tutte le poesie di Giustiniano Villa, assieme a Luigi Pasquini: due scrittori tanto diversi per le loro idee, si ritrovano uniti da un interesse culturale ed umano, per studiare e riproporre un mondo definitivamente scomparso, che però rivive nella dignità del dialetto, in cui è testimoniato vivacemente il mondo contadino ritratto da quelle zirudele. Nel '60, sempre con Pasquini, aveva curato presso Garzanti i «Mangiari di Romagna», avendo come collaboratore anche Marcello Caminiti (direttore dell'Ente provinciale per il turismo di Forlì). «Mangiari» gustosi non soltanto per le ricette, ma soprattutto per la sapienza letteraria con cui esse venivano presentate, a far il quadro di una civiltà del cibo che era pure storia di una terra. Negli anni successivi, assieme ad altri studiosi locali, si dedica ad un'intensa indagine sulla cultura e sul dialetto che poi condensa in una serie di volumi importanti e fortunati: «Tremila modi di dire dialettali in Romagna», «Dizionario romagnolo ragionato» in due volumi, «Romagna civiltà» (anch'esso in due parti, Cultura contadina e marinara, e Dialetti, grammatica e dizionario), «Cento anni di poesia dialettale romagnola» (assieme a Giuseppe Bellosi), «E Viaz», racconti e fiabe della nostra terra. Il contributo dato da Gianni Quondamatteo agli studi romagnoli resterà un punto fermo per ogni ulteriore approfondimento. La sua idea di scavare attorno alle parole, per trovare in esse le testimonianze della vita e della storia, non era frutto di una divagazione o di un rimpianto del tempo passato, ma della volontà di offrire una testimonianza del mondo e della società come costruzione fatta da tutti gli uomini, anche i più umili. C'era il desiderio di far rivivere attraverso il dialetto tante storie di «vinti» che avevano visto la vita troppo spesso come sofferenza e sopraffazione. Non era un discorso soltanto politico, ma soprattutto umano. Per lavorare ai suoi libri, si ritirava sovente in campagna, dove suo fratello Curzio lo raggiungeva in bicicletta: «Lo e scriv, e me a i faz da magné». Lui scrive, e io gli preparo il mangiare, diceva Curzio che, dopo averlo seguito con tanta amorevole cura in vita, lo ha preceduto nella morte, di pochi mesi.»[Il Ponte, n. 5, 2.2.1992] Inoltre, nella biografia di don Montali non appare nessun riferimento al volume su di lui edito dal Ponte e curato dal sottoscritto.Antonio Montanari Al sommario del "Rimino" [storico] Archivio del "Rimino" in questo sito |
"Riministoria" e' un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", e' da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001. Antonio Montanari, 47921 Rimini. Via Emilia 23 (Celle). Tel. 0541.740173. Rev grafica 01.07.2021 |