il Rimino - Riministoria
La Madonna albanese del Buon Consiglio
Era venerata nel 1700 a Sant'Agostino

Nel 1757 a Bologna presso il tipografo Ferdinando Pisarri che stampava «all'insegna di S. Antonio», esce un libretto che riguarda la festa di Maria Santissima del Buon Consiglio che si celebrava a Rimini, la prima domenica di maggio, nella chiesa di san Giovanni Evangelista retta dai padri di sant'Agostino.
Dell'immagine della Vergine si precisa che essa era venerata «nella chiesa dei PP. Agostiniani di Genazzano». Ancora oggi Genazzano, a 50 km da Roma, ha il santuario mariano dedicato alla Madonna del Buon Consiglio. Ma questa devozione ha origini più remote. Nasce non in Italia, bensì in Albania.
Nel libretto del 1757, si racconta che «da lontani, e stranieri Paesi» l'immagine giunse in Italia a Genazzano, dove fu chiamata «la Madonna del Paradiso». Forse (si scrive) il cambiamento del titolo avvenne quando nel piccolo paese arrivarono delle famiglie albanesi, le quali raccontarono che nelle loro terre quella Madonna era invece detta «del Buon Consiglio».
Di questa leggenda c'è traccia nelle litanie in cui, al «responsorium», si legge che l'immagine pervenne dai confini dei barbari («E Barbarorum Finibus»).
In altra parte del libretto, per raccontare tutta la vicenda, si richiama il passo biblico del secondo «Libro dei re» (cap. 6) dove è raccontato il trasporto dell'Arca di Dio nella casa di Obededom che il Signore benedisse assieme a tutta la sua famiglia. Nel libretto si spiega che l'Arca Santa era «figura dell'Augusta Imperadrice, e Signora, Arca viva, ed eletta del Divin Verbo».
Ed ora qualche notizia su Genazzano. Dove oggi sorge il Santuario della Madre del Buon Consiglio, esisteva già un'antica chiesa del decimo secolo. Nell'anno 1356 essa fu affidata ai religiosi agostiniani. Nell'atto notarile di consegna si legge che si trattava di una chiesa parrocchiale con il titolo di S. Maria del Buon Consiglio.
Nella seconda metà del 1400, una vedova e terziaria agostiniana di nome Petruccia mise a disposizione tutti i suoi beni per ingrandire e restaurare la vecchia chiesa ormai fatiscente. Ma il preventivo di spesa si rilevò insufficiente per portare a termine il progetto. I lavori furono sospesi e la popolazione, con sarcasmo, derideva la santa vedova per l'insuccesso della sua impresa. La Petruccia con serenità diceva loro: «Figlioli miei, non vi preoccupate, perché prima che io muoia (ed era già molto vecchia) la Beata Vergine e S. Agostino porteranno a termine questa chiesa». L'immagine della Vergine risale a questo periodo.
Il Santuario di Genazzano, come leggiamo nel suo sito Internet, è considerato anche Santuario del popolo albanese. Numerosi e continui sono i pellegrini dall'Albania; vengono a pregare la «loro Madonna», a supplicarla che torni da loro. Anche Madre Teresa si è recata più di una volta a Genazzano a visitare la «sua Madonna». L'ultima, fu il 10 giugno 1993, quando lasciò scritta questa invocazione: «Maria Madre di Gesù, ritorna a casa, in Albania. Noi ti amiamo, noi abbiamo bisogno di te. Tu sei la nostra Madre. Ritorna a casa, in Albania. Noi ti preghiamo».
Se non l'affresco originario, in Albania è tornata una sua copia fedelissima, benedetta nel Santuario di Genazzano dal papa Giovanni Paolo II, e dal pontefice stesso intronizzata nel Santuario di Scutari il 25 aprile del 1993.
Genazzano sorge sulle pendici meridionali dei Monti Prenestini a 374 m. d'altezza, tra boschi, vigneti, oliveti e campi fertili. Intorno ci sono Palestrina, Tivoli, Subiaco, Fiuggi, Anagni, Segni. La sua origine risale all'epoca romana, ma conserva monumenti di ogni età, tra cui il palazzo di papa Martino V ed il castello Colonna, fatto ampliare da Martino V e restaurato da Cesare Borgia, il Valentino. Nella seconda metà del secolo XI divenne Feudo dei Colonna.
Nacquero a Genazzano Ottone Colonna (1365) divenuto poi Martino V; Giovanni Brancaleone, uno dei tredici della disfida di Barletta; Prospero Colonna, capitano di Carlo V; e frate Mariano, Agostiniano antagonista del Savonarola a Firenze.

Antonio Montanari


733/20.12.2002/Rev. grafica 17.06.2017