Antonio Montanari

Ritrovato il Pascoli "latino" di Amsterdam

Carta canta/6

Per tredici volte, tra 1892 e 1912, Giovanni Pascoli vinse la medaglia d'oro al concorso annuale di poesia in latino di Amsterdam. La sua prima partecipazione risale al 1883, come testimonia la sorella Mariù, quando Zvanì si trovava a Matera.
Ora uno studioso italiano, Vincenzo Fera, è riuscito a recuperare i testi inviati da Pascoli al concorso di Amsterdam, compreso quello di Matera che Maria riteneva perduto.
Fera si è giovato dell'aiuto di un giovane paleografo olandese, dottore di ricerca all'Università di Messina, Xavier van Binnebeke, come si legge in un ampio servizio, firmato da Matteo Motolese, ed apparso sul supplemento culturale "Domenica" de "Il Sole 24 Ore" del 23 dicembre scorso.
Osserva Motolese che il rinvenimento dei lavori pascoliani è "una scoperta destinata a cambiare profondamente gli studi in questo settore", permettendo di mettere a fuoco "il percorso di composizione dei vari poemetti".
Dall'archivio Noord Hollands di Haarlem, sono emersi anche particolari curiosi che svelano la psicologia del poeta di San Mauro. Per non essere identificato attraverso la sua grafia, inviando composizioni ogni anno e talora più lavori contemporaneamente, Pascoli "faceva copiare alcuni poemetti dalle sorelle, così da rivelare la propria identità soltanto nel biglietto sigillato che accompagnava il testo". Infatti, come spiega Motolese, i componimenti "dovevano giungere in forma anonima, con il nome dell'autore indicato in una busta separata e sigillata.
Sulle stesse colonne di "Domenica", lo scorso 5 aprile, Guido De Franceschi chiudeva una biografia di Pascoli, citando il suo aspetto più dimenticato, appunto quello di autore di poesie in latino, “a cui dedicò molte delle sue energie e che furono poi volte in italiano da Manara Valgimigli”. Significativo il giudizio espresso: “Pascoli non si limitò a rimasticare in versi le sue letture dei classici, né si esercitò in un'arida attività da bricoleur combinando lacerti di passi antichi, ma riuscì a insufflare abbastanza vita in una lingua morta da essere stato ampiamente riconosciuto come il massimo autore in latino dell'età moderna”.
Il ricordo dell’antica cultura, spiega De Franceschi, si trova pure nelle poesie in lingua italiana dei "Poemi conviviali", talora attaccati dalla critica con giudizi spesso dati a naso storto, come nel caso di Giuseppe Prezzolini. Secondo De Franceschi invece i "Poemi conviviali" permettono una conoscenza più profonda di Pascoli, ricalcando essi “le orme della poesia greca e orientale”.

Antonio Montanari
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 di "Carta canta"


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