Antonio Montanari

BIBLIOTECA MALATESTIANA DI RIMINI
Inventario 1560, Mazzatinti 1901


     1753. La Biblioteca smembrata.
     
     Inventario 1560 in Mazzantini 1901 [pdf]
1753. La Biblioteca divisa in quattro stanze.

L'inventario del 1753 compiuto nel convento di San Francesco, dimostra che il locale dell'antica biblioteca francescana quattrocentesca risulta smembrato in quattro stanze: la «Libraria» (con poche suppellettili tra cui «varie scanzie di abeto attorno alla Camera»), un «Archivio» e due camere «ad uso di Forasteria», una contigua ed una prossima alla Libraria stessa. Eccone il testo.

Convento di San Francesco, Inventario 1736-1753.
AB 155, Archivio di Stato di Rimini. Congregazioni soppresse
(Indice, p. 71.)

Pag. 120, «Inventario delle supellettili esistenti nella libraria del Convento, fatto il dì 30 Ottobre 1753 dal M. R. P. Maestro Caffarelli Guardiano» [altrove «Giuseppe Caffarelli»].
Le suppellettili elencate sono:
1. Varie scanzie di abeto attorno alla Camera.
2. Un armadietto di abeto con chiave.
3. Una tavola longa in mezzo di abeto.
4. Uno scanno di abeto.
5. Due sedie di corame con bracci di noce.

L'Inventario poi registra due camere prossime alla Libraria:
1. pag. 88 (25 gennaio 1753): «Camera assegnata ad uso di Forasteria, contigua alla Libraria».
2. pag. 103 (19 ottobre 1753): «Camera assegnata ad uso di forasteria, prossima alla Libraria».
Esiste poi una «Camera detta dell'Archivio» (30 ottobre 1753, p. 114) con «un armario grande d'abeto coi suoi sportelli», ed «un armario più piccolo d'abeto verniciato», oltre a «Due scanzie una grande l'altra piccola».
Forse non ha nessun significato la data del 30 ottobre 1753 presente nei due inventari, quello della Libraria (p. 120) e quello dell'Archivio (p. 114).
Ma se immaginiamo che la successione cronologica degli inventari significhi anche la vicinanza fisica dei due luoghi esaminati, possiamo ricavarne una ipotesi. Che il locale dell'antica biblioteca francescana quattrocentesca (dal 1490 al piano superiore) fosse stato smembrato in quattro stanze: Libraria, Archivio e le due camere «ad uso di Forasteria», una contigua ed una prossima alla Libraria stessa.

Antefatti.
1430. Il progetto di costituire una biblioteca aperta al pubblico e utile soprattutto agli studenti poveri, è testimoniato nel 1430 per iniziativa di Galeotto Roberto Malatesti, che segue una intenzione dello zio Carlo (morto l'anno prima).
1432. Breve di Eugenio IV del 15 febbraio, relativo alla fabbrica del convento di San Francesco. Forse si riferisce anche ai lavori necessari per realizzare la biblioteca voluta da Galeotto Roberto Malatesti.
1455. Entro questo anno Roberto Valturio completa il suo «De re militari», dove leggiamo dei «moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline» donati alla Biblioteca del convento di San Francesco. «Sono testi latini, greci, ebraici, caldei ed arabi che restano quali tracce del progetto di Sigismondo per diffondere una conoscenza aperta all'ascolto di tutte le voci, da Aristotele a Cicerone, da Aulo Gellio al Lucrezio del De rerum natura, da Seneca a sant'Agostino, sino a Diogene Laerzio ed alle sue Vitae degli antichi filosofi» (cfr. il mio «Sigismondo filosofo umanista»).
Dunque nel 1455 la Biblioteca del convento di San Francesco esisteva già. (Cfr. infra, sub 1475, per il testamento di Valturio a favore della stessa biblioteca.) Nel prologo del «De re militari» (I, 1), Valturio ricorda che a lui ed a molti altri era stato affidato da Sigismondo l'incarico di procurargli i testi per le nuove biblioteche che il signore della città voleva realizzare.
1475. Testamento di Roberto Valturio che lascia la propria biblioteca alla «liberaria» (libreria) del convento dei frati di San Francesco di Rimini «ad usum studentium et aliorum fratrum et hominum civitatis Arimini», con la clausola che i frati facciano edificare «unan aliam liberariam in solario desuper actam ad dictum usum liberarie».
Dal documento (pubblicato per la prima volta da ANGELO BATTAGLINI nel 1794 in «Della corte letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta»), ricaviamo:
1. Nel 1475 esiste già una «liberaria» del convento di San Francesco.
2. Questa «liberaria» è posta al piano terreno.
3. Essa «liberaria» era già diventata copiosa a spese di Sigismondo, ma giaceva «in piano a terra pregiudicevole a materiali sì fatti» (Battaglini, op. cit., p. 168). Il trasporto al piano superiore avviene nel 1490 (v. sotto ad annum).
Conclude Battaglini che Rimini «dovette dunque non meno a Sigismondo suo Principe, che al suo cittadino Roberto Valtùri [Valturio] l'acquisto fatto d'una pubblica Biblioteca» (Battaglini, op. cit., p. 170).
Sigismondo, come ricorda per primo Valturio, dona alla biblioteca monastica francescana, progettata dallo zio Carlo Malatesti, «moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline» [cfr. R. VALTURIO, «De re militari», XII, 13].
Il «De re militari» (come abbiamo già visto) fu concluso da Valturio nel 1455. Quindi il patrimonio librario donato da Sigismondo alla biblioteca francescana è anteriore allo stesso anno 1455.
1490.

L'iscrizione del 1490 (e non 1420 come in un primo tempo era stata letta), ricorda il trasferimento della biblioteca francescana al piano superiore del convento da quello a terra, «pregiudicievole a materiali sì fatti» (Battaglini, op. cit., p. 169).
Questa iscrizione è tuttora conservata nel Museo della Città di Rimini.
Di questa iscrizione non è stata mai fornita sinora la corretta trascrizione. Infatti si è letto come «sum» quanto va trascritto come «summa».
Il testo latino è questo: «Principe Pandulpho. Malatestae sanguine cretus, dum Galaotus erat spes patriaeque pater. Divi eloqui interpres, Baiote Ioannes, summa tua cura sita hoc biblioteca loco. 1490» («Sotto il principato di Pandolfo. Mentre Galeotto, nato dal sangue di Malatesta, era speranza e padre della Patria. Per tua somma cura, Giovanni Baioti teologo, la biblioteca è stata posta in questo luogo. 1490»).
Pandolfo IV, 1475-1534, è figlio di Roberto Novello (1442-1482), a sua volta figlio di Sigismondo (1417-68).
Roberto è morto combattendo al servizio della Chiesa. Con lui era Raimondo Malatesti (figlio di Almerico Malatesta e di Amabilia Castracani) che reca a Rimini la notizia della morte del signore della città.
Galeotto [Galeotto II Lodovico], figlio di Almerico Malatesta (e quindi fratello di Raimondo), è tutore di Pandolfo e governatore di Rimini.
Giovanni Baiotti da Lugo, frate francescano, è teologo e guardiano del convento di San Francesco.
Raimondo Malatesti il 6 marzo 1492 è ucciso dai nipoti Pandolfo e Gaspare, figli del fratello Galeotto II Lodovico ricordato nella lapide.
Il delitto è considerato da Clementini all'origine di tutti i mali che affliggono successivamente Rimini, ovvero «il precipizio de' cittadini e l'esterminio de signori» Malatesti e della loro casa.
Il 31 luglio 1492 Pandolfo e Gaspare, gli uccisori dello zio Raimondo, sono utilizzati dal padre Galeotto II Lodovico per una congiura contro lo stesso Pandolfo IV e la sua famiglia.
A mandarla all'aria evitando una strage, ci pensa Violante Aldobrandini, seconda moglie dello stesso Galeotto Lodovico e sorella di Elisabetta, madre di Pandolfo IV.
In casa di Elisabetta era stato ucciso Raimondo Malatesti quasi cinque mesi prima (il 6 marzo 1492).
Nella stessa abitazione di Elisabetta è ammazzato Galeotto Lodovico, mentre suo figlio Pandolfo è tolto di mezzo in casa del signore di Rimini Pandolfo IV.
Gaspare invece è arrestato, processato sommariamente e decapitato.
Due mesi e mezzo dopo la congiura fallita e la morte dei suoi ideatori, Violante convola a nuove nozze. Violante era la matrigna di Gaspare e Pandolfo, figli della prima moglie di Galeotto Lodovico, Raffaella da Barbiano.
Pandolfo di Galeotto Lodovico a sua volta ebbe quattro figli (Carlo, Malatesta, Raffaella, Laura) perdonati da Pandolfo IV a testimonianza della sua volontà di pacificazione all'interno della famiglia e della città.

Inventario 1560. Descrizione analitica 2012.


Antonio Montanari

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