Antonio Montanari

BIBLIOTECA MALATESTIANA DI RIMINI
Inventario 1560, Mazzatinti 1901


     Ipotesi sull'autore dell'inventario del 1560.
     
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Ipotesi sull'autore dell'inventario del 1560

L'esistenza della Malatestiana riminese, è documentata da un inventario perugino del 1560. Per ipotizzare chi ne sia l'autore, partiamo dalla figura del riminese mons. Sebastiano Vanzi, vescovo di Orvieto.
Vanzi dedica la propria opera «De nullitatibus sententiarum» (1552), che lo rende anche oggi celebre nel mondo intero tranne che a Rimini, all'allora (1550-1553) vescovo di Perugia e Spoleto, cardinale Fulvio Corneo, nipote per parte di sorella di papa Giulio III, ricordandone l'avo Pietro Filippo Corneo (1420c.-1493), insigne giureconsulto, consigliere del duca di Ferrara Alfonso II, ed autore di un «Commentarius in libros Codicis» (1531).
Il richiamo a Perugia c'introduce al discorso sull'inventario della Biblioteca Malatestiana di Rimini in San Francesco, compilato da mano ignota, conservato nella Biblioteca comunale del capoluogo umbro (ms. I, 112) e pubblicato nel 1901 da Giuseppe Mazzatinti [G. Mazzatinti, «La biblioteca di San Francesco (Tempio malatestiano) di Rimini», in «Scritti vari di Filologia» apparso a Roma presso Forzani, Tipografi del Senato, pp. 345-352. Il saggio è datato «Forlì, agosto 1901»].
Il Legato papale di Perugia nel 1550, quando Vanzi chiude il proprio lavoro, è un giovanetto di quindici anni nominato nel 1548, Giulio della Rovere, fratello di Guidubaldo di Urbino, la cui famiglia nel 1508 è subentrata a quella dei Montefeltro.
Un suo predecessore tra 1542 e 1545 è stato Ascanio Parisani detto «il Cardinal di Rimino» perché vescovo di questa città.
Giulio della Rovere (figlio di Francesco Maria I nipote di Federico III di Montefeltro e di Battista Sforza), torna a Perugia come Legato tra 1560 e 1565.
Suo Vicelegato tra 1562 e 1563 è Sebastiano Atracino da Macerata di Montefeltro.
A Perugia Atracino è stato Auditore del «Cardinal di Rimino» (1542-1545) e di Giulio della Rovere nella sua prima Legazione (1548-1555).
Tra 1555 e 1562 Atracino svolge gli incarichi di Auditore del Tribunale criminale di Bologna detto «del Torrone» (terza carica della Legazione), e di Procuratore generale del Fisco della Reverenda Camera Apostolica a Roma (1557). Poi torna nel 1562 a Perugia come Vicelegato di Giulio della Rovere, sino al 22 settembre 1563 quando muore. Nel 1556 ha condannato Marcantonio Colonna all'esilio ed alla perdita dei beni.
Atracino, avendo lavorato con il Vescovo di Rimini Ascanio Parisiani (al cui posto nel 1560 c'è il nipote Giulio) ed il Legato «di Urbino», può esser stato il promotore dell'inventario della Biblioteca di San Francesco, minacciata da possibili furori popolari.
A Rimini nel 1462 le fiamme distruggono gran parte dell'archivio malatestiano, ospitato a fianco della stessa Biblioteca.
Sigismondo Pandolfo Malatesti, colpito nel Natale 1460 da anatema papale, ed attaccato il successivo 14 gennaio da una severa requisitoria del pontefice, nel febbraio 1462 vede Roma sciogliere i sudditi riminesi dal vincolo di fedeltà, prima che il 27 aprile Pio II emani la bolla «Discipula veritatis» per scomunicarlo ed interdirlo. Il giorno prima, 26 aprile, tre fantocci raffiguranti Sigismondo sono stati bruciati in altrettanti diversi punti di Roma.
L'archivio malatestiano riminese tra 1511 e 1520, per iniziativa pontificia, è spogliato delle carte superstiti alle fiamme del 1462. A Pesaro il 15 dicembre 1514 sono bruciati la biblioteca ed i documenti della famiglia Malatesti, dopo che nel 1432 e nel 1503 il popolo ha distrutto «le scritture» pubbliche.
L'inventario perugino del 1560 non è collegabile all'indagine locale del vescovo Castelli (1574-1583), od all'inchiesta della Congregazione dell'Indice nelle biblioteche dei conventi del clero regolare (1599-1600) dopo l'approvazione definitiva dell'Index librorum prohibitorum (1596).

Inventario 1560. Descrizione analitica 2012.


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