Antonio Montanari. Il mio '68 che non c'è.
Dall'altra parte della barricata, per difendere lo Stato.

Il mio '68 è stato dall'altra parte della barricata, per difendere lo Stato di cui eravamo, come insegnanti, l'ultima ruota del carro.
Ai genitori di allora non andavamo bene noi docenti giovani, appunto perché giovani. Ma neppure i vecchi piacevano, in quanto vecchi...

Al "processo di San Mauro" che vedeva il '68 quale imputato (10 agosto scorso), il prof. Marcello Flores (per la difesa) ha ricordato un suo "trenta" in un "esame di gruppo", nel corso del quale lui non aprì mai bocca.
Applaudo al fatto come pena di contrappasso che a noi, usciti anni prima dagli atenei, serve per deridere seriamente alcuni docenti arroganti e molti loro "assistenti" saggiamente mafiosi e paraculi per fare carriera, in base al numero di "omicidi" scolastici commessi.
Non si preoccupavano infatti di saper insegnare, ma soltanto di saper bocciare anche chi non lo meritava.

L'ho ricordato già altra volta (blog della Stampa, 13.09.2008): sostenni la prova scritta di Latino a Magistero (Pedagogia), fui bocciato allegramente.
L'assistente di turno (addetto a spiegare a noi poveri ignoranti studenti la gloriosa sapienza di loro "aspiranti docenti"), mi mostrò il mio compito e, ad ogni segnatura di errore, mormorava: "Ma questo andava bene".
Discutemmo a lungo sopra un punto: ignorava (adducendo spiegazioni folli) che "nulla sapeva delle nostre cose" equivale a "non sapeva nulla...".
E il poveretto infatti "non sapeva nulla" della lingua italiana e della logica del discorso.

Nel 1971 tornai a Bologna per lo scritto di Abilitazione all'insegnamento. Trovai via Zamboni presidiata dalla Polizia in assetto di battaglia.
La prova cominciò con tre ore di ritardo, dopo che i soliti "maoisti" si stufarono di lanciare i loro slogan contro borghesia e Stato, in difesa del proletariato.

Oplà, i "maoisti" (od anche "cinesi"). Poi ce li trovammo amici di strada, affabili, colti, cordiali, intelligenti, disinteressati lanciatori di slogan politici contro il Potere, che non era soltanto quello democratico-vaticano, ma pure quello "rosso" indigeno alla Peppone, molto orgoglioso e molto geloso del proprio ruolo, per cui odiava i colleghi "cinesi" al punto di premiarli per renderli innocui.
Ha ragione il prof. Roberto Balzani nel sostenere che "gli esiti, rispetto al '68 'internazionale', sono stati modesti e i sessantottini, in larga prevalenza, hanno dato vita ad una generazione politica di opportunisti e di trasformisti".
Dunque, il '68 assolto al "processo di San Mauro" è, aldilà dei drammi storici che l'Italia dovette vivere negli anni oscuri del terrorismo, riassumibile nell'affascinante lezione di recitazione impartita da Giampiero Mughini, in cui tutto si tiene, il bello e il brutto, l'entusiasmo di un tempo e le critiche severe di oggi.
Ma è la Storia ad essere così, un'eterna contraddizione, nella quale l'abilità di chi spiega è più forte dei fatti, per cui non contano nulla i nostri ieri, pieni di ordinaria fatica per capire le cose, mantenere l'ordine, non in nome della Rivoluzione ma della Legge.
Il '68 di ieri si assolve oggi anche in nome del divismo alla Mughini, accusatore odierno, che allora (nel '68 appunto) avrebbe dovuto essere condannato, mentre invece piaceva tanto. Mughini docet. La recita goldoniana affascina ed oscura la ragione.
Il giornalista Giancarlo Mazzucca ha letto male un'ottima relazione.
Il prof. Flores ha vendicato la mia bocciatura nello scritto di Latino (come accadde pure al famoso Guccini). Mi spiace per Boato, mi sono addormentato prima che parlasse.
In un Paese che attende da decenni la Giustizia dei Tribunali veri per tante tragedie del terrorismo, un processo come quello di San Mauro, potrebbe esser preso per una farsa.
Invece è la felice sintesi degli ultimi decenni che abbiamo attraversato: tutto è successo, ma nessuno ha ancora compreso come. Quindi assoluzioni generali a più non posso.
Antonio Montanari

All'indice di questa sezione.


"Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [2164, 13.08.2015]. Mail