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il Rimino - Riministoria

Commedia

Non sappiamo che cosa resterà nella Storia di domenica 16 ottobre. Noi umili servitori e docili schiavi della Cronaca, possiamo appuntare il richiamo di quattro milioni e 299.227 persone ai loro leader politici. Le primarie dell'Unione documentano la volontà che al nome del movimento corrisponda la conseguenza nei fatti. Ma tutt'intorno il panorama non è molto allegro. Si replicano i lamenti di Mastella (imitato ahilui dalla Lega): voto fasullo, per cui esce dall'Unione alla quale darà un appoggio stando alla finestra. Bertinotti gli si accoda, dichiarando di sentirsi ancora un rivoluzionario. Non gli piace troppo Prodi, un neocentrista vicino alla Confindustria al pari di Casini. Lotta continua, dunque. Parisi sogna l'Ulivo d'un tempo. Pure Prodi torna a farci un pensierino. Però qualcuno di notte ha già tagliato le radici all'albero. Rutelli non ama le ammucchiate, a ciascuno il suo partito.

Follini non ha più abbandonato la scena dopo le dimissioni da segretario dell'Udc. Non molla il Centro-destra, anche se fa acqua da tutte le parti e non vuole le primarie come quelle dell'Unione, ma non desidera neppure Berlusconi leader. Potrebbe accompagnarsi a Mastella, in fin dei conti cantano lo stesso spartito, abbasso chi comanda nel condominio, ma sorgerebbe un problema: chi va a casa di chi? Ha una spina nel cuore (possibile titolo d'una canzone per Sanremo): nel 2001 voleva diventare ministro, pregò Casini il quale ne parlò a Berlusconi e disse che il Cavaliere era contrario. Ma poi Berlusconi disse a Follini che era tutta colpa di Casini il quale voleva evitare che il suo partito finisse nelle mani di Buttiglione. Il Cavaliere avvertì che quella verità andava tenuta segreta. Follini ora maligna: «Senza il mio cattivo carattere avremmo da pagare a Mediaset il costo dei nostri spot elettorali».

Su questo sfondo surreale, ma tipicamente italiano (cambiano le leggi elettorali, restano immutati i caratteri nella commedia), ha sconvolto i giochi (ma non troppo, a ben pensarci) la notizia dell'uccisione a Locri, al seggio elettorale, del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, un medico che era il responsabile della Margherita per la Sanità. Non si trattava del promo del «Maresciallo Rocca», ma la conferma che viviamo in un Paese finto, dove un pm dichiara che la Locride è in mano ai mafiosi e lo Stato ha perso la sovranità, mentre noi siamo felici perché i nostri ragazzi hanno due telefonini. [933]

Antonio Montanari


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