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il Rimino - Riministoria

Favole

Lo sciopero dei giornalisti televisivi ha favorito nella fascia serale l'ascolto dei programmi sostitutivi: hanno raccolto più pubblico di quello che solitamente assiste ai consueti notiziari. Ne dovremmo ricavare la conclusione che il divertimento appaga e piace più dell'informazione. Carlo Rossella (direttore del Tg5) ha una sua strana teoria: il pubblico preferisce farsi dare le brutte notizie dalle donne, e gli uomini vincono quando le notizie non ci sono. La statistica dell'audience premia addirittura la mancanza del telegiornale. E allora, non è questione del sesso dei presentatori. La gente vuole favole, e la televisione fa di tutto per non scontentarla.
Il mondo mediatico è falso, ha scritto domenica 9 sul «Corrierone» uno che se ne intende, Enzo Biagi. Soprattutto perché esso tende a confondere la vita vera e quella inventata. Nei giorni scorsi ne abbiamo avuto una conferma eccezionalmente autorevole in un episodio che è stato lamento e confessione d'impotenza da parte della politica nei confronti della stessa tivù. A Pippo Baudo l'Unione (Centro-sinistra) aveva offerto la candidatura a governatore della Sicilia. La risposta è stata di buon senso e negativa: «Non sono adatto a un compito così importante...». Non ci ha fatto né sorpresa né effetto il divorzio consensuale tra Giuliano Ferrara e Gad Lerner, ridottisi ad una coppia insopportabile nella loro presunzione predicatoria che faceva passare in secondo piano le informazioni pure e semplici, favorendo il gioco delle interpretazioni e delle polemiche. Sono grandi giornalisti, dicono di loro. Ma fanno odiare il giornalismo televisivo. Il vizio maggiore di Ferrara è che inconsapevolmente fa il Michele Santoro riveduto e scorretto, credendosi pure adatto a gorgheggiare come una velina di «Striscia la notizia».
Il mondo reale non sta nell'informazione televisiva genericamente intesa (ci sono rispettabili eccezioni). E spesso neppure negli articoli dei giornali (anche qui fatte le doverose eccezioni): bisogna cercarlo nelle lettere dei lettori. Cito da «Repubblica» (7 e 8 ottobre). Un giovane laureato in Storia, Enrico Acciai, si era iscritto ad una serie di concorsi per borse di studio di dottorato di ricerca, scoprendo tutti i trucchi usati dalle nostre università per favorire i soliti cocchi di mamma. Gli ha risposto Giovanna Di Rosario: vai via dall'Italia, guàrdati attorno sia in Europa sia nel nord-America, io ho vinto una borsa all'università di Ginevra. [932]

Antonio Montanari


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