Si vendono sempre meno quotidiani. Nel darne notizia alla Radio, il direttore de l'Unità Antonio Padellaro ha incolpato il disinteresse della gente verso la Politica. Mai un mea culpa. I giornali ne trattano in modi noiosi e bulimici. Il breve «pastone» romano che quarant'anni fa raccontava ventiquattrore di partiti, correnti e leader, ha ceduto il passo a pagine di analisi, retroscena e commenti soporiferi e dannosi per la digestione.
Meglio le rubriche delle lettere. Una studentessa romana ha raccontato a Repubblica: alla maturità del 2004 il tema era già bello e scritto e nascosto nei bagni, mentre il compito di Matematica è stato passato «sottobanco dai professori». Meglio le interviste culturali.
Alla Palombelli sul Corsera, Pasquale Squitieri ha spiegato il suo svezzamento politico nel dopoguerra al rione Sanità di Napoli: diventi cinico per forza vedendo a spasso assieme l'ultimo federale fascista, il fondatore locale del Pci ed il capo-camorra detto Naso di Cane, «vero sindaco del luogo». Oggi li chiamerebbero poteri occulti.
A proposito. La vicenda dei «Poliziotti paralleli» è una storia meno cretina di quella che vorrebbero spacciarci. Gli allarmi sugli attentati milanesi che loro si erano inventati, li abbiamo letti tempo fa come notizie ritenute di buona fonte. Poi ci sono tragici precedenti, vedi la banda della Uno Bianca.
Infine Giulio Andreotti (come sempre) ci illumina sopra un particolare. Il creatore della «Polizia parallela» presentandosi come un grande dignitario della Nato era stato a deporre quale teste contro di lui per accusarlo di essere il mandante dell'omicidio Dalla Chiesa. Andreotti aggiunge: il tizio era stato espulso dalla Pubblica sicurezza.
A questo punto appare troppo ottimista il ministro degli Interni Pisanu quando dichiara: si tratta di venditori di patacche. I «paralleli» avrebbero avuto accesso a banche-dati ovviamente riservate. La geometria non euclidea dimostra che le rette parallele a volte s'incontrano. E mai per caso, come insegna la Politica.
Dove abbiamo visto le irresistibili comiche «finali», ovvero del segretario di An Fini che gridava al partito: «Se avanzo troppo, fermatemi». Lo hanno accontentato, strappandolo dalle braccia di Berlusconi che stava per baciarlo alla Zapatero. Più soave come al solito Prodi. Ha ammesso con un soffio mistico: «Continuo a sognare...». Per ora un suo partito. Domani la vittoria di Silvio re di Arcore. Sogni od incubi? [922]