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SHRINE RECORDS

The italian website 'Un RAGGHIO di Soul' is simply fantastic : It's impossible to imagine how it could ever be bettered ! 

 

Un giornalista di Washington raccontava tempo fà ai propri concittadini una storia incredibile : quella della 'Shrine Records'

 

Gli "Edgeworth Studios" sono pieni di musicisti di belle speranze, tra i quali Bo Dilley.

In un angolo ci sono anche i "Cavaliers", le stars di questa session, un gruppo di cinque ragazzi venuti a registrare un pezzo R&B dal titolo "Do What I Want" E' l'autunno del 1966 e questa è l'ultima possibilità per i "Cavaliers" : ognuno dei membri del gruppo di Washington è vicino ai trenta anni, che è l'età massima per sfondare nel mondo del pop. Il gruppo sa bene che se quel brano non entrerà in classifica, il loro sogno di guadagnarsi da vivere cantando svanirà.

Ma è difficile stasera pensare a questa eventualità : c'è aria di festa agli 'Edgeworth Studios'.

Un paio di settimane dopo un'etichetta locale - la 'Shrine' - fa uscire 'Do What I Want' , ma il brano non decolla : il cantante Theotrice Gamble ricorda di aver sentito il pezzo una o due volte alla radio e nulla più. "Eravamo piuttosto abbattuti - ricorda Gamble - Nessuno di noi, in realtà, smise di cantare, ma decidemmo di separarci e da allora non sono restato in contatto con nessuno di loro "

Ad un certo punto da sotto una pila di fogli tira fuori una copia di quel 45 giri " E' l'unica copia che ho, ed era quella che ebbi quando registrammo il brano" Eccolo : Gamble non sa che quel vinile da 7 pollici, che appare graffiato in superficie da anni e anni di ascolto e ora dentro una copertina bianca, rappresenta un ambito tesoro in Inghilterra, dove il soul è oggetto di fanatico collezionismo.

E' una mania che prese piede agli inizi degli anni Settanta, quando un manipolo di Club iniziò una immaginaria gara consistente nel suonare e ballare al suono delle canzoni soul più sconosciute e dimenticate ormai da anni in America. Per i Deejays la soddisfazione consisteva nel portare alla luce e rendere celebri dischi che nessun altro di loro aveva e che perciò potevano essere ascoltati solo in quel particolare locale : più il disco era raro, meglio era.

E nessun disco soul è stato da allora mai più raro di quelli della 'Shrine'.

Fondata nel 1964, la casa discografica vide la luce in una casa al numero 3 di 'Thomas Circle', con la speranza di diventare per Washington ciò che la Motown era stata per Detroit : una etichetta che avrebbe lanciato giovani talenti locali tra le star nazionali. Questo era il sogno del produttore e compositore Eddie Singleton e di sua moglie Raynona Gordy-Singleton, una donna d'affari di alto livello e molto coraggiosa, che con l'allora marito Berry Gordy aveva fondato la 'Motown'. 

Ma dopo aver prodotto neanche due dozzine di singoli, la 'Shrine' iniziò ad avere delle difficoltà economiche per il fatto di non aver avuto mai un proprio brano nelle prime posizioni delle classifiche tantoché già nel 1967 la casa discografica fallì. 

Dopo il fallimento le cose andarono anche peggio : quel che restava della Strine, comprese tutte le scorte, furono comprate e ammassate in un magazzino sulla 14ima Strada da una impresa di nome 'Waxie Maxies', ma dopo i tumulti del 1968 legati al movimento di Martin Luther King il magazzino venne dato alle fiamme. Pertanto tutto quello che rimase a ricordo della Strine furono solo quei pochi dischi venduti e le copie di quei brani date agli stessi cantanti. 

Per i connoisseurs britannici la storia della Shrine esercita un fascino incredibile. 

Così come il suo stile musicale, meno raffinato ma più sostenuto di quello della Motown. 

Per anni fanatici ' Shrinologi ' inglesi sono volati fino a Washington per rovistare tra i fondi di magazzino dei negozi di dischi ed ispezionare nei mercatini locali. Qualcuno arrivò al punto da mettere annunci lungo le strade della città ( ' SHRINE RECORDS WANTED ' ) e tutti hanno a lungo cercato qualcosa legato a cantanti del tutto dimenticati addirittura nella propria città; artisti quali 'The Counts', 'Tippie and the Wisemen', 'Les Chansonettes', 'The D.C: Blossoms', 'Leroy Taylor and the Four Kays', 'The Enjoyables', 'The Epsilons'. 

"Da noi l'etichetta è ancora incredibilmente popolare " - dice il collezionista britannico Dan Collins - " siamo venuti ininterrottamente per 30 anni in America per trovare quei singoli, tanto che oggi, della Shrine, abbiamo più materiale di quello che avete voi a Washington" 

A causa di ciò ' Do What I Want ' dei Cavaliers è uno dei dischi più ricercati dai collezionisti d'oltreoceano. 

Fino a questo pomeriggio c'erano solo due copie conosciute del disco e questa che Theotrice Gamble ha tirato fuori è la terza. Seduto al tavolo della cucina viene a sapere per la prima volta che quel disco che ha in casa vale - in relazione al suo peso - addirittura più dell'oro. Il prezzo è stimato intorno ai 4000 dollari. Gamble è stupefatto : " My, my … unbelievable… unbelievable…. I thought we'd been forgotten long ago … !

Quando la Shrine iniziò la propria attività non c'era niente di simile a Washington , anche se tutti erano convinti che la città avesse tanti giovani talenti quanti Chicago, Detroit, Philadelphia, Memphis e le altre città dove c'erano case discografiche di successo fondate su artisti locali; dopotutto Marvin Gaye iniziò la propria carriera da quì, così come fece il grande artista R&B Billy Steward. E dozzine di doo-wop e soul groups si esibivano agli angoli delle strade e si proponevano ai clubs della città per avere la possibilità di esibirsi.

Eddie Singleton aveva conosciuto questi cantanti da vicino. Da New York - dove lavorava come in qualità di manager dell'attore comico Flip Wilson e come autore musicale - si spostava spesso a Washington, e lì fiutò l'opportunità. "Avevo capito che c'era un vuoto da riempire " - dice Singleton al telefono dal Sud Africa, dove ora vive. Dal tono di voce si capisce che parlare della Shrine gli brucia ancora un po' - "Washington era una città pulsante; c'era terreno fertile

Era pronto a ricominciare daccapo, dopo essere rimasto un po' fuori dal grande successo che aveva investito New York; lui che aveva una compagna che, allo stesso modo, desiderava cambiare aria, dal momento che 'Miss Ray' ( così era conosciuta ) era guardata con una certa diffidenza nel mondo musicale. Raynona aveva infatti aperto, insieme ad un ex-boxer di nome Berry Gordy, uno studio di registrazione a Detroit, dove i giovani artisti locali potevano incidere a poco prezzo; l'operazione ebbe un così grande successo che, quando la coppia, ormai arricchitasi, si trasferì a West Grand Boulevard, Raynona appose una insegna sopra la porta della costruzione con scritto "Hitsville, U.S.A" . Quella scritta era molto più di una decorazione : era realtà.

 Avendo studiato musica, Raynona, inoltre, scriveva arrangiamenti, suonava le tastiere ( specialmente per i 'Temptations' ) e sovrintendeva quotidianamente all'intera produzione. Ma in concomitanza con la esplosione definitiva della 'Motown' , Berry Gordy fu protagonista di una serie di adulteri e arrivò anche a commettere atti di violenza nei suoi confronti (come è riportato nella autobiografia di Raynona ' Berry, Me and Motown: the untold story ' )

Dopo un divorzio ottenuto in Messico, Raynona si era trasferita a New York, dove lei e Berry avevano iniziato una ambigua relazione d'amore-odio. Lei aveva continuato a lavorare per la Motown, aprendo un distaccamento della etichetta nella East Coast, di nome 'Jobete' cercando nuovi artisti da lanciare per la Motown. Ma non ne trovò molti. 

Quando poi la notizia della sua relazione con Singleton arrivò a Gordy, quest'ultimo si infuriò. E così, proprio mentre Raynona era in gravi difficoltà economiche, Gordy tagliò i finanziamenti a quel progetto che non stava portando frutti. 

Ormai con l'acqua alla gola, Raynona fece una cosa di cui si sarebbe pentita : ordinò ad una fabbrica di stampare 5000 copie di "My Guy" di Mary Wells - una delle hit nazionali, al tempo - e le vendette ai negozi di dischi della città per 50 centesimi la copia. 

Una settimana dopo venne arrestata dall' FBI, accusata di pirateria musicale. 

Avendo conservato ancora la carica di vicepresidente della Motown, Raynona aveva pensato di fare un qualcosa di moralmente deplorevole, ma pienamente legale. La Corte federale però non fu d'accordo e appena ottenuta la sentenza favorevole Berry Gordy si presentò dalla ex moglie costringendola ad una terribile scelta : o firmare per cedergli per intero la propria quota della Motown o pagare le spese liquidate dal Giudice. 

Lei firmò, ottenendo 10.000 dollari in contanti e un contratto mensile per il sostentamento del figlio che aveva avuto con Berry Gordy. La sua parte della 'Motown' in realtà valeva milioni di dollari. 

Date queste premesse, il progetto di Singleton di una etichetta soul a Washington sembrava a Raynona l'occasione ideale per iniziare una nuova vita e così i due si trasferirono là, stabilendo la sede a 'Thomas Circle'. Come alla 'Motown', la costruzione che fungeva da quartier generale comprendeva sia uffici che la sala prove : in tutto era formata a tre magazzini, 19 stanze e un seminterrato. 

Singleton scelse per la nuova etichetta il nome "Shrine" ( = sepolcro ) per rendere omaggio alla memoria di J.F. Kennedy, assassinato di recente, e del quale lui e Raynona erano ferventi ammiratori. 

Come 'logo' prese una immagine che a lungo restò incomprensibile ai collezionisti britannici, finchè negli anni '80 qualcuno non cercò Singleton per chiedergli che fosse. Egli rispose che era una stilizzazione della fiammella che arde costantemente sopra la tomba di J.F.Kennedy

     

 

La voce della nascita della Shrine si sparse rapidamente. 

Raynona portò con sè il nipote Dale Warren , che avrebbe più tardi scritto arrangiamenti per artisti del calibro di Isaac Hayes alla 'Stax Records'. Si unìrono al gruppo anche il produttore Mark Kidd, ed il cantante e compositore Harry Bass, da New York, con il compito di coordinare la ricerca di nuovi talenti setacciando locali quali "The Lion's Den" ed altri. 

I primi contratti di collaborazione vennero firmati e si formò un gruppo di musicisti : la casa discografica al numero 3 di Thomas Circle era pronta a mettersi in moto " Era incredibilmente eccitante" - dice Richard Collins, uno dei 'Counts', un gruppo i cui membri all'epoca erano talmente giovani che i contratti erano stati firmati dai genitori - " Avevano dei fantastici musicisti e per noi far parte di quel progetto era magnifico

Quel gruppo di giovani talenti mosse i primi passi in ambito locale aprendo i concerti di stars quali Aretha Franklin, Wilson Pickett e Mary Wells. 

Nessuno di loro si arricchì veramente, ma ogni gruppo, anche il più giovane, si creò un proprio seguito di fans. " Avevo molte ammiratrici - dice ridacchiando James Faison, che cantò con i 'Counts' - e spesso succedeva che qualcuna di loro ci offrisse qualche drink : se accettavi era fatta. Quelle donne erano molto più grandi di me, che vivevo ancora a casa con mia madre : avevano tutte un lavoro e una macchina. La mattina dopo, quando mi riaccompagnavano a casa, i miei amici, vedendomi con loro, erano abbastanza gelosi

Nel corso del 1966 la 'famiglia' della Shrine crebbe notevolmente. Essa includeva gruppi quali 'The Cairos', il cui cantante Keni St. Lewis più tardi scrisse brani per Michael Jackson , c'era poi Little Bobby Parker, che aveva composto un riff di chitarra che venne copiato da John Lennon in 'Day Tripper', e c'era anche ' Eddie Daye & the Four Bars', ormai affermati in città che avevano chiesto di partecipare ad una audizione alla Shrine, avendo appreso la notizia sui giornali. 

" Ero impressionato " dice Daye, che ancora canta a Washington " Loro stavano spendendo un sacco di soldi e pochi giorni dopo i loro dischi già iniziavano ad essere passati in radio… Questa è la cosa più importante per una casa discografica : che i dischi vengano suonati

Le vendite erano buone all'inizio, specialmente per ' Mad At The World ', un pezzo degli 'Epallons', ma poco dopo il successo della Shrine si affievolì e solo pochissimi dischi raggiunsero un minimo di notorietà; anche i passaggi in radio diminuirono drasticamente. Eddie e Raynona di fronte a ciò furono dapprima meravigliati e poi a pezzi. 

Erano passati solo pochi mesi dalla fondazione che ora, nel 1967, la Shrine era già in rosso. 

Ma com'era la musica ? Molto buona e spesso ottima, a giudicare dal doppio ' Shrine : The Rarest Soul Label ' pubblicato dall' etichetta inglese ' Ace Records ' alla fine degli anni '90 . 

La 'Ace' ha impiegato anni per venire in possesso di ogni master ancora esistente o, dove non fosse stato possibile, di vinili per il resto delle canzoni. Poi ha trattato con Eddie Singleton per avere un contratto di licenza ed ora ha reso fruibile a tutti, al prezzo di 34 Dollari, l'ascolto di quei brani che valgono una fortuna. 

Ascoltando questa compilation ognuno può capire con quanta attenzione la 'Shrine' si sia incamminata sulla linea tracciata della 'Motown' tracciata da Berry Gordy, consistente nel produrre musica nera appetibile anche da un pubblico bianco. Ma Singleton e i suoi colleghi non scrissero melodie dolci come quelle che hanno fatto la fortuna del Motown, bensì mantennero un' impronta un po' più 'gritty' 

Non ci sono in questa compilation brani che riportano alla mente dischi di platino, ma semplicemente voci emozionanti, ricche armonie e brani così ben fatti che fanno sorgere spontanea la domanda " Come è stato possibile non aver mai sentito questa roba prima d'ora ?

" C'erano talenti incredibili alla Shrine - racconta Sydney Hall, che registrò come solista e ora vive in Connecticut - " Incredibile. C'erano un sacco di grandi canzoni. All'inizio non ce ne rendevamo conto neanche noi, ma ora che siamo vecchi riusciamo a capire pienamente che eravamo davvero bravi" 

Oggi, molti degli ex artisti della Shrine e passati accettano senza rimpianto di parlare della fine di quella esperienza. Ma c'è anche chi, come Shirley Edwards ( che per la 'Shrine' cantò 'Dream Of My Heart' ) ha rifiutato di parlarne, dicendo di non voler gettare altro sale sulle vecchie ferite o come la stessa Raynona - che ora vive in California ed ha divorziato da Singleton nel 1971 - che ha gentilmente chiesto di non esseere intervistata. 

Altri, come Harry Bass, parlano della Shrine con un senso di sconcerto e di continua emozione " Se ripenso a quell'esperienza posso dire che di sicuro è stata una vera e propria scuola per molti talenti ". A 60 anni egli ha occhi che gli brillano e un'aria tranquilla quando parla dell'etichetta. Ha passato la sua vita facendo la guida turistica a Washington : un lavoro che gli piaceva, ma di sicuro non quello che sognava quando aveva venti anni. " Da giovane ho avuto a lungo contrasti con la mia famiglia perché volevo a tutti costi fare il cantante, anche se mia nonna aveva previsto per me un futuro da maestro o da prete e tutti in casa la pensavano allo stesso modo

Il rimpianto di tutti, a parte il mancato successo, riguarda i soldi : né Bass né gli altri artisti hanno fatto mai soldi con la 'Shrine'.  Nè dalla vendita di dischi negli anni Sessanta, né dal successivo mercato britannico dei vinili rari, né con i CD della 'Ace Records'. Quello che brucia di più è il pensiero di quello che avrebbe potuto essere ma non è stato ed il fatto che molti dei membri di quella 'famiglia' in seguito a quel fallimento hanno perso per sempre l'occasione di sfondare nel mondo della musica, finendo per perdersi per strada. 

Ho chiesto a Brass di alcuni artisti della 'Shrine' che non si sono più sentiti da decenni, alcuni dei quali sono forse inconsapevoli del rinnovato interesse nei propri confronti in Inghilterra. In particolare ero curioso dei 'Cautions', oggetto di un particolare fascino per i fans britannici, perché fecero uscire solo due singoli con la Shrine e perché molto poco si sa del gruppo , eccetto il nome di un paio di elementi, uno dei quali è conosciuto come 'AB Jones' "Erano ragazzi di strada" - ricorda Bass - Qualcuno di loro è stato in prigione e qualcuno è morto". 

Lui era come un fratello maggiore per i 'Cautions' . All'improvviso scende qualche lacrima sul suo viso. Le asciuga, si scusa e poi sorride : " Scusa, non capisco che mi stia succedendo ".

i n d i e t r o

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