stai vistando "un raggio di soul", il sito ... isn't it lovely ?
I SUONI MODERNI * di M. Boeri *
Vista la crescente attenzione al "modern" e al c.d "NU-soul", si è deciso di rendere consapevole la intera popolazione riguardo tale fenomeno. Dall'incontro tra un rispettabile dj e polemista ( Michele Boeri ) ed il sito che ha diffuso nel mondo il " trash soul italiota " , ne è nato il seguente articolo - prima puntata ed introduzione di un improbabile " corso di educazione al modern " - nella speranza che il tema in questione divenga familiare a molti e non resti confinato a poche menti elette.
Se dopo la lettura di questo articolo avrete le idee più chiare ( e sicuramente sarà così ), per favore non scrivete a questo sito ringraziandolo, in lacrime, di avervi aperto la mente.... scrivete piuttosto a Michele e complimentatevi con lui. L'unico merito di "un raggio di soul" è stato solo quello di averlo vergognosamente stressato per una settimana al fine di strappargli queste poche, ma preziose, righe.
[ Si ricorda, per inciso, che questo spazio è - come anche gli altri - aperto al contributo di tutti ]
Modern Soul ! NU-Soul ! Seventies Soul !
Negli ultimi tempi si acceso un vero e proprio dibattito fra gli amanti di soul music sulla dignità e la liceità di questi generi. Beh, vi dico subito che questo non è un articolo che ha la pretesa di dirvi tutta la verità sull' argomento, ma è solamente la mia opinione personale : sono convinto, infatti, che - perlomeno in materia di musica - ognuno di noi debba affidarsi al proprio gusto, e apprezzare i vari brani come il cuore, la testa... e i piedi gli impongono.
Come necessaria premessa al tema in questione, c'è da dire che gli anni Settanta hanno rappresentato per gli Afro-americani l'affermazione ed il riconoscimento della loro creatività al termine di un periodo durissimo di lotte sociali e di repressione, ma anche di innovazioni tecnologiche e culturali. In ambito musicale, dopo il boom conosciuto negli anni Sessanta - sia su scala nazionale che internazionale - dalle " black labels " ( devo citarvi la Motown, l'impero Stax/Volt, la Okeh e la Brunswick ? Oh please !....), gli artisti di colore erano ormai consapevoli del proprio genio artistico e del benessere che questo era in grado di indurre sia alle loro finanze nonché all'anima del pubblico pagante ! Per farvi un'idea più precisa, pensate a Marvin Gaye, che - in meno di dieci anni e cioè nel proprio periodo Motown più creativo - passò dalle ristrettezze economiche vissute in famiglia, a Washington, al successo, ai campi di golf, al lusso e al benessere. Riuscite ad immaginare con quale sicurezza artistica egli potesse dirigere i musicisti in sala durante le session per la realizzazione dell'album " Let's get it on ? ".
Lo sfarzo delle orchestrazioni presenti nella musica soul degli anni Settanta derivano, infatti, principalmente dalla maturità e dalla raffinatezza artistica che gli artisti neri avevano saputo raggiungere : una classe che aveva saputo letteralmente "spazzare via" le barriere razziali. e che fa si che ancora oggi , anche a decenni di distanza, noi europei ricerchiamo ( spesso in maniera spasmodica ed irrazionale ) ed ascoltiamo questa musica proprio per l'emozione ed il significato che sa trasmettere, ben oltre le liriche !
Non vorrei dilungarmi troppo
sulla mia visione del Seventies soul : già da queste righe
iniziali potete ben capire quali sentimenti e devozione assoluta io abbia verso
le produzioni di quegli anni ! Entrando nel cuore del
discorso, mi sembra che il tema della discussione sorta ultimamente sia
la legittimità della presenza nella scena Northern Soul italiana
delle sonorità "moderne", cioè quelle dagli anni Settanta ad oggi....
In pratica tutto ruota intorno ad una questione : il dilemma, per ogni amante di questo genere musicale,
tra il mantenersi
o meno al passo con i tempi. E, visto che ci sono talmente
tanti capolavori del passato, è quasi naturale che il soul a noi contemporaneo
venga fatalmente trascurato ! Questo accadeva naturalmente anche negli anni Settanta
fra i devoti del Northern Soul nella cara vecchia
Inghilterra!
Vi dirò di più : il mitico Derek Pearson mi raccontava di come negli anni
Settanta avesse scambiato brani di Sixties soul per vagonate di
dischi di Seventies, con la frase di rito: " Non hai della merda
anni Settanta per fare qualche scambio ? ".
Mi si potrebbe obiettare " Ann Nesby, Luther Vandross, Brief Encounter ... non vorrai paragonarli a Barbara Lynn, Eugene Record, i Four Tops ? " Per carità .... e chi ci pensa ? Tuttavia abbandonate i pregiudizi lasciatevi guidare dal vostro " fiuto" : sicuramente, se non tutte, almeno alcune produzioni contemporanee sapranno fare breccia nella vostra dura scorza !
Scherzi a parte, oggi in Italia stiamo vivendo un periodo magico per la scena soul italiana : dopo anni di silenzio, finalmente abbiamo dei veri Dj ! Gente che ricerca dischi in base al proprio gusto musicale e che ha il coraggio di propone brani "nuovi", lanciandoli sul dancefloor per renderli popolari fra i fedelissimi. E' per questo che il Modern soul ha cominciato a fare capolino nelle scalette delle serate, anche se ancora oggi molti considerano questo fatto come una concessione "modaiola" alla musica commerciale.
Non sono d'accordo, o meglio :
questo non è del
tutto vero ! Dal momento che la maggior parte delle produzioni
fanno capo ad etichette indipendenti americane ed inglesi, alcuni di questi
dischi sono praticamente impossibili da reperire per chi non possiede contatti
in Inghilterra o negli Stati Uniti, facendo cadere le tesi di chi pensa che
questo non sia "rare soul". Personalmente ho cominciato ad
ascoltare soul contemporaneo proprio grazie ai "mostri sacri" del soul,
quando
ho scoperto che gli O'Jays erano ancora in attività e che l'anno scorso avevano
inciso un promo per la MCA dal titolo ' Let's Ride ' ; lo stesso dicasi per Patti
Austin e la sua " Totally Unacceptable ".
Le sonorità crossover e Seventies stazionano fisse sul mio stereo e
sono presenti più di qualsiasi altra cosa : persino più presenti dei brani Sixties
( ahimè ! )
Le catalogazioni sono la rovina della musica e fra l'altro una sbagliata prerogativa di noi bianchi europei, dal momento che i neri pensano solo a suonarla ! Per questo vi consiglio di fare anche voi così : di fronte ad un brano provate semplicemente ad ascoltarlo. abbandonando l'ossessione per le catalogazioni. Scoprirete con meraviglia che anche oggi c'è qualcuno che conosce ancora il significato della parola " soulful " !
Michele Boeri.