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NORTHERN SOUL  FASHION

"Anche se la grafica è semplice, è un sito che mi piace ..."    "Che palle con 'sta grafica !"

 

Come tutte le culture "underground", anche il Northern Soul ha elaborato nel tempo un proprio "style" : piccoli o grandi particolari attraverso i quali i soul lovers si resero - e si rendono tuttora -  riconoscibili e diversi dalle altre tribù. 

 

La "moda" legata al Northern Soul è molto cambiata nel corso degli ultimi trent'anni, durante i quali si è passati da uno stile piuttosto ribelle fino ad arrivare , gradatamente, all' abbigliamento decisamente più comune ... apparentemente anonimo dei giorni nostri. Nei primi periodi - nel pieno degli anni Sessanta - in clubs come il "Twisted Wheel" a Manchester, lo stile "mod" era quello dominante : tutti si presentavano all'ingresso indossando il completo tre bottoni o il Barathea Blazer unito alla cravatta; molto presente anche la "Ben Sherman". A completare il quadro c'erano, in netta minoranza, le magliette a strisce, anche se esse - diversamente da quello che accade oggi in Inghilterra ed in Italia - non erano a righe orizzontali bianche e nere, bensì avevano una trama (cioè la classica rigatura modello "sedia a sdraio" ) composta di bande orizzontali di tre o quattro colori diversi, ed il modello che andava per la maggiore era la maglietta a sfondo rosso con righe alternate di colore crema e marroncino.

 

Lo stile cambiò completamente negli anni Settanta con l'apertura del Wigan Casino , il locale che - oltre a dettare legge in campo musicale - inaugurò la moda del "corduroy baggy" messo in commercio dalla "Spencers" ( cioè i pantaloni a vita alta e larghi in fondo, un prodotto "made in England" il cui modello "originale" proveniva dalla vecchia fabbrica "Spencers" dalle parti di Leeds, nel West Yorkshire ) nell'ambito di uno stile completamente nuovo, fatto di abiti casual ( più adatti al ballo e alle piroette) che non si discostavano granchè dalla moda dell'epoca. 

A questo proposito è però da precisare che, sebbene negli anni Settanta la c.d. "zampa d'elefante" fosse di moda, tuttavia molti soulies dell'epoca esagerarono all'inverosimile questa tendenza.   Addirittura in molti ricordano questo aneddoto : il modello base dei "baggies" era quello "30-inch flares"; chi voleva avere un accentuato look da soulboy portava i "32-inch" anche se questo era già un modello che molti si rifiutavano di indossare tutti i giorni per paura di essere presi in giro; ebbene a Wigan le scampanature dei jeans erano portate al limite del possibile (non era difficile vedere "40-inch flares baggies" ! ! ) e in molti si vantavano di avere dei baggies - evidentemente fatti in sartoria su ordinazione - con una "vita" (waistbannd) talmente alta che per allacciarla c'erano dieci bottoni (quando invece i baggies standard avevano tre bottoni). 

Esagerazioni, queste appena descritte, che a volte potevano portare qualche problema "Che fine hanno fatto i miei baggies ? Beh.. un giorno quella scampanatura tanto grande - racconta uno di loro - finì nella catena della mia bici. Caddi, mi feci molto male e, naturalmente, rovinai i pantaloni ....." .   Qualche anno dopo l'apertura del Casino Club, poi, la "Spencers" - visto il successo del baggy, richiestissimo anche per corrispondenza - mise sul mercato un altro modello, con i tasconi lungo le gambe; una moda ripresa negli ultimi anni (i jeans stile "rapper" , molto larghi e con i tasconi ) con grande stupore dei soulies originali. Il colore di questo nuovo modello di baggies era, nella maggioranza dei casi, 'bottle green'. 

Al "Casino" di Wigan si ebbe, quindi, l'esaltazione dell'abbigliamento "loose fitting", cioè di uno stile comodo che permettesse ai ragazzi di scatenarsi in pista e non intralciasse affatto i movimenti. In tale contesto, sopra i baggies, erano usatissime le magliette da bowling (two colours bowling shirts) nonchè le larghe camicie hawaiane o a fiori. Chi frequentava i dancefloors dell'inghilterra del Nord in quel periodo ricorda anche che ad un tratto scoppiò una moda tale per cui in parecchi presero ad indossare delle shirts (di marca non precisata) con stampata una grande stella sul petto. In ogni caso, però, quando la pista era troppo affollata o si era in estate non c'era moda che tenesse : i ballerini ricorrevano alle canottiere (sempre adornate da toppe) o ad un più semplice torso nudo. 

I ballerini più scatenati, a partire dal 1975, aggiunsero al proprio vestiario anche un accessorio che tuttora sopravvive : il piccolo asciugamano da pub (beer mat) passato intorno alla cintura - di diverso colore e fattura a seconda del marchio di birra che sponsorizzava - con il quale asciugarsi la fronte durante i sempre "packed" allnighters. 

I pochi che volevano, anche sui dancefloor di Wigan e dintorni , mantenere uno stile meno "selvaggio", ricorrevano alle camicie "Ben Sherman" (mentre le polo non riscuotevano gran successo) unite ai "two tone trousers". In ogni caso, sia per gli "scatenati" che per i "calmi" era di rigore, sopra la camicia, il maglioncino rosso della Slazengers ( marca da noi praticamente sconosciuta, ma che nell'Inghilterra dei primi anni Settanta tenne dietro, in fatto di vendite, colossi come la Lacoste ) 

Sempre in questo stesso periodo, le scarpe usate erano principalmente le eleganti "brogues" nere, grazie alla suola di cuoio che permetteva di scivolare meglio sul dancefloor, anche se un discreto spazio se lo erano ritagliato anche i mocassini "loafers", elemento proveniente direttamente dalla tradizione mod . Il modello di punta delle brogues era quello denominato "Hilton Park", nei confronti delle quali - in commercio solo nel classico colore marrone tanè - invalse l'uso di colorarle di nero perchè in tal modo sembrassero invecchiate.  Il calzino, in questo periodo, è inderogabilmente bianco

A completare la "divisa" del soulboy degli anni '70 erano i giacchini Harrington (in pole position) e i bomber , che in estate lasciavano il posto al giacchino di jeans della Wrangler. Inutile ricordare che nessun appassionato di soul poteva ritenersi , all'epoca, "un tipo giusto" se non aveva cucite addosso - anche sul maglione, o sulla camicia - il maggior numero possibile di toppe (prezzo medio 40 pence)

Le toppe adornavano anche la borsa (holdall), che era nella stragrande maggioranza dei casi di marca "Adidas". A tal proposito, infatti, si racconta che tutti avessero in casa una borsa sportiva di quella marca e chi non la portava alle serate lo faceva semplicemente per la paura che la propria venisse confusa o scambiata con quella di un altro. Nella maggior parte della holdalls vi era l'immancabile t-shirt di ricambio, il borotalco nonchè il  portable cassette recorder. 

Per completare il discorso si può anche aggiungere che al "Casino" andavano di moda i capelli lunghi, spesso fino alle spalle, ed i baffi. Come ricordano molti Inglesi, tali regole in fatto di abbigliamento erano rigorose : intorno alla metà deglli anni Settanta tutti andavano vestiti in questo modo, tanto che, grazie a questo stile inconfondibile, "si sarebbe potuto riconoscere un Northern Soul fan anche ad un miglio".

 

Negli anni Ottanta lo stile rimane decisamente "casual", anche se è un casual fatto di un gran numero di camicie o polo firmate (in vetta i marchi Fred Perry - in coincidenza con la rinascita mod in seguito all'uscita del film "Quadrophenia" - e Sergio Tacchini). Dal 1978, inoltre, erano diventate "di moda" le magliette da rugby (molte squadre di rugby, tra l'altro, usavano dare degli allnighters durante la stagione sportiva e lo stesso Russ Winstanley aveva iniziato mettendo i dischi il Venerdì al "Wigan Rugby League Club") capo che rimase in voga per buona parte degli anni successivi. 

Nel frattempo gli Harrington vennero quasi completamente sostituiti da lunghe giacche di pelle ( di colore nero mai marrone; chiaro retaggio della cultura funk ) che arrivavano fino al ginocchio. 

I baggies vennero rimpiazzati da pantaloni di polyestere, piuttosto larghi (sempre in stile baggy) ed in quegli anni scoppiò anche la moda della cintura bianca (meglio se di pelle). Negli anni Ottanta fecero la loro timida comparsa sulla scena anche le Clarks "polyfelt". 

A proposito di 80s una curiosità riguarda la commistione tra mod e soul. Che le due "tribù" non si amassero alla follia è documentato da diverse testimonianze, nonchè da libri come "Casino" di Dave Shaw; le stesse fanzine dell'epoca raccontano che con l'uscita di "Quadrophenia" si impennò la presenza dei parka alle soul nights, anche se (parole testuali) ".. the so-called 'mods' brought about a noticable amount of parkas at venues (mainly asleep under or on top of tables as they were not 'into' the music, more into the image and could not stay the course of the nighters)..." 

Intorno alla metà degli stessi 80s si ebbero, inoltre, anche alcune "degenerazioni" del look. Sebbene questi fenomeni interessassero una netta minoranza, tuttavia in molti ricordano che non era infrequente vedere in pista anche ragazzi che indossavano i "denim dungarees" ( cioè i jeans in tela grezza usati per il lavoro e dati in dotazioni agli operai statali ) certamente non di grande fascino, anche se - essendo un capo pensato per il lavoro - erano piuttosto larghi, comodi e soprattutto economici. Macchiarsi o lacerarsi, nella frenesia del ballo, un paio di quei pantaloni era un fatto che non veniva certo preso come una tragedia ... L'altra contaminazione targata "mid 80's" venne da un buon uso di pantaloni a vita alta associati a delle bretelle in stile militare.

 

                

                          

 

Negli anni Novanta rimase l'attitudine ad uno stile informale, ma fatto di capi per lo più "di nome". E la griffe è adottata sia per la polo (la Fred Perry ha vissuto nell'ultimo decennio una seconda giovinezza) o la camicia (Ben Sherman è ormai un "must") che per i jeans ed i pantaloni.

La fine degli anni Novanta ha visto, inoltre, il ritorno prepotente anche sui dancefloor northern di marchi storici, come l'Adidas o la Puma (esplosa ai Mondiali del '78) , che hanno proposto affascinanti collezioni "vintage" con magliette girocollo e diversi modelli di scarpe da ginnastica "re-issued"

L'ultimo decennio ha visto, tra le curiosità da segnalare, un forte rimando alla moda "fine anni Cinquanta". Soprattutto negli allnighters al Sud spesso appaiono in pista appassionati di soul abbigliati in strani capi stile Rockabilly, una moda introdotta, nei primi anni Novanta dal dj londinese Keb Darge ( sopraffino collezionista di rarità funk e latin-jazz, quello delle raccolte "Deep Funk" , "Keb Darge Experience" e "Soul Spectrum" ; dj molto vicino anche alla scena Northern Soul ) la cui ammirazione per lo stile Rockabilly non è mai stato un mistero; moda seguita da gran parte dei suoi ammiratori.

Si deve, quindi, in gran parte a questo famosissimo dj - una vera figura carismatica, il primo ad aver fatto scuola anche in fatto di fashion - la introduzione nella scena Northern Soul dei jeans con i risvolti molto alti uniti alle camicie modello "open - neck collars" fine '50-inizi '60 che spesso si vedono alle serate inglesi. Se a questi si aggiungono anche un manipolo di "Camden Rockers" (non più di 4 o 5) che frequentano sporadicamente il 100Club dai primi anni Ottanta, ecco spiegata la presenza rockabilly della quale molti italiani si erano chiesti l'origine.

Con l'inizio del nuovo millennio si è assistito ad un revival dell'abbigliamento tradizionale (cioè original 70's) con qualche paio di baggies di nuovo in pista e spesso indossati proprio da quarantenni e cinquantenni ( "In questi ultimi anni la scena Northern Soul è vitale come non mai; ho incontrato di nuovo molti vecchi amici - dice uno di loro - e per le occasioni importanti ci divertiamo a ritirare fuori dall'armadio i nostri vecchi baggies. Io ne ho due paia, che conservo da decenni come fossero un tesoro, ed ho scoperto - chiacchierando durante delle soul nights - che quasi nessuno di quelli che era al "Casino" o al "Top of The World" li ha buttati via...troppi ricordi ! Inoltre conservo anche un paio di "Hilton Park" di vent'anni fà e quando c'è la serata giusta... ritornano in pista anche loro, come una volta ! ") Uno stile che non sembra aver affascinato tropo i più giovani che - forse per il fatto di sentirsi ridicoli, forse perchè quel capo d'abbigliamento non li riporta, come accade per gli altri, agli "anni ruggenti" del NS - preferiscono mettersi una polo o una t-shirt nera con una toppa (una di numero !) cucita sul petto dalla parte sinistra, quella del cuore. Curiosità : chi ripensa all'ultima apparizione al "Covo" di Simone Favre ricorderà che il dj indossava proprio una polo nera con una toppa sul petto (Soul Milano) dalla parte sinistra.

Non solo polo, però, ma anche Ben Sherman. Sulla permanenza in pista, ancora oggi, della mitica camicia coi bottoncini c'è poco da dire : è l'unico capo che ha attraversato tutte le ere e tutte le fasi del Northern Soul, confermando la propria fama di capo tipicamente britannico. Nel caso della "button down" non si può parlare neanche di moda, ma semplicemente di un'abitudine innata ad indossarla.

Per il resto dell'abbigliamento, oggi il pantalone "classico" (massimo 18-inch la larghezza, modello definito "straight") con la piega è molto più usato che in passato e, forse per la gran quantità di over-40, quasi più presente dei jeans. Parlando di calzature, le brogues, naturalmente, non si toccano, dal momento che queste scarpe sono forse il simbolo stesso del Northern Soul; l'unica curiosità riguarda i calzini che non sono più bianchi (tempo fà in una fanzine c'era un articolo - tipica goliardia britannica - che prendeva in giro chi aveva ancora indosso " white socks", definiti "terribili" ) ma esclusivamente scuri; moderno adattamento britannico alla moda continentale.

Parlando dello stile legato al Northern Soul c'è però una cosa da notare : esso - oltre ad essere cambiato nel corso dei decenni - cambia molto dal Nord al Sud dell'Inghilterra, tanto che proprio Dave Rimmer, uno che ha messo i dischi nei locali di quasi tutto il Regno Unito, non molto tempo fà faceva notare questo fatto "Sembra incredibile, ma da Londra a Manchester il modo di vestirsi per andare ad un allnighter cambia in modo molto profondo.

Mi è capitato molto spesso di notare, durante serate fatte al Sud, la pista piena di ragazzi - anche ventenni - con uno stile "Sixties" ineccepibile. Giovani, insomma, molto smart e con un vestiario fatto anche di completi davvero belli. Pur senza arrivare a questi eccessi, devo dire che al Sud sono molto attenti al look e qualche capo di marca non manca mai.

Beh... queste cose al Nord non le vedrai mai ! Lassù puoi entrare alle serate indossando qualsiasi cosa ti venga in mente e nessuno ti dirà mai niente. Al Nord la concezione comune è che quello che conta è la musica, non il modo di vestire. Cosa indossare ad una serata penso che sia un problema che nessuno si sia mai posto negli ultimi vent'anni.

Infatti, specialmente da quando ha chiuso il "Casino" di Wigan, un' "uniforme" riconosciuta legata al Northern Soul non è più esistita. Quindi, se posso darti un consiglio ... do just wear what you feel comfortable in ! "

                                                                                                       i n d i e t r o

 

 

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