stai visitando "un raggio di soul", il sito che... takes you away from tears !

Edwin Starr

"Quando pensi di venire in Inghilterra ?" "Per pensarci... beh... ci penso sempre, ma quando verrò non lo so..."

 

 

Clarles Hatcher (è questo il suo vero nome) nasce il 21 Gennaio del 1942 a Nashville nel Tennessee  (“dove il sole ti spacca in quattro”, diceva Dan Peterson una ventina d’anni fa ) ma si sposta quasi subito (nel 1945) a Cleeveland, in Ohio, dove il padre viene trasferito per motivi di lavoro.

A Cleeveland trascorre la sua adolescenza e compie tutta la trafila scolastica alla Cunard Jr High School (un istituto tecnico).   Proprio tra le mura di quell’istituto, dal quale sono usciti già alcuni giovani talenti (tra i banchi di quello stesso istituto di Cleeveland si erano formati qualche anno prima gruppi di discreta fama,  come “The LaSalles”) Charles si avvicina alla musica. Sin dai primi spettacoli scolastici, infatti, si mette in luce cantando, con degli amici, il brano "Why do fools fall in in love?" e con quegli stessi compagni di scuola, arriva a formare un gruppo -  i “Future Tones  – che suona alle festicciole scolastiche e cittadine.

Il nome del gruppo è ripreso – come tributo - da quello di un’altra band già molto famosa in città, i “Metrotones”, che formatasi qualche anno prima, aveva raggiunto un successo inaspettato nel circondario, godendo di un seguito consistente.   I legami tra i due gruppi - che, al di là del nome, sono di reciproca ammirazione - si fanno sempre più stretti, a causa dal fatto di provenire, oltre che dalla stessa città, addirittura dallo stesso quartiere.  In particolare il cantante dei “Metrotones”,  Sonny Turner (poi sarà coi Platters), prende in simpatia il giovane Charles e lo incoraggia e non abbandonare la strada della musica.   

I "Future Tones" restano insieme per alcuni anni, entusiasmando i teen-agers di Cleeveland, che si dividono in due “fazioni” : cioè in fans dei “Future Tones”  ed in fans dei “Sahibs”, l’altra principale band cittadina, formatasi alla Rawling Junior High School, e nella quale canta il giovane Lou Ragland.                         

In questo periodo (fine anni Cinquanta), i “Future Tones riescono a far parlare di sè tutta la città : memorabile una performance ai “Cedar gardens” dove ricevono i complimenti di Joan Bias, così come altre serate alla “Mercury Ballroom” e allo “Che Breau Club”.    La loro fama, però, fa un balzo definitivo in avanti soprattutto dopo la apparizione ad uno dei più famosi show televisivi della regione : il “Gene Carroll talent show”. Lo show musicale fa in onda ogni fine settimana, e consiste in un concorso tra giovani band che termina, a fine puntata, con la votazione del pubblico : i "Future Tones" restano campioni in carica per cinque settimane di fila, fatto che gli consente di acquisire notevole fama nella zona del Lago Erie, anche se non tanto guadagno (in quello show il primo premio era un materasso ortopedico, da dividere (non si sa come) tra i cinque componenti della band).   In seguito a quella apparizione televisiva, infatti, ottengono un ingaggio al “Chatterbox club”, dove devono fare da band di apertura per le serate della già famosa Billie Holiday; suonano inoltre al fianco di Lloyd Price e Chuck Jackson.  

Arriva il 1960 e con i diciotto anni arriva la chiamata di leva : Charles parte per il servizio militare restando nell’esercito per 2 anni e mezzo, partecipando ad alcune operazioni in Europa, in particolare in Germania.                                                   

Il congedo arriva alla fine del 1962, ed egli torna subito a Cleeveland convinto di riprendere là dove l'aveva lasciata, la strada intrapresa con i “Future Tones”,con l'intenzione, anzi, di provare a sfondare definitivamente.  Appena a casa, però, si accorge che molto è cambiato, e nel corso di quei tanti mesi il gruppo ha perso l’aggressività e la voglia degli esordi; in pratica sta tirando avanti molto stancamente.                                                                          

Ma Charles non ha intenzione di abbandonare il mondo della musica e coglie al volo al prima occasione : a Cleeveland arriva in tour un gruppo piuttosto conosciuto, il “Bill Doggett Combo (quelli della hit "Honky Tonk" del 1956) , che tra l’altro è alla ricerca di un nuovo vocalist.   Egli si presenta al gruppo, li invita ad una esibizione dei "Future Tones", ed ottiene di partecipare ad alcuni provini, che supera brillantemente; così per due anni (dal 1963 al 1965) parte in tour con loro, esperienza che gli serve, soprattutto, per avere il primo vero approccio professionale al mondo della musica ( “Di quel periodo ricordo le regole ferree : niente bere, niente stravizi durante i giorni dei concerti; poi disciplina e tanta applicazione”).                                             

In quel periodo fuori da casa sviluppa e perfeziona, tra l’altro, il suo talento di compositore, arrivando a scrivere il pezzo “Agent 00-soul”  -- ispirato ai film di James Bond –&nbssp; e che canta in una sua performance al night club “Twenty Grand” di Detroit, dove ad ascoltarlo c’è Lebaron Taylor.  Quel ragazzo e quella canzone gli restano fissi in mente, tanto che ne parla subito a Ed Wingate, proprietario dell’etichetta cittadina “Ric Tic” e famoso all’epoca per il suo fiuto come scopritore di talenti (nel tempo arriverà a  possedere anche le etichette “Golden World” e “Impact” n.d.a.).                                                                            

Lo stesso Ed Wingate non tarda a capire di trovarsi di fronte ad un ragazzo dalle grandissime potenzialità : pochi giorni ed il contratto da solista con la “Ric Tic” è preparato e sottoscritto. E' il 1965.

 

                     

 

  A quelle prime apparizioni a Detroit risale, tra l’altro, anche l’acquisizione dello pseudonimo di Edwin Starr, che deriva da una chiacchierata dell’artista con il manager del “Bill Doggett Combo”, il vecchio Don Briggs, il quale dice al giovane Charles - dopo essere rimasto meravigliato dalle sue prime serate con quella band – di non aver mai visto un ragazzo con la sua potenza vocale e la sua bravura :“ Tu, sono pronto a scommetterci, diventerai …una star “.     Come “cognome d’arte” sceglie. quindi di trascrivere quella previsione (“star”) biascicata dall’anziano manager, mentre come “nome” sceglie il proprio secondo nome : Edwin.                                                                                                                     

Il suo primo singolo con la “Ric Tic” - appunto “Agent 00-soul” [1965] -  è un successo incredibile, che resta per intere settimane nelle classifiche americane (numero 21 della pop chart e numero 8 della R&B chart) ;  la popolarità è tale che viene chiamato a girare un piccolo promo  insieme al vero 007, che in quegli anni è Sean Connery 

 

Con una hit del genere in mano Edwin capisce di dover sfruttare il momento, e si affretta (lui che aveva stipulato un contratto da solista) a cercare una band che lo supporti e sia disposta a partire immediatamente in  tour.   Pur cercando a lungo, a Detroit non trova nessun gruppo che lo soddisfa, tanto che decide di tornare a casa,  a Cleeveland, per rivolgersi ai suoi amici di sempre : i “Future Tones”.  Lo attende, però, una brutta sorpresa : il gruppo è pressoché disciolto; alcuni dei membri sono dovuti partire, a loro volta, per il servizio di leva, altri hanno trovato lavoro, e, dalla formazione originaria, sono rimasti solo in due : Gus Hawkins e Julius Robertson.     Edwin, comunque, non si perde d'animo : li convince in poco tempo a ritornare in pista e – con l’innesto di qualche ragazzo di Cleeveland – si riesce a portare sul palco una band decente.                                                                                                         

Di pochi mesi dopo è l’esplosione definitiva di Edwin Starr : uno dietro l’altro raggiungono i posti importanti delle classifiche classici come “Back street”- registrato nei primi mesi del 1966 -, "Headline news”, “Harlem (una b-side), anche se è solo con “Stop her on sight (S.O.S.) [1966] che esplode in America la Starr-mania e il ragazzo diventa un vero e proprio mito anche in Inghilterra, dove i più famosi soul club  fanno follie per averlo dal vivo.   Le prime visite nel Regno Unito, risalgono, infatti proprio all'inverno del 1966, quando per la prima volta il ragazzo di Cleeveland, sul'onda del successo, attraversa l'Oceano.

In quello stesso periodo Ed Wingate vuole strafare : nel momento in cui “Stop her om sight” comincia – dopo molte settimane ai primi posti della R&B chart - la inevitabile discesa verso le posizioni di bassa classifica, egli ha l’intuizione di unire Edwin Starr, J.J. Barnes e Steve Mancha (tutti sotto contratto con la Ric Tic) facendo nascere dal nulla un trio dal nome “The Holidays”, che ripropone un classico soul come “I’ll love you forever” e che, grazie allo stratagemma della creazione del gruppo, evita che ai primi posti della classifica vi siano formalmente due hit dello stesso Edwin Starr.                                     

E’ il periodo in cui tutto quel che Edwin tocca diventa oro, tanto che anche quell'esperimento improvvisato riesce e lo stesso Wingate deve formare un nuovo (falso) trio dal nome “The Holidays” per accontentare le richieste di performance in giro per l’America, dal momento che i tre cantanti originali sono impegnati nelle proprie tournè

 

 

Sunset Boulevard : il gigantesco pannello annuncia il concerto di Edwin Starr

(a destra) volantino del Twisted Wheel : 24 Gennaio 1970

                 

 

Scocca la fine degli anni Sessanta quando la Tamla Motown assorbe (1967) l’etichetta RicTic (nonché  la “Golden World” e la “Impact”).    Nei giorni della conclusione di quella importante trattativa, Edwin Starr è impegnato in una lunga turnè, ed in particolare il giorno in cui il manager Berry Gordy appone la firma ed acquisisce tutti i diritti legati alle tre etichette minori, egli ha in calendario una importante serata a New York, all’”Apollo Theater” dove deve esibirsi dopo “The Tempations”.                                                                       

Quando arriva in città, incontra nella hall dell’albergo proprio i “Temptations” ed in particolare, durante i rituali saluti, uno di loro gli dà il benvenuto nella grande famiglia della Motown.   Edwin al momento non comprende, e non si preoccupa di approfondire: lo spettacolo – che ha effettuato una grande prevendita – lo attende poche ore dopo.    Capisce tutto, però, il giorno dopo quando telefonando agli uffici della Ric-Tic si sente rispondere con la frase “Motown Records, may I help You ?”.

Arriva il 1969  e Edwin Starr è assente dalla sala di incisione da quasi due anni. Infatti la acquisizione, da parte della Motown, delle altre case discografiche minori di Detroit non si è conclusa al momento della firma di Berry Gordy, ma si è trascinata per moltissimi mesi in tribunale per la definizione esatta dei diritti spettanti ad ognuna delle due parti riguardo l'utilizzo delle  vecchie registrazioni. Il periodo di riposo forzato viene, comunque, lasciato alle spalle proprio in quello stesso anno grazie ad una memorabile performance nel famosissimo show televisivo di Detroit, il “Twenty Grand” (che a sua volta prendeva il nome dal già citato lussuosissimo night club della stessa città dove usavano fare serate i più famosi cantanti del periodo) nella quale Edwin porta sul palco un pezzo che aveva scritto in gran parte tre anni prima a Cleeveland e che nei mesi precedenti aveva ripreso, aggiustandolo definitivamente, pur senza riuscire a  convincere definitivamente quelli della Motown a metterlo su 45giri.                                                                     

Quando sale sul palco, perciò,quel brano (dal titolo “Twenty five miles”) è del tutto sconosciuto, ma il pubblico dopo la performance in tv dimostra di apprezzarlo e comincia a richiederlo insistentemente per radio.    Tanto basta alla Motown per fiutare un nuovo affare, e i dirigenti si decidono a dare il via libera all'incisione : naturalmente poche settimane dopo il brano è di nuovo in cima alle classifiche americane (numero 6 della “pop chart” e sul podio nella “R&B chart” nella primavera del 1969) e internazionali.    "Quando registrammo la canzone era inverno, e solo chi ci è stato può sapere quanto faccia freddo a Detroit in inverno.  Noi, per esagerare, passammo il confine e andammo a registrare un piccolo video addirittura in Canada.   Io ero ripreso mentre cantavo sotto una bufera di neve e vento e tutti quelli intorno al set dicevano ridendo : "Ragazzo mio, deve essere davvero speciale quella ragazza se per vederla (questo era il tema della canzone n.d.a.) fai 25 miglia a piedi con questo tempo".                                                  

Nello stesso album anche un altro pezzo raggiunge buoni risultati di gradimento come singolo : il poco conosciuto “I’m still a struggling man”.

Sono anni intensi : un pezzo dopo l’altro, un successo dopo l’altro.   E come se non bastasse, la Motown decide di continuare anche con Edwin Starr in una propria usanza, cioè quella di affiancare in duetti un cantante famoso ed uno sconosciuto, cercando in questo modo di favorirne il definitivo lancio.   Ad Edwin Starr tocca come compagno un ragazzo davvero mai sentito prima, tale Blinky Williams, con il quale deve registrare un album, contenente, in particolare, un pezzo - “We’ll find a way” – su cui la direzione della Motown è pronta a scommettere.       Strano ma vero, l’esperimento (che di solito aveva dato buoni risultati) in tal caso produce un fiasco colossale, con l’album “Just We two” che non sfonda in nessuna classifica. 

 

L’entrata nel nuovo decennio coincide il successo strepitoso dell’album “War and peace”, da tutti riconosciuto come il suo migliore lavoro.        La svolta del 1970 coincide con l'inizio della collaborazione di Edwin Starr con il compositore Norman  Whitfield, che negli anni precedente aveva costruito a tavolino il fenomeno "Temptations".                                                   

Nell' Lp viene abbandonato il classico suono “Motown” ( il noto musicologo Dave Marsh lo definì "half soul, half psychedelic freak out" ) e in quegli anni nei quali si pretende di ricostruire daccapo l’intera struttura sociale, si cercano, per quanto riguarda i testi, tematiche che – abbandonando la melensa tradizione - coinvolgano e rappresentino di più lo spirito della young America e dei giovani che si radunano a Woodstock.     Lo stesso Starr non è indenne dallo spirito “riformatore” e accompagna i suoi nuovi lavori (dal tono più potente e meno melodico) con atteggiamenti piuttosto stucchevoli  (risale a quel periodo la foto di copertina di “Greatest Hits” dove appare in una specie di Eden,  vestito solo di una tunica bianca – una specie di Jesus Christ superstar di colore – tenendo in mano una colomba [l’animale, non il classico dolce pasquale]).

Tra tutti i brani, il più famoso resta “War” [1970 ], con liriche dal forte contenuto politico, nelle quali l’opinione pubblica scorge una profonda condanna della condotta del Governo americano durante la guerra in Vietnam     [     War-I despise 'Cos it means destruction Of innocent lives / War means tears / To thousands of mothers how  / When their sons go off to fight / And lose their lives … ]   

"In realtà - dice Edwin - quando alla Motown venne steso il testo di War, non si voleva parlare del Vietnam; nella canzone, infatti, non c'è una sola volta la parola "Vietnam".    Ma il destino volle che la guerra scoppiasse davvero e che il testo si adattasse incredibilmente a quella situazione.  Il senso della canzone era molto più semplice : si parlava delle "guerre" e delle incomprensioni di tutti i giorni, tra parenti, tra vicini di casa...  Almeno io volevo dire questo; se poi è stata interpretata diversamente non è colpa mia". 

Per la verità, originariamente, il brano “War” - un pezzo del tutto secondario, secondo le intenzioni - è incluso nell’album “Psychedelic shack” dei "Temptations", ma, dopo l’uscita dell’album, in contemporanea con il salire della protesta anti-Vietnam, iniziano ad arrivare, sempre più numerose lettere alla Motown - per lo più provenienti da comitati studenteschi e da gruppi universitari pacifisti - perché pubblichi il pezzo anche come singolo.                                      

E' chiaro che il brano è sfuggito di mano agli stessi autori ed è diventato un vero e proprio inno politico.      Alla Motown, da sempre molto attenti al fattore vendite, non credono ai loro occhi :  subito chiamano i "Temptations" per registrare il singolo, ma questi tentennano, avanzando ogni volta qualche scusa.  " Loro erano già famosi e non volevano rischiare per nulla.  D'altra parte in quel periodo la tensione sociale era molto forte, e si doveva stare attenti a quel che si diceva. In questo senso "War" - in quanto "manifesto" sociale - era un'arma a doppio taglio : poteva vendere milioni di copie e farti diventare una star, ma in caso di insuccesso avrebbe decretato la fine della carriera di chi l'avesse cantata" 

Norman Whitfield chiede a Starr se almeno lui è disposto ad inciderla.  Quest’ultimo, che nei sei mesi precedenti non ha registrato niente ed è stuzzicato dall’idea, accetta la proposta nel pieno dell’estate del 1970.               La canzone resta in vetta per tre settimane, vendendo in breve due milioni e  mezzo di copie, fatto che gli vale un Grammy Award (“best R&B male vocal performance )  "Se devo citare una canzone per la quale vengo identificato agli occhi dell'opinione pubblica è proprio "War".  Sarà per lo scalpore che destò all'epoca, sarà forse per il fatto che è stata ripresa come colonna sonora di tantissimi film e documentari (come "Small soldiers" o "Rush hour") ma in America quella canzone la conoscono proprio tutti. Ed in Inghilterra è lo stesso"                             

In quel periodo si fanno più frequenti anche le sue visite oltreoceano.   Nel 1970 è chiamato al Twisted Wheel, dove un pubblico venuto da ogni parte del Nord dell’Inghilterra lo aspetta fremendo, anche se la sua performance è programmata per le 3 di mattina. Nonostante l’orario improbabile per una esibizione, apre con “Stop her on sight”, passa a “Headlines News” per finire con “Time”(un pezzo allora nuovo, composto in in collaborazione con Popcorn Wilye) : è apoteosi.                  

Tanto è il successo di quelle tournè che, a differenza di altre star della Motown, i dirigenti della etichetta di Detroit sono costretti ad aggiungere molte altre date in Gran Bretagna, finendo per confezionare un lunghissimo tour inglese, dove Edwin riscuote successi clamorosi.     

                                                                    

Nel 71 incide – sempre per la Motown – l’album “Involved”, il cui pezzo trainante dovrebbe essere “Stop the war now” (per un buon periodo tra le prime dieci nella R&B chart, e al ventiseiesimo posto nella pop chart).  In realtà, già nel momento in cui gli viene sottoposta l'idea, Edwin è piuttosto scettico sul pezzo, convinto che il pubblico sia stanco di canzoni sulla guerra, soprattutto dopo che egli stesso ne ha già fatta una solo un anno prima, ma i dirigenti della Motown lo convincono e un’altra volta ancora è successo.   "Di quella canzone l'unica cosa buona sono stati i soldi che ci ha fatto fare. Non mi è mai piaciuta, sin dall'inizio, e ho provato a dire a Whitfield e agli altri produttori che era troppo uguale a "War", ma non c'è stato nulla da fare.  D'altra parte loro ogni volta che trovavano una canzone che riusciva a vendere ripetevano quella formula fino alla nausea.  Basta vedere l'esempio dei "Four Tops" : in pochi mesi uscirono prima con "I can't help myself" e poi con "It's the same old song", che in pratica è la stessa canzone con le parole cambiate". (Per chi non conosce le due canzoni è un esperimento da fare : sono davvero uguali, tanto che, in genere, nelle compilations dedicate ai "Four Tops" se c'è un brano non c'è l'altro  n.d.a.).    

 

Si inizia, nel frattempo, ad aprire, per lui, una nuova strada : sono gli anni del Funk e Edwin Starr già possiede un repertorio aggressivo, ben adattabile alle nuove tendenze.   Gli basta poco per entrare da protagonista anche in quel mondo e nel ’72, infatti, lo fa da protagonista grazie al singolo “Funky music sho nuff turns me on”, un pezzo che con chitarre funky e armonica lo proietta ancora ai vertici della classifica.  Da dieci anni è, ormai uno degli artisti americani più famosi e ricchi.                               

Un altro capitolo della storia viene scritto nel 1974, quando Starr firma la colonna sonora del film “Black Caesar” , contenuta nell’album “Hell up in Harem”.  Il film è annunciato come un capolavoro ed è il seguito della saga sul boss Tony "big papa" Gibbs (interpretato da Fred Williamson).     In origine il regista hollywoodiano Larry Cohen opta per le musiche di James Brown, e quest’ultimo accetta ben volentieri; ma nel momento in cui il regista decide di escludere il brano “The Payback” – un pezzo in cui Brown crede molto e che spera di pubblicizzare attraverso il film – l’artista manda a monte, stizzito, l’intero progetto, lasciando nei guai il regista, che, in fretta e furia, si rivolge ad Edwin Starr.                                                                                            

Forse per la fretta di un progetto non ben studiato, “Hell up in Harlem” [1974] risulta il primo flop della sua carriera, che di lì a poco comincerà lentamente a prendere la via della discesa.                                                                                                       

 

Di quel periodo è, inoltre, la sua uscita di scena dalla Motown, e l’inizio di un periodo in cui inciderà pezzi per diverse case discografiche (“Granite” e “GTO”) fino ad approdare alla “20th Century Records” nel 1978.                               

Iniziano gli anni peggiori : nella ricerca di una rinascita si discosta dal soul classico per avvicinarsi a suoni più “disco”. L’emblema è “H.A.P.P.Y. Radio”, l’ultima hit dela cantante a essere suonata (sporadicamente) al Casino club di Wigan, pur senza riscuotere, neanche minimamente, il successo delle prime. Dello stesso tenore anche il famoso pezzo “Contact” estratto dall’ LP “Clean”. ("In realtà sono i giornalisti che etichettano i miei primi anni post-Motown come "negativi".  Per me sono stati solo anni in cui ho venduto di meno; ma, in realtà, ho iniziato a togliermi qualche soddisfazione, proponendo al pubblico cose nelle quali credevo").  

 

 

                                      

 Passati da poco i quarant’anni (precisamente nel 1984) si trasferisce in Inghilterra, inizialmente a Londra , dove viene accolto come un vero e proprio idolo e si riprende in fretta dalle delusioni patite in patria  ( nonchè dalla morte della madre, avvenuta nel 1983, dopo la quale dice “Adesso non ho davvero più una sola ragione di restare negli Stati Uniti),  dove la sua stella sembra ormai definitivamente al declino.  "Sono venuto in Inghilterra perchè qui potevo lavorare come volevo io. In America se non sei un rapper sei tagliato fuori, qui invece il soul e il funky sono sempre molto trandy,e c'è un incredibile lavoro di ricerca, dal momento che le giovani band ed i dj sono attenti nei loro lavori a raccogliere spunti dai classici del passato.   In America non avrei potuto fare altro che qualche sporadica apparizione, come una vecchia mummia". 

In Inghilterra – oltre a infinite tournè all’insegna del nothern e dei classici della motown dove fa registrare sempre il “sold out”- abbraccia la causa laburista, partecipando con gli Style Council nel sostegno alla causa dei minatori, durante l’epoca delle privatizzazioni del governo Thatcher.      

 Nel 1984 realizza per la “Streetwave” un indimenticabile album di tributo per la prematura scomparsa dell’amico Marvin Gaye

 Altro grande amico di Edwin Starr è rimasto nel tempo Wilson Pickett (“è rimasto semplice – dice di Pickett - come quand’era ragazzo. E' rimasto lo stesso ragazzo del 1960, di quando l'ho conosciuto per la prima volta. Una delle persone con cui esco più volentieri”), come è rimasta nel tempo la passione per Rick James , il mitico bassista funk, di cui Edwin conserva tutti gli album, da quelli degli anni ’70  all’ultimo Urban Rapsody del 1997. 

Il cinquantesimo compleanno coincide con la entrata di Edwin Starr nella scuderia di ian levine, con cui – etichetta “Motor city Recors” – incide alcuni remake dei suoi successi (tra cui spicca il rifacimento di 25 miles).      La stessa “25 miles” è, inoltre, alla base della sua "riscoperta" in questo ultimo decennio, dal momento che il brano,ripreso da un complesso semisconosciuto - “The three amigos” - ha conosciuto una seconda (o una terzza, visto il numero di remake) giovinezza  I tre amigos hanno rivitalizzato la canzone senza discostarsi troppo dall’originale, sono riusciti a catturare lo spirito del pezzo”.                   

La sensibilità ai temi sociale è confermata anche alla fine degli anni Novanta, quando,dopo il disastro ambientale lungo le coste del Belgio (la collisione di una petroliera che ha riversato tonnellate di greggio) incide una particolare versione di “Let it be” per le vittime del disastro insieme a Boy George (a proposito, anche lui ancora idolatrato nel Regno Unito), Mark Knopfer, e la splendida Kim Wilde.

Edwin, poi, appare in diversi tours, tra I quail  The return of the giants”, con “Four Tops” and “Temptations”, e più recentemente in “Dancing in the streets” con Martha Reeves e Mary Wilson come co-protagoniste.  "La scena northern è quella che mi dà più soddisfazioni, inutile dire di no.  In quel circuito facevo il "tutto esaurito" trenta anni fà, lo faccio ora  e, sono convinto, lo farò anche fra trent'anni.     Anche quando faccio normali concerti non mischio mai i vari periodi : magari inizio con i miei ultimi successi e poi dico "Ora un pò di northern" perchè so che molti sono venuti per potersi scatenare con i miei classici. Se proponessi quella decina di pezzi "mitici" mischiati al resto della mia produzione so già che farei loro un dispetto imperdonabile"                                                                                                              

 

Al giorno d’oggi non vive più a Londra, ma si è trasferito nel Warwichshire (nei dintorni di Birmingham) dove vive - da single - in un maniero quattrocentesco. Nella tranquillità di quella regione ha stabilito il proprio quartier generale : ogni tanto esce un nuovo lavoro, eseguito con la partecipazione di una backing band "The Team" ormai al suo fianco da molti anni; molte le collaborazioni con giovani artisti del posto "Sono in contatto con gli OceanColourScene, ho collaborato con Utah Saints e con molti altri artisti qui nelle Midlands, nel 1999 ho duettato con Bruce Springsten e, sembrerà strano, ma tra festival, concerti, collaborazioni artistiche e serate sono sempre impegnatissimo. D'altra parte sono venuto in Inghilterra per questo : per fare il lavoro che mi piace.  Quando mi chiedono : "Ma te lo saresti mai aspettato di entrare nel nuovo millennio essendo ancora sulla breccia ?", io sono solito rispondere "Certo! che pensavate che il mio sogno fosse quello di incidere un disco e poi sparire dalla circolazione? Ogni artista, nel momento in cui inizia, sogna di cantare per tutta la vita, possibilmente con un buon successo di pubblico".                                        

La conclusione della storia sembra, a questo punto, ormai chiara : l'Inghilterra è il suo futuro. Non mi manca niente degli Stati Uniti, sono felice qui. L' Inghilterra e una terra  based on nostalgia (lascio la frase originale n.d.a.) : soul boys e scooteristi mi sono sempre rimasti affezionati e da loro vengo sempre trattato benissimo. D’altra parte durante la mia vita ho sempre seguito, e voglio continuare a farlo, una filosofia : quella di stare solo con le persone che mi vogliono veramente bene”.   

* * * * * *

THE SUN - 3 / 4 / 2003

SAD NEW :  Edwin Starr Dies at 61  [  Wed, 2 Apr 2003 17:06:53  ]

It is with a very heavy heart that I have to inform you of the news that Edwin Starr passed away today at his home of a suspected heart attack. Many of us have seen Edwin live over the years and all have got great pleasure from his music. He really was a performer who lived up to his name and a real gent on the occasions I chatted with him. It is truly a sad sad day for Soulies everywhere.

Messages to his family and friends can be left at the guestbook of the official website at www.edwinstarr.net and I would ask all of you to take the time to at least pass on your sympathy to his family and to take the time out to post that message to a man who gave us so so much pleasure over the years.

Sleep well Edwin, a true soul brother and without doubt Agent Double O Soul      

From Chartbuster magazine :         

Edwin Starr dies at the age of 61 Earlier today Edwin Starr died at his Nottinghamshire home in the UK. 

We spoke to a deeply upset Lilian Kyle, Edwin’s long-time manager, who told Chatbusters it was either a heart attack or a stroke, "but nothing could be certain so soon after his death. " Edwin died between 2pm and 3pm Wednesday 2nd April 2003. The Medics tried so very hard to revive him but he just wouldn't come back," said Lilian with her voice trembling. " We are all in total shock, we just cannot comprehend what has happened..   Edwin has recently returned from Germany, performing two concerts in front of 20,000 people. They loved him. He just wanted to chill out for a few days before he started again in the UK. We knew he wasn't well but what can we say? We will all miss him terribly.

Chatbusters also spoke to Angelo, Edwin's brother. " We are all very, very sad," he said, obviously overcome with emotion.

                                                                                             indietro

 

 

Hosted by www.Geocities.ws

1