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Edwin Starr
Clarles
Hatcher (è questo il suo vero nome) nasce il 21 Gennaio del 1942 a
Nashville nel Tennessee (“dove
il sole ti spacca in quattro”, diceva Dan Peterson una ventina d’anni fa )
ma si sposta quasi subito (nel 1945) a Cleeveland, in
Ohio, dove il padre viene trasferito per motivi di lavoro.
A
Cleeveland trascorre la sua adolescenza e compie tutta la trafila scolastica
alla Cunard Jr High School (un
istituto
tecnico). Proprio tra le mura di quell’istituto, dal quale sono usciti già alcuni
giovani talenti (tra
i banchi di quello stesso istituto di Cleeveland si erano formati qualche anno
prima gruppi di discreta fama,
come “The LaSalles”)
Charles
si avvicina alla musica.
Il
nome del gruppo è ripreso – come tributo - da quello di un’altra band già
molto famosa in città, i “Metrotones”, che formatasi qualche anno
prima, aveva raggiunto un successo inaspettato nel circondario, godendo di un
seguito consistente. I legami
tra i due gruppi - che, al di là del nome, sono di reciproca ammirazione - si
fanno sempre più stretti, a causa dal fatto di provenire, oltre che dalla
stessa città, addirittura dallo stesso
quartiere. In particolare il cantante dei “Metrotones”, Sonny Turner (poi
sarà coi Platters),
prende in simpatia il giovane Charles e lo incoraggia e
non abbandonare la strada della musica.
I
"Future Tones" restano
insieme per alcuni anni, entusiasmando i teen-agers di Cleeveland, che si
dividono in due “fazioni” : cioè in fans dei “Future Tones”
ed in fans dei “Sahibs”, l’altra principale band cittadina,
formatasi alla Rawling Junior High School, e nella quale canta il giovane
Lou Ragland.
In
questo periodo (fine anni Cinquanta), i “Future Tones” riescono
a far parlare di sè tutta la città : memorabile una performance ai “Cedar
gardens” dove ricevono i complimenti di Joan Bias, così come altre serate
alla “Mercury Ballroom” e allo “Che Breau Club”. La loro fama, però, fa un balzo definitivo in avanti soprattutto dopo la
apparizione ad uno dei più famosi show televisivi della regione : il “Gene
Carroll talent show”. Lo show musicale fa in onda ogni fine settimana, e
consiste in un concorso tra giovani band che termina, a fine puntata, con la
votazione del pubblico : i "Future Tones" restano
campioni in carica per cinque settimane di fila, fatto che gli consente
di acquisire notevole fama nella zona del Lago Erie, anche se non tanto guadagno
(in quello show
il primo premio era un materasso ortopedico, da dividere (non si sa come) tra i
cinque componenti della band). In
seguito a quella apparizione televisiva, infatti, ottengono un ingaggio al “Chatterbox
club”, dove devono fare da band di apertura per le serate della già
famosa Billie Holiday; suonano inoltre al fianco di Lloyd Price e Chuck Jackson.
Arriva
il 1960 e con i diciotto anni arriva la chiamata di leva : Charles parte per il
servizio militare restando nell’esercito per 2 anni e mezzo, partecipando ad
alcune operazioni in Europa, in particolare in Germania.
Il congedo arriva alla fine del 1962, ed egli torna subito a Cleeveland convinto di riprendere là dove l'aveva lasciata, la strada intrapresa con i “Future Tones”,con l'intenzione, anzi, di provare a sfondare definitivamente. Appena a casa, però, si accorge che molto è cambiato, e nel corso di quei tanti mesi il gruppo ha perso l’aggressività e la voglia degli esordi; in pratica sta tirando avanti molto stancamente.
Ma Charles non ha intenzione di abbandonare il mondo della musica e coglie al volo al prima occasione : a Cleeveland arriva in tour un gruppo piuttosto conosciuto, il “Bill Doggett Combo” (quelli della hit "Honky Tonk" del 1956) , che tra l’altro è alla ricerca di un nuovo vocalist. Egli si presenta al gruppo, li invita ad una esibizione dei "Future Tones", ed ottiene di partecipare ad alcuni provini, che supera brillantemente; così per due anni (dal 1963 al 1965) parte in tour con loro, esperienza che gli serve, soprattutto, per avere il primo vero approccio professionale al mondo della musica ( “Di quel periodo ricordo le regole ferree : niente bere, niente stravizi durante i giorni dei concerti; poi disciplina e tanta applicazione”).
In quel periodo fuori da casa sviluppa e perfeziona, tra l’altro, il suo
talento di compositore, arrivando a scrivere il pezzo “Agent 00-soul”
-- ispirato ai film di James Bond –&nbssp; e che canta in una sua performance al night
club “Twenty Grand” di Detroit, dove ad ascoltarlo c’è Lebaron
Taylor. Quel ragazzo e quella canzone gli restano fissi in mente, tanto che ne parla
subito a Ed Wingate, proprietario dell’etichetta cittadina “Ric Tic”
e famoso all’epoca per il suo fiuto come scopritore di talenti (nel
tempo arriverà a possedere anche le etichette “Golden World” e “Impact”
n.d.a.).
Lo stesso Ed Wingate non tarda a capire di trovarsi di fronte ad un ragazzo dalle grandissime potenzialità : pochi giorni ed il contratto da solista con la “Ric Tic” è preparato e sottoscritto. E' il 1965.
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A quelle prime apparizioni a Detroit risale, tra l’altro, anche l’acquisizione dello pseudonimo di Edwin Starr, che deriva da una chiacchierata dell’artista con il manager del “Bill Doggett Combo”, il vecchio Don Briggs, il quale dice al giovane Charles - dopo essere rimasto meravigliato dalle sue prime serate con quella band – di non aver mai visto un ragazzo con la sua potenza vocale e la sua bravura :“ Tu, sono pronto a scommetterci, diventerai …una star “. Come “cognome d’arte” sceglie. quindi di trascrivere quella previsione (“star”) biascicata dall’anziano manager, mentre come “nome” sceglie il proprio secondo nome : Edwin.
Il
suo primo singolo con la “Ric Tic” - appunto “Agent 00-soul”
[1965] - è un successo
incredibile, che resta per intere settimane nelle classifiche americane (numero
21 della pop chart e numero 8 della R&B chart) ;
la popolarità è tale che viene chiamato a girare un piccolo promo
insieme al vero 007, che in quegli anni è Sean Connery
Con
una hit del genere in mano Edwin capisce di dover sfruttare il momento, e si
affretta (lui che aveva stipulato un contratto da solista) a cercare una band
che lo supporti e sia disposta a partire immediatamente in
tour. Pur cercando a lungo, a Detroit non trova nessun gruppo che lo soddisfa, tanto
che decide di tornare a casa, a
Cleeveland, per rivolgersi ai suoi amici di sempre : i “Future Tones”.
Lo attende, però, una brutta sorpresa : il gruppo è pressoché
disciolto; alcuni dei membri sono dovuti partire, a loro volta, per il servizio
di leva, altri hanno trovato lavoro, e, dalla formazione originaria, sono
rimasti solo in due : Gus Hawkins e Julius Robertson.
Di
pochi mesi dopo è l’esplosione definitiva di Edwin Starr : uno dietro l’altro
raggiungono i posti importanti delle classifiche classici come “Back street”-
registrato nei primi mesi del 1966 -, "Headline news”, “Harlem”
(una b-side), anche se è solo con “Stop her on sight (S.O.S.)”
[1966] che esplode in America la Starr-mania e il ragazzo diventa un vero e
proprio mito anche in Inghilterra, dove i più famosi soul club
fanno follie per averlo dal vivo.
In quello stesso periodo Ed Wingate vuole strafare : nel momento in cui “Stop her om sight” comincia – dopo molte settimane ai primi posti della R&B chart - la inevitabile discesa verso le posizioni di bassa classifica, egli ha l’intuizione di unire Edwin Starr, J.J. Barnes e Steve Mancha (tutti sotto contratto con la Ric Tic) facendo nascere dal nulla un trio dal nome “The Holidays”, che ripropone un classico soul come “I’ll love you forever” e che, grazie allo stratagemma della creazione del gruppo, evita che ai primi posti della classifica vi siano formalmente due hit dello stesso Edwin Starr.
E’ il periodo in cui tutto quel che Edwin tocca diventa oro, tanto che anche quell'esperimento improvvisato riesce e lo stesso Wingate deve formare un nuovo (falso) trio dal nome “The Holidays” per accontentare le richieste di performance in giro per l’America, dal momento che i tre cantanti originali sono impegnati nelle proprie tournè
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Scocca
la fine degli anni Sessanta quando la Tamla Motown assorbe (1967) l’etichetta
RicTic (nonché la “Golden World”
e la “Impact”). Nei giorni della conclusione di quella importante trattativa, Edwin Starr è
impegnato in una lunga turnè, ed in particolare il giorno in cui il manager
Berry Gordy appone la firma ed acquisisce tutti i diritti legati alle tre
etichette minori, egli ha in calendario una importante serata a New York, all’”Apollo
Theater” dove deve esibirsi dopo “The Tempations”.
Quando
arriva in città, incontra nella hall dell’albergo proprio i “Temptations”
ed in particolare, durante i rituali saluti, uno di loro gli dà il benvenuto
nella grande famiglia della Motown. Edwin al momento
non comprende, e non si preoccupa di approfondire: lo spettacolo – che ha
effettuato una grande prevendita – lo attende poche ore dopo. Capisce
tutto, però, il giorno dopo quando telefonando agli uffici della Ric-Tic si sente
rispondere con la frase “Motown Records, may I help You ?”.
Arriva il 1969 e Edwin Starr è assente dalla sala di incisione da quasi due anni. Infatti la acquisizione, da parte della Motown, delle altre case discografiche minori di Detroit non si è conclusa al momento della firma di Berry Gordy, ma si è trascinata per moltissimi mesi in tribunale per la definizione esatta dei diritti spettanti ad ognuna delle due parti riguardo l'utilizzo delle vecchie registrazioni. Il periodo di riposo forzato viene, comunque, lasciato alle spalle proprio in quello stesso anno grazie ad una memorabile performance nel famosissimo show televisivo di Detroit, il “Twenty Grand” (che a sua volta prendeva il nome dal già citato lussuosissimo night club della stessa città dove usavano fare serate i più famosi cantanti del periodo) nella quale Edwin porta sul palco un pezzo che aveva scritto in gran parte tre anni prima a Cleeveland e che nei mesi precedenti aveva ripreso, aggiustandolo definitivamente, pur senza riuscire a convincere definitivamente quelli della Motown a metterlo su 45giri.
Quando sale sul palco, perciò,quel brano (dal titolo “Twenty five miles”) è del tutto sconosciuto, ma il pubblico dopo la performance in tv dimostra di apprezzarlo e comincia a richiederlo insistentemente per radio. Tanto basta alla Motown per fiutare un nuovo affare, e i dirigenti si decidono a dare il via libera all'incisione : naturalmente poche settimane dopo il brano è di nuovo in cima alle classifiche americane (numero 6 della “pop chart” e sul podio nella “R&B chart” nella primavera del 1969) e internazionali. "Quando registrammo la canzone era inverno, e solo chi ci è stato può sapere quanto faccia freddo a Detroit in inverno. Noi, per esagerare, passammo il confine e andammo a registrare un piccolo video addirittura in Canada. Io ero ripreso mentre cantavo sotto una bufera di neve e vento e tutti quelli intorno al set dicevano ridendo : "Ragazzo mio, deve essere davvero speciale quella ragazza se per vederla (questo era il tema della canzone n.d.a.) fai 25 miglia a piedi con questo tempo".
Nello
stesso album anche un altro pezzo raggiunge buoni risultati di gradimento come
singolo : il poco conosciuto “I’m still a struggling man”.
Sono
anni intensi : un pezzo dopo l’altro, un successo dopo l’altro. E come se non bastasse, la Motown decide di continuare anche con Edwin
Starr in una propria usanza, cioè quella di affiancare in duetti un cantante
famoso ed uno sconosciuto, cercando in questo modo di favorirne il definitivo
lancio. Ad Edwin Starr tocca come compagno un ragazzo davvero
mai sentito prima, tale Blinky Williams, con il quale deve registrare un album,
contenente, in particolare, un pezzo - “We’ll find a way” – su
cui la direzione della Motown è pronta a scommettere. Strano ma vero, l’esperimento
(che di solito aveva dato buoni
risultati) in tal caso produce un fiasco colossale, con l’album “Just We
two” che non sfonda in nessuna classifica.
L’entrata
nel nuovo decennio coincide il successo strepitoso dell’album “War and peace”,
da tutti riconosciuto come il suo migliore lavoro.
Nell' Lp viene abbandonato il classico suono “Motown”
(
il noto musicologo Dave Marsh lo definì "half soul, half psychedelic freak
out" ) e in quegli anni nei quali si
pretende di ricostruire daccapo l’intera struttura sociale, si cercano, per
quanto riguarda i testi, tematiche che – abbandonando la melensa tradizione -
coinvolgano e rappresentino di più lo spirito della young America e dei
giovani che si radunano a Woodstock.
Tra
tutti i brani, il più famoso resta “War” [1970 ], con liriche dal forte
contenuto politico, nelle quali l’opinione pubblica scorge una profonda
condanna della condotta del Governo americano durante la guerra in Vietnam [
… War-I
despise
"In realtà - dice Edwin - quando alla Motown venne steso il testo di War, non si voleva parlare del Vietnam; nella canzone, infatti, non c'è una sola volta la parola "Vietnam". Ma il destino volle che la guerra scoppiasse davvero e che il testo si adattasse incredibilmente a quella situazione. Il senso della canzone era molto più semplice : si parlava delle "guerre" e delle incomprensioni di tutti i giorni, tra parenti, tra vicini di casa... Almeno io volevo dire questo; se poi è stata interpretata diversamente non è colpa mia".
Per la verità, originariamente, il brano “War” - un pezzo del tutto secondario, secondo le intenzioni - è incluso nell’album “Psychedelic shack” dei "Temptations", ma, dopo l’uscita dell’album, in contemporanea con il salire della protesta anti-Vietnam, iniziano ad arrivare, sempre più numerose lettere alla Motown - per lo più provenienti da comitati studenteschi e da gruppi universitari pacifisti - perché pubblichi il pezzo anche come singolo.
E' chiaro che il brano è sfuggito di mano agli stessi autori ed è diventato un
vero e proprio inno politico.
Norman
Whitfield chiede a Starr se almeno lui è disposto ad inciderla. Quest’ultimo,
che nei sei mesi precedenti non ha registrato niente ed è stuzzicato dall’idea,
accetta la proposta nel pieno dell’estate del 1970.
La canzone resta in vetta per tre settimane, vendendo in breve due
milioni e mezzo di copie, fatto che gli vale un Grammy Award (“best
R&B male vocal performance )
In
quel periodo si fanno più frequenti anche le sue visite
oltreoceano. Nel 1970 è chiamato al Twisted Wheel, dove un pubblico venuto da ogni parte del
Nord dell’Inghilterra lo aspetta fremendo, anche se la sua performance è
programmata per le 3 di
mattina. Nonostante l’orario improbabile per una esibizione, apre con “Stop
her on sight”, passa a “Headlines News” per finire con “Time”(un
pezzo allora nuovo, composto in in collaborazione con Popcorn Wilye) : è
apoteosi.
Tanto è il successo di quelle tournè che, a differenza di altre star della Motown, i dirigenti della etichetta di Detroit sono costretti ad aggiungere molte altre date in Gran Bretagna, finendo per confezionare un lunghissimo tour inglese, dove Edwin riscuote successi clamorosi.
Nel
71 incide – sempre per la Motown – l’album “Involved”, il cui pezzo
trainante dovrebbe essere “Stop the war now” (per
un buon periodo tra le prime dieci nella R&B chart, e al
ventiseiesimo posto nella pop chart).
In realtà, già nel momento in cui gli viene sottoposta l'idea, Edwin è
piuttosto scettico sul pezzo, convinto che il pubblico sia stanco di canzoni
sulla guerra, soprattutto dopo che egli stesso ne ha già fatta una solo un anno
prima, ma i dirigenti della Motown lo convincono e un’altra volta ancora è
successo.
Si
inizia, nel frattempo, ad aprire, per lui, una nuova strada : sono gli anni
del Funk e Edwin Starr già possiede un repertorio aggressivo, ben adattabile
alle nuove tendenze. Gli
basta poco per entrare da protagonista anche in quel mondo e nel ’72, infatti,
lo fa da protagonista grazie al singolo “Funky music sho nuff turns me on”,
un pezzo che con chitarre funky e armonica lo proietta ancora ai vertici della
classifica. Da dieci anni è, ormai
uno degli artisti americani più famosi e ricchi.
Un
altro capitolo della storia viene scritto nel 1974, quando Starr firma la
colonna sonora del film “Black Caesar” , contenuta nell’album “Hell
up in Harem”.
Forse
per la fretta di un progetto non ben studiato, “Hell up in Harlem”
[1974] risulta il primo flop della sua carriera, che di lì a poco comincerà
lentamente a prendere la via della discesa.
Di quel periodo è, inoltre, la sua uscita di scena dalla Motown, e l’inizio di un periodo in cui inciderà pezzi per diverse case discografiche (“Granite” e “GTO”) fino ad approdare alla “20th Century Records” nel 1978.
Iniziano gli anni peggiori : nella ricerca di una rinascita si discosta dal soul
classico per avvicinarsi a suoni più “disco”. L’emblema è “H.A.P.P.Y.
Radio”, l’ultima hit dela cantante a essere suonata (sporadicamente) al
Casino club di Wigan, pur senza riscuotere, neanche minimamente, il successo
delle prime. Dello stesso tenore anche il famoso pezzo “Contact”
estratto dall’ LP “Clean”.
Passati da poco i quarant’anni (precisamente nel 1984) si trasferisce in Inghilterra, inizialmente a Londra , dove viene accolto come un vero e proprio idolo e si riprende in fretta dalle delusioni patite in patria ( nonchè dalla morte della madre, avvenuta nel 1983, dopo la quale dice “Adesso non ho davvero più una sola ragione di restare negli Stati Uniti”), dove la sua stella sembra ormai definitivamente al declino. "Sono venuto in Inghilterra perchè qui potevo lavorare come volevo io. In America se non sei un rapper sei tagliato fuori, qui invece il soul e il funky sono sempre molto trandy,e c'è un incredibile lavoro di ricerca, dal momento che le giovani band ed i dj sono attenti nei loro lavori a raccogliere spunti dai classici del passato. In America non avrei potuto fare altro che qualche sporadica apparizione, come una vecchia mummia".
In
Inghilterra – oltre a infinite tournè all’insegna del nothern e dei
classici della motown dove fa registrare sempre il “sold out”- abbraccia la
causa laburista, partecipando con gli Style Council nel sostegno alla
causa dei minatori, durante l’epoca delle privatizzazioni del governo Thatcher.
Nel
1984 realizza per la “Streetwave” un indimenticabile album di tributo
per la prematura scomparsa dell’amico Marvin Gaye
Altro grande amico di Edwin Starr è rimasto nel tempo Wilson Pickett (“è rimasto semplice – dice di Pickett - come quand’era ragazzo. E' rimasto lo stesso ragazzo del 1960, di quando l'ho conosciuto per la prima volta. Una delle persone con cui esco più volentieri”), come è rimasta nel tempo la passione per Rick James , il mitico bassista funk, di cui Edwin conserva tutti gli album, da quelli degli anni ’70 all’ultimo Urban Rapsody del 1997.
Il cinquantesimo compleanno coincide con la entrata di Edwin Starr nella scuderia di ian levine, con cui – etichetta “Motor city Recors” – incide alcuni remake dei suoi successi (tra cui spicca il rifacimento di 25 miles). La stessa “25 miles” è, inoltre, alla base della sua "riscoperta" in questo ultimo decennio, dal momento che il brano,ripreso da un complesso semisconosciuto - “The three amigos” - ha conosciuto una seconda (o una terzza, visto il numero di remake) giovinezza “I tre amigos hanno rivitalizzato la canzone senza discostarsi troppo dall’originale, sono riusciti a catturare lo spirito del pezzo”.
La
sensibilità ai temi sociale è confermata anche alla fine degli anni Novanta,
quando,dopo il disastro ambientale lungo le coste del Belgio (la collisione di
una petroliera che ha riversato tonnellate di greggio) incide una particolare
versione di “Let it be” per le vittime del disastro insieme a Boy George
(a
proposito, anche lui ancora idolatrato nel Regno Unito),
Mark Knopfer, e la splendida Kim Wilde.
Edwin,
poi, appare in diversi tours, tra I quail “The
return of the giants”, con “Four Tops” and “Temptations”,
e più recentemente in “Dancing in the streets” con Martha Reeves e
Mary Wilson come co-protagoniste.
Al giorno d’oggi non vive più a Londra, ma si è trasferito nel Warwichshire (nei dintorni di Birmingham) dove vive - da single - in un maniero quattrocentesco. Nella tranquillità di quella regione ha stabilito il proprio quartier generale : ogni tanto esce un nuovo lavoro, eseguito con la partecipazione di una backing band "The Team" ormai al suo fianco da molti anni; molte le collaborazioni con giovani artisti del posto "Sono in contatto con gli OceanColourScene, ho collaborato con Utah Saints e con molti altri artisti qui nelle Midlands, nel 1999 ho duettato con Bruce Springsten e, sembrerà strano, ma tra festival, concerti, collaborazioni artistiche e serate sono sempre impegnatissimo. D'altra parte sono venuto in Inghilterra per questo : per fare il lavoro che mi piace. Quando mi chiedono : "Ma te lo saresti mai aspettato di entrare nel nuovo millennio essendo ancora sulla breccia ?", io sono solito rispondere "Certo! che pensavate che il mio sogno fosse quello di incidere un disco e poi sparire dalla circolazione? Ogni artista, nel momento in cui inizia, sogna di cantare per tutta la vita, possibilmente con un buon successo di pubblico".
La conclusione della storia
sembra, a questo punto, ormai chiara : l'Inghilterra è il suo futuro.
“Non mi manca niente degli Stati Uniti, sono felice qui. L'
Inghilterra e una terra based on
nostalgia (lascio
la frase originale n.d.a.)
: soul boys e scooteristi mi sono sempre rimasti affezionati e da loro vengo
sempre trattato benissimo.
* * * * * *
THE SUN - 3 / 4 / 2003
SAD NEW : Edwin Starr Dies at 61 [ Wed, 2 Apr 2003 17:06:53 ]
It is with a very heavy heart that I have to inform you of the news that Edwin Starr passed away today at his home of a suspected heart attack. Many of us have seen Edwin live over the years and all have got great pleasure from his music. He really was a performer who lived up to his name and a real gent on the occasions I chatted with him. It is truly a sad sad day for Soulies everywhere.
Messages to his family and friends can be left at the guestbook of the official website at www.edwinstarr.net and I would ask all of you to take the time to at least pass on your sympathy to his family and to take the time out to post that message to a man who gave us so so much pleasure over the years.
Sleep well Edwin, a true soul brother and without doubt Agent Double O Soul
From Chartbuster magazine :
Edwin Starr dies at the age of 61 Earlier today Edwin Starr died at his Nottinghamshire home in the UK.
We spoke to a deeply upset Lilian Kyle, Edwin’s long-time manager, who told Chatbusters it was either a heart attack or a stroke, "but nothing could be certain so soon after his death. " Edwin died between 2pm and 3pm Wednesday 2nd April 2003. The Medics tried so very hard to revive him but he just wouldn't come back," said Lilian with her voice trembling. " We are all in total shock, we just cannot comprehend what has happened.. Edwin has recently returned from Germany, performing two concerts in front of 20,000 people. They loved him. He just wanted to chill out for a few days before he started again in the UK. We knew he wasn't well but what can we say? We will all miss him terribly."
Chatbusters also spoke to Angelo, Edwin's brother. " We are all very, very sad," he said, obviously overcome with emotion.