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Say it loud : I like "un raggio di soul" and I'm proud !

Quante volte si è sentito dire che il soul è una cultura  ?  "Un raggio di soul" prende in esame alcuni aspetti della realtà sociale della comunità Afro-Americana degli anni Sessanta e Settanta, sperando che queste pillole di "black life" servano ai visitatori da stimolo per approfondire autonomamente il legame di tali avvenimenti con l'universo della soul music : non pretenderete mica di imparare tutta la storia dei neri d'America su questo sito ?

 

Mai come negli anni Sessanta e Settanta la commistione  - all'interno della comunità nera americana -  tra musica e consapevolezza sociiale fu così forte : se è vero che la tradizione musicale era già da tempo il più forte fattore che cementava le povere famiglie nere dei sobborghi metropolitani, cresciute tutte al suono degli stessi brani blues e gospel, tuttavia in questo periodo  i brani scanditi dalle radio andarono oltre il  mero intrattenimento  e annunciarono agli interi States  l'inizio di una vera e propria rivoluzione culturale : le canzoni  divennero, da rifugio consolatorio,  dei veri e propri "inni di battaglia".

La tradizione dominante, quella blues, aveva portato avanti da secoli  un insieme di tematiche che affondavano le radici nelle antiche vicende dei negri d'America, nella storia dolorosa di un popolo strappato con la violenza alla propria patria : l'Africa.   Fino ai primi del 1900, pertanto, gli argomenti affrontati dalla musica nera erano rimasti - pur con un naturale adattamento ai tempi correnti - quelli classiche : si parlava delle condizioni disagiate di una moltitudine di niggers (era questo il dispregiativo col quale venivano indicati gli appartenenti alla minoranza Afro-Americana) sfruttati e completamente estranei ai costumi e alla civiltà della nuova terra.   E con l'avvento dei primi brani soul  la storia, sostanzialmente non cambiò.

 

L' early soul, infatti, non parlava più di lavoro nei campi,  ma tratteggiava,  il più delle volte in modo auto-commiserativo,  le condizioni dei neri emigrati in massa nelle grandi metropoli americane, raccontando vicende altrettanto penose che si ambientavano nei ghetti urbani di Atlanta, Memphis, Detroit e Chicago ( in posti come Chicago e Detroit, infatti, i negri erano più di un terzo, mentre a Washington e Newark rappresentavano più della metà della popolazione)  La loro situazione sociale, infatti, era molto grave ed essi rappresentavano la fascia più povera e disperata della società : gente che viveva in uno stato di incoscienza ideologica, incapace di riscattarsi dalla propria totale dipendenza, economica, politica e psicologica dai bianchi.

Inoltre quei neri dei ghetti, disposti a fare i lavori più sporchi per conto dei bianchi, non facevano altro che danneggiarsi e peggiorare le proprie condizioni agli occhi dell'opinione pubblica, dal momento che in quel modo, andavano a confermare tutti gli stereotipi dell’immaginario popolare attribuiti al “cosiddetto negro”, secondo i quali l' Afro-Americano era sempre immorale, indolente, ignorante, pigro, disonesto e naturalmente incapace di condurre un’esistenza degna di un essere umano civile : in sostanza disadattati da sfruttare, talmente imbottiti di stupefacenti da essere incapaci di ragionare con la propria testa e di reagire.   In questo contesto subentrarono, nelle canzoni, temi come il vagabondaggio, la lotta per un misero posto di lavoro, l'emarginazione sociale e l'intolleranza razziale.

 

Ad un certo punto questo punto di vista cambiò.  Vi fu un momento, nella metà degli anni Sessanta, nel quale la comunità Afro-Americana  acquisì i primi sprazzi di consapevolezza e maturò la necessità di un maggiore impegno, di un maggior coinvolgimento di tutte le proprie componenti a favore di un miglioramento, ormai visto come necessario. La musica, in tale periodo, non fece altro che seguire questa corrente ed in breve, quasi senza accorgersene i testi delle canzoni mutarono completamente.

Una pietra miliare nella storia del riscatto e della presa di coscienza della comunità nera fu, senza dubbio, l'ascesa del movimento di protesta capitanato da Martin Luther King che portò all'emanazione del "Civil Right Acts". 

Il celebre Martin Luther King era, infatti, i presidente del "Southern Cristian Leadership Council" e spese gran parte della propria vita organizzando marce, scioperi e manifestazioni al fine di richiamare l'attenzione sulla condizione di sistematica discriminazione cui erano sottoposti i negri d'America.  Il suo credo era la "nonviolent confrontation", un metodo di lotta tanto efficace quanto spettacolare (i sit-in erano partecipatissimi, le marce un fiume di gente) e che raggiunse sostanzialmente il suo scopo proprio per il fatto di riuscire a far pensare gran parte dell'opinione pubblica senza spaventarla.   I mass-media, infatti, erano letteralmente affascinate - e concedevano, di conseguenza, largo spazio -  a questa figura di Pastore che riusciva a muovere folle immense senza far ricorso a slogan "battaglieri" e senza creare danneggiamenti o allarme sociale

Il movimento di protesta nero ( Civil Rights Movement ) negli Stati Uniti d’America ebbe, quindi,  inizio in modo moderato e riformista, con il celebre "Montgomery Bus Boycott " : quando, nel  Dicembre 1955 una donna di colore, Rosa Parks, venne arrestata per essersi rifiutata di cedere il proprio posto in autobus ad un uomo bianco,  Martin Luther King organizzò un boicottaggio contro la società degli autobus che portò l'intera comunità colored di Montgomery (50.000 persone) a disertare il trasporto pubblico per 381 giorni 

Ugualmente nota fu anche la protesta del 1960 quando quattro ragazzi negri si videro rifiutare un caffè in un bar di Greensboro e restarono seduti ad oltranza.   L'apice venne toccato quando a Selma (in Alabama, nel Sud, dove l'odio verso i neri era più forte e radicato) venne proibito agli uomini di colore di entrare nel seggio a votare : lo sdegno della black community  fu grande e sempre Martin Luther King organizzò ( 7 Marzo 1965 ) una grandiosa quanto inaspettata marcia da Selma a Montgomery, che toccò le coscienze di tutti i neri d'Americai.  La televisione, infatti, immortalò i poliziotti che, a suon di manganellate ed idranti, costringevano il corteo a sciogliersi, mentre a terra, donne e bambini insanguinati, venivano aggrediti dalle unità cinofile.  Di fronte a tanta violenza, il Governo cercò di correre ai ripari e permise ai partecipanti di rifare la marcia in modo "ufficiale" dieci giorni dopo : il 17 Marzo, quando furono addirittura 40.000 i neri che si incamminarono verso Montgomery.  Poi - a seguito delle proteste - ad Agosto, il presidente Johnson fu costretto a garantire il diritto di voto ai negri del Sud.        

L' eco della marcia verso Montgomery fu così grande che gli "Staple Singers" scrissero addirittura  un brano, "Freedom Highway",  per commemorare l'evento e da quel momento smisero di incidere brani gospel per dedicarsi al soul e ad album più impegnati.  Pochi anni dopo registrarono, infatti, il singolo "I'll Take You There" , nel quale auspicavano un futuro migliore (" I know a place where ain't nobody dyin', ain't nobody worried, ain't no cryin' faces .." ) , nonchè "Respect Yourself" brano che invitava a prendere coscienza della tragica situazione vissuta dai neri

In ogni caso il "Civil Rights Movement"  non risolse tutti i problemi della comunità nera : esso ebbe pregi ma anche  difetti. 

Una delle pecche del Civil Rights Movement  fu quella di credere con troppo ottimismo nella possibilità di  ottenere la trasformazione sociale che essi chiedevano all’interno del quadro istituzionale esistente. In realtà la società americana era ancora troppo profondamente razzista per sperare di cambiarla con dei sit-in.   Un grande merito, però, fu quello di avere sviluppato nuove e più avanzate forme di organizzazione politica delle masse nere per ottenere l’uguaglianza giuridica, garantita dalla Costituzione e continuamente violata: sforzi che miravano soprattutto alla registrazione per il voto negli stati del Sud, alla lotta contro la discriminazione sul luogo di lavoro e nelle scuole

Un altro grande successo di Martin Luther King fu il fatto di riuscire a convincere ( dopo l'assassinio di John F. Kennedy ) il Presidente  Lyndon Johnson a promulgare il "Civil Right Act" (1964)  e ad istituìre la "Equal Employment Opportunity Commission".  In particolare il "Civil Rights Act" approvato dal Senato (73 voti contro 27) ampliava le misure protettive e i poteri federali per combattere la discriminazione razziale : aboliva ogni tipo di discriminazione nei luoghi pubblici, nell’impiego e nei sindacati dei lavoratori, iniziava la de-segregazione nelle scuole e metteva fuori legge il diffuso sabotaggio del XV emendamento della Costituzione, cioè il diritto al voto.

In pochi anni i diritti dei neri si erano estesi in modo inimmaginabile, e quelle prime concessioni crearono una atmosfera di grande entusiasmo e di altrettanto grandi aspettative per il futuro. Aspettative che andarono deluse dal momento che l'opinione pubblica americana non aveva saputo accompagnare a quei cambiamenti legislativi un cambiamento di mentalità e gli episodi di discriminazioni contro gli Afro-Americani continuavano in modo scientifico. 

La frustrazione per una permanente condizione di minorità sociale portò all'aperto scontro sociale tra bianchi (che si sentivano minacciati da quelle che consideravano concessioni esagerate ai negroes) e neri e causò ripetuti episodi di violenza, con vere e proprie sommosse a Los Angeles (1962) dove la polizia fece irruzione nella moschea della "Nazione dell'Islam" di Los Angeles, uccidendo un negro e ferendone altri 11, ad Harlem (1964), a Watts (12 - 19 Agosto 1965) con 34 negri uccisi e 3500 arresti,  a Detroit e a Newark (1966). 

Le coscienze si erano mosse e ormai la minoranza colored era pronta ad una vera e propria "rivolta".  Gli scarsi risultati ottenuti con la lotta nel Sud ( rispetto ai sacrifici sostenuti e alle energie impiegate) , il peggioramento della condizione dei neri al Nord provocarono una svolta fondamentale nelle organizzazioni più combattive del movimento nero.  In molti abbandonarono la "non-violenza" come strumento di lotta ed elaborarono il concetto di "Black Power".   I testi delle canzoni smisero di parlare di fratellanza e di tolleranza e iniziarono a farsi più aggressivi : per la prima volta volta vennero pronunciate parole come "rivolta", "rivoluzione" e "lotta"

La figura politica di maggior rilievo di questo nuovo indirizzo fu quella di Malcolm X,  che già da tempo aveva sviluppato una strategia politica rivoluzionaria dall'alto della propria carica di Ministro Nazionale della setta "Nation of Islam".   Inizialmente Malcolm  seppe infuocare i suoi seguaci attraverso l’odio, e proprio The Hate That Hate Produced ( L’odio che ha prodotto l’odio”) era il titolo della trasmissione televisiva che per prima (1959) l'aveva presentato al pubblico : “Chi non odia il suo oppressore é un criminale, perché gli permette di opprimere” aveva detto all'America.  Per lui l’odio non era un fine, ma un mezzo per reagire contro chi odia. Odio verso tutti i bianchi  - “i diavoli dagli occhi azzurri” - odio pieno di rancore, finalizzato a far sì che la comunità nera prendesse coscienza delle  proprie condizioni e reagisse. 

L’obiettivo di Malcolm era ricostruire nella sua gente una forte identità, l’identità Afro-Americana, con la coscienza di un grandioso passato in Africa e di un futuro di lotte per la libertà sostanziale in America.  A causa di ciò,  Malcolm veniva spesso accusato perché “seminava odio”, anche se - per la verità - egli non  non invitò mai direttamente alla violenza, ma rivendicava il diritto dei neri di difendersi, se attaccati, con ogni mezzo necessario : anche con la violenza. Diceva infatti :  “Il nero d’America non può essere assolutamente biasimato per il suo odio, sta solo reagendo a quattrocento anni di oppressione, sfruttamento e discriminazione”. “Che il bianco chieda al negro se é vero che questi lo odia, é come se il lupo chiedesse all’agnello: mi odi? L’uomo bianco non é nella posizione morale di accusare di odio nessun altro che se stesso...Credo nell’ira. La Bibbia dice che c’é anche un tempo per l’ira”

  

  

    Martin Luther King  e  Malcolm X

   Lo stemma delle "Black Panthers"   

         

 

Arrivando al campo musicale, ben presto i primi esempi (quali quello dei già detti "Staple Singers" )  furono seguiti da altri artisti, ed anche i più noti sostennero con vigore  la causa della riscossa nera e dell'anti-razzismo : la stessa Aretha Franklin - già molto famosa - oltre a cantare ai funerali di Martin Luther King (assassinato il 4 Aprile 1968 a Memphis, durante uno sciopero dei lavoratori della nettezza urbana)  passò presto dal gospel (era figlia del Reverendo C.L. Franklin) al soul e iniziò a scuotere dal torpore i fratelli del ghetto attraverso brani come "Respect"; una rielaborazione del brano di Otis Redding.   Anche Sam Cooke non si tirò indietro e scrisse il brano " A Change Is Gonna Come", nel quale le liriche erano esplicite ( It's been a long, long time coming  /  But I know a change gonna come  /  Oh, yes it is.  |...|  There's been times that I thought  /  I wouldn't last for long  / But now I think I'm able to carry on / It's been a long, long time coming / But I know a change is gonna come /  Oh, yes it will )

Un grande passo, nel senso dell'impegno sociale, lo fece anche James Brown il quale compose l'inno "Say It Loud" ("Say it loud ... I'm black and I'm proud") un brano che risuonò a lungo per le strade delle periferie (in molti ricordano che i primi tempi, il brano aveva suscitato tanto scalpore e partecipazione che ad ogni passaggio in radio era consuetudine, per gli Afro-Americani, girare al massimo la rotella del volume e far risuonare quelle parole quanto più forte possibile )  e che permise all'artista di essere riconosciuto come uno dei principali portavoce della comunità nera, tanto che alla morte di Martin Luther King fu invitato in televisione dai rappresentanti governativi per cercare di convincere i "fratelli" sparsi in tutta America a far cessare i tumulti, che stavano sviluppandosi in ogni dove.  Come curiosità, c'è da dire che, in risposta a questo brano di James Brown,  Vic Waters & the Entertainers pubblicarono "I'm White, I'm Allright". 

Altri brani simbolo furono "Young, Gifted and Black", "Save the Babies" di Marvin Gaye, "Abraham, Martin and John" di Smokey Robinson & the Miracles ( Didn't you love the things they stood for, / Didn't they try to find some good for you and me, / And we'll be free, / Someday soon it's gonna be one day ) nonchè la celebre "War" di Edwin Starr che non parlava tanto della contemporanea guerra in Vietnam, quanto della guerra fratricida tra coloro che volevano una società fondata sull'odio e sul colore della pelle.    

Negli anni Settanta il legame tra "musica nera" e "rivolta nera" si fece ancora più stretto ed esplicito, ed i messaggi - come detto - divennero più crudi e diretti.  A parte il soul, tutto l'universo della black music  si schierò dalla parte dell'impegno culturale :anche  il raggae e sopratutto il funk, con la sua carica di aggressività, tennero desta l'attenzione delle coscienze nere.  Ormai quella di "cantare la ribellione" era diventata una consuetudine e se nel primi anni Sessanta i brani inneggianti alla rivolta erano relativamente pochi, nel decennio successivo gli esempi si sprecarono.   

Tra i brani simbolo vi furono "Move On Up" di Curtis Mayfield, la ripresissima  "We Are Family" ( Ev'ryone can see we're together / As we walk on by / (FLY!) and we fly just like birds of a feather / I won't tell no lie / (ALL!) all of the people around us they say / Can they be that close / Just let me state for the record / We're giving love in a family dose |...|   We are familly ! .. ) Lo stesso Bob Marley cantò "Get up, stand up for your rights", ed un grande contributo lo diede anche Gil Scott-Heron (quello dell'album "There's A Riot Goin' On" ) con un brano che scosse l'America : "The Revolution Won't Be Televised", una canzone che ancora oggi è scandita come inno ( You will not be able to stay home, brother./ You will not be able to plug in, turn on and cop out./ You will not be able to lose yourself on skag and skip, / Skip out for beer during commercials,/ Because the revolution will not be televised.

The revolution will not be televised./ The revolution will not be brought to you by Xerox / In 4 parts without commercial interruptions./ The revolution will not show you pictures of Nixon / blowing a bugle and leading a charge by John / Mitchell, General Abrams and Spiro Agnew to eat hog maws confiscated from a Harlem sanctuary.).

Anche i "Chi-lites" pubblicarono - per la "Eugene Records" -  un brano molto esplicito : "t;(For God's Sake) Give More Power To The People". (For God's sake, you got to give more power to the people

There's some people up there hoggin' everything // Tellin' lies, givin' alibis about the people's money and things  //  And if they gonna throw it away, might as well give some to me  //  Yeah they seen and heard it, but never had misery  //  There are some people who are starvin' to death  //  Never knew but only hate us, and they never had happiness  //  Oh, oh, oh, if you don't have enough to eat, how can you think of love  //  You don't have the time to care so it's crime you're guilty of, oh yeah
For God's sake, you got to give more power to the people
For God's sake, why don't you give more power to the people

Oltre all'introduzione di tali nuove tematiche, gli artisti più legati alla causa Afro-Americana accompagnarono l'impegno sociale attraverso la musica con l'adozione di un look "militante" e  - come già detto per Curtis Mayfield  [vedi la sezione "Tell me a story" ] - gli aspetti più vistosi furono la massiccia introduzione di baschi militari e di dashiky ( la tunica arabescata, capo classico del vestiario africano) .  Diffusissime anche le toppe e le spille inneggianti alle "Black Panthers", al "Black Power"nonchè i celebri "X caps", cioè i cappellini blu con la grande "X" (inneggiante a Malcom X) sopra la visiera.

 

                     

  

Gli "Staples Singers" : i primi a commemorare, in brano soul, la marcia antirazzista da Selma a Montgomery                   

  Uno dei principali simboli della blackness : il dashiky   

       

 

In conclusione si può schematizzare tutto quanto detto, affermando che gli anni Sessanta rappresentarono - grazie al soul - l'approccio "speranzoso", l'epoca, cioè, durante la quale l'integrazione era vista come possibile e la fratellanza e la tolleranza come linee guida di una nuova società; gli anni Settanta - quelli del funk - furono l'epoca della ribellione in strada, degli slogan separatisti, dei vetri rotti, delle ambulanze e del  "tutto e subito" che però non portò i frutti sperati. Tanto che in molti, dopo le esasperazioni "Black" (Black Panthers,  Black Pride,  Black Power ecc...) iniziarono a rivalutare i cortei pacifici di Martin Luther King ed il suo impegno a favore di una società non più separata in barriere (nè White Power, nè Black Power) , nella quale ex-niggers ed  ex-whitey (il dispregiativo usato dai neri contro i bianchi) sarebbero riusciti a convivere in pace.  

 

 

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