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  Capitol Soul Club - 22 Marzo -

 

 

Arrivato di Giovedì in una Londra in piena "ALI-G mania" (era in uscita proprio in quei giorni "Ali-G Indahouse", con protagonista l'omonimo personaggio creato da Sacha Baron Cohen) riesco a respirare, comunque  --  in mezzo ad un mare di  facce dello stesso Ali-G raffigurate su cartelloni pubblicitari, bus, cabine telefoniche, fermate degli autobus  e  a stormi di ragazzini che ripetono senza sosta "for real" o "You is fit", cioè gli slogan usati dal nostro rapper/gangster  --  una boccata di puro soul : qualche piccolo cartello pubblicitario annuncia anche il concerto dei "Four Tops" e dei "Temptations" alla "Royal Albert Hall" a Kensington.  Cosa, quest'ultima, del tutto normale per un inglese, ma non certo per chi è abituato a vedere sui muri, al massimo, la faccia di Biagio Antonacci.

Arriva subito il Venerdì sera e mi dirigo verso Tufnell Park, giungendo alle 21:20.  Come previsto è tardi (!) : mi tocca fare un pò di fila lungo il marciapiede, preceduto da una signora bionda di gran lunga più "matura" di mia madre e da altri personaggi tutti, presumibilmente, prossimi alla pensione.  Quattro chiacchiere in mezzo ad un vento fastidioso ("Sono italiano e sento molto freddo") per notare subito facce attonite : non solo un tipo stenta a credere che in Italia abbia preso preso piede il northern soul,  ma non può, soprattutto, credere che in Italia ci sia un'orda di collezionisti pronti a far pazzie e ad entrare in competizione per quegli stessi pezzi che lui va cercando.

Appena entrato mi avvio congelato ma soddisfatto al bancone e trovo, come sapevo, gli altri italiani : i romagnoli Lorenza+Marco insieme a Soulful Chris (se scrivo Cristina chi lo capisce?).   Nell'altra saletta, nel frattempo, c'è un assembramento di persone degno del mercato nero di Mosca : uno sopra l'altro, collezionisti famelici cercano di esaminare i 45giri presenti sui banchetti per vedere se può scapparci qualche affare. Quasi tutti - noto con stupore - alla fine acquistano qualcosa : anche roba da poche sterline, ma tutti escono soddisfatti con almeno 3 o 4 dischi in mano.  

Sono circa le 22:30 quando - con tutti i tavolini ormai completamente coperti di pinte di birra (vuote) - decolla la "serata".  Il via lo dà il solito ballerino nero che staziona sotto il palco, quello che aveva tanto impressionato Leonardo (mi aveva detto, dopo essere tornato ad Agosto :"C'è un nero troppo forte, vedessi che roba : fa i numeri") e che, all'improvviso, comincia a fare un paio di "sforbiciate" seguite da una spaccata : in dieci secondi la pista - forse per spirito di competizione - è piena (!).

La selezione, da quel momento, segue il clichè classico : molti  up-tempo  targati anni Sessanta, forse per sfiancare i molti quarantenni presenti in pista e far guadagnare un pò di spazio per gli altri,  e diversi brani cross-over.  Tanto per non scendere nei dettagli, m'è sembrata molto gradevole la selezione di Kenny Burrell, mentre - almeno io - ho avvertito molto l'assenza del mio "mito" Carl Fortnum, autore a Novembre, di un set divino (con diversi pezzi modern da sballo).

Tralasciando il discorso "tecnico" (le scalette ve le vedete sul sito del Capitol ) l'atmosfera, come al solito, è stato il punto forte della soul night londinese : gente da tutta l'Inghilterra meridionale e centrale, continuo scambio di volantini e dischi (nessuno dava l'impressione di essere capitato lì per sbaglio, ma tutti sembravano avvelenati, maniaci di soul) e pista sempre piena : a parte il nero "snodabile" di due metri,  è un continuo susseguirsi di handclappings (quasi tutti lanciati da un tipo basso e panciuto con due mani come due pale) di piroette e di giravolte.   Una pista forse anche troppo "piena" dal momento che - seppure sia bella grande - spesso si è costretti a ballare guancia a guancia.  Ricordo perfettamente di aver ballato "I thought You were mine" (dei "Natural Four")  e soprattutto  "Just say you're wanted & needed" (di Gwen Owens) praticamente a dieci centimetri dalla faccia di un altro ragazzo, mentre entrambi ci cantavamo a vicenda, in modo molto appassionato ( lì cantano tutti ) : "..Just say You need me / Just say You never, never, never, never leave me " .

Resto in pista fino al crollo fisico (mentre sia Marco che Lorenza ancora volteggiavano... ma hanno cominciato dopo, loro !) , poi mi siedo e ascolto i pezzi che passano  -- nel frattempo noto che Ady Croasdell si è scolato una cassa di "Newcastle Brown Ale" e capisco perchè poi sbagli gli indirizzi e-mail -- fino a che la fatica ed il viaggio si fanno sentire.

Il ritorno a "casa" con il night bus n.10 è il solito sballo.  Per la rubrica "Costume e società" da segnalare solo il fatto che stavolta il mattatore del night-bus è stato un tipo completamente sdentato che ha attaccato una filippica - alle 3 del mattino - contro i guadagnii eccessivi dei calciatori inglesi.   Interpellando a turno tutti i passeggeri del bus, in cerca di conferme per le proprie tesi, quando è arrivato il mio turno mi ha chiesto se per me era giusto che un brocco come David Beckham, che segna un gol all'anno, andasse in giro con una macchina simile (ma che macchina ha Beckham ?).  Nel momento in cui scrivo David Beckham ha segnato un gol da 35 metri nei quarti di finale di Champions League :  il tipo del night bus sarà contento adesso!

 

i n d i e t r o

 

       

 

 

 

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