stai visitando un "raggio di soul" ... e poi non dire che non lo sapevi !!!!

BEN E.  KING

" What's black and white, black and white, black and white ?"  "A waiter rolling down the stairs"

 

Ben E. King - ovvero "il cameriere del soul" - nasce il 28 Settembre 1938 a Henderson, in North Carolina.                              

Il vero nome è Benjamin Earl Nelson - da tutti detto Benny - e fa le sue prime esperienze musicali poco più che bambino, cantando nel coro della propria parrocchia.   Nel 1947 la famiglia si trasferisce a New York ( precisamente ad Harlem ) dove il giovane frequenta la "James Fenimore Junior High School".   Nell'ambito di quell'istituto conosce i componenti di un piccolo gruppo "The Moonglows", ai quali si unisce per sei mesi, prima di fondare, con altri compagni di scuola, un gruppo proprio "The Four B's" (così chiamato per il fatto che tutti i componenti hanno un nome che inizia per "b"; cioè Ben, Billy, ed i due fratelli Bobby e Billy).                                                                            

Quando non si esibisce con loro, Benny dà una mano, come cameriere, nel ristorante che il padre ha aperto sulla 119th Street (e 8th Avenue, per la precisione), e in quello stesso locale intrattiene - in occasione di serate particolari - la clientela cantando le hit del momento.     Con i tre amici si esibisce nei locali del proprio quartiere, senza particolari prospettive o ambizioni : per lui, infatti, il futuro pare nel piccolo "Chicken's restaurant" di famiglia, tanto più che ormai Benny ha abbandonato la High School per dedicarsi a tempo pieno alla gestione di quella attività   "Di quegli anni con i "Four B's" ricordo solo che ci divertivamo da matti; nessuna ambizione particolare, eravamo ragazzi. Il migliore risultato di quel periodo è stato il fatto che, suonando con Bobby e Billy, ho potuto conoscere la loro sorella, Betty [da notare la finezza : anche lei con il nome iniziante per "b") che è diventata mia moglie".                          

Ma il destino dà una mano al giovane Ben.   Una sera, infatti, mentre si esibisce nel ristorante del padre, viene notato da Lover Patterson, il manager di un gruppo newyorkese piuttosto conosciuto, "The Five Crowns", che, alla fine della cena lo avvicina. "Molti giornalisti scrissero - dice Ben - che lui restò estasiato dalla mia voce e mi chiese di entrare nel gruppo. Solo leggende.    In realtà si avvicinò e mi chiese se conoscessi qualche giovane che sapesse cantare bene, specificandomi che era alla ricerca di un baritono per il suo gruppo.  Sentendo quella richiesta mi offesi e gli dissi di andare al diavolo, gridandogli che la mia voce era più che buona e che se cercava qualcosa di meglio se lo poteva cercare da solo.            In seguito, visto che abitavamo a poche centinaia di metri di distanza, ritornò al ristorante e, dopo avermi visto cantare altre volte si convinse e mi fece entrare nel gruppo.    

 Il ragazzo viene inserito nella band e per lui inizia una carriera da professionista nel mondo della musica. Ha appena quindici anni.   Il ragazzo è felicissimo : i "Five Crowns" hanno una buonissima fama in città, e da molti giornali sono definiti come la massima espressione del "New York street corner sound". Sono un gruppo con un suono interessante, ma non raffinato; propongono una musica senza tanti artifici e. proprio per questo, rifiutata dalle grandi classifiche.                            La stessa formazione, per niente stabile, rispecchia le difficoltà che hanno i componenti - quasi tutti operai di bassa condizione - di trovare tempo per la musica.  Addirittura, dopo un pò, prendono ad essere conosciuti semplicemente come "The Crown", dal momento che il più delle volte o manca qualche componente per arrivare al numero di cinque, o alla formazione base si unisce Nicky Clark, facendo salire il numero a sei.                          

Al momento dell'arrivo di Benny, il gruppo viene a fondarsi (più o meno) su questi componenti : Charlie Thomas (tenore), Benny Nelson (tenore/baritono), Dock Green (tenore/baritono), James "papa" Clark (tenore) e Elsbeary Hobbs.   In panchina (nel senso che entravano ed uscivano dal gruppo) : Sy Palmer, Johnny Clark, Nicky Clark.   Mananger : Lover Patterson. 

Il loro repertorio comprende, per lo più, ballate, anche se non manca qualche brano up-tempo.  E se anche i loro pezzi non riescono ad uscire dal circuito dei club newyorkesi, in quell'ambito, tuttavia, fanno faville.  Addirittura Il singolo "You're my inspiration" varca i confini regionali ed ottiene un buon successo anche nella zona di Baltimora e di Filadelfia.                

  

Il successo pare scritto nel destino di Benny e la fortuna corre, un'altra volta ancora, in suo soccorso.                                                                                                                                         

E' il 1958 quando i membri dei "Drifters" -- una band che già ha conosciuto la ribalta delle classifiche nazionali (famoso il singolo "Money honey") -- entrano pesantemente in contrasto conn il proprio manager, George Treadwell; il tutto proprio una settimana prima della loro esibizione in programma per il 30 maggio all'"Apollo Theater" di New York.  Una data importante, visto che devono partecipare al "Dr. Jive Show", dove canteranno insieme a Ray Charles, ad Ann Cole e a molti altri gruppi... tra cui i "Five Crowns" .             

I problemi tra George Treadwell e i componenti della band  - nati per l' improvviso abbandono del leader del gruppo, Bobby Hendricks -  si stavano trascinando da tempo per il fatto che la band, dopo gli iniziali successi, si era un pò persa.  I "Drifters" cercano, comunque, di tirare avanti,  finchè la settimana prima dell'appuntamento newyorkese, un componente del gruppo - totalmente ubriaco - si scaglia contro il manager e contro il direttore dello stesso "Apollo theater".   E' la rottura definitiva e lo scioglimento del gruppo         

 

La questione viene risolta con un compromesso : i cantanti saranno liberati dai loro impegni - pur essendo ancora a metà della tournè e sotto contratto con la "Atlantic" - mentre al manager resterà il diritto ddi continuare ad utilizzare il nome "Drifters". Cosa che in effetti fa.                                                                                                                                

Pochissimi giorni prima della data in programma all'"Apollo Theater" si materializza un clamoroso cambio di identità : i "Five Crown" vengono contattati da George Treadwell, ed il manager - che è rimasto impressionato dalle loro qualità vocali -  propone loro di sostituirsi alla band disciolta, onorando, come prima cosa, le date in calendario.                 I ragazzi accettano e quando escono dal suo ufficio sono diventati i "Drifters" (cioè "Le trivelle", in italiano).                                                                                                                                           

I cinque (o sei o quattro..) giovanotti non stanno più nella pelle; la cosa che è successa ha dell'incredibile. "I "Drifters" erano dei grandi - dice Charlie Thomas - io stesso, da bambino, marinavo la scuola per andare ad assistere ai loro concerti.  Quando Treadwell ci disse che li aveva licenziati e che voleva che noi li sostituissimo, noi ci guardammo bisbigliando tra di noi : "Poveraccio, dev'essere impazzito !".  Credevamo che scherzasse : d'altra parte i "Drifters" erano delle vere e proprie celebrità; io, invece, lavoravo tutto il giorno in una fabbrica di vestiti, caricando e scaricando la merce".  Il contratto viene perfezionato in poche ore : i giovani non vogliono perdere quell'occasione e firmano tutto quello che capita loro a portata di penna.   Al padre dei "Five Crowns" viene riservato un ruolo da "road manager", mentre James "papa" Clark è costretto, a malincuore, a lasciare il gruppo per risolvere i propri problemi legati all'alcoolismo.         

Il gruppo parte, come detto, per completare il tour dei "Drifters" originali : settantacinque dollari a settimana per imparare imparare i successi della band originale e dieci mesi lontano da casa, con serate in South Carolina, Alabama, Biloxi (Mississippi), New Orleans, Atlanta.  Serate spesso accompagnate dai fischi "Ricordo che nei posti più lontani molta gente non era venuta a conoscenza del cambio di formazione e attendeva i veri "Drifters".  Spesso molti di loro non capivano chi fossimo e iniziavano a fischiare chiedendoci di farla finita e di far entrare in scena i "Drifters".   Durante il lungo tour,  Benny  -  che assume il nome d'arte di Ben E. King, dove "King" era il nome dello zio  -  approfitta del tempo tra un concerto e l'altro per lavorare al nuovo singolo dei "Drifters".              

Mentre i ragazzi sono in tour, negli uffici della "Atlantic" studiano il da farsi.  I due proprietari, Ahmet Ertegun e Jerry Wexler, più il manager Treadwell, sono travolti da mille dubbi "Io e Ahmet  - ricorda Wexler - non sapevamo come impiegare quei ragazzi. Sebbene fossimo tutti di New York, nessuno di noi sapeva quanto valessero in realtà. Conoscevamo così poco di loro che possiamo ammettere che per noi erano quasi degli sconosciuti.    Poi decidemmo di affidarli a due autori (Leiber & Stoiler) chiedendo loro di scrivere qualcosa di nuovo, di sperimentale."                                                                                                                   

Questa scelta risulta essere la mossa vincente.  L'abbandono del classico timbro r&b adottato dalla band originale, lascia il posto ad un suono del tutto nuovo.  Dice Ben  : "Il segreto del successo è stato, anzitutto, il fatto di aver smesso di copiare il loro stile.  Eravamo troppo diversi e ci sarebbero voluti cento anni per poterli eguagliare  Decidemmo di cambiare tutto".

Il primo brano che registrano con il nuovo nome è "There goes my baby", un pezzo alla cui stesura Ben partecipa in prima persona (come coautore della musica e delle parole).   L'entrata nel mondo della grande musica è, però, abbastanza traumatica per i cinque giovani "Non avevamo mai visto studi di registrazione grandi quel modo e con tutto quel personale. Appena entrammo cominciammo a guardarci intorno non sapendo cosa fare e dove andare; abituati a minuscoli studi, lì dentro tutto, anche il microfono, sembrava più grande.  Operai, tecnici del suono, ingegneri del suono, direttori di orchestra : tanta gente che sembrava di essere entrati in una stazione".         

 Al momento di registrare sorgono i primi problemi.  La canzone deve essere interpretata, come voce tenore principale,  da Charlie Thomas, ma per l'emozione il giovane entra in agitazione e si dimentica completamente il testo.        Nella control room, Jerry Wexler è disperato "Ricordo - dice Ben - che, dopo diversi errori, Jerry cominciò ad urlare.  Chiedeva a Charlie se fosse intenzionato a cantare o volesse fargli perdere l'intera giornata in prove.  Dopo aver capito che Charlie non ce l'avrebbe mai fatta, e avendo saputo che quel brano l'avevo scritto io, mi chiese di cantarlo. Lo feci, ed anche piuttosto bene"                                        

Il brano presenta - come da progetto - una grandissima innovazione : i "Drifters" cantano per la prima volta in assoluto un pezzo rock accompagnati da un orchestra di trenta elementi.  I risultati vengono accolti con freddezza "Quando ascoltai il risultato finale - dichiara lo stesso Wexler - rimasi un pò stupefatto. Nessuno di noi era abituato a tutti quegli archi, ai timpani. Mi sembrava di ascoltare un pezzo di musica classica; come se avessi avuto nello studio due radio accese : una che mandava soul, l'altra un pezzo di Mozart.  Nellla mia testa pensavo che registrare quello schifo poteva essere tranquillamente catalogato come il mio più grande errore da quando ero entrato nella "Atlantic".                                                 

Il pubblico, al contrario,  pare gradire, tanto che quel "pazzo esperimento"  (datato 1959) arriva al numero 2 della pop chart e al numero 1 della R&B chart.                                                   

Per tutto il 1959 e il 1960 i "Drifters" mettono in fila una hit dietro l'altra, e precisamente : "Dance with me", This magic moment", "I count the tears" nonchè la mitica "Save the last dance for me" che arriva al numero 1 di entrambe le classifiche.  Di questa canzone resta memorabile il testo, dove Ben E. King - nei patti di un consumato playboy - dice alla giovane amata di ballare pure con chi vuole, ma di riservare a lui l'ultima danza, cosicchè lui avrà, in conseguenza di quello stratagemma,  la possibilità di chiedere a lei se desidera essere riaccompagnata a casa.  

  

sopra : due foto con i baffi  ---  sotto : due foto senza baffi

             

                       

Nel 1960 Ben E King intraprende la carriera solista e sul motivo della svolta nascono due versioni.                                          

La prima - dal forte sapore di leggenda metropolitana - dice che il giorno designato per la incisione di "Spanish Harlem"  e di "Stand by me" una abbondante nevicata impedisce a tre membri del gruppo di raggiungere gli studi della "Atco".    Gli orchestranti ed il personale preposto alla registrazione fanno sapere di essere molto impegnati e di essere disponibili a fissare, al gruppo, un nuovo appuntamento non prima di qualche settimana.   Con l'assenso dei managers della "Atlantic" si decide di non perdere tempo : il brano verrà cantato da Ben E. King, l'unico ad essere arrivato, nonchè, da qualche tempo, il leader indiscusso del gruppo.                                                                             

La seconda - leggermente più credibile, dal momento che sarebbe il primo e unico caso al mondo di gente costretta in casa da tempeste di neve a fine Ottobre (il brano è registrato il 27 Ottobre 1960) - parla di una precisa politica della direzione della "Atlantic" decisa a puntare tutto sulla figura di Ben E King, lasciando da una parte la zavorra (ed il repertorio) dei vecchi "Drifters".  A conferma di questa intenzione vi sarebbero anche i due 45giri "minori" del 1959 ("Nobody but me" e "Sometimes I wonder" ) usciti sotto la denominazione di "Vocal Quartet & Ben E. King", ma che registrarono scarsissime vendite.                              

Ritornando ai due brani del 1960, il primo brano si piazza al numero 12 della Pop chart  ed è una canzone latineggiante scritta da Leiber & Spector, frutto della passione e dei frequenti viaggi di questi ultimi verso le coste iberiche.                

Il secondo ("Stand by me") è ancora opera di L&S, con la collaborazione dello stesso Ben e riscuote un grandissimo successo : numero 4 nella Pop chart e numero 1 nella R6B chart del 1961.   La sua fama viene inoltre accresciuta dalle numerosi cover (memorabile quella di Aretha Franklin) nonchè dal fatto di essere ripreso nel 1986 da Rob Reiner per un film dallo stesso titolo. La canzone diventa il vero e proprio inno di Ben E King, con l'immortale introduzione : When the night has come /  and the land is dark  /  and the moon is the only light we'll see  /  oh, I won't be afraid  /  No, I won't be afraid  /  Just as long as You stand by me".     

 Il 1964 si apre con l'episodio che segna forse è il punto più basso della carriera di Ben E King.     Benny butta nel cesso anni e anni di formidabile carriera e accetta di partecipare al "Festival di San Remo" : l'edizione del 1964, infatti, è la prima aperta agli stranieri e ogni cantante straniero viene abbinato ad un cantante italiano.                                           

Tra le coppie spiccano (!) Bobby Solo-Frankie Laine ("Una lacrima sul viso"),  Gino Paoli-Antonio Prieto e Little Tony-Gene Pitney ("Quando vedrai la mia ragazza"). Ben E King viene abbinato a Tony Dallara,  e quando Mike Bongiorno li presenta al pubblico i due si esibiscono in una appassionata "Come potrei dimenticarti". Il risultato della collaborazione è che il brano viene surclassato da "Non ho l'età" di Gigliola Cinquetti.

Il brusco passaggio dalle serate con Etta James a quelle con Iva Zanicchi non sembra disorientare Ben E King che lascia l'Italia con un pò di delusione, ma con nuove idee : durante la permanenza in riviera, infatti, impara a canticchiare "Quando, Quando", brano che verrà inciso dai "Drifters" nello stesso 1964, insieme a "On the street where you live".                                                                                                                                                        

Che il 1964 non sia un anno d'oro lo si capisce subito : a Maggio muore per un infarto l'amico Rudy Lewis, che si era unito più tardi al gruppo dei "Drifters", mettendosi in mostra per la splendida voce. 

sopra : Ben E King con Fausto Leali (ultimo a destra) e Tony Dallara (secondo da sinistra)

            

                       

Altri successi da solista arrivano negli anni successivi : "Don't play that song" (1962), "Young boy blues" (1964), "Seven letters" (1965)  sono solo alcune delle hits che mette in fila, finchè, all'improvviso, si consuma la strappo dalla "Atlantic", rappresentata dal manager Treadwell (che era l'uomo di fiducia del duo Ertegun - Wexler ).                                      

La discussione si sviluppa intorno all'ingaggio : il gruppo decide di chiedere un aumento di qualche decina di dollari a settimana, ma il manager non è disposto a cedere.  Dice Benny : " Tiravamo avanti con 100 dollari a settimana; troppo poco, considerando anche i grandi successi che stavamo realizzando.  Chiedemmo prima 150, ma visto che non ce le concedevano, dissi che non si poteva, comunque, scendere sotto i 125 dollari.  La trattativa rispecchia la volontà di tutto il gruppo, ma a condurla di fronte al manager è Ben E King, il loro leader.  "Io e lui eravamo di fronte, poi, seduti un pò più dietro, c'erano gli altri ragazzi.  Quando gli dissi che non sarei sceso oltre i 125 dollari George mi rispose "Se non ti va bene puoi anche andartene".  Allora mi alzai, uscii dall'ufficio e mi diressi verso l'ascensore.   Credevo che gli altri ragazzi mi avrebbero seguito, ma mentre aspettavo l'ascensore vedevo che non usciva nessuno da quell'ufficio.  Poi la porta si aprì e l'unico ad uscire fu Lover Patterson (il vecchio manager)".                                                                                                                                  

I primi periodi fuori dalla potente "Atlantic"  sono difficili e Benny si adatta anche a compiti di secondo piano. "Come prima cosa ritornai ad Harlem e mi misi d'accordo con il direttore dell'"Apollo Theater". Per qualche tempo feci con lui lo stand-by guy ; in pratica mi dicevano, ad esempio,  "Hey Ben, Smokey Robinson non può venire, fai una serata al posto suo".  Finivo per lavorare quasi ogni settimana".                  

I primi anni Settanta trascorrono, perciò, tra molte serate - dove ripropone i suoi successi classici - ma senza nessuna hit da classifica.   E così fino al 1974. Il tutto finchè in occasione di un concerto a Miami, capita nello stesso albergo dove si trova proprio il proprietario della "Atlantic", Ahmet Ertegun.  "Mi venne anche ad ascoltare, ma io non sapevo che fosse tra il pubblico.  Poi la sera, mentre ero nel salone, si avvicinò e mi chiese se volevo ritornare alla "Atlantic".  Risposi subito di "sì".   

Il ritorno "alla base" coincide, come per magia, con il ritorno al successo.                            

E' il 1975 quando incide "Supernatural thing" , brano che vola in poche settimane al numero 1 della R&B chart, facendo guadagnare a Ben E King una Grammy nomination for best male R&B vocal performance.  In Inghilterra il pezzo va a ruba e in breve la popolarità di Ben E. King in tutta Europa diventa grandissima.  Con questa nuova affermazione smentisce tutti i suoi diffamatori. "Molti avevano iniziato a mettere in giro voci sul fatto che avessi perso la mia voce o che avessi avuto chissà quale tipo di problemi personali.  In realtà sono sempre stato benissimo e quando alla "Atlantic" mi hanno dato la chance di ritornare al grande pubblico, non ci ho pensato due volte.

Da lì in poi la carriera del quarantenne Ben si fa più tranquilla : con i dollari dei diritti d'autore ("Stand by me" , in particolare, è ancora oggi molto commerciabile, usata in film, spot televisivi e radio) e un mare di serate in tutto il mondo (è amatissimo anche in Giappone) si dedica a brani più eleganti, lontano dalle classifiche. La fama consolidata gli permette di essere -- oltre che uno dei re del "soul classico" -- anche un ospite televisivo ambito : partecipa a "Good morning America", "Late night show" (niente di v.m. 18, è solo uno spettacolo molto popolare condotto da David Latterman), nonchè ad infiniti speciali sulla storia del soul  e  sugli anni Sessanta (ultimo tra tutti quello di Dicembre 2001 sulla BBC).

Il suo ultimo album si chiama "What's important to me", durante la presentazione del quale ha detto una frase che ha lasciato sconcertati i presenti ed ha allarmato i familiari   : "Mi piace molto la musica di oggi, apprezzo tutte le boy-band e soprattutto gli "'N Sync" e i "Backstreet Boys" .  E' tutta roba molto positiva e danzabile, mi ricordano molto i miei inizi. " 

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