INDEX_EPOCA  2002 2007

 APPUNTI BIBLIOGRAFICI       (Utimo aggiornamento 10/12/08)  

 

 

 

 

"Lettore, noi useremo della mitologia per aver conoscenza degli antichi costumi,mentre che i poeti non furono che primi Sacerdoti.Prenderemo cognizione del vetusto parlare mistico dalle frasi Eroiche;saranno da noi le voci Ermetiche  discusse per il loro valore e peso,ponderemo tutte le dignità negative senza farcene schiavi.Faremo conto delle volgari tradizioni conservate da varie Nazioni,e metteremo in mosaico tutti i venerevoli frantumi, che ci ha lasciato l`eidaicità dell`ignoranza,che fin`oggi sono stati oziosi ed inutili alla Sapienza,o riguardati dalla letteratura come squallidi spettri,tronchi capricciosi e polverosi ruderi,senza conoscerne l`uso la cui venerabile prisca antichità l`aveva destinati nel seno dell`arcano." Giustiniano Lebano : Proemio a "L`Antica Sapienza al cospetto del Secolo ventesimo " Castellamare di Stabia 1906

GIUSTINIANO LEBANO (1832 - 1910)   


                                                                                                                                 

 

 

Giustiniano Lebano in una foto di fine `800 - (pubblicata. by Mamo  sulla ML [email protected] il 25/11/05) (*)  

 

 

Villa Lebano - Statua della Dea Flora - (foto tratta dalla rivista di studi iniziatici "IGNIS" g. 1990 n. 1)

 

Villa Lebano (Trecase ,Torre Annuniata - Napoli) foto tratte da un  anonimo video amatoriale - Y 

 

 

 

 

 

 

G. Lebano "Il Cielo Urbico " Ediz. Victrix - Collana Palladia- Forlì 2004 

Sommario e Introdutione

 

 

 

Profilo Biografico(*) dell` avv. "Giustiniano Lebano" a cura di Gerardo Laurini (**) apparso sul giornale di Salerno "IRNO" il  23 marzo 1901

 

«Chi capita a Torre Annunziata e vi si ferma magari due o tre giorni non può non sapere che colà vive un uomo dotato di una mente davvero superiore, di una vasta cultura classica, di un animo aperto, mite, nobilissimo, instancabile nel beneficare, nonostante che spesso abbia avuto ed abbia ingratitudini non poche e non poche guerricciole volgari, delle quali egli né duolsi mai né serba il minimo rancore; giacché come un antico sapiente ben comprende e compatisce le debolezze e gli errori dell’umana natura. Quest’uomo è il comm. Giustiniano Lebano. Piacemi di scriver di lui nel simpatico Irno, perché la sua famiglia è oriunda di questa provincia. Suo padre avv. Filippo era di Sessa Cilento, donde insieme colla moglie Maria Acampora fu costretto ad emigrare a cagione delle sue idee liberali. E si stabilì a Napoli. Ivi il 14 Maggio del 1832 nacque Giustiniano. Fin dai primi anni costui mostrò ingegno svegliatissimo e grande inclinazione agli studi letterarii. Fu affidato perciò alle cure dei più valorosi e rinomati insegnanti. Il Puoti, il Fabbricatore e l’abate Fornari gl’insegnarono l’italiano, il Parascandolo e un dotto gesuita il latino, il canonico Lucignano il greco e il canonico Ferrigni l’ebraico. Tutti meravigliavano della straordinaria prontezza che il giovanetto usava nel vincere le più grandi difficoltà di coteste lingue, della cui completa e perfetta conoscenza diè bella e solennissima prova negli esami che sostenne il 21 settembre 1849 nella R. Università al cospetto di uomini gravi ed eruditissimi, i quali nel consegnargli il diploma di dottore in lettere e filosofia gli fecero le più ampie lodi. Ma egli non si stette pago a tali lodi: non si riposò, come suol dirsi, sugli allori; e volle studiare giurisprudenza. E studiò il diritto civile col celebre Roberto Savarese, il diritto penale col consigliere Caracciolo, il diritto canonico e il diritto di natura e delle genti col canonico Soltuerio e con don Vincenzo Balzano, vicario dell’Arcivescovado. Aveva appena 21 anni, quando, abilitato agli esami dal canonico Apuzzo, conseguì la laurea in Giurisprudenza. Cominciò subito ad esercitare l’avvocatura con felice successo. E nello stesso tempo insegnava privatamente diritto civile e canonico e pubblicava opere scientifiche e letterarie che levavano gran rumore per le discussioni a cui davan luogo. Nel luglio del 1854 fu iscritto nell’albo dei procuratori della Corte d’Appello. Il giovane Lebano, allievo d’insegnanti quasi tutti preti e gesuiti, avrebbe dovuto avere naturalmente idee assai retrograde. Pure, fosse l’educazione paterna, fosse il grande acume con cui aveva studiato i classici, fosse, che è più, l’elevatezza dei suoi sentimenti, non tardò ad iscriversi alla società segreta della Giovine Italia, della quale divenne in breve tempo un adepto così prezioso ed importante che d’un tratto fu innalzato alla carica di Gran maestro del Rito Egiziano, il cui precipuo intento era non pure l’indipendenza e l’unità della patria, ma anche la caduta del poter temporale dei papi. L’opera sua di cospiratore fu efficacissima fino al 1870. Si narrano varii aneddoti caratteristici circa i mezzi, dei quali si serviva sia nella propaganda delle idee liberali, sia nell’eludere la severa vigilanza della polizia. Ne ricordo uno assai curioso. Nel 1852 si pubblicava a Napoli il Cattolico, giornale diretto da preti. Ebbene - chi lo crederebbe?- proprio su quel giornale Giustiniano Lebano stampava prose e poesie, che, mentre sembravano ispirate a sentimenti borbonici e clericali, per chi sapeva leggere sotto il velame delli versi strani, celavano le idee più ribelli, le accuse più atroci e terribili contro il dispotismo. E quei preti baggei non ne capivano un frullo, con gran gusto del Lebano e di altri patriotti, i quali, come Vanni Fucci, squadravan loro le fiche e facevan di molte e saporitissime risate. Senonchè i cento occhi d’Argo della polizia riuscirono a scoprire nel Lebano ciò che ai preti del Cattolico era sfuggito. E lo spiavano di continuo, seguendo ogni suo passo. Ma egli seppe accoccarla anche ai suoi segugi. Avvertito che sarebbe stato arrestato da un momento all’altro, andò a cercar rifugio in un monastero, il cui padre guardiano, che era suo intimo amico e che nutriva sentimenti liberali al par di lui, gli fece radere i baffi e indossare le lane di S. Francesco. Un commissario di polizia andò una sera dal padre guardiano, e questi gli presentò il Lebano non ricordo sotto qual nome di frate. Giustiniano Lebano si divertì un mondo col commissario, che andava appunto in cerca di lui e che di lui parlò per l’intera serata, giurando e spergiurando che presto avrebbe avuto fra le sue unghie un essere così pericoloso. Il giorno dopo il finto frate con una bisaccia addosso varcò i confini del Regno e, non molestato, riparò a Torino, portando seco una copiosa corrispondenza ai patrioti ivi esulati. Durante la sua dimora in Piemonte ebbe occasione di conoscere gli uomini più illustri del nostro risorgimento. Ritornato a Napoli nel 1860, riprese l’esercizio dell’avvocatura. Il Ministro Raffaele Conforti, che molto lo stimava, lo nominò subito deputato della Commissione filantropica dell’esercito garibaldino. Compiuto scrupolosamente quest’incarico, altri importanti ed onorevoli ufficii egli ebbe dallo stesso ministro e dal Pisanelli, come quelle di membro della Commissione per la compilazione delle liste elettorali, di deputato per gli alloggi dell’esercito italiano, ecc. Anche il Municipio di Napoli volle attestargli la sua fiducia nominandolo presidente del Comitato che colle rendite del comune distribuiva beni ai poveri della città per rendere men cruda la loro miseria, che in quell’anno era grandissima. Per queste ed altre benemerenze, il Lebano ottenne varii titoli onorifici. Nel 1868, perduti tre figli, assalito da una indicibile tristezza, si ritirò in una sua villa presso Torre del Greco. La moglie Verginia per tale irreparabile perdita, fu presa d’alienazione mentale, e si fece a consagrare alle fiamme, titoli di rendita, oggetti d’oro, documenti di famiglia e politici. Il famigerato brigante Pilone, che faceva delle continue scorrerie per quei d’intorni, tentava di catturarlo. Il governo mandò al Lebano due guardie che scongiurarono il pericolo, il Bottelli e Lauritano. Le opere di beneficenza di Giustiniano Lebano sono innumerevoli. Nel 1870 una grande carestia affliggeva i campagnoli di Torre del Greco. Il Lebano dal novembre al maggio anticipò ai suoi coloni oltre seicento quintali di farina e mille quintali di granturco. Diede loro anche trecento quintali di zolfo per le viti. In quel medesimo anno, comperata una proprietà a Torre Annunziata, per dar lavoro agli operai disoccupati, mise su uno studio di commercio insieme coi signori Federico Cacace, Giuseppe Cuccurullo e Giuseppe Scarpa. Ciò che più gli fa onore è la fondazione di tre ospizii pei poveri, di due orfanotrofi e di due istituti per fanciulle, uno a Sorrento e un altro a Palma Campania. Specie a quest’ultimo egli consacra tutte le sue cure e dà gran parte delle sue sostanze. Largamente munifico, è benedetto da tutti i sofferenti, che ricorrono a lui o per consigli o per aiuti. Nelle ultime elezioni amministrative fu eletto consigliere, e poi assessore del comune. Non è a dire lo zelo ch’egli pone nel disimpegno dell’officio suo. Giustiniano Lebano sembra più giovane di molti giovani di oggi. Ha fede invitta nelle magnanime idee di umanità e di progresso. E questa fede gli perpetua la gioventù. Dal suo volto roseo e ancor fresco spira una simpatia fascinatrice, un’aura di sconfinata dolcezza. Egli vivrà ancora molti anni, perché ha forse un’alta missione da compiere. Studia e scrive sempre. Interroga le pagine polverose dei più antichi scrittori, i quali nella solitudine della sua villa, posta alle falde del Vesuvio, sulla via che da Torre Annunziata mena a Boscotrecase, lo incoraggiano a perseverare a far bene, checché gliene avvenga. Innanzi a Giustiniano Lebano in tempi di egoismo cinico e ributtante, quali sono i nostri, chiunque serba un culto per la virtù deve riverentemente inchinarsi. Egli è il più grande filantropo di Torre Annunziata e, sto per dire, di altrove. Ed io che ho avuto l’inestimabile fortuna di conoscerlo sono orgoglioso di dirmi suo sincero e caldo ammiratore»

(*) ripubblicato : in "Politica Romana" n.2, 1995,G. Lo Monaco "L`Ordine Egizio e la trasmissione Pitagorica" Carpe Librum 2000.  

(**) Gerardo Laurini (1858-1931); docente del  Liceo “Tasso” di Salerno,discepolo di Francesco De Sanctis.

 

 

 

OPERE


  • E’Dio , o è l`uomo? È il Cholera-Morbus , o l`Ocifon-Sincope? (terza ediz. migliorata e corretta dall’autore) Tip. Antonio Cons  - Napoli 1875 
  • - Cielo Urbico - Cantica sul modello dei Carmi Orfei Omerici e Sibillini - II Ediz. Napoli 1896 (1)
  •  - La Scienza delle Scienze ovvero il decadimento di sedici secoli di Letteratura Europea(2 vol.)
  •  - Del Morbo Oscuro chiamato da Areteo Ocifon - Sincope creduto Colera- Morbus - IV Ediz. migliorata e corretta - A. Tocco & C. Napoli 1884
  • - La Sapienza (2 vol.)
  • - La Cantica dei Cantici - Stab. Tip. Torrese ,Torre Annunziata 1891
  • - La stirpe di Virgilio,ove si dimostra che fu romano,non Mantovano
  • - IL Giobbe
  • - La Genesi al cospetto del secolo XIX (2 vol.)
  • - Una Lacerazione ed Emendazione sul vero di Napoli e Palepoli
  • - Il vero della relegazione di Ovidio al Ponto - Tip. G. Nobile Napoli 1896 (2)
  • - Dell`Inferno - Cristo vi discese colla sola anima o anche col corpo? Del Giudizio Eumenediaco del Tartaro degli Elisi - Stab. Tip. E. Prisco , Torre Annunziata 1899
  • - Del Mistero e della Iniziatura(apparso in due puntate sui fascicoli n. 9- 10 di settembre ed ottobre 1899 de "Il Mondo Secreto" Detken & Rocholl - Napoli
  • "Alla Verità"  Inno (tratto dal Cielo Urbico e pubblicato sul facicolo n. 5 maggio 1899  de "Il Mondo Secreto" Detken Rocholl - Napoli
  • - L`Antica Sapienza al cospetto del XX secolo - Tip. Stabiana Castello Vollono Castellamare di Stabia 1906
  • - Una lacerazione ed Emendazione al tema svolto da un ignoto G.R. nel giornaletto "La Luce"
  • - La Cultura e le Scuole prima del Mille - Napoli 1906
  • - Questi versi all'avv. Com. Alessandro Guarracino dedica e consacra - Tip. Elzeviriana Castellammare di Stabia 1904
  • Risposta alla sfida fatta dalla gazzetta La Scintilla all`avv. Giustiniano Lebano - Torre Annunziata 1895
  • - Seconda risposta alla sfida fatta dalla gazzetta La scintilla all'avv. Giustiniano Lebano - Stab. Tip. G. Nobile & C.o,Napoli 1895 (4)
  • - Breve risposta dell'avvocato Giustiniano Lebano al rifiuto dei municipii di partecipare alla festa nazionale il XX settembre in Roma Stab. tip. Torrese, Torre Annunziata 1895 (5)
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Note

(1) Ristampato dalle Ediz. Victrix Forlì 2004  - (2) ripubblicato da di V. Fincati - (3) "Il Mondo Secreto" 1° ristampa anastatica Ediz. Rebis Viareggio 1981 - M.E. Barraco "Giustiniano Lebano e la scuola napoletana" 1999 - (4) tre opuscoli ripubblicati in G. Lo Monaco " L´Ordine Egizio e la trasmissione pitagorica" Carpe Librum 2000 - (5) ripubblicato dalla Rivista "Il Ghibellino" n.4-5-6 , 1981.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA


  • Gerardo Laurini " Giustiniano Lebano"  in  l`"Irno" giornale di Salerno  - Anno V - 23/03/1901 pag.2.
  • - Ely-Isis "Giustiniano Lebano ed i Misteri Classici Antichi" in "IGNIS" Rivista di Studi Iniziatici giugno 1990 n. 1 - Messina
  • - Massimo Introvigne " Il Cappello del Mago" - Sugarco Editore - Milano 1990
  • Politica Hermetica n.6 - Age d'homme, 1992 (Anteprima pag. 132)
  • - G. Laurini "Giustiniano Lebano" (profilo biografico estratto dal giornale l`Irno di Salerno) ripubblicato in «Politica Romana» n. 2- Roma 1995
  • - Elysius,"La Sapienza Palladia" in «Politica Romana» n. 4 - Roma 1997
  • - Michele E. Barraco "Giustiniano Lebano e la Scuola di Napoli - con aggiunto l`inedito Delle Sirene" Libreria Editrice "Letture S...consigliate" Nove (Vi) 1999
  • - Michele Di Iorio "Historia dell`Ordine Osirideo Egizio Scala di Napoli" dattilosc. xerografato, Napoli s.d
  • - G. Maddalena - C. Guzzo - G. Lo Monaco - M. Di Iorio "Sairitis-Hus gli antri,le sirene,la luce,l`ombra - Appunti biografici ermetici della Napoli ottocentesca" 1° Ediz. collana "Alle Radici dell'Ordine Osirideo Egizio", vol. II, La Torcia di Demetra, Brindisi giugno 2000 - Carpe Librum ,Nove (Vi) 2° Ediz.rivista e accresciuta, giugno 2001  
  • - Gaetano Lo Monaco " L`Ordine Osirideo Egizio e la trasmissione pitagorica" Carpe Librum 2000 - 2° Ediz. "Quaderni di Adocentyn n°2 " - 2006
  •  Roberto Sestito "Storia del Rito Filosofico Italiano e dell'Ordine Orientale Antico e Primitivo di Memphis e Mizraìm" Libreria Chiari Firenze 2003
  • - Giuseppe Maddalena Capiferro - Cristian Guzzo-" L´Arcano degli Arcani - Lungo il Nilo dell`Ordine Egizio - Il mito dell`Eterno Ritorno,ovvero la Lampada dall`Ombra delle Piramidi alla luce del Sebeto"- Ed.Rebis Viareggio 2005
  • Archivio privato Cisaria
  • Cristian Guzzo "Giustiniano Lebano e la medicina epidaurica"in Elixir n.7- Ediz.Rebis 2008 (*)
  • Ugo Cisaria "L’Ordine Egizio e la Myriam di Giuliano Kremmerz – Egizia Fonte Cumana di Piazzetta Nilo”, Edizioni Rebis Viareggio 2008 (introduzone e Indice)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                 

 

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"Il linguaggio dei poeti antichi era il sacro e la scienza di interpretazione dei libri classici ve­ramente per la forma e il loro contenuto, appartiene alle altissime del tempio iniziatico. La Bibbia, anche nei libri suoi più recenti, dovrebbe essere interpretata così e poi svelata alla gente attonita per vedere quali cantonate abbiano prese i traduttori del Loke disprezzando la filosofia naturale della Genesi. Il Virgilio e Omero scrissero nell’identico modo delle cose sacre antiche: tutta l’epopeia troiana e la venuta nei lidi del Lazio della gente Enea, è una storia sacra della filosofia occulta, di cui, scrivendone oggi, non si troverebbe certo un pubblico di dieci persone atto a intenderla. A tal proposito ho letto una traduzione jeratica della Cantica dei Cantici fatta dal sig. Giustiniano Lebano, dottamente compiuta con disamina del linguaggio sacro; ma quanti l’hanno capita?"        (nota IV - tratta da "Angeli e Demonii dell`Amore" del Dott. GIULIANO KREMMERZ  -  Detken & Rocholl - Napoli 1898)
 

 

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Prefazioni 


 

 

 

Giustiniano Lebano

 La Cantica dei Cantici 

Torre Annunziata 

1891 

Quantum potuit ignavia saudere malorum!!

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 Dedica e Prefazione 

A sua Eccellenza il ministro guardasigilli COMM. GIUSEPPE ZANARDELLI DEPUTATO AL PARLAMENTO ITALIANO ECC. Eccelenza, Ho scritto la traduzione della Cantina dei Cantici in opposto delle volgari tutt'ora comparse in Europa, ed ho pensato dedicarla a voi. Io sento molto, e ragionevolmente per voi, per le belle doti del vostro ingegno, di cui la natura non con tanta liberatità ne fa dono nel corso di questa vita. Non dico del vostro viver privato , e dei vostri retti, e generosi sentimenti, ond'essa è piena la vostra vita pubblica, ch'è di quegli uomini, che sentono la utilità dei progressi civili e liberali, ed il godimento della patria, ma per il bene che l`amministrazione della giustizia si attende da voi, che non può venir meno. Il mostrano il vostro zelo sincero e generoso, ed il vostro provato coraggio vivile. Ma piu di ogn'altra dote, ne fa pruova la rettitudine dell'animo, e la elevatezza della mente capace a grandi e forti studii, senza dei quali suspico non vi possa essere uomo provvido, e retto negli ordini della giustizia. L'Italia per espandere tutt'i pregi del suo risorgimento civile, ha bisogno di questa rara tempra di uomini, e d'ingegni. Tutti questi pregi non mancano in voi, anzi dalla natura e dagli studii vi furono tutti conceduti, e tutti concorrono a rendervi degno del pubblico amore. Si, è l'Italia che in voi, e nei vostri pari ripone molta parte'della sua speranza, della sua grandezza civile e morale. Voi potete far molto a questa nostra Italia. Fatelo con forte e lieto animo, perchè ne siete degno. Compite la vostra missione nel posto in cui degnamente sedete, e non ve ne impongono i nemici del paese, i pusillanimi, e timidi che rifuggono ad ogni novità utile, ed ordinatrice della giustizia . Abbia dunque questa nostra cara Italia, il bene delle vostre opere, e del vostro sapere. Offrendovi la dedica della cantica, non è altro che un contrassegno di sentimento di stima e venerazione che ho per voi, è un libro in cui troverete il germe di una dottrina, che attinsi dal senno dei nostri avi, innanzi alla quale cadrà l'ignoranza, e l'arrogante superstizione che per ben sedici secoli di volgare letteratura, hanno travagliato questa nostra bella Italia. Spero che il mio lavoro sarà da voi accettato , ed accogliete intanto tutta la espressione del mio cuore. l'estro Devotissimo LAvv.Giustiniano Lebano 

 

PREFAZIONE 

 

Una e la legge, o la Divinità. 

E chi la rapressenta è detto il Nume. 

Della Sapienza diva è questo il lume.

 È tutt'altro: Impostura, e Falsità.

 Ed hanno tutt'i culti una sorgiva, 

Cosi all'Ebraica, che alla scienza Achiva. 

 

La Cantica dei Cantici per ben diciotto secoli è stata in diverse maniere interpretata, oltre alle immense spiegazioni mistiche ed allegoriche, proposte dai Teologi. Gli Esegèti si dividono ancora in due opposti stistemi, circa a ciò che questo libro concerne. Secondo gli uni un azione seguita, liga tutte le parti del poema, facendone una composizione regolare, avente la sua unità. - Secondo alti, come Michele Herder, Paulus, Eichborn, W: Jones, de Wette ed altri, è una specie di canti di amore, avendo solamente legame per l'analogia drammatica. Sebastiano Castalion prima, e dopo di esso il Signor Teodoro di Mopsueste, credettero sostenere che questo libro era del tutto profano, contenente cose sconvenienti, e che bisognava, dicevano, radiarlo dai Canoni. L'opinione del Castalion, e del Mopsueste ramase per quasi un secolo sopita, venne dal Grozio e dal Sig. Giovanni Laclerc risvegliata, L'una son assurda timenza, l'altra con sponderata franchezza: mentre dall'altra parte una mitigata opinione, aveva riuniti Vatable e Bossuet col ritenere questo libro, il primo naturale, l'altro mistico. In questi ultimi tempi l'interpretazione allegorica ha trovato in Alemagna dei sostenitori da parte della scuola esegetica nei signori Hengstenberg, e di Delitzsch. Il Boettcher, Hitzig, ed in ultimo il Renan, vi rivengono una scena di harem, facendono di Salomone un abitator di lupanari, che forse come tale avrebbe avuto un poco più di erubescenza, a riferire quelle infami pitture. Il Renan ha voluto tradurre la Cantica redendola come innanzi detto una scena di harem, e per riuscire al suo assunto, non ha fatto altro, che dividere il tutto in sedici pezzi, incastronando tra loro quelli che più si prestavano allo scopo prefisso; credendo anche dopo di tale impasto per le difficoltà incontrate nello sviluppo del poema, che l'ordine delle scene fosse stato intervertito, o che alcuni pezzi fossero andati smarriti. Non poteva persuadermi come la Cantica dei Canitici, un libro appertenente all'antichità avvesse potuto essere tanto osceno da far dire al Valeriani "che pur la voluttuosa Siari avrebbe dannato alle fiamme, se per poco le avesse conosciuto (1). Ed al Verati" che il Cantico dei Cantici è filatessa la più laida che sia mai caduta di bocca a consumato libertino (2)". Mi posi all'esame di questo libro, spinto anche da vari amici, per vedere casa vi era, ed da qual parte avessi potuto rivenire il vero. Qual'è stata la mia sorpresa, di trovarmi d'innanzi ad un grande libro a Sapienza Salomonica, in parlari Sacerdotali Ciriologici (3) simili ai Carmi Sibillini, tutto casto, nobile, grandioso, contenente otto omelie scritte dalla Divinità Paranetica esortativa Israelitica, a sommi sacerdoti Adelfi, o Fratori, che apostatando dalle sacre tette del Utero Delfico Materno erano passati alle profanazioni degl'oracoli. Compresi allora le cause del perchè i profani grammatici colle loro semplici nozioni grammaticali, tradirono anzichè tradussero nel vero senso la Cantica. I Teologi da una parte, potevano affaticarsi come velevano a dare spiegazioni mistiche, ed allegoriche parto d'ignoranza guasta d'allucinata fantasia, e dal fantasmo religioso. Dall'altra, la scuola esegètica a dividersi in opposti sistemi, perchè non potendo commprendere i parlari Sacerdotali Ciriollogici era di necessità assoluto, cadere di errori in errori, e nulla poter comprendere vero di quello che questo libro cencerne. Mi son determinato presentare la traduzione all'Europea letteratura, come surse dai bolini che la versarono sopra i papiri, non obliandone una voce, e col presentarla dirò ai Teologi, ciò che Gesù diceva ai dottori, che si avevano usurpato le chiavi d'interpretare solo essi le sacre carte, e con ferocia impediva agl'altri di penetrare in dove la loro ignoranza; non era pervenuta. Evang: di Luca Cap. XI v.52 "Guai a voi, o Dottori, che per essere Oti, o Sacerdoti, vi avete usurpato le chiavi della conoscenza delle cose sacre. E come nella stessa non avete potuto indentrare, vi avete proibito agl'altri di penetrarvi". Dirò poi agl'Esergèti, ed a tutta la turba dei traduttori, ciò che Ateneo diceva e soteneva; che tutt'i grammatici che non venivano disciplinati nei sacrii Palladii, (4) sotto le arche arcane , grammatici fatui, e merendoni, perchiò evangeli Gesù paragona i grammatici a quei stupidi bastraconi, che hanno orecchie e non sentono, hanno occhi e non vedono. I Teologi fino all'ultimo Chercuto, e Cocollato potrebbero dire. - La Chiesa Cattolica Apostolica Romana è la madre, e maestra di ogni verità, e quindi la interpretazione non può essere che allegorica, e non diversamente perchè è una continuata profetica allegoria, cosi ritenuta dalla medesima (5)e cosi creduta anche da S. Girolanmo. Mi permettono i Teologi e tutta la classe Chercuta e Cocollata, che io dirò ad essi. Se il naturalista osa rapire alla natura le occulte cagioni dei suoi fenomeni, non posso ancora IO studiare d'involare al tempo le conoscenze storiche smarrite, e non riconoscibili. Dirò di più, L`uso della ragione è data all'uomo per conoscere la verità, chi può vietare al medesimo che nè facesse uso per scovrire il vero? Ricordiamoci ciò che Trifone diceva a Giustino martire (6)"Voi siete giunti a tanta altezza di cognizioni a forza di studiare a meditare permettete ora a me che per la stessa via possa arrivare ad un eguale convincimento". La autorità della Chiesa non mi sofferma nel cammino della scienza, specialmente allorchè penso ai diversi fatti pei quali ho dovuto convincermi che la medesima spesso manca, non dico delle soli cognizioni scientifiche, ma di quelle puramente letterarie. Si condannarono i Dialoghi di Galileo con una solenne sentenza dogmatica nel 1634, che difendeva la mobilità della terra, e la stabilità del sole, dottrina che la Chiesa Romana dichiarò eretica perchè in filosofia, e contrarie alle sacre scritture. Dottrina che venne invece dimostrata vera in fisica, ed in matematica, e intanto la chiesa Romana infallibile, persitè nell'errore dogmatico per duecento anni, e fu illuminata non dallo Spirito Santo, ma dai progressi delle scienze fisiche e matematiche, innanzi alle quali l'autocrate del Vaticano, fu costretto chinare il capo. Che si di dirà se il sistema di rotazione della terra non fu dal Galileo scoverta! Ma era stato già dagli antichi filosofi ammesso:Nihil sub sole novum, e, che la chiesa, bisogna ritenere, non comprese per mancanza di cognizioni letterarie, in caso contrario non sarebbe caduta nell'errore col condannare Galileo, il quale non faceva altor coi suoi Dialoghi, che ripresentare ciò ch'era stato dall'ignoranza dimenticata. Della teoria del moto della terra, ne hanno parlato tanto i Latinisti, che gli elleni. Tra i latinisti,vi è Seneca nell'epistole. E fra gli elleni Ecphando Pitagorico, ed Eraclito Ponico. I quali sostengono che la terra vertigina intorno al suo asse, some una rapidissima ruota, della di cui velocità appena la mente umana può concepire l'idea. Eusebio ch'è un Padre della Chiesa, contro del quale niuna sentenza dogmatica di eresia vi è stata che lo condannava eretico, nella sua grande opera De Praep.Evang. al 1. XV c.58 nel ricordare la filosofia di questi due valenti scrittori, cosi si esprime: "Eraclito Pontico, ed Ecfanto Pitagorico sostengono il moto della terra, ma non con sensibile mutazione. Sebbene avvenire vertiginando, come una ruota che vertiginando si volve intorno al suo asse, inclinandosi da occidente in oriente sul proprio suo centro". Plutarco nei suoi opuscoli, parla del moto della terra, e dice, che la stessa si muove e ruota intorno al suo asse. Se Galileo non avesse abbiurato il suo sistema, sarebbe stato come eretico bruciato vivo. Invece poteva benissimo presentare a quel congresso di Chercuta Ciurmaglia, composta di Uomini Tene, di sciagurati senza cuore, senza famiglia, senza patria, gli autori d'innanzi citati, e cosi avrebbe smscherato la loro ignoranza, e lo stato nel quale si trovava la Chiesa infallibile (!!) che vuole elevarsi a Maestra. Secoli di ferocia, die rapine, di errori e di spavento; che regolava la Chiesa la sola ignoranza orgogliosa, che trovava documenti nell'avarizia, nelle ambizioni, nelle passioni, negli odii, nelle vendette, e la falsa persuasione di essere infallibile il suo capo, che trasse i Pontefici agli scismi, alle eresie, alla fede pubblica corrotta, alle guerre, alle ribellioni ecc. Come vi può essere religione, dove vi è ignoranza e non Sapienza? "Nec sine religio sapientia,nec sine sapientia sit probanda religio (7) Un trattato di Lorenzo Valle sulla falso donazione di Costantino venne condannato. Mentre che la Chiesa spacciò per vera; il cui atto autentico dice il Gioja, fu deposto dagli Angeli negl'Archivii della Luna; e l'Ariosto lo colloca nel cerchio della medesima (8). Ed il Bovio dice. - Protesta giuridica che dimostra nel secolo XV mancare al potere della Chiesa il fondamento giuridico, perchè la donazione non fu fatta da Costantino (9). Basterebbe leggere Eusebio nella vita di Costantino per convincersi che non vi fu nè dote nè conversione (10). I Papisti dicono che la dote fu l'effetto della conversione. Che costantino fu battezzato nel 324, cioè tredici anni prima di morire, il che avvenne nel 22. Maggio 337. Ma egli parti da Roma Gentile - Eusebio dice - "che prima di morire, rinunciò lo scettro a tre suoi figli, e poichè vide che la fienaja della morte gli gravava sul capo, che pochi altri istanti gli restavano di vita, fu pressata dai Vescovi che l'assistevano sempre, e non lo lasciavano mai solo, a prendere le sacre linfe del Battesimo, per non lasciare alla posterità contanto scandalo da essere morto da incredulo. - Al che egli piuttosto per aderire all'altrui volontà, non essendo in quegl'ultimi momenti nello stato di ragionare che per sentimento di religione, accettò il Battesimo". Non potendosi distruggere ciò che Eusebio contemporaneo scrittore e laudese di Costantino, e suo massimo confidente dice: la donazione e conversione cadono, come corpo morto cade. Le taxae cancellariae et penitentiariae Ron anae, (11) stampate e ristampate con diverse bolle di Pontefici, vennero dagli stessi infallibili Pontefici proibite e messo all'indice, e quindi la Chiesa avrebbe condannato la sua opera istessa: ed a ragione potrebbe dirsi ciò che Dante dice: "E qual'è quei che disvuol ciò che volle, "E per novi pensier cangia proposta, Infiniti sarebbero gli esempi d'ignoranza, di falsità, d'inganni, d'intrighi, di raggiri e scandali che potrei addurre, e che per brevità tralascio, solo dico, che un Papa, un Vice Dio - qual.fu Papa Adriano si vede transigere con Carlo Magno per allargar la potenza temporale - unica Divinità clericale, che gli scriveva. "Io non posso dichiarare Irene e suo figlio eretici appo il Concilio di Nicea; ma ben gli proclamerà tali, se non mi rendono i beni di Sicilia. (12) Potenza temporale alla fine che colla breccia di Porta Pia il XX settembre 1870 cadde: e Roma venne restituita all'unita` Italiana. 

Oggi intangibile

 Innanzi a tanta contraddizione di Teologi e Teologi, di Papi e Papi, di Concilii e Concilii, i quali tutti tra loro discordano, meno nel confondere ed oscurare ciò che dovrebbe essere chiaro, nel sovvertire ogni principio di logica e di ragione, ed una prova ultima è la proclamata infallibilità del suo Capo, il Sillabo, i decreti dell'ultimo Concilio; dai quali chiaro si vede l'immobilit`ed immodificabilità della Chiesa Romana a rappresentare l'ignoranza, l'oscurantismo, e la superstizione, e solo da taluni utopisti si crede che potrebbe esservi conciliazione tra l'ignoranza, l'oscurantismo, e la superstizione, coll'indipendenza, colla libertà, col progresso, e colla scienza (13), mentrechè la indipendenza, la libertà, il progresso, e la scienza hanno di già stampato in fronte alla Potenza Temporale il negro funereo. 

Omta (*)

Lasciando un mar si crudele. - Io cammino e vado innanzi, sempre avanti la scienza, e prensento all'Europa letteratura la versione della Cantica dei Cantici come venne versata su i Papiri interpretandola colla Scienza Palladia.

(*) I Greci questa lettera "Q " l`usavano per imprimerla nella fronte dei condannati a pena capitale

 

NOTE

 

 (1) Valeriani - Vita di Cristo p.384.Torino 1869. (2)Verati - Tiran. Sac. Firenze p.159 Le Monnier 1861. (3) Parlari che solo alla casta Sacerdotale era concesso la piena conoscenza; ed avevano una lingua e caratteri propri arcani del volgo - Vico p.272.Levi p.13 e 14 Teoc.Mas. ediz. Le Monnier 1863.Schlegel - Storia della letteratura - Milano tom.1p.218.Beniamino Costant.tom.11 p.101 e 111. (4) Palladio che Levi lo chiama misterioso,Teoc.Mas.p.51 ed. cit. (5) Pag.9 del secondo Sin.Dioc.del X Giugno 1888 - Item sacram scripturam juxta eum sensum quem tenuit et tenet S.Mater Ecclesia,eujus est judicare de vero sensu ecc. (6)Iustini Mart. Dialog. cum Triph. cap.68. (7)Ist. di Latt. Fermiano.. (8)Ibid par. 11 cap.3 Orl. Fur. c.34 ist. 80. (9)Giov. Bovio lettera a Cimato (10) La falsa donazione di Costantino si ritenne per vera fino ai tempi di Dante il quale nell`Inf. canto XIX si fece a dire credendo che vi fosse stata la dote,e la conversione. " Ahi,Costantin,di quanto mal fu matre, "Non la tua conversion,ma quella dote "Che da te prese il primo ricco padre! La Chiesa per ingannare Pipino e Carlo Magno. Papa Stefano III falso`una lettera di S. Pietro indirizzata dal cielo a Pipino ed ai suoi figli,per acquistare con tale inganno e raggiro un dominio temporale. Falso`la Chiesa le decretali,per esercitare un potere dispotico.Strappo`Gregorio VII dalla sua amasia la celebre contessa Matilde una donazione ecc. (11) Con questa penitenziale si pose tariffa alla prostituzione, all`adulterio,allo incesto,alla pederastia, alla bestialita`,all`omicidio,al furto,e,ad ogni sorta di oscenita`e di scelleragine. "Cosi`si paghera`per tassa di assoluzione L.131,da colui che avesse commesso adulterio ed ucciso il marito dell`adultera,e si permette di prendere per nuova sua moglie essa adultera - Il parricida,matricida,fraticida e l`uxoricida - paghera` L.17. Un padre o una madre,che uccida il propriofiglio L.27 ecc.". (12) Dux foemina facti. - Quest`Irene era una delle piu`atroci donne conosciute nella storia. Nel suo zelo sfrenato per lo stabilimento del culto delle immagini - puparum cultum,cosi` lo chiama il grande Hinemar di Rheims,arcivescovo che viveva nell`anno 845, - avveleno`il marito Leone,e fece cavar gli occhi al suo figlio.Come il concilio di Nicea si tenne nel 787,e come questo concilio condanno`e rigetto`i decreti del concilio del 754 tenutosi sotto Costantino soprannominato Capronino,e come sette anni dopo nel 794 fu condannato da un`altro concilio tenutosi a Francoforte per cura di Carlo Magno,si consulti la storia. (13) Sommi uomini italiani,pero`usciti dal catechismo papista,si fecero a propugnare il principio di Libera Chiesa in Libero Stato,da formare due governi in uno,e due qualita`di sudditi, di cui ciascuno ubbidisca al loro capo,cio`nuoce allo stato,lo indebolisce,gl`imbarazza l`andamento; mentreche`deve ritenersi che la Chiesa e`ricevuta nello Stato per volontaria concessione; non lo stato e`nella Chiesa.

 

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Giustiniano Lebano 

Avvocato Napoletano

 Socio corrispondente di varie accademie Europee

 

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 DEL 

MORBO OSCURO 

CHIAMATO DA ARETEO 

OCIPHON-SINCOPE

 IMPROPRIAMENTE CREDUTO DAGLI EUROPEI

 CHOLERA - MORBUS 

 

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Quarta Edizione Migliorata dall`Autore 

NAPOLI

 Stabilimento Tipografico A. Tocco & C. 

1884 

 

 

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"Una salus victis: nullam sperare salutem. "

 

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Lettore prima di leggere sarete cortese ponderare bene questo testo del filosofo indiano Narada. " Non dovete mai dire : Non conosco cio`,dunque e`falso". "Bisogna studiare per sapere,sapere per comprendere,comprendere per giudicare".

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 Qui non intelligit aut discat,aut taceat.

 

 

 Sull`origine del morbo oscuro in collera dei Numi,e Maghi Chinesi:con cui contagiarono le armi Francesi. - E l`Europa impropriamente li chiama Cholera Morbus. 

 

SONETTO 

 

Mano e`l`Iddio? Od dell`uomo infame ?

 Questo e`il quesito alla presente clade,

Che dell`Italia spopola contrade: 

E spettri ammucchia sul spolpato ossame....! 

 

Negli avelli non entra piu`carcame!

 Si`colmi sono....Il figlio,e `l Padre cade! 

La Madre,e la bambina ! E d`ogni etade 

Troncar si vede di ciascun lo stame! 

 

Ahi China China ! E`questo il Morbo-Nero 

In collera de` tuoi Oti osceni e sozzi, 

Che contagio`le schiere al Franco altiero. 

 

De`Gavoccioli il pusso.....fatto in polve 

Ne fu `l vampo: Dai tuoi Tartarei pozzi 

Sbuco`la peste(1). E tutti in se ne involve. 

 

(1) Con questa peste elaborata nei luoghi Tartarei, Apollo fulmino`gl`Argivi.Con questa peste si frenavano le irruzioni de`Barbari dai nostri Avi Gentili;come proveremo.

 

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----- Il Prof. Gennaro Colucci all`avvocato e letterato G.Lebano per l`opuscolo sull`Ociphon-Sincope pubblicato nel 1865------

 

 SONETTO 

Chi serba il petto di virtudi adorno

 Non vive ignoto in piccolo confine,

 Ma dove nasce,e dove muore il giorno

 La`vola,e ondeggia di sua gloria il crine. 

 

Fiori`la Grecia,e risonar d`intorno 

Aristide,Solon,Pericle,Eschine;

 Dal tempo ingordo,e distruttore a scorno

 Fur note al mondo le virtu`latine. 

 

Tua fama ancor,ne`il mio pensier fu vano , 

Coronata ne va di allor le chiome 

Tai sforzi ad emular del genio umano;

 

 E se cadranno alfin dal tempo dome 

Quante moli ha l`Egitto,e il suo Romano 

Alto rimbomba l`immortal tuo Nume.

 

 

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- L`occhio acuto d`un Nume il tutto scovre. 

 

 

Due dottrine in medicina esistevano presso gli antichi.Una Epidaurica ,e l`altra Empirica (1). La prima veniva sotto la cura delle Pizie insegnata ai soli Eletti,la seconda lo era dai Sacerdoti minori ai soli Mortali Plebei; che l`immortale Vico distingue in parlari de`Mortali,e parlari de`Numi - ossia sacri ed arcani(2). I libri d`Ippocrate sono scritti in parlari Jeratici,ossia Teologici,quindi indisciferabili dagli attuali medici che appena sanno distinguere l´Alpha dall`Omega.E l`istesso Ippocrate rassomiglia i Medici profani a quegli Istrioni Teatrali,che rappresentano gli Eroi, mentre sono Istrioni, e conchiude: Quemad-modum enim illi quidem forman habitum,et personam histrionis referentur;neque tamen histriones sunt,sic et Medici nomine quidem multi re ipsa perpauci. Poiche`in tutta quiesta classe immita la forma,e gli abiti de`personaggi che rappresenta: ed in intanto sono Istrioni. A questo modo sono questi Ipocrati (3) tali Iatrei,che vengono dalla scolastica vertiginosa addottrinati,che hanno la loro mansione nella moltitudine,ossia Plebe.E`questa l`arte de`Pangubai ,ossia Ciurmadori,e Cantabanchi,che esercitano loro mestiere sulle panche delle Baie. Le opere di Areteo sono uguali a quelle d`Ippocrate ma i volgari plebei hanno voluto interpetrarle coi loro lumi volgari e ne hanno fatto un massacro in mancanza di senso comune.Sventurata umanita`regolata da un volgo che si crede dotto; mentre che delle dottrinedell`antichita`esso null`altra conosce che l`Empirismo. L´ Empirica(4) era la scienza medica cantabantica dei ciurmadori, e non aveva base di dottrina, ma di pratica, sola e di esperienza. Per contrario la Jatrea Asclepia (5) era la dottrina per scienza di pincipii, in cui si alunnavano gli adepti Piziagoriei. - In con- sequenza l'Empirica era la spregevole, la cantabantica. L'Aschlepia che veniva insegnata dalle Pizie, era la divina che conosceva i Morbi, e ne guariva gl'infermi . Spente che furono le Pizie per opera di COSTANTINO (6) che alunavano gli Adepti, e spente tutte le dottrine dei nostri Avi, ed oppressi da un piede di ferro di Evo Volgare, non rima- sero altro che l'Empiriche conoscenze, per cui la medicina non più ha potuto ritornare al suo antico lustro divino EPIDAURICO ; (7) e si striscia nella melma dell'Empirismo Volgare Ciurmatorio. È degno di lode , dobbiamo confessarlo, l'attuale Empirismo che si è più nobilitato da quello prisco sprengevole, poiche gli uomini hanno incominciato a filosofare, ma però è una filosofia, che vagisce ancora in culla. Difatti l'attuale medicina Emirica non è ancora scienza perchè fondata sopra sistemi. - Qanti sono i medici in Europa, tutti hanno un paricolare sistema, e scuola. Chi è Brouniano, chi è Felicettiano, che è Omiopatista Anemanio, chi controstimolista Rosario, o Brussuista, chi Boeravio, chi Galenico.....chi di quà, e chi di là; per modo che gl'infiniti sistemi, non sono altro che tante opinioni che si distrugono a vicenda. E la scienza attuale della medicina? È un agine rotto dal torrente devastatore delle opinioni. Se dunque non vi ha scienza, ed i farmachi che si apprestano agl'infermi essendo veleni, poichè la voce Farmacon in greco corrisponde alla nostra voce Tossico, e Veleno, la medicina che gli dispensa nella insipienza dell'arte Medica Epidaurica è più nociva alla vita umana che tutt'i morbi riuniti insieme, perchè non ha basi scientifiche. - Teoriche - Matematiche, ed è la progressiva dell'antica Empirica - Mistarnea - Estanòmeta. E qual'altra puova si vuole dopo di tante chiurlate pubblicate sui diversi periodici del Regno, e dell Europa intera, fatte da infiniti medici, mediconsoli e medicastrelli, che invece di perdersi in chimeriche e buffe discussioni si fossero limitati a dire. - NOI DEL MORBO NULLA NE CONOSCIAMO. N'È DA NOI IL CONTROVVELENO DEL MORBO CONOSCIUTO (8). - Sarebbero degini di lode, non di biasimo, ma se avessero saputo e sapressero leggere Platone Ippocrate ed Areteo non sarebbero caduti in tanti vernacoli cinquetti (9), a causa del Morbo che ci tiene in panico agitamento! Qual soccorso hanno dato all'umanita`, i loro rimedii empirici? Cieco che Ciechi duce, sempre accade, Che tutta la catena al fosso cade... E più chiaramente appare la insipienza medica empirica, se si pon mente alla seguente poesia satirica pubblicata recentemente dai giornali francesi. Professeur contre Professeur! Koch contre Pasteur! Chaque docteur dit le contraire... Un aurtre remède à chaque heure.. C'est pourquoi il n'faut pas avoir peur; Il n'arrive rien de plus que.... qu'on meurt! ARETEO distingue in Jatrea due morbi differenti. Il Cholera Morbus, ed il morbo pestilenziale che lo dice Ocifon: voce che si spiega Cito-Necat. Ed è questo per l'appunto il morbo, che fa strage attualmente alla bella nostra Italia. - A brevi note: Eccovi la descrizione del primo, e del secondo . Cercheremo la brevità per essere utile, e non anoojare. Dandovi il testo con la traduzione del Crasso, e la nostra Palladia in Italiana favella. E quindi imparerete a dare versione diversa da quelle grammaticali. 

 

-- NOTE --

 

 (1)Chiamata da Platone Estanometa, cioe`Sgozzatrico degl`uomini,e Mistarnea ossia a baratto d`agnello; quindi l`attuale medicina e`la progressiva dell`antica Empirica - Mistarnea - Estanometa. (2) Haec vero cum sacra sint,sacris hominubus demostratur. Profanis vero nefas,priusquam scientiae sacris initiati fuerint. (3) I profani Empirici sono Ipocrati,e non Ippocrati.Sono con un solo "p" non con due. (4) L`Empirica - si spiega - L`arte che si apprende per pratica, o per perizia. (5) Aschlepia - si spiega - Dare l`adipe alle membra sparute,ossia l`arte di restituire ai macilenti la valitudine. (6) La voce di Costantino in arcano e`orribile,e`tremenda (...) Il Gran Bucciere scuoiatore de`Velli del Gregge Umano. (7) Epi - D - A - Uria,che Epidaura si pronunzia da`la sentenza. - L`arte che si apprende in Palladia dottrina urbica de`felici Augurii. (8) Il solo che cosi`ha detto ,e`il Mantegazza nel suo cod. igic. del 1865. (9) Qual differenza passa dal bottegaio che ricanta le lodi del laudano,delle tinture ecc. Che di un Estanometa che prescrive il tonnato di chinino,- una limonea col percloruro di ferro liquido , - l`ipodermoclismo - l`acetato di alluminia,ecc. Se non conoscono il Morbo?

 


 

 

 

 

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[Ultimo Aggiornamento  20 - 11 - 2007]

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