L'inganno pacifista*

Il PACIFISMO, come ideologia11, fa credere12 che tramite un intervento13 pedagogico/comportamentale si possa cambiare il modo di vivere sociale dell’uomo, non spiegando bene quale sia il progetto finale di esso, se non un idilliaco mondo laborioso e senza screzi con parità di diritti e doveri... senza mai toccare i concreti rapporti di coesistenza sociale, quindi i rapporti di produzione e gli interessi di forme più o meno organizzate che il risultato storico ha prodotto.

Non affrontare e non risolvere tutto ciò è una mistificazione di fatto.

Più la teoria14 è inconsistente, maggiore è l’apporto fanatico per aderirvi. L’inganno ideologizzato nei pacifisti rasenta il patetico quando vuol dimostrare che le forme di vita nella biosfera si comportano con educazione e rispettosa convivenza.

Più sono dotte le argomentazioni e maggiore è l’inganno, allontanandosi dalla verità umanamente concepibile15.

Da una parte la propaganda che coinvolge le persone su diverse articolazioni: vegetariani, disarmo "unilaterale", antinucleare, volontariato "laico", ecc. per aumentare l’organizzazione;

dall’altra sul piano pratico, man mano che assumono potere, si rendono responsabilmente utili a gestire tutte quelle prassi classiche dello sviluppo economico di Mercato: dalla lotta per l’indipendenza delle borghesie nazionali (India) al riconoscimento dei diritti della borghesia negra (Martin Luther King), fino agli Stati Uniti d’Europa (Qui la faccenda andrebbe esaminata attentamente perché si tratta di un processo "a divenire" in quanto la questione ha una pericolosità conflittuale geopolitica enorme...).

Il pacifismo nonostante certe affermazioni di "nonviolenza" non si distingue nella prassi dalle altre ideologie e organizzazioni con i suoi: nemici interni, nemici esterni, nemici della pace, nemici della democrazia, nemici della "libertà" ecc. ecc.

E come altre organizzazioni, dove non riesce con la convinzione, ricatto o condizionamento, fa uso esplicito dell’esecutivo giudiziario e della violenza costituita16.

Il pacifismo nei suoi vari aspetti, ideologici, pragmatici e culturali, tende in maniera implicita ed esplicita a protestare disarmato ed incrollabile, ma inerme alla violenza repressiva. Quindi, meglio sotto chiave pacifici che liberi con la violenta rottura delle catene.

I pacifisti, come tutti i metodisti, raggiungono la fase mistico-religiosa svelando la loro contraddizione nei fatti: prima nella loro forma organizzativa, che è tutto sommato carismatica/teocratica, demonizzando e criminalizzando gli oppositori interni, secondo: delegando prima, durante e dopo la presa del potere, la difesa dei propri interessi e del proprio status ed anche la difesa della propria incolumità fisica ad apparati preposti, cosicché la domanda di difesa dell’acquisito (diffida, denuncia, pronto intervento), aumenta dando maggior autorità17 a chi detiene (o gestisce) la forza18.

Il subdolo del pacifismo sta nel far credere di combattere con armi impari un interlocutore "nemico": ora la dittatura dell’"imperialismo", ora l’informazione, ecc. ecc. Mistificando con tale metodo che si possa migliorare questa società, per condurla (e qui la grande menzogna) ad un sistema democratico/borghese senza lacerazioni.

Nella sostanza, il pacifismo non riconosce la violenza nell’inserirsi, nello scavalcarsi per meglio appropriarsi del prodotto sociale.

Non considera l’essenza che separa gli uomini e produce differenze e ingiustizia globale che è l’attrezzo/Capitale nel suo processo accumulativo che ha prodotto un’espropriazione metodica, lastricata di una violenza inaudita, ora fievole, ora estrema (ne uccide più l’interesse finanziario che la mitraglia).

Un interesse dato da un deposito bancario, presuppone un investimento: immobiliare, commerciale, che operi un esproprio violento tramite un sovraffitto, sovraccosto o sovrapprezzo ( di una violenza più o meno intensa e costante);

quindi il deposito, l’investimento non sono che il nocciolo della centrale atomica finanziaria della società del Capitale, produttrice di violenza sostanziale e diffusa e coinvolgente.

"L’acquisire19" interesse è il partecipare al bottino, il che rende feroci sostenitori di esso.

Il pacifismo arma di illusioni il "disarmato" per meglio disporlo al piegarsi alle regole coercitive di addomesticamento.

Il pacifismo cerca di armare di speranza, di impegno e di riconvincere il disilluso che si può cambiare o modificare le leggi sostanziali dell’accumulazione del Capitale.

Disarmare il pacifismo è demistificare questo ulteriore inganno ideologico, figlio funzionale, del Capitale. ***

La chiarificazione è uno dei compiti del determinismo umano (nel senso più generale del termine).

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QUARTO ragionamento

INDICE

11 IDEOLOGIA. Come involucro che forma un budello di princìpi ed idee ove gli uomini si collocano più o meno ipocritamente falsando i loro autentici comportamenti ed ispirazioni, per meglio aderire ad averne piccoli e grandi vantaggi o riconoscimenti, quindi sottomettersi ai principi espressi dall’ideologia, delegando ad essa una parte cospicua delle proprie responsabilità collettive, vivendo individualmente l’incoerenza come trasgressione, quindi peccato/colpa/punizione. Gli incoerenti, trasgressori metodici, convivono i vantaggi che l’ideologia gli procura, divenendo, così, affidabili propugnatori ed efficienti uffizianti di qualsiasi ideologia in quanto non pazzi fissati o vittime di esse.

12. FA CREDERE. Senza dimostrare, anzi, con un uso logico impazzito, facendo leva sulle istanze insoddisfatte dalla realtà, suggestiona il controllo dell’inconscio individuale, fa in modo che l’individuo si trovi "realizzato" in un collettivo primordiale, riduttivo di ogni capacità autonoma.

"Fa credere" ha anche la funzione di ottenere una obbedienza fanatica dei proseliti nei confronti dei dirigenti delle organizzazioni pacifiste, per "combattere" chi non crede o non si adegua, oppure chi ostacola lo sviluppo organizzativo del movimento o il consenso all’apparato dirigente.

13. INTERVENTO. Come prassi tattico/strategica, per convincere, indottrinare, ricattare... e tuttosommato asservire uomini come organizzatori, martiri, eroi, teorici... votati al sacrificio della causa tattica immediata, mentre il fine si allontana sempre di più verso l’eterno.

14. TEORIA. È inconsistente quando sorvola senza rispondere a fondamentali interrogativi quali: le finalità ipotetiche, o le eccezionalità fenomeniche ecc.; e ancora quando si presenta in una visione contingente e semplicistica; oppure quando risponde alle osservazioni con astio etichettante, complessivamente con suggestiva approssimazione.

15. VERITÀ UMANAMENTE CONCEPIBILE: come riferimento che superi: la verità imperscrutabile (che presume l’"essere superiore"), la verità assoluta (staticità dell’analisi, come limite spaziale e temporale), la verità "relativa" come disorientamento caotico dell’Io e del collettivo e, quindi, la verità soggettiva che è priva di riferimenti oggettivi.

16. VIOLENZA COSTITUITA: tutte quelle forze militari e paramilitari repressive e persecutorie, organizzate dagli stati per i ceti egemoni: Polizia, Carabinieri, Finanzieri, Guardie Nazionali, Guardie Giurate o "del corpo", organizzazioni criminali (Killer) ecc. ecc.

17. AUTORITÀ: come testimonianza onnipresente ad divieto di disobbedienza.

18. FORZA: intesa come violenza potenziale e quindi anche come minaccia immanente (terrore)

19. L’ACQUISITO: interesse — come perpetuazione dell’accaparramento; acquisire per frodare l’"escluso"; l’acquisito come presupposto di "partecipazione" al dominio, per asservire in modo continuo (la continuità della occasione).

* Tratti da: "Disarmiamo il pacifismo" - a cura di Guido Del Core, Torino, 1986. Il fascicolo, inedito, doveva seguire alla pubblicazione di "L'unica sicurezza è il business...", sempre a cura di Guido Del Core, Torino, 1986, pubblicato in collaborazione con l'Arpia (associazione della Sinistra Radicale scioltasi nel 1986), in concomitanza agli eventi della catastrofe di Cernobyl.

Ai due fascicoli ne sarebbe seguito un terzo sulla "Prassi" e la critica delle metodologie ideologiche dell'intervento politico.

Questi primi tre interventi - bisognosi di rielaborazioni, arricchimenti ed aggiornamenti - avrebbero dovuto concretizzarsi nella realizzazione di una collana editoriale che il "gruppo di Tensione" (Del Core, Greco, Pino Mazza, Rocco Sciarrone) non riuscì a realizzare né durante la fase di utilizzo dell'associazione radicale né, successivamente, col primo tentativo di costruzione di una casa editrice, grazie al quale si sarebbe dovuta riprendere l'elaborazione delle prime tesi distintive (una decina di pagine) di una nuova posizione politica. [Va detto che al gruppo che si ritrovò per primo nelle posizioni di Tensione si susseguì il contributo e l'avvicendamento di numerose persone di Torino, Milano e Roma (F. Treccarichi, S. Cavallo, D. Artino, G. D'Ambrosio,), anche se in condizioni economiche precarie tra il 1987 e il 1988 organizzava incontri a Milano, Genova, Roma e Torino dove il gruppo era in grado di tenere incontri settimanali, soprattutto in vista del primo tentativo di costruire una casa editrice, con tematiche di ampio respiro e con l'obiettivo di avvalersi fin dall'inizio del contributo in forze residenti anche a Milano, Roma e Genova.

A metà '88, i collegamenti con Roma, Genova e Milano erano entrati in crisi, ed anche il gruppo di Torino, costituito in gran parte da elementi con i quali non si riusciva a effettuare il salto di qualità in termini organizzativi ed in termini editoriali. Come accadde per Sciarrone, D. Artino e Mazza altri personaggi si erano esclusi o astenuti dal proseguire nel progetto per ragioni di dissenso con Del Core.

Durante una riunione di maggio del 1988 Greco spiegò perché riteneva fallimentare proseguire il rapporto di collaborazione con Del Core e che avrebbe ricominciato tutto daccapo e per altre strade. Greco fu seguito in questa dissociazione solo da F. Treccarichi e da Guido Scarnera con i quali costruirà in seguito una casa editrice e con i quali riprenderà i contatti con altre città ed all'estero.] Gli interventi qui riportati su ecologia e contro il pacifismo sono stati oggetto di scambi, in passato, di comunicazione e di relazione con gli individui che hanno ritenuto in qualche modo di collaborare alla maturazione di una nuova posizione politica come quella di Tensione. Le tesi sull'abbandono della tattica e del leninismo per un progetto sociale che non avesse come fine un nuovo capitalismo furono le prime righe scritte su cui si ritrovò e su cui si fermò tra mille difficoltà il susseguirsi di confronti e di collaborazioni prima citato.