Engels fu il primo a manipolare l'opera di Marx.

Ce lo testimonia dapprima Rosa Luxemburg, poi Maximilien Rubel, che, in un suo studio pubblicato in Francia nel 1968, scrive: "Si può dunque dire che Engels ha fatto nello stesso tempo troppo e troppo poco per il II Libro del Capitale, conferendo loro l'apparenza di un opera definitiva; troppo poco, scartando arbitrariamente dei manoscritti la cui pubblicazione integrale avrebbe consentito di rivelare aspetti importanti della ricerca scientifica di Marx e avrebbe nello stesso tempo fatto meglio comprendere le ragioni della loro incompiutezza".

Rubel, però, non riuscì nell'intento di ricomporre organicamente l'opera di Marx, pur recuperando nelle sue note alcune pagine censurate dell'opera di Marx, non fece che rendere più disagevole la percezione dell'opera globale e la sua comprensione. D'altra parte l'opera di Rubel ha l'innegabile merito di mostrare tutta la stupidità di coloro che -- a destra come a sinistra (trotzkisti soprattutto) -- hanno parlato di socialismo in URSS fino agli anni '80. Ancora Jacques Camatte ne "IL CAPITALE TOTALE" (Dedalo libri, 1976), mette in guardia da diverse categorie di mercanti della manipolazione e dice: " Esiste poi un'altra categoria di autori che si propongono di apportare complementi alla teoria di Marx, modificarla o correggerla e che tuttavia ritengono di partire comunque da essa come da un dato valido per un analisi dell'attuale società." E Camatte denuncia le mistificazioni di Sweezy, Palloix, Baran, Bettelheim. Un altro autore, Roman Rosdolski, in "Genesi e struttura del Capitale (Laterza, Bari 1971) difende un Marx non camuffato da trotskista, stalinista, poststalinista. La mistificazione più grave è quindi stata compiuta da tutti coloro che si sono appropriati dell'etichetta marxista per giustificare politiche ed azioni totalmente organiche alla società del Capitale.

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