L'AntiCritica - parte IV

Materialismo scientifico

e demolizione delle analisi psicologiche "deboli".

Consapevolezze indispensabili per un superamento dell'infezione metafisica.

4. Coscienza e libero arbitrio.

 

Ora, se tutto ciò che è "comportamento", "pensiero", "sentimento" nell’essere umano è determinato, come ‘è ormai inequivocabilmente dimostrato, da sostanze chimiche di cui il s.n.c. è ad un tempo prodotto e produtto-re[W], come del resto tutto l’organismo vivente, cosa si può dire a proposito del "libero arbitrio" ?

Prendiamo in considerazione le autorevoli osservazioni di alcuni scienziati che da anni studiano la fisiologia del comportamento.

Su "Le basi biologiche della medicina Moderna", il prof. G. Berlucchi professore di Fisiologia all’Università di Siena osserva: "Dagli scritti di altri teorici si deduce che essi ritengono che almeno alcuni neuroni centrali siano soggetti all’azione di influenze di presunta natura metafisica la volontà, il subconscio, la coscienza morale, e così via che interverrebbero a loro discrezione nel funzionamento del sistema nervoso determinando in maniera non specificata il corso delle attivazioni ed inibizioni neuroniche e quindi in definitiva il comportamento.(...)". Gli studiosi di neuroscienze, ritengono e dimostrano "...-che questa ipotesi, pur rispettabile come atto di fede, non sia né passibile di convalida scientifica, né necessaria per spiegare l’organizzazione dell’attività nervosa.

Essi sostengono inoltre che tutto ciò che noi chiamiamo volontà, subconscio, coscienza morale, ecc. sono prodotti fenomenici dell’attività o di stati particolari di organizzazione del sistema nervoso che non richiedono influenze o principi organizzativi diversi da quelli contemplati nella teoria connessionistica o, comunque delle scienze fisiche e biologiche.

Neil R. Carlson professore di psicologia all’University of Massachusetts ad Amherest, le cui più recenti ricerche sono state condotte intorno ai meccanismi fisiologici implicati nei danni cerebrali e nell’afasia

Come per gli altri scienziati, anche per lo psicofisiologo tutti i fenomeni naturali sono soggetti a leggi fisiche.

"Pertanto le leggi del comportamento possono essere ridotte ad una descrizione dei processi fisiologici. Nessuna considerazione viene attribuita al concetto di libero arbitrio".

"Nonostante siano stati fatti molti progressi nello studio della fisiologia del comportamento questo non si è verificato per quanto riguarda la coscienza. Sappiamo che questa può essere alterata da cambiamenti nella struttura o nella biochimica del sistema nervoso e pertanto concludiamo che la coscienza è una funzione fisiologica piuttosto che un comportamento... Noi non abbiamo nessuna idea su come una complessa struttura neuronale possa essere consapevole della propria operatività. Quali proprietà dei circuiti neuronali nel mio cervello mi permettono di conoscere ciò che io sono? Io non posso proprio immaginare come si possa rispondere a questo tipo di domanda.

La questione della coscienza umana suggerisce un altro problema: il determinismo ed il libero arbitrio.

L’autoconsapevolezza sembra accompagnarsi ad una sensazione di controllo; molti hanno la sensazione che la loro mente faccia ciò che il loro cervello comanda di fare".

Tuttavia i metodi d’indagine scientifica, in neurofisiologia riguardano la materia e l’energia, realtà che possono essere misurate con metodi fisici.

Se una facoltà non materiale, controllasse ciò che il cervello è in grado di fare, allora le neuroscienze non sarebbero mai state in grado di capire le cause del comportamento.

A parte l’ineffabile difficoltà di spiegare e dimostrare in che modo un’entità non materiale comunichi materialmente con una massa lipidica di circa 1200 grammi.

"Pertanto" continua Carlson" nella nostra ricerca noi ci comportiamo da deterministi.

Cioè noi assumiamo che il comportamento possa essere spiegato (...), fino all’ultimo dettaglio, quando noi comprendiamo completamente la fisiologia."

"...la libera volontà umana è un mito perpetuato per due ragioni: la complessità della mente umana, e la autocoscienza che ci fa pensare che la nostra mente sia in grado di controllare il nostro corpo piuttosto che il contrario", (che sia cioè il nostro corpo a controllare la nostra mente).

"La consapevolezza umana va di pari passo con il senso di unità di coscienza... Ad ognuno di noi la nostra mente appare essere una singola entità.

Quando noi osserviamo un oggetto non percepiamo la sua presenza, il suo suono, o la sua localizzazione come appartenenti ad oggetti differenti.

Neppure percepiamo le nostre varie modalità di senso come momenti separati di consapevolezza; le percepiamo come differenti percezioni convogliate verso una singola coscienza... questo non sembra succedere a molti altri esseri viventi oltre che a noi.

Le loro menti non sono probabilmente unitarie, poiché i dati attuali suggeriscono che esperienze ottenute attraverso una modalità di senso non vengono facilmente modificate da altre modalità di senso.

L’uomo non dovrebbe avere grande difficoltà nel riconoscere attraverso il tatto oggetti percepiti mediante la vista ma non precedentemente toccati. Al contrario questo non succede agli animali.

Le informazioni sull’ambiente vengono convogliate mediante i nervi al s.n.c. dove vengono analizzate dai vari sistemi di senso.

Questi sistemi occupano parti relativamente distinte a livello del cervello.(*)

Noi ravvisiamo un'altra ragione che può avere alimentato e tuttora alimentare il mito della coscienza e del libero arbitrio, nonché l’illusione della scelta nei processi decisionali: l’insieme delle variabili intervenenti interne ed esterne all’organismo vivente.

Come osserva Carlson:" Anche se un giorno noi dovessimo scoprire tutto ciò che può essere scoperto sul comportamento, non saremmo comunque in grado di predire il particolare comportamento di una persona in una determinata occasione.

Per poter applicare le leggi fisiche che controllano il comportamento noi dovremmo essere in grado di conoscere qualunque cosa che in quel momento sta succedendo in quella persona per poter predire il suo atto successivo"; e ciò che succede a quella persona in quel momento, il solo fatto di esistere, dipende dal sinergismo di un " n" numero di variabili intervenenti la cui entità quantitativa e qualitativa è praticamente impossibile da computare.

"Anche i fisici devono confrontare le differenze fra le leggi di tipo generale ed il supposto comportamento di un sistema complesso."

Eppure, proprio il riconoscere che il mistero del comportamento individuale dipende dalla concomitanza di così tante e differenti concause depone a sfavore di qualsivoglia presunto "libero arbitrio" ma riconferma in modo perentorio il determinismo della materia e delle intime leggi che la regolano e che, quindi, ci regolano.

Infatti, conclude Carlson:

" Anche se ci è impossibile predire dove una piuma potrà andarsi a posare quando cade da un alto edificio durante una bufera di vento, nessuno potrà mai asserire che il luogo dove questa piuma si andrà a posare sarà influenzato dalla libera volontà della piuma stessa".

Come scrive Giovanna Nuvoletti a proposito dei calcoli che il nostro cervello compie:

"Basti pensare che tenere in equilibrio un bastoncino sulla punta di un dito ha la stessa complessità di calcolo della fase iniziale del lancio di un razzo; per tenersi in equilibrio su una bicicletta sono necessarie otto equazioni differenziali, con trenta parametri. Fortunatamente non lo sappiamo altrimenti non riusciremo a completare nemmeno una pedalata"

Eppure il nostro realismo ingenuo si rifiuta di ammettere quanto ormai appare evidente.

"Nella conversazione normale noi applichiamo la famosa conversazione Grice (Logic and conversation) e ci rifiutiamo di affermare ciò che è ovvio."

La storia della specie a cui apparteniamo è costellata di mitologia, animismo, spiritualismo, religiosità, metafore, surrogati, espedienti scaturiti dalla necessità di dare a noi stessi risposte definitive su noi stessi, mistero della materia pensante autogenerantesi.

."Ma per produrre il nostro più lucido pensiero dobbiamo affidarci ai tenebrosi meandri. .."

"...dove si elaborano sostanze che in virtù di feed-back impietosi si riversano dalle strutture limbiche lungo i miliardi di rivoli che neuroni e sinapsi neuronali solcano entropicamente allestendo circuiti esponenziali reticolati bioneuroendocrinologiche trappole " che "...lavorano a nostra insaputa, elaborano dati, collegandoli con connessioni imprevedibili, creano una logica di cui ci portano, a loro arbitrio, le imprevedibili conclusioni."

Fino a prova contraria.

 

 

 

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[W] E tutto questo senza mai dimenticare i colpi di grazia inferti dalla determinante del fattore ambientale.

 

(*) Questa separazione significa per esempio che l’identificazione di un complesso di suoni come le parole è effettuata da regioni del cervello che sono distinte da quelle che interpretano un messaggio visivo, come la rappresentazione della persona che ha pronunciato queste parole. Ovviamente i meccanismi fisiologici che mediano queste funzioni devono comunicare ed interagire tra di loro L’integrazione di informazioni ricevute attraverso differenti modalità di senso appare quindi essere compiuta mediante interconnessioni fisiche tra le regioni cerebrali che eseguono tali analisi.

In effetti, queste connessioni sono in grado di unificare aspetti separati della nostra coscienza".

 

Ci pare utile riprendere le considerazioni di John Searle, a proposito dell’eziologia biologica di schizofrenia e morbo di Parkinson, quando egli osserva che entrambe le patologie provocano la sensazione di non connettere più le azioni alle intenzioni quindi l’involuzione della percezione di sé come essere in grado di intenzioni, decisioni, scelte arbitrarie.

Keith Oatley cita, a questo proposito, la dimostrazione di Hermann Helmholtz di percepire la luce quando ci si strofina un occhio.

L’esperimento consiste nel voltare gli occhi verso sinistra, chiudere gli occhi e strofinare e strofinare leggermente con il polpastrello di un dito la palpebra sull’angolo destro dell’occhio destro.

Si vedrà un alone di luce verso sinistra, che segue il movimento del dito.

I recettori dell’occhio sono così sensibili da essere reattivi anche ad una leggera pressione.

Ma la loro attivazione in questo modo è esperita dal s.n.c. come impulso luminoso, proveniente da un'altra direzione, la sinistra, dalla quale normalmente sarebbe dovuto provenire per stimolarli.

L’attivazione dei recettori ottici non è esperita come pressione.

Analogamente, se vi fossero delle insolite scariche neuronali a livello del s.n.c., sarebbe possibile esperirle ma in modo che avesse qualche significato per esse, nei termini in cui noi attribuiamo significato alle scariche di quel tipo.

Se la connessione tra azioni ed intenzioni dipendesse dalla libera volontà del soggetto, essa non verrebbe compromessa né ripristinata in base alla quantità ed ai meccanismi d’azione di molecole chimiche costituitesi in neurotrasmettitori (come la dopamina nel caso specifico).

Quanto esaminato e dimostrato, fino ad oggi, sarebbe sufficiente a spazzar via secoli di dibattiti, riflessioni e perdite di tempo, in materia di coscienza metafisica, morale, farneticazioni sull'Io metafisico o idealistico e deliri mistici o filosofici.

Purtroppo questo non vale per le istituzioni scolastiche ed universitarie.

Se la neurofisiologia sta condizionando numerosi corsi di studio (psicologia per esempio) e le nuove frontiere della biochimica permetteranno di eliminare, definitivamente, le vendite di fumo della psicanalisi, altri indirizzi come ad es. storia, storia del pensiero filosofico, o altri corsi e discipline, continuano a contrapporre e a perpetuare il delirio idealistico o metafisico di mercanti folli che restano arroccati dietro le proprie cattedre con l'unico scopo di incrementare i personalissimi business di carattere editoriale e l'unico risultato che va individuato nell'atrofizzazione dei cervelli che orwellianamente affollano le aule universitarie.



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