INTERNAZIONALE COMUNISTA

i comunisti e la proprieta' di stato dei mezzi di produzione e di scambio

 

IL PROGRAMMA COMUNISTA

da "L'ABC del Comunismo" di Bucharin

L’espropriazione della borghesia e la nazionalizzazione proletaria della grande industria.

Il primo dovere del potere comunista, come organo della dittatura del proletariato, era quello di togliere alla borghesia i mezzi di produzione, cio� di espropriare la borghesia. Si trattava, naturalmente, non di espropriare il piccolo produttore, l’artigiano, ma di privare l’alta borghesia dei mezzi di produzione e di organizzare la grande industria su nuove basi.

Abbiamo detto, nella prima parte di questo libro, che il proletariato non vuole n� la spartizione, n� il saccheggio delle officine, ma l’organizzazione della produzione in comune, cio� il trasferimento di tutti i mezzi di produzione allo Stato proletario, che � la pi� grande e pi� forte organizzazione della classe operaia. Bisogna guardarsi bene dal confondere la nazionalizzazione della produzione sotto il dominio borghese con quella effettuata sotto il dominio del proletariato. Nazionalizzare significa trasferire allo Stato. Ma chi parla di nazionalizzazione da parte dello Stato, senza preoccuparsi della forma di quest’ultimo, non comprende affatto il punto centrale della questione. Quando � la borghesia, come classe dominante della societ�, a nazionalizzare i trust ed i cartelli, non si realizza nessuna espropriazione della borghesia. In questo caso, essa non fa che tirar fuori i suoi beni da una tasca per metterli in un’altra, trasferendo tutto ci� che le appartiene al suo Stato. Ma resta sempre lei, la borghesia, a sfruttare la classe operaia, che continua come prima a lavorare, non per se stessa, ma per il suo nemico di classe. Questa nazionalizzazione sfocia in un’organizzazione di cui abbiamo parlato nella prima parte di questo libro, il capitalismo di Stato.

Un risultato ben diverso si ottiene con la nazionalizzazione effettuata sotto il dominio del proletariato tramite il Partito Comunista ed il governo rivoluzionario. Allora le officine, le fabbriche, i mezzi di trasporto, eccetera passano allo Stato proletario  cio� all’organizzazione degli operai, e non a quella dei capitalisti.

In questo caso l’espropriazione della borghesia � realizzata efficacemente, la borghesia viene, in quell’istante, realmente spogliata delle sue ricchezze, del suo dominio, della sua forza e della sua potenza. Di colpo le stesse basi dello sfruttamento sono distrutte.

Lo Stato proletario, organizzazione del proletariato, non saprebbe sfruttare la classe operaia: non ci si pu� autosfruttare. Sotto il dominio del capitalismo di Stato, la borghesia non perde nulla quando certe imprese private cessano d’esistere isolatamente, poich�, associandosi, esse sfruttano insieme il popolo come prima.

Parimenti i lavoratori non subiscono alcuna perdita se, con la nazionalizzazione proletaria, non posseggono pi� individualmente le loro officine, poich� le officine appartengono alla classe operaia, che assume il nome di Stato sovietico.

L’espropriazione della borghesia, cominciata immediatamente dopo la Rivoluzione dell’ottobre 1917, almeno nella sua parte essenziale, � stata portata a termine. All’interno della Russia sovietica sono nazionalizzate tutte le industrie dei trasporti (ferrovie e trasporti fluviali) e l’8090% della grossa industria. Secondo gli uffici di statistica industriale del Soviet superiore dell’economia nazionale, nel settembre del 1919 si contavano, in 30 governatorati, 3.330 imprese passate allo Stato, che occupavano 1.012.000 operai e 27.000 impiegati. Queste cifre sono piuttosto al di sotto della realt�, e noi abbiamo ragione di credere che le industrie socializzate siano attualmente 4.000. Le imprese pi� considerevoli, fra le 3.330 citate, continuano a funzionare. Nel settembre 1919 erano in funzione 1.375 imprese, di cui 1.258 occupavano 728.000 operai e 26.000 impiegati. Del milione d’operai sopra ricordato, 800.000 continuano ad essere occupati regolarmente, malgrado le condizioni estremamente difficili nelle quali � costretta a lavorare la nostra industria. Si contano 631 imprese chiuse, che occupavano 170.000 operai, e la situazione di 1.278 imprese con 57.000 operai non � attualmente stabile (si tratta, come si vede, di piccole imprese).

***

Le imprese nazionalizzate in funzione fino all’autunno 1919 appartenevano ai rami indicati qui sotto; erano unite dai loro organi centrali di direzione (direzioni principali e centrali).

I - INDUSTRIA MINERARIA (diretta dal Soviet minerario).
1) Direzione principale del carbone.
2) � � dei minerali greggi.
3) � � del petrolio.
4) � � della torba.
5) � � dello scisto.
6) � � del sale.
7) � � dell’oro.

II - INDUSTRIA METALLURGICA (diretta dal dipartimento metallurgico dei Soviet superiore dell’economia nazionale).
1) Direzione principale dell’industria meccanica.
2) � � dell’aviazione.
3) Direzione centrale del rame.
4) Direzione principale del ferro.
5) � � dell’automobile.
6) � � del gruppo delle officine Maltzev.
7) � � delle officine KalugaRiazan.
8) � � delle officine di Podolia.

III - INDUSTRIA ELETTROTECNICA (imprese elettriche unificate sotto la direzione dell’industria di Stato).

IV - INDUSTRIA TESSILE (diretta dalla direzione principale dell’industria tessile).

V - INDUSTRIA DEI PRODOTTI CHIMICI (diretta dal dipartimento chimico del Soviet superiore dell’economia nazionale).
1) Direzione principale della chimica organica.
2) � � dell’anilina.
3) Direzione centrale delle vernici.
4) Direzione principale dei prodotti farmaceutici.
5) � � dei fiammiferi.
6) � � del vetro da finestre.
7) � � del vetro da bottiglie.
8) Direzione centrale del cemento (I dipartimento).
9) � � (II dipartimento)
10) � � (III dipartimento)
11) Direzione principale pelle e cuoiami.
12) � � delle pellicce.
13) Direzione centrale delle setole di maiale.
14) Direzione principale delle ossa.
15) Direzione centrale dei grassi.
16) Direzione principale della carta.
17) � � delle resine.
18) � � del legname.
19) � � degli olii.
20) Direzione centrale dell’alcool.
21) Direzione principale del tabacco.
22) � � dell’amido.
23) � � dello zucchero.

VI - INDUSTRIA DEI PRODOTTI ALIMENTARI (diretto dal dipartimento dei prodotti alimentari del Soviet superiore dell’economia nazionale).

VII - INDUSTRIA FORESTALE E PREPARAZIONE INDUSTRIALE DEL LEGNAME (diretta dal Comitato forestale principale).

VIII - INDUSTRIA DELLA STAMPA (diretta dal dipartimento tipografico del Soviet superiore dell’Economia Nazionale).

IX - �SEZIONE AUTOMOBILISTICA CENTRALE� (montaggio e riparazione delle automobili).

X - PICCOLE SARTORIE (direzione centrale del cucito).

XI - UTILIZZAZIONE DEI RESIDUI (direzione centrale dell’utilizzazione dei residui).

XII - TRASPORTI PER ACQUA (direzione principale dei trasporti per acqua).

XIII - INDUSTRIA DELL’EDILIZIA E DELLA COSTRUZIONE INDUSTRIALE (Comitato di architettura).

XIV - INDUSTRIA DI GUERRA (dipartimento dell’industria di guerra).

XV - TRASPORTO E CONSERVAZIONE DELLE DERRATE (dipartimento del trasporto e della conservazione delle derrate del Soviet superiore dell’economia nazionale).

Uno dei principali doveri del nostro Partito � di portare completamente a termine l’espropriazione della borghesia, eseguita gi� nella sua parte essenziale. Dobbiamo tuttavia tener presente che noi non miriamo affatto ad espropriare la piccola industria, la cui �nazionalizzazione� � assolutamente inammissibile per le seguenti ragioni: noi stessi non potremmo organizzare la piccola industria dispersa e, d’altra parte, il Partito comunista non vuole e non deve ledere i milioni di piccoli proprietari. Il loro passaggio alla causa comunista e socialista avverr� spontaneamente, senza espropriazione forzata. � soprattutto sull’orizzonte della piccola produzione che bisogna portare la nostra attenzione, in questo momento.

Cos�, il primo dovere dei comunisti � il compimento della nazionalizzazione dei mezzi di produzione e distribuzione, dei mezzi di credito i quali devono essere proprieta' dello Stato proletario.

Bucharin

 

 

 

La dittatura del proletariato

Per poter realizzare il comunismo, il proletariato deve essere padrone di tutto il potere e di tutta la forza statale. Esso non pu� distruggere il vecchio mondo finch� non ha il potere nelle proprie mani e non � diventato per un certo tempo classe dominante. Si intende che la borghesia non abbandoner� la sua posizione senza lotta. Infatti il comunismo significa per essa la perdita della sua posizione dominante, la perdita della "libert�" di spremere il sudore ed il sangue della classe operaia, la perdita del diritto ai profitti, alle rendite, agli interessi, ecc. La rivoluzione comunista del proletariato, la trasformazione comunista della societ�, incontra perci� la pi� accanita resistenza degli sfruttatori. Il potere proletario ha quindi il compito di infrangere implacabilmente tale resistenza. Ma poich� questa sar� inevitabilmente molto forte, il dominio del proletariato dovr� assumere la forma della dittatura. Sotto il nome di "dittatura" s'intende un rigido sistema di governo e la massima risolutezza nella repressione dei nemici. Si intende che in tali condizioni non vi pu� essere questione di "libert�" per tutti gli individui. La dittatura del proletariato � inconciliabile con la libert� della borghesia. Essa � necessaria appunto per privare la borghesia di ogni libert�, per legarle mani e piedi e toglierle ogni possibilit� di combattere il proletariato rivoluzionario. E quanto pi� forte � la resistenza della borghesia, quanto pi� disperatamente essa raccoglie le sue forze, quanto pi� pericolosa essa diventa, tanto pi� dura e implacabile deve essere la dittatura proletaria, che nei casi estremi non deve nemmeno rifuggire dal terrorismo. Soltanto quando gli sfruttatori saranno del tutto eliminati e la loro resistenza repressa, quando la borghesia non avr� pi� nessuna possibilit� di nuocere alla classe operaia, la dittatura proletaria potr� diventare pi� mite. Nel frattempo l'antica borghesia si sar� fusa a poco a poco col proletariato, lo Stato operaio andr� lentamente morendo e l'intera societ� si trasformer� in una societ� comunista senza alcuna divisione di classi.

Sotto la dittatura proletaria, i mezzi di produzione appartengono allo Stato proletario. I mezzi di produzione vengono   monopolizzati dalla classe lavoratrice, vale a dire, dalla maggioranza della popolazione.

Nella prima forma del comunismo tuttavia persiste ancora la divisione della societ� in classi; esiste ancora una classe dominante, il proletariato, la monopolizzazione dei mezzi di produzione da parte di questa nuova classe, un potere statale, che sopprime i suoi nemici. A mano a mano che la resistenza degli antichi capitalisti, latifondisti, banchieri, generali e vescovi viene infranta, il regime della dittatura proletaria trapasser� senza alcuna rivoluzione nella seconda ed ultima fase integrale del comunismo.

La dittatura proletaria non � soltanto un'arma per la repressione dei nemici, ma anche una leva per la trasformazione economica. Attraverso questa trasformazione la propriet� privata dei mezzi di produzione deve venir sostituita dalla propriet� sociale; questa trasformazione deve strappare alla borghesia i mezzi di produzione e di scambio (espropriare). Ma chi pu� e deve compiere questa espropriazione? S'intende non una singola persona. Se la potesse compiere una singola persona, od anche singoli gruppi, noi avremmo nella migliore delle ipotesi una spartizione e nella peggiore una semplice rapina. Perci� � naturale che l'espropriazione della borghesia debba venir attuata dal potere organizzato del proletariato. E questo potere organizzato � appunto lo Stato operaio dittatoriale.

Alla dittatura proletaria si muovono obbiezioni da tutte le parti. Soprattutto da parte degli anarchici. Essi dicono di avversare qualunque dominazione e qualunque forma di Stato, mentre i comunisti (Bolscevichi) propugnano il potere dei Soviet. Ogni dominazione sarebbe una violazione e limitazione della libert�. Perci� bisogna rovesciare anche i Comunisti, il potere sovietico e la dittatura del proletariato. Non sarebbero necessari n� dittatura, n� Stato. Cos� parlano gli anarchici credendo di essere rivoluzionari.

In realt� essi (gli anarchici) non sono pi� a sinistra ma pi� a destra dei comunisti.

A qual fine ci occorre la dittatura? Per dare organizzati alla borghesia l'ultimo colpo, per violentare, noi lo diciamo apertamente, i nemici del proletariato. La dittatura � un'arma nelle mani del proletariato. Chi � contrario alla dittatura, teme le azioni risolute, gli spiace di far male alla borghesia, non � un vero rivoluzionario. Quando la borghesia sar� definitivamente vinta non avremo pi� bisogno della dittatura proletaria. Ma finch� si combatte la lotta per la vita o per la morte, la classe operaia ha il sacrosanto dovere di sopprimere implacabilmente i suoi nemici. La dittatura proletaria e' necessaria per la costruzione del primo stadio del comunismo che ha le caratteristiche di cui gia' si e' detto.

Contro la dittatura si schierano anche i socialdemocratici, specialmente i menscevichi. Questi signori dimenticano completamente quello che essi stessi scrissero in merito a suo tempo. Nel nostro vecchio programma, che abbiamo elaborato insieme ai Menscevichi, sta espressamente scritto: �La premessa imprescindibile della rivoluzione sociale � la dittatura del proletariato, vale a dire la conquista del potere politico da parte del proletariato, di quel potere politico che gli permetta di infrangere la resistenza degli sfruttatori�. I Menscevichi accettarono questo principio in teoria, ma in pratica essi strillano contro la violazione della libert� dei borghesi, contro il divieto dei giornali borghesi, contro il �terrore bolscevico�, ecc. A suo tempo anche il Plechanof approvava le misure pi� spietate contro la borghesia, affermava che si doveva togliere alla borghesia il suffragio, ecc. Ma oggi i Menscevichi hanno dimenticato tutto questo e sono passati nel campo della borghesia.

Infine alcuni ci muovono delle obbiezioni dal punto di vista morale. Costoro affermano che noi giudichiamo come gli Ottentotti, i quali dicono cos�: �Se io rubo al mio vicino la sua donna, ci� � ben fatto, se egli ruba la mia, ci� � mal fatto�. Ed i comunisti Bolscevichi non si distinguerebbero per nulla da questi selvaggi, poich� essi dicono: �Quando la borghesia violenta il proletariato la cosa � amorale, quando il proletariato violenta la borghesia, la cosa � ben fatta�.

Quelli che parlano cos� non hanno la minima idea di che cosa si tratta. Nel caso degli Ottentotti si tratta di due uomini uguali, che si rubano le donne per le stesse ragioni. La borghesia ed il proletariato invece non sono uguali. Il proletariato � una immensa classe, mentre la borghesia � soltanto una piccola minoranza. Il proletariato lotta per l'emancipazione di tutta l'umanit�, la borghesia lotta per la perpetuazione dell'oppressione, dello sfruttamento, delle guerre. Il proletariato lotta per il comunismo, la borghesia per la conservazione del capitalismo. Se comunismo e capitalismo fossero la stessa cosa, allora soltanto si potrebbe applicare al proletariato ed alla borghesia il giudizio che si � dato sui due Ottentotti. Il proletariato lotta da solo per il nuovo ordinamento sociale: tutto ci� che lo ostacola in questa lotta � pernicioso.

Bucharin

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