Sintassi

La sintassi comprende le regole per la formulazione di frasi, ovvero è la parte della grammatica che regola la struttura di frasi ed espressioni.


Ordine ed enfasi delle parole

In molti casi, quando una parola modifica un'altra, questa segue immediatamente il termine che modifica. Alcune volte le si possono vedere anche separate, ma i Ferengi, soprattutto nel linguaggio scritto, fanno seguire l'aggettivo o l'avverbio subito dopo la parola modificata.

Oltre a questo non esistono altre regole nell'ordinazione della frase. Infatti essendo ogni tipo di parola identificato da una particella, non c'è motivo per ordinarle in una certa maniera. Tuttavia i Ferengi utilizzano uno specifico ordine quando hanno l'intenzione di enfatizzare un termine o una frase: in genere le parole sono poste in ordine di importanza o anche in ordine di tempo (dall'informazione più recente a quella più vecchia, per intenderci).

Per esempio se volete dire "Io ti ho visto", con "Io" da mettere in risalto, la frase in Ferengi risulterebbe ordinata in questo modo:

/to kavaa/
[to ka'vaa]

Tuttavia, se si vuole mettere in risalto il verbo "ho visto", la frase potrebbe essere ordinata in questa maniera:

/vaa to foo/

C'è da notare che molto spesso i pronomi non vengono enfatizzati e la frase diventa semplicemente:

/tkavaa/ [t@k-a'vaa].

Ora consideriamo una frase che non richiede una particolare enfasi, ma che riporta alcune nuove informazioni. Per esempio prendiamo la frase "Dak vede PRaaN", e supponiamo di conoscere già chi sono Dak e PRaaN; ciò che non sappiamo è chi dei due vede l'altro (non essendoci un particolare ordine nella grammatica Ferengi). Per questo la frase viene ordinata in questo modo:

/vaa Dak PRaaNoo/
[vaa Dak PRaa'Noo/

Nel caso di imperativi, il pronome (/k/ o /g/) viene esplicitato.

Oltre all'ordine delle parole, esiste un altro metodo per enfatizzare un elemento di una frase, ovvero l'aggiunta di un suffisso utilizzato spesso per l'enfasi, /vt/. Come esempio prendiamo una comune frase di ringraziamento Ferengi:

bj {profitto} aa {verbo} vt {suffisso}
/bjaavt/
['bjaa-vat]

Notate tuttavia che questa espressione viene spesso pronunciata come /bjavt/. Questa frase significa "Profitto!", ma non è diretta a nessuno in particolare (non c'e' nessun pronome), quindi in realtà esiste una forte enfatizzazione sul termine 'profitto', e questa è una cosa che i Ferengi fanno spesso, non per nulla la parola 'profitto' è il cardine di tutta la grammatica Ferengi.

In tempi recenti l'uso della particella /vt/ si è allargato a molte altre parole quando si vuole enfatizzarle. /Gal/ è la radice di "rosso", e così /Galyy/ è l'aggettivo che si usa normalmente per mostrare che qualcosa è di quel colore. Se si vuol dire "veramente rosso" o "totalmente rosso" si potrebbe usare la parola /Galyyvt/.


Aggettivi

In italiano i quantificatori sono dei semplici aggettivi, ma in Ferengi, dove i numeri e le quantità sono molto importanti, le parole che indicano la quantità di un certo sostantivo, nella frase vengono poste dopo il sostantivo a cui sono riferite. Sono invarianti, ovvero non debbono essere seguite o precedute da nessuna particella.

/puk/   Nessuno di
/kyf/   Tutti di/Ognuno
/Goz/   Molti
/Zrn/   Alcuni
/gip/   Non tutti
/fis/   Pochi
/kjy/   Solo
/gelm/  Più

Particelle interrogative

Nella seguente lista potete trovare una serie di radici per le parole più usate nelle domande. Fate attenzione solo che il verbo non richiede l'unione di /z/ e se si tratta del verbo essere, questo può essere omesso.

/ug/   Chi/Che cosa (compie l'azione)
/mw/   Chi/Che cosa (subisce l'azione)
/uq/   Che cosa (strumento)
/am/   Che cosa (inanimato)
/pod/  Perchè
/in/   Quando
/pk/   Dove  [p@k]
/a?/   Come (in che senso)
/az/   Come (in che modo)
/Ng/   Quanto  (/Ngo/ = [N-go])

Quando un Ferengi chiede come sta ad un altro Ferengi in realtà non chiede la sua condizione fisica o morale ma bensì l'andamento delle sue finanze. La parola per "finanze" è /kin/, di conseguenza questa è una delle forme più usate dai Ferengi:

"Come stai?"
amo {come + nominativo} kino {finanze + base} ku {tue + genitivo}
/am kinokuu/
[a'm ki'no-kuu]

Come potete vedere è stato omesso "sono" e non esiste la particella interrogativa /p/. Tutto questo è implicito in /amo/.


Congiunzioni

Quando si vuole unire più di una parola o più frasi di solito si utilizzano le congiunzioni. Lo stesso accade in Ferengi. Le congiunzioni vengono poste tra un elemento ed un altro e gli elementi vengono ordinati per importanza od in base alle particolari richieste della frase.

"A e B e C e D...."
/A wen B wen C wen D..../

Grazie alle influenze di linguaggi alieni, tuttavia, non è raro l'utilizzo di una forma alternativa (anche se un po' più confusa):

"A, B, C, e D...."
/A, B, C, wen D..../

Infine /wen/ può essere sostituito dal suffisso /wn/ attaccato ad ogni termine dell'elenco:

"A e B e C e D...."
/Awn Bwn Cwn D..../

Quando più di un pronome è soggetto di una frase, i pronomi sono separati dal verbo:

"Tu ed io abbiamo visto lui."
kown {tu + base + e} to {io + base} ?avaa {vedere + verbo}
/kown to ?avaa/
ovvero
/ko wen to ?avaa/

Tutte le congiunzioni si comportano nello stesso modo. Ecco un elenco delle più usate:

e               -wn oppure wen
o (inclusivo)   lala
o (esclusivo)   mala
ma              imp

Collassamento

Capita spesso che in una frase più soggetti compiano la stessa azione (magari su oggetti diversi). Facciamo un esempio:

"John ha ordinato degli hotdogs, Dan ha ordinato un hamburger, e Sue ha ordinato una mela."

Collassando la frase, possiamo rimuovere tutti i verbi ridondanti alleggerendo notevolmente il tutto:

"John ha ordinato degli hotdogs, Dan un hamburger, e Sue una mela."

La stessa cosa può essere fatta in Ferengi, ma grazie alla flessibilità nell'ordinamento della frase esistono diverse combinazioni. Facciamo un esempio supponendo che "A" sia il soggetto, "V" il verbo e "P" il complemento. Le parentesi vengono utilizzate solo come aiuto visivo.

(A1 V P1), (A2 V P2), wen (A3 V P3).
 può diventare
(A1 V P1), (A2 P2), wen (A3 P3).        -oppure-
(A1, A2, wen A3) V (P1, P2, wen P3).

(P1 V A1), (P2 V A2), wen (P3 V A3).
 può diventare
(P1 A1), (P2 A2), wen (P3 V A3).        -oppure-
(P1, P2, wen P3) V (A1, A2, wen A3).

(V P1 A1), (V P2 A2), wen (V P3 A3).
 può diventare
(V P1 A1), (P2 A2), wen (P3 A3).

(V A1 P1), (V A2 P2), wen (V A3 P3).
 può diventare
(V A1 P1), (A2 P2), wen (A3 P3).

(A1 P1 V), (A2 P2 V), wen (A3 P3 V).
 può diventare
(A1 P1), (A2 P2), wen (A3 P3 V).

(P1 A1 V), (P2 A2 V), wen (P3 A3 V).
 può diventare
(P1 A1), (P2 A2), wen (P3 A3 V).

Quando chi compie l'azione e chi la subisce sono pronomi, questi possono essere uniti eliminando il verbo e facendoli seguire da /a/. Per esempio /tkava/ senza il verbo diventa /tka/.

/tkavaa, tsavaa, wen ?pavaa/     "Io ti vedo , Io mi vedo, e Lui vede ciò."
[tk-a'vaa, tsa'vaa, wen ?@p-a'vaa]
  can become
/tkaa, tsaa, wen ?pavaa/         "Io te, Io me, e Lui ciò vede."
[t@k'aa, tsaa, wen ?@p-a'vaa]

L'ordine delle varie parti può essere particolarmente importante. Di seguito vengono riportate alcune fra le più importanti regole. Le prime due hanno precedenza sulle ultime due.

-- se il verbo è in fondo, l'ultimo gruppo ha il verbo
-- se il verbo è all'inizio, il primo gruppo ha il verbo
-- se chi compie l'azione è all'inizio, il verbo può essere nel primo gruppo o in uno centrale
-- se chi subisce l'azione è all'inzio, il verbo può essere nell'ultimo gruppo o in uno centrale


Frasi subordinate

Esistono diversi modi per inserire in una frase una parte subordinata. In linea di massima si può inserire una parte subordinata che modifica un nome o un verbo usando una particella subordinante. Vediamo un esempio:

"Non mordere la mano che ti sfama."
/kaGwlaavtp kaxoo stuS fatxwlaa/

Un altro metodo consiste nell'uso dei pronomi relativi /x/ e /l/.

"Questo è l'uomo che ha chiesto di noi."
/xee nkzoo xzazilaa/

"Questo è l'uomo che cercavamo."
/xee nkzoo dlazilaa/

"Questo è l'uomo per cui lavoriamo."
/xee nkzoo lii takenaa/

Frasi comuni

Come in qualsiasi altro linguaggio, in quello Ferengi esistono un certo numero di frasi comunemente utilizzate per salutare, ringraziare, scusarsi etc. Per esempio la frase che in Ferengi si usa per ringraziare qualcuno è strettamente correlata al modo di vivere ed alla mentalità Ferengi.

Facciamo un esempio: la parola 'ciao' (oppure bungiorno, salve etc.) esprime il forte desiderio per il Ferengi di guadagnare. Per questo motivo si usa per salutare in Ferengi il verbo 'guadagnare' unito alla particella enfatica/imperativa; tale verbo però non viene legato a nessun pronome o soggetto particolare. Questo fa intendere che per chi parla il guadagno è la cosa più importante di tutte ma che in quel frangente nessuno degli interlocutori deve ottenere più guadagno dell'altro.

"Ciao!"
/bjavt/

Ovviamente questa forma di saluto è popolare, ma non appartiene alla cultura classica Ferengi che spesso usa parole complesse e difficili da pronunciare. Per questo motivo attualmente nell'Alleanza si usa quasi esclusivamente il termine /bjavt/.

Una forma classica e molto formale di saluto Ferengi è /alae/ che si può pronunciare come [a'lai] oppure come [a'lei]. Questo termine è ormai utilizzato solo negli ambienti militari.

Normalmente quando si dice 'arrivederci' a qualcuno, si esprime il desiderio di rivederlo in futuro (magari per vendergli qualcos'altro). In Ferengi si usa quindi sempre l'importantissimo termine /bjavt/ (profitto) con l'aggiunta di un'espressione che mostra interesse per un futuro incontro. La forma che segue è molto formale.

"Arrivederci!"
/bjavt vaatub/

Quando vogliono essere un po' meno formali, i Ferengi usano tre modi differenti per dire 'arrivederci' a qualcuno, in modo da non fare confusione tra chi parla e chi sta per partire.

/svaakub/ (Sarò visto)     "Sto partendo... arrivederci."
[sa'vaa-kub]
/fvaakub/ (Tu sari visto)  "Stai partendi.  Arrivederci a più tardi."
[fa'vaa-kub]
/vvaakub/ (Voi sarete visti)    "State tutti partendo.  arrivederci."
[va'vaa-kub]

Molto spesso la seconda vocale viene soppressa in queste frasi.

Un modo piuttosto classico e formale per dire 'addio' è /Chrwq/. Negli ultimi tempi comunque è caduto in disuso a causa della difficoltosa pronuncia. L'unico ambiente in cui si usa correntemente è quello militare.

[C@h-r-w@q]
"Duhh-rr-w'q"

Non è mai offensivo chiedere ad un Ferengi come sta, come si sente etc. I Ferengi infatti hanno scoperto che la cortesia con i propri clienti e fornitori rende molto di più che la prepotenza. Un modo per fare un complimento ad un Ferengi è mostrare interesse per i suoi 'grandi' (anche se non lo sono) guadagni, oppure chiedendogli come vanno gli affari. I Ferengi usano il termin /kin/ che possiede una serie di sfumature nel significato che varia da 'stato economico' a 'pace interiore' (anche se per un Ferengi questi due concetti sono quasi la stessa cosa).

"Come stai?"
/amo kinoku/

Quando si ringrazia qualcuno è sempre bene riferirsi a lui con un titolo che lo onori (ad esempio il suo grado militare o rango civile). Nel caso non conosciate il titolo della persona con cui state parlando o vogliate essere brevi potete dirgli questo:

/blk/ [bl@k]

Questo termine è usato indipendentemente dallo stato sociale o dal rango di colui che ringraziate e esprime gratitudine e onore.

Quando terminate un affare, molto spesso chi riceve dice 'grazie' e chi offre 'prego'. Anche i Ferengi dicono qualcosa di simile, cambia solo il fatto che i due termini vengono racchiusi in uno; infatti l'equivalente sia di 'grazie' che di 'prego' è /tsax/, che il più delle volte viene contratto in /ts/. Questo termine esprime soddisfazione per il buon fine di uno scambio. Non esiste l'equivalente di 'per favore', comunque quando un Ferengi esprime un desiderio, conclude la frase con /blk/ come descritto precedentemente.


Lo studio delle lingue

I Ferengi hanno una scuola dedicata esclusivamente allo studio delle lingue: questo perchè molti Ferengi, per ampliare le loro zone commerciali hanno necessità di imparare i linguaggi alieni. Se vi siete domandati come mai i Ferengi parlino così bene l'inglese, beh, è semplice: I Ferengi ritengono la Federazione uno dei loro più importanti partner commerciali. Fortunatamente la fonologia Ferengi permette di pronunciare corettemente i suoni di un'ampia varietà di linguaggi alieni senza troppe difficoltà. La scuole di lingue Ferengi si chiama:

/bsto ferengy pZpfi/  [b@'sto fer-en'gy p@Z'pPi],
che si può tradurre in "Scuola Ferengi per lo studio delle lingue".

Molto spesso tale nome viene abbreviato in /bofepi/.

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