Fraggio
Fraggio, piccola e a suo tempo graziosa frazione, è posta a 992 metri sul livello dei mare, a mezz'ora di mulattiera da Pizzino.
La sua storia si perde negli anni che precedono il quindicesimo o sedicesimo secolo. L'attuale nome di Fraggio è l'ultimo di una serie di toponimi riportati su carte geografiche dal millecinquecento ad oggi e che sono: il frachig (1575); il fragi (1580); Fraggio (1714); il Freddo (1718-1770-1776-1777-1790); il Frato (1782); Fraggio (1856-1862).
A differenza di altri luoghi importanti di cui si conosce tutto o quasi per la presenza di documenti, qui purtroppo di materiale storico analogo ve n' è ben poco, e comunque riguardante solo l'intera vallata. Nel XV secolo la Val Taleggio era confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica Veneta. La frontiera tra questi due stati correva molto prossima a Fraggio. Fraggio inoltre era l'ultimo paesino che in questa valle si poteva incontrare per dirigersi verso il Ducato di Milano. In esso esisteva una dogana di Venezia, dove le merci che transitavano erano soggette ai pedaggi dell'epoca.
Quello che però caratterizza di più questa valle, non è l'essere stata in tempi passati soggetta a due dominazioni, ma è l'architettura minore che si sviluppò e che fu così differente da quella delle altre vallate bergamasche e alpine da renderla probabilmente unica in tutto l'arco delle Alpi.
Di questa civiltà rurale, così particolare, Fraggio, come dei resto Avolasio ed altri paesi della vallata, è una schietta testimonianza.
La chiesetta quattrocentesca di Fraggio
Ancora in buono stato è la bella chiesa quattrocentesca di San Lorenzo, che è rimasta l'unica struttura che testimonia come doveva essere l'architettura degli oratori tra il 1300 e il 1500. Essa è caratterizzata da alcuni accorgimenti costruttivi: il rosone nella facciata, il massiccio portale d'ingresso in pietra viva, il portone in legno, la piccola sagrestia laterale e il tetto particolarmente spiovente che, osservato dall'abside, dà luogo ad un effetto prospettico particolarissimo.
L'abside della chiesa
La chiesa rappresentava il punto d'incontro di tutta la popolazione locale che era fino al secolo scorso composta da circa trenta famiglie.
All'interno si può ammirare una pregevole crocefissione cinquecentesca di autore sconosciuto. L' originale campaniletto a vela, ripreso anche nell'oratorio di Sant' Antonio, presso la contrada Grasso, costituisce un esempio piuttosto raro nella bergamasca. Purtroppo della bella frazione resta assai poco: quello che doveva essere uno dei più antichi e caratteristici nuclei della Valle è quasi completamente ridotto ad un cumulo di macerie e i caratteri architettonici e stilistici delle abitazioni possono essere solo immaginati osservando le belle pietre lavorate che ancora non sono state sottratte.
Le cause della decadenza di Fraggio sono riconducibili essenzialmente al fatto che la montagna in questa condizione non rende più, non dà reddito. Da qui il suo spopolamento avvenuto come d'altronde in altre zone e valli. Successivamente l'indifferenza verso codesto patrimonio di "arte minore" ha compiuto il resto.
Qual era la vita che si svolgeva a Fraggio?
Esisteva una macelleria, un forno per la panificazione e, fatto incredibile, una prigione, situata nel seminterrato della casa-torre dietro la chiesa.
Queste case rurali avevano una caratteristica comune a molti casolari di campagna: le lobbie o balconate lignee. Esse servivano per l'essiccamento di vari prodotti di campo. Avevano la struttura di graticci ed erano orientate prevalentemente verso sud. A Fraggio vi erano alcuni esempi di "lobbia" sagomata, un tipo un po' più elaborato di queste strutture lignee. A causa delle intemperie le splendide balconate si sono perdute.
Questi particolari rendono l'idea di quale vita dovesse svolgersi all'interno di Fraggio. Era una vita di montagna, di duro lavoro, di duri sacrifici, che non lasciava certo molto spazio ai divertimenti. Si doveva badare al bestiame, alle greggi, al taglio dei boschi, alla coltivazione dei piccoli appezzamenti e dei piccoli orti: insomma una vita rurale molto isolata.
Quali erano le attività secondarie dei montanari?
Nei limitati "tempi morti" e, quando le necessità lo imponevano, il montanaro si doveva improvvisare sia falegname che muratore. Le case della frazione, infatti, non venivano edificate da manodopera specializzata,. ma dai contadini stessi, resi esperti dalle esperienze delle generazioni precedenti.
Fraggio
Gli abitanti di questa valle, non avendo cave di argilla e di ardesia a disposizione, dovettero utilizzare quei materiali che si reperivano facilmente, cioè le "piode", rocce sedimentarie parzialmente metamorfosate. Esse, durante questo parziale processo metamorfico, non hanno perduto completamente la struttura stratiforme, perciò è possibile tagliarle secondo "fette naturali".
L'uso delle "piode", che era comune anche alle altre vallate, non spiega la singolarità dei tetti di Fraggio. Questi tetti erano, a differenza di quelli delle altre valli, straordinariamente slanciati. E non a caso. Lo spessore delle "piode" taleggine è circa il doppio di quelle normalmente usate in altri luoghi. Il peso delle singole lastre, che è già notevole, diventa così assai grande ed inadatto alla copertura di un tetto normale. Le "piode" sfonderebbero infatti anche le più robuste travi di sostegno. Da qui la necessità di scaricare parte del peso di queste pietre sui muri laterali, ben atti a sopportarlo. Il risultato è un tetto con una pendenza media di 60°. Una tale pendenza comporta, come logico a prevedersi, un problema tecnico di disposizione delle "piode". Se si fossero disposte parallelamente all'armatura dei tetto, per gravità sarebbero scivolate verso il terreno, dato il loro angolo rispetto ad esso. Il problema fu risolto mettendole parallelamente al terreno, in modo che esse fossero tra loro orizzontali e con angolo di 30° rispetto alla normale al piano del tetto.
Fraggio
Le "piode" in questo modo risultano stabili e conferiscono al tetto un aspetto a "gradinata". Per consentire la loro perfetta disposizione orizzontale rispetto al terreno, si faceva proseguire in altezza il muro perimetrale oltre l'innesto delle travi del tetto in modo da offrire alle prime pietre una superficie planare orizzontale, che sarebbe stata mantenuta da tutte le "piode" del tetto. In cima ad esso venivano disposte delle "piode" più grandi in modo da coprire l'ultima fila di entrambi i versanti.
A Fraggio tutti i tetti delle abitazioni sono stati costruiti con questa tecnica. L'esempio migliore è quello della chiesina la cui ripidità è veramente notevole.
La tecnica con cui si costruivano i vecchi tetti in "piode" oggi si è perduta. Ai nostri giorni non vi è più nessuno in grado di costruirli mantenendo la stessa originalità. Inoltre i costi sarebbero elevatissimi. Per cui i vecchi tetti sono destinati a scomparire, soppiantati anche in valle dai più anonimi tetti in cotto o ardesia. Quelli in "piode", bellissimi per le loro forme slanciate, avevano pe- rò un grosso difetto: mancavano di gronde di scolo. Ciò ha causato il dilavamento degli eventuali intonaci, cosicché oggi i muri, specialmente nelle case civili, appaiono con tutte le loro pietre, privi di una qualsiasi ricopertura.
La pianta delle case di Fraggio è essenzialmente rettangolare e la forma è molto semplice. Se questa apparente "povertà" di elementi architettonici può far pensare ad una monotonia del paesaggio in realtà il risultato complessivo è particolarmente ricco e suggestivo ed è espressione di uno degli esempi più alti di tutta l'architettura contadina.
Purtroppo però questo patrimonio artistico è andato perduto per incuria dell'uomo, e così pezzi autentici di storia bergamasca, come Fraggio, scompaiono definitivamente dal nostro territorio.
Se lo stato di degrado continuerà, probabilmente di queste frazioni non rimarrà che pietra su pietra. Testimonianza della loro esistenza saranno solo le fotografie e gli studi di chi si è interessato a questi luoghi.
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