Rosso di sera

(la prima pagina)


Cosi`sono tornato al fiume. Sembra l`unica cosa rimasta intatta dalla mia infanzia, il fiume, anche se forse gia`inquinato, come l`infanzia, da invisibili veleni.
Dovrei aver paura, credo, ma non ne ho. Solo una terribile confusione, come se mi avessero tagliato a pezzettini e poi ricucito insieme in qualche modo, un modo sbagliato, con tutte le cuciture che tirano di qua e di la`. E cosi`, cucito sbagliato, rieccomi a guardare l`acqua che passa, scroscia via per i fatti suoi tra i salici e il muschio, con riflessi improvvisi di cielo, come quella sera.
Chi lo sapeva, quella prima sera, che sarebbe finita cosi`. Era una sera come altre centomila sere di giugno della mia citta`, calda e scema. Stavo tagliando la corda.
"Rosso!" chiamava qualcuno dietro le piante. "Dove stai andando? Siamo quasi a tavola. Rosso!"
Rosso sono io. Il mio nome sarebbe Gianluca, un nome che deve essere sembrato chic a mia madre, ma mi chiamano tutti Rosso, per via dei capelli. Anche lei. "Rosso" insisteva, diventando querula. Mia madre tende al querulo. "Torna indietro! Rosso! Mi senti?"
Decisi di non sentire. Cosa del resto plausibilissima, visto che stavo avviando il motorino con un baccano d`inferno. Finalmente si mise in moto, e le finestre, la cena e gli acuti di mia madre rimasero indietro. Avrei mangiato un panino dal nonno. Mio padre m`aveva rotto le scatole piu`del consueto e sentivo il bisogno di cambiare aria. Del resto non avevo fame.


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