La vecchia barca scrostata e instabile, col nome "Carolina" ridipinto di fresco sulla prua, stava tornando verso l`ansa del fiume dove si noleggiavano le barche, a poche centinaia di metri dal palazzo dell`Universita`. C`erano a bordo due ragazze e quattro ragazzi. Era l`ultimo giorno di lezioni, e i sei passeggeri della Carolina, noti nel centro universitario di Centino come "i sei di Foscano", pensavano pressapoco tutti alla stessa cosa.
Per otto mesi, le lezioni all`Universita`erano il loro pretesto per tagliare quotidianamente la corda da Foscano, la cittadina dove avevano avuto la disgrazia di nascere: la piu`piccola, la piu` abitudinaria, la piu` pettegola e la piu` dannatamente arretrata di tutte le citta` di provincia della penisola. Non che Centino fosse un gran che: era provincia anche quella, ma era, almeno, UN`ALTRA provincia: anche li`c`erano facce da scemo, ma altre facce da scemo, anche li`c`erano abitudini, ma altre abitudini, anche li`c`erano genitori all`antica, ma non i loro. E poi ci venivano studenti da tutte le parti, anche da grandi centri, e in primavera c`era il fiume, con le sue spiaggette, le barche a nolo e le battaglie navali, e d`inverno c`era Paride, il fumoso, rumoroso, caotico caffe`degli studenti, dove si poteva giocare a biliardo o a ping-pong, mettere in caricatura il magnifico rettore e intrecciare le piu` strampalate discussioni sui piu`strampalati argomenti. Foscano era una cinquantina di chilometri piu`in la`, oltre la galleria, e si poteva pensare che fosse su un altro pianeta. Ma quando, alla fine di maggio, le lezioni finivano, non c`erano piu` scuse per tagliare la corda, se non quando a Centino si aprivano le sessioni d`esami, che non erano affatto una cosa allegra. Gli avanti e indietro quotidiani non erano piu`ammessi (scadeva anche l`abbonamento ferroviario, oltretutto) e davanti ai sei restavano gli esami e l`estate: la pigra, soffocante, micidiale estate di Foscano.
