Antonio Montanari
Aurelio Bertòla.
Storia inedita e segreta del
"Viaggio sul Reno e ne’ suoi contorni".

["il Ponte", Rimini, 20.12.1998]
Raccontiamo la storia inedita e segreta del "Viaggio sul Reno e ne’ suoi contorni" di Aurelio Bertòla, apparso a Rimini nel 1795.
La ricaviamo da un importante documento che è conservato nella Biblioteca Gambalunghiana: si tratta di un diario, del quale abbiamo per primi dato notizia su "RiminiLibri" (il periodico da noi fondato), nei nn. 7, 8, 9 e 12. Successivamente, abbiamo raccolto quegli articoli nel "Quaderno di storia n. 1" (1994), intitolato "Un ‘Diario’ inedito di Aurelio Bertòla", edizioni Il Ponte. (Vedi nella pagina apposita.)
A pag. 4 del "Quaderno", scrivevamo, dunque, che il 10 agosto 1793, nel "Diario" di Aurelio Bertòla troviamo riassunta la lettera inviata dal poeta riminese ad Orintia Romagnoli in Sacrati: "da Verona le scriverò a lungo sul libro che dedicherò a lei, e per cui voglio il suo ritratto".
Sotto l’8 settembre, si legge: "Sacrati: mandi il disegno, ma presto". Poi, al 9 marzo ’94: "pel ritratto aspetti". Il primo maggio invia ad Orintia "versi pel suo ritratto". Il libro di cui parla Bertòla è appunto il "Viaggio sul Reno", con la prefazione dedicata "Alla nobil donna la Signora Marchesa Orintia Sacrati nata Marchesa Romagnoli".
Aggiungevamo, inoltre, che viaggio in Svizzera e in Germania, progettato già nel 1783, si era svolto dal 19 luglio al 15 novembre 1787. Una prima stesura (parziale) del "Viaggio" era stata pubblicata nel 1790 sulla "Biblioteca fisica d’Europa".
Nel passo ricordato del "Diario" sotto la data dell’8 settembre 1793, si legge che Bertòla ne richiede alla Sacrati cento copie, a otto scudi l’una. Il titolo completo del lavoro era: "Viaggio sul Reno fatto nel settembre del 1787". L’edizione albertiniana del ’95 appare senza il ritratto della Sacrati.
A queste notizie, ora aggiungiamo le altre non apparse, per completare la ricostruzione della storia editoriale del "Viaggio".
Ricominciamo dall’inizio, cioè dal giugno 1793. Un suo conoscente di Jena fa sapere a Bertòla di aver fatto l’accordo con l’editore Schwan di Mannheim "pel Reno che uscirà presto". Negli stessi giorni, il nostro scrive ad Orintia: "che andrò a Bologna […]; che le parlerò del mio libro a voce"; ed all’amico Baldinotti presso lo stesso editore Schwan. Il 5 settembre alla Sacrati: "che mi invii 100 associazioni a 5 scudi l’una pel Viaggio sul Reno, e mi mandi tal somma pe’ rami e per la garanzia; ho già pronti 5 rami de’ piccioli: in tutto han da essere 12; vo anche mettervi il suo ritratto; mandi il disegno, ma presto". 8 Settembre, a Schwan: "gli manderò presto la graduazione [di latitudine e longitudine, n.d.r.], lo che darà gran pregio alla carta [del fiume Reno, n.d.r.]; che faccia copiare il manoscritto che esigo; che il titolo sia Corso del Reno da Magonza fino a Dusseldorf 1794; poi invece di septentrio ecc. si ponga nord, sud, ecc; che la carta dove si trova il rame sia migliore; che mi dica come mandarmi il manoscritto […]; che faccia tirare i miei rami dopo i suoi; faccia ritoccare il rame". Al conte Benincasa (Londra) scrive: "mio Viaggio sul Reno, esito" (come si sa nel "Diario", ci sono soltanto i sunti delle lettere, non le copie).
Il 16 ottobre a Schwan: "che aspetto qui sua risposta e non la veggo; che gli notai i cangiamenti da farsi per me alla carta; che scriva per qual mezzo mandargli il manoscritto; che la graduazione non può farsi, e che dopo molta fatica mi sono accorto che le due parti del Reno sulla nostra carta non han proporzione tra loro; che mi risponda a Pavia".
Il 28 ottobre da Verona sollecita l’editore "che importa pubblicar subito l’opera". Il 5 dicembre in francese gli comunica si essere malato a Verona e che trascorrerà l’inverno a Rimini, dove aspetta "au plus tot" mille esemplari della carta; che sarà a Pavia soltanto in primavera. Il 21 gennaio ’94 gli chiede che la carta del fiume in mille copie sia spedita a Verona alla contessa Mosconi, sua ex amante. A Benincasa, "che faccia annunziare il mio Viaggio sul Reno" a Londra, "e mi trovi esito a 20 copie".
Ad un amico, Bertozzi, chiede "se vuole assicurare l’edizione; e manderò un piano; ma che passi sotto le vesti di uomo fedele". A Schwan il 1° aprile ripete di mandar le mille copie della "carta" a Verona. Il 1° maggio alla Sacrati invia "disegno e versi pel suo ritratto". 20 maggio, in francese, a Schwan: Bertòla vuol dare un’ultima mano al testo che gli è costato molta fatica, vista la sua malattia; che aspettava le prove di stampa da inviargli; che l’edizione italiana uscirà prima della tedesca, e che gli deve procurare "una belle vue de Magonza avec le Rhein". In ottobre spedite quelle prove di stampa "dei rami" per Schwan. Le mille copie della "carta" non sono mai arrivate a Verona.
Il progetto torna in altra lettera (all’amico Marin, 10 novembre): "30 fogli in due tometti; 10 rami; vendita su inserzione senza pensieri".
Il 15 dicembre sollecita Schwan ("mi mandi la carta e risposta, speditogli già il manoscritto da un mese e mezzo") ed a Pindemonte scrive che le trattative per un "Reno" a Venezia sono fallite: "potess’io indur altri a farlo stampare". Il pacco delle mille copie della carta del fiume Reno giunge soltanto nel febbraio ’95, quando a Schwan spiega : "che sbrighi la sua [edizione]; perché io stamperò presto la mia". All’amico Vecchi: "che il Viaggio sul Reno è una risorsa; che è per associazione, e m’ajuti in ciò potendo". Infine a Baldinotti: "che il Reno si stampa a paoli 32 il foglio da pagarsi su ogni tre fogli […]; che stampo per associazione, senza nome". Il libro tanto sospirato esce dai torchi italiani. L’anno dopo, nel ’96, c’è l’edizione tedesca, con rami molto più belli di quelli apparsi a Rimini.
Antonio Montanari

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