Antonio Montanari
IL PONTE 1987-96

I testi della sezione CULTURA 1992-1996
Tutte le pagine 1987-1991


1992.3.Cultura
L’anno di Piero Della Francesca
Per celebrare il quinto centenario della morte di Piero Della Francesca, Rimini organizza una mostra (intitolata "Cortesia e geometria", con catalogo di Pier Giorgio Pasini) ed una serie di conferenze. Piero fu in città nel 1451. Mentre ferveva la trasformazione della vecchia chiesa di San Francesco nel monumentale Tempio, egli dipinse uno dei suoi più famosi capolavori, l’affresco con Sigismondo Pandolfo Malatesti in ginocchio davanti a San Sigismondo. "Ancor prima che nel rivestimento marmoreo del Tempio", scrive nelle nostre pagine Pasini, "il Rinascimento si manifestava a Rimini con tutto il suo fascino in questa superficie dipinta, a lusingare il principe, a confondere gli artisti interessati solo al fasto esteriore, ad aprire uno spiraglio di umanità nelle aride ricerche degli eruditi, e soprattutto ad annunciare un utopistico futuro determinato dalla ragione e confortato dalla poesia". [1]
Al Piero ‘riminese’, Pasini dedica anche uno splendido volume, edito dalla Banca Popolare Valconca e presentato al Grand Hotel dal prof. Federico Zeri. In un’intervista al Ponte, Pasini spiega che le idee "umanistiche" di Piero Della Francesca (secondo le quali "la vera nobiltà deriva dalla nostra capacità di ragionare"), non potevano piacere "ai signori feudali come Sigismondo, il quale, come tutti gli altri suoi colleghi, voleva un’arte senza pensieri, solo elogiativa". [2]
Sigismondo è pure il protagonista di un romanzo che l’argentino Alberto Cousté ha voluto dedicare al Signore di Rimini e che appare per i tipi di Longanesi. Secondo la scrittrice Rosita Copioli, il libro "ricrea un mondo che sembrava perduto", e rilegge un’età che ha molte analogie con il momento attuale. La presentazione del volume avviene al termine di una sessione delle Giornate malatestiane, organizzate dall’editore Bruno Ghigi, sulle quali il prof. Angelo Turchini fa un bilancio lusinghiero: "I lavori letti sono stati talora più che dignitosi, ed in alcuni casi belli". Turchini poi osserva: "Queste iniziative bisognerebbe farle più spesso, guardando fuori dalle mura cittadine", per non rimanere invischiati in quella categoria della "riminesità" che indulge a costruzioni ideologiche o mitologiche tipo Amarcord. [3]
I Malatesti ritornano anche nella mostra (al Museo della Città) su Leonardo ed il suo viaggio in Romagna nel 1502: il genio di Vinci lavorò come architetto ad abbassare e a fortificare la nostra Rocca. [4]
A proposito di Rocca. Rimondini inizia la battaglia allo scopo di difenderla dal progetto Natalini che, per costruire il nuovo teatro, "vìola la legge di tutela del castello, di cui distrugge l’Antimurale e invade il Fossato per sistemare l’inutile Arena". [5] Ed a proposito di passato. In piazza Ferrari riprendono i lavori nel cantiere archeologico aperto nel 1989, ormai denominato "La stanza del chirurgo", in riferimento agli strumenti medici rinvenuti, che costituiscono uno dei più completi esempi del mondo romano. [6]

Novità in libreria
Dalla consultazione degli archivi locali, nascono due ricerche di Oreste Delucca. La prima riguarda I pittori riminese del Trecento, un lavoro che Pasini giudica il "più sorprendente, e più utile per lo sviluppo degli studi sull’argomento": "Contro una ventina di notizie note fino ad ora, questo libro ne riporta un centinaio". [7] La seconda ricerca offre in 830 pagine l’inedito panorama delle case rurali riminesi nel Quattrocento, attraverso l’esame di 170 mila documenti notarili di Romagna e Marche. [8]
Rimini medievale. Contributi per una storia della città, edito dai Musei comunali a cura di Angelo Turchini, raccoglie i testi di sei specialisti che illustrano i nostri monumenti antichi. [9]
Gian Ludovico Masetti Zannini in un numero monografico di "romagna arte e storia", descrive Quel che passava il convento, cioè la vita religiosa e sociale dei monasteri femminili romagnoli dal 1500 al 1700. [10]
Rodolfo Francesconi in Conservazione di una storia, ricostruisce un episodio accaduto in Valmarecchia nel 1944: un ragazzo di dodici anni che offre da bere ad un soldato tedesco, viene catturato sotto gli occhi dei genitori e deportato in Germania. Solo oggi, attraverso i documenti di Auschwitz, è possibile conoscere il suo destino di vittima di una camera a gas. [11]
Il nostro Maurizio Casadei cura per l’Istituto Storico della Resistenza, il volume La Resistenza nel Riminese, una cronologia ragionata. Dopo aver riassunto gli eventi principali accaduti tra primavera ’43 e settembre ’44, elenca quanto apparso finora sull’argomento in libri e giornali locali. [12]

Riminesi indifferenti?
Tanti volumi, ma pochi lettori. Questo il giudizio raccolto dal Ponte tra i librai riminesi che raccontano gustosi aneddoti. C’è chi, ricevuto un testo in dono, chiede se è possibile cambiarlo con oggetti di cancelleria. Ma pure in altri campi le cose non sembrano andare meglio. Il rinvenimento di una necropoli lungo la via Flaminia davanti alla caserma Giulio Cesare, offre lo spunto a Stefano Sabatini, del Museo civico, per osservare: "Rimini non vuole conoscere, con la dovuta intelligenza, il suo passato". Un altro esempio: non ha suscitato alcun interesse la scoperta al colle di Covignano di una delle più antiche grotte preistoriche d’Europa, risalente ad un milione d’anni fa. [13]
Alle biblioteche della Valconca, è dedicata un’inchiesta di Stefano Fabbri che esamina tre località: San Clemente, Morciano e Montescudo. [14]
Al passato più o meno recente continua a dedicarsi Il Ponte nelle rubriche storiche. Enzo Fiorentini parla con il consueto garbo dell’arco ‘ballerino’ di via Garibaldi, costretto a molte peregrinazioni. Vittorino Zavoli esplora la varia umanità di figure caratteristiche e personaggi che vivevano lungo il Corso d’Augusto: ritornano così le passeggiate della felliniana Gradisca, il negozio della Colomba "Bascoza", il lotto clandestino della Nina, e le casse da morto del falegname Giovanni Ciavatti, che rifiutava ogni altro tipo di lavoro. I lettori si appassionano. Duilio Ganzaroli scrive per ricordare un pioniere dei cinematografi riminesi, Carlo Massa, riproponendo un vecchio articolo di Luigi Pasquini. Stefania Santucci presenta la vita di "Caplon", Primo Massari, uno degli ultimi mediatori di bestiame della Valconca. [15]
Con l’architetto Oscar Mussoni si rievoca la demolizione nel 1948 di "quella bruttura del Kursaal", come definì allora la pregevole costruzione il sindaco di Rimini, Cesare Bianchini. Guido Simonetti descrive le varie tappe della storia del nostro porto dal Medioevo alla fine del 1700. [16]
Nel bicentenario della morte, Giuseppe Garampi e Giancristofano Amaduzzi sono commemorati in due pagine speciali. Il cardinal Garampi, nato a Rimini nel 1725, lavorò all’Archivio Segreto Vaticano, partecipò alle Diete di Augusta e Francoforte e fu Nunzio Apostolico in Polonia ed in Austria. Storico ed appassionato collezionista di libri e medaglie, ha lasciato alla nostra città un patrimonio di documenti di grande valore, raccolti viaggiando in tutt’Europa. [17] Amaduzzi, originario di Savignano dove nacque nel 1740, insegnò Greco alla Sapienza di Roma e fu filosofo tra i più importanti del tempo. Pare che sia uscita dalla sua penna la Bolla papale di Clemente XIV (il santarcangiolese Ganganelli), per la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti (21 luglio 1773). A causa della sua simpatia verso i giansenisti italiani, si procurò l’infondata accusa di eresia, dalla quale lo difese Pio VI, Papa Braschi di Cesena.
Ai Gesuiti Il Ponte dedica alcuni servizi in occasione di una mostra e di alcune conferenze che illustrano la loro presenza in città tra 1627 e 1773. Il pezzo forte è uno studio inedito di Giovanni Rimondini sui seguaci riminesi di Sant’Ignazio. [18] Alcuni servizi sono dedicati al beato Amato di Saludecio, con scritti di Piero Bargellini [19] e di Mario Molari sulle "fonti storiche". [20]

Foto in scatola
Gloria Salvatori realizza foto con una scatola di cartone sigillata, con dentro una pellicola che viene impressionata attraverso un piccolo foro. È uno strumento primordiale che suscita interesse: le immagini ‘scattate’ dalla giovane riminese, sono ospitate ad una biennale spagnola, dopo una mostra tenuta a Riccione.
Altre immagini in mostra, sono quelle di uno storico caricaturista di Rimini, il prof. Italo Roberti che in una tavola autobiografica si raffigura con tavolozza da pittore e archetto di violino, strumento che gli ha dato fama di concertista e di docente. [21]

Ricordiamo Luigi Bianchi
Luigi Bianchi che, fino alla trasformazione elettronica del sistema di montaggio del Ponte, aveva curato la nascita di tutte le nostre pagine, scompare il 13 luglio a 72 anni, lasciandoci una grande lezione di umanità. Nella vecchia sede, in uno sgabuzzino di pochi centimetri quadrati, aveva lavorato sopportando tutte le nostre impazienze e accontentando ciascuno di noi che, il martedì pomeriggio, lo assillavamo con cambiamenti all’ultimo momento, nella fase delicata e nervosa di chiusura del giornale. Lui riusciva a non perdere mai la calma, e quando la tensione era palpabile nell’aria, s’interrompeva un attimo, ci guardava da sopra gli occhiali, e per rassicurarci che neppure quella volta eravamo riusciti a turbare la sua serenità, ci raccontava una barzelletta con cui riusciva a scaricare tutta l’elettricità che si accumulava nelle due stanze della redazione di allora. [22]
Nel corso dell’anno ci lasciano lo scultore Elio Morri, lo storico Nevio Matteini, lo studioso del dialetto Gianni Quondamatteo, Decio Mercanti uno dei protagonisti della Resistenza in Romagna, ed il pittore Giulio Cumo. [23]

[1] Cfr. P. G. Pasini, Quell’affresco che annunciò il Rinascimento, n. 38, 25/10/92.
[2] Cfr. A. Montanari, La Ragione alla corte di Sigismondo, n. 46, Natale 1992. Cfr. pure Id., Sigismondo cavaliere e custode della città, n. 43, 29/11/92, sui "significati politici nascosti dell’opera", secondo gli scritti di Marilyn Aronberg Lavin (1984) e di Angelo Turchini (1986). L’intervista a Zeri è nel n. 1 del 1993: cfr. "Cultura" 1993.
[3] Cfr. A. Montanari, Sigismondo, un vinto dalla storia, n. 36, 11/10/92.
[4] Cfr. A. Montanari, Leonardo ‘riminese’ lavorò al Castello, n. 39, 1/11/92, ove si riprende uno studio di A. Turchini (1985). Cfr. anche A. Chiaretti, I fossili di Leonardo, n. 44, 6/12/92.
[5] G. Rimondini, Piazza Malatesta va bene così, n. 14, 5/4/92.
[6] Cfr. Ecco la stanza del chirurgo, n. 30, 9/8/92. Vedi in "Cultura" 1989.
[7] Cfr. P. G. Pasini, Una scuola pittorica a conduzione famigliare, n. 23, 14/6/92. Cfr. pure in "SegnaLibri", Così ci parla il nostro passato, n. 21, 31/5/92. Sulla scuola riminese, cfr. infine A. Montanari, Giuliano, da Rimini alla Gran Bretagna, n. 33, 13/9/92, ove si parla dell’identificazione, da parte di Anna Tombini, nel polittico ora di proprietà del duca di Norfolk, del quadro che si trovava a Rimini nella chiesa dei padri di San Domenico.
[8] Cfr. A. Montanari, La casa riminese del ’400, n. 34, 27/9/92.
[9] Cfr. nel cit. Così ci parla il nostro passato, n. 21, 31/5/92.
[10] Cfr. A. Montanari, "Quel che passava il convento", in "SegnaLibri", n. 5, 2/2/92
[11] Cfr. A. Montanari, Quelle strade per Auschwitz, in "SegnaLibri", n. 11, 15/3/92.
[12] Cfr. An. Mo., I tempi della Resistenza, n. 36, 11/10/92.
[13] Cfr. i due articoli di S. Giovanardi, Mamma, che ignoranza!!!, n. 7, 16/2/92; e Quanta indifferenza per la città che fu!, n. 8, 23/2.
[14] Cfr. S. Fabbri, Duemila libri per i ragazzi, n. 6, 9/2/92; Id., Due volumi per abitante, n. 9, 1/3; Id., Più libri che lettori, n. 15, 12/4.
[15] Cfr. E. Fiorentini, Quell’arco ‘ballerino’, n. 14, 5/4/92; V. Zavoli, Il Corso d’Augusto dal Fulgor ai Servi, n. 2, 12/1; Id., Il Corso d’Augusto dall’Arco a Piazza Tre Martiri, n. 14, 5/4; D. Ganzaroli in "Pagina Aperta", n. 4, 26/1; S. Santucci, Quanti premi, "Caplon", n. 11, 15/3;
[16] Cfr. A. Montanari, "Quella bruttura del Kursaal", n. 1, 5/1/92. Cfr. le quattro puntate di G. Simonetti, apparse nei nn. 38, 25/10; 40, 8/11; 41, 15/11; 45, 13/12.
[17] Cfr. A. Montanari, Garampi: dai libri alla politica tra i Grandi del Settecento, n. 7, 16/2/92; Id., Amaduzzi: una ‘talpa’ giansenista nella Roma di Papa Braschi, n. 29, 2/8. Circa il ruolo di Amaduzzi nella soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, cfr. A. Montanari, L’insonnia di Papa Ganganelli, n. 26, 5/7/92, ove si parla delle lettere che, sull’argomento, Amaduzzi inviava da Roma a Rimini al suo maestro Giovanni Bianchi.
[18] Lo studio di Rimondini è apparso in due puntate: I Gesuiti riminesi, n. 20, 24/5/92, e La "Missione" di un riminese, n. 23, 14/6. Cfr. pure la pagina speciale a cura di A. Montanari nel n. 17, 3/5/92.
[19] Cfr. P. Bargellini, Beato Amato il primo Santo di Rimini? Bargellini ne racconta la vita, n. 17, 3/5/92.
[20] Cfr. M. Molari, 1304: il Legato del Papa per ben sei volte lo chiamò "Beato", n. 18, 10/5/92; Id., I buoi, rifiutata la strada per Rimini, si diressero a Saludecio, n. 19, 17/5; Id., Girolamo e Amato, fratelli sì, ma diversi, n. 20, 24/5; Id., Amato nel cuore della gente, n. 21, 31/5.
[21] Cfr. N. Concolino, Foto in scatola, n. 14, 5/4/92; E. Rotelli, Un click dal sapore antico, n. 45, 13/12; Dal violino alla tela, n. 16, 3/5.
[22] Cfr. "L’ultima" di Luigi Bianchi, n. 27, 19/7/92.
[23] Cfr. su Morri, P. G. Pasini, Una scultura, una vita, n. 4, 26/1/92; su Matteini, A. Montanari, Amò Rimini, studiò la Romagna, n. 4, 26/1; su Quondamatteo, A. Montanari, Nel dialetto fece rivivere le storie della gente, n. 5, 2/2; su Mercanti, A. Montanari, Voleva far fuori il duce per rientrare nel Pci, n. 12, 22/3; su Cumo, M. Masini, Un grande della ritrattistica romagnola, n. 23, 14/6.


1993.3.Cultura
Teatro, "ultimo crimine"
Federico Zeri, intervenuto alla presentazione del libro di Pier Giorgio Pasini su Piero della Francesca [1], dichiara al Ponte che Rimini "è stata rovinata dalla ricostruzione, perché da luogo di villeggiatura di élite è stata trasformata in un luogo di villeggiatura di massa. Non si ricostruisce così una città". La spina nel fianco dei nostri tempi, aggiunge, è la ricostruzione del teatro. Zeri lo vuole come era: "Non si può realizzare il progetto vincitore del concorso, che distruggerebbe i fossati del castello. Sarebbe l'ultimo crimine". Fossati che, aggiunge Zeri con voce indignata, "sono da riportare alla luce. Non dimentichiamo che la Rocca malatestiana è uno dei grandi monumenti italiani, nonostante le manomissioni subite al suo interno". [2]

Turismo, 1843-1993
Per i 150 anni della nascita del primo stabilimento balneare riminese, si organizzano manifestazioni culturali e popolari: tra queste ultime, passerà alla storia "la grande tavolata senza grande abbuffata", svoltasi lungo tutta la nostra costa. Sergio Zavoli su Epoca esprime disappunto (è stata una cosa "innaturale") e tristezza perché mancava Federico Fellini. Ne segue, ovviamente, un intenso dibattito cittadino che il Ponte riferisce in una pagina speciale. Esso riguarda lo sviluppo storico della nostra economia: il turismo ha reso brutta Rimini? Come dichiara Dasi, la città è quella che "abbiamo voluta noi". Fellini muore dopo breve malattia all'ospedale di Rimini il 31 ottobre. Lo seguirà nella tomba Giulietta Masina il 23 marzo 1994: anche per lei, ci sarà un funerale riminese con tanta folla e sincera commozione. [3] Manlio Masini racconta il "150°" con alcune pagine speciali [4], mentre Gianfranco Fravisini illustra una sua scoperta: la prima cartolina spedita da Rimini ha 100 anni, essendo stata spedita il 12 agosto 1893 per Prato, dove giunse il giorno dopo [5].
Libri
Il prof. Angelo Turchini illustra il volume di Antonio Montanari, Lumi di Romagna in un'affollata conferenza alla sala degli Archi in piazza Cavour, con l'intervento del prof. Massimiliano Filippini, assessore alla Cultura. Montanari ha curato anche la biografia di don Giovanni Montali che, sabato 3 aprile, è presentata ufficialmente con l'intervento di mons. De Nicolò a San Lorenzino di Riccione, nel corso di un convegno che ha come relatori il prof. Piergiorgio Grassi e il dott. Maurizio Casadei. [6] Del savignanese Gino Urbini esce un testo dedicato a don Stefano Montanari, il prete-pittore di Gatteo, che fu anche apprezzato predicatore ed uomo di cultura. [7] Oreste Delucca pubblica in "romagna arte e storia" un importate studio sul pittore Neri da Rimini, riuscendo a stabilire in base ad antichi documenti d'archivio che un codice di Neri (rintracciato nel 1969), appartenne all'antico ospedale di San Lazzaro del Terzo. [8] ""Risorge" il Vitali!", cioè viene ristampata la storia di Montefiore Conca apparsa nel 1828 e compilata dal canonico Gaetano Vitali nel corso di quattro anni di faticosa ricerca e di elaborazione dei documenti a sua disposizione. [9] Il Ponte ripropone l'edizione anastatica della Filosofia alleata della Religione, celebre testo settecentesco dell'abate Giancristofano Amaduzzi, originario di Savignano e docente alla Sapienza di Roma. [10] Fiocco azzurro al Ponte per Riminilibri, supplemento mensile in distribuzione gratuita di editoria e cultura. [11] Esso nasce poco dopo il convegno sull'editoria locale intitolato "Specchi di carta" ed organizzato dal Quartiere n. 1 e dalla Libreria "Pagina" il 26 maggio al Museo della Città, per sottolineare il ruolo di quanti si preoccupano di far conoscere gli aspetti più belli e più veri di Rimini: in questo campo, "l'editoria ha un suo ruolo specifico ed insostituibile". [12]

Brevi
Alla sala delle Colonne Elio Morri viene ricordato con una mostra di cento sue sculture "di tutti i periodi e di tutti i generi: molte, eppure pochissime rispetto alla sua produzione". [13]
A Cattolica si parla di "Conca, città "profondata" in un'esposizione di grande successo di pubblico. [14] Il 23 maggio con un concerto al Novelli si festeggiano i settant'anni di attività musicale di Laura Benizzi. [15] A San Marino nasce il Quotidiano, diretto da Angela Venturini, mentre Sergio Zavoli va a presiedere la locale emittente tivù di Stato. [16]. Al posto della Gazzetta di Rimini, esce ora il Corriere di Romagna. [17] A Riccione scompare il preside Geo Cenci, ricordato da tutti con rimpianto: era impegnato in molte attività religiose e laiche. Qualcuno, scrive Il Ponte, ha riassunto la sua personalità definendolo giustamente "un signore". [18] I nostri servizi Grazia Bravetti parla delle antiche tradizioni locali, suddividendo il suo racconto con una scansione mensile, e racconta delle donne di Romagna. [19] Per San Giuseppe, Enzo Fiorentini narra una fogheraccia d'altri tempi al ghetto della Zinganeina: non è soltanto folklore, ma una pagina di storia sociale ben raccontata e spiegata con l'immancabile sorriso che spunta come sempre dalla sua penna. [20] I trecento anni dalla nascita di Iano Planco (Giovanni Bianchi) sono celebrati dal Ponte con una serie di articoli che contengono notizie inedite sulla famiglia del celebre medico e scienziato, ed un'analisi della sua formazione culturale e filosofica a Rimini e a Bologna. [21]
Stefano Zazzaroni parla dei "Nostri santuari" mariani. [22] In occasione di San Gaudenzio viene inaugurata la nuova Sala ottagonale a fianco della Cattedrale, con le splendide opere del tesoro del Tempio malatestiano. [23]

[1] Sul libro di Pasini, si veda nella "Cultura" 1992.
[2] Cfr. A. Montanari, Zeri: "Rimini punto e a capo", n. 1, 3/1/93. [3] Vedi gli ampi servizi di cronaca e la nota critica di P. Pagliarani nel n. 40, 7/11/93, e altre pagine di "Memorie" nel n. 41, 14/11. Su G. Masina, cfr. nei nn. 13 e 14 (27/3/94 e Pasqua 1994).
[3] Cfr. i nn. 30, 8/8/93; e 31, 29/8.
[5] Cfr. l'articolo dello stesso Fravisini nel n. 30, 8/8/93.
[6] Cfr. i servizi apparsi nei nn. 13, 28/3/93; 14, 4/4; 15, 11/4. Alcune pagine del libro sono pubblicate dal Ponte il 17/1/93, 14/3, 28/3 e 25/4: esse riguardano il periodo che precede l'avvento del fascismo nel Riminese.
[7] Cfr. G. Mosconi, Il prete-pittore diGatteo, n. 5, 31/1/93.
[8] Cfr. in SegnaLibri, n. 6, 7/2/93.
[9] Cfr. P. Terenzi, "Risorge" il Vitali!, n. 21, 30/5/93.
[10] Cfr. L. Mari, Amaduzzi, la politica delle riforme, n. 28, 25/7/93.
[11] Cfr. nel n. 41, 14/11/93. Direttore editoriale di Riminilibri è Antonio Montanari, a cui si devono l'idea ed il progetto tecnico del foglio.
[12] Cfr. Specchi di carta, n. 20, 23/5/93.
[13] Cfr. Le sculture di Morri, n. 15, 11/4/93; e M. P. Luzi, E. Morri spirito ingenuo e libero, n. 19, 16/5.
[14] Cfr. il servizio di M. Casadei, n. 33, 12/9/93.
[15] Cfr. G. Vannoni, Una vita per la musica, n. 20, 23/5/93.
[16] Si veda il servizio nel n. 10, 7/3/93.
[17] Cfr. M. Forcellini, Un Corriere per Rimini, n. 33, 12/9/93.
[18] Cfr. nel n. 35, 3/10/93.
[19] Cfr. i nn. 4, 24/1/93; 14, 4/4; 21, 30/5; e n. 7, 14/2.
[20] Cfr. E. Fiorentini, E San Giuseppe portò latarol e andrugolo, n. 12, 21/3/93.
[21] Cfr. i sette ‘capitoli' di A. Montanari nei nn. 23, 13/6/93; 26, 4/7; 31, 9/9; 32, 12/9; 38, 24/10; 42, 6/10; 45, 12/12. Questo materiale confluisce nel volumetto edito da Raffaelli nel 1994, ed intitolato La Spetiaria del Sole.
[22] Cfr. le sei puntate nei nn. 17, 2/5/93; 18, 9/5; 19, 16/5; 20, 23/5; 21, 30/5, 22, 6/6.
[23] Cfr. il servizio di E. Brigliadori nel n. 36, 10/10/93.


1994.3.Cultura
L’università

L’Università di Rimini fa il suo bilancio del debutto e prepara il secondo anno di attività. Già in agosto si è registrato il tutto esaurito per i 250 posti disponibili. Intanto partono biblioteca, laboratorio informatico e quello linguistico.
Accanto al corso di laurea in Economia del turismo (l’unico esistente in Italia), ci sono corsi di diploma in Economia e gestione dei servizi turistici, in Statistica e informatica per la gestione delle imprese, in Statistica ed informatica per le amministrazioni pubbliche, un master in Gestione e sviluppo dei servizi turistici, ed una scuola di specializzazione in Relazioni industriali e del lavoro. A novembre viene inaugurata ufficialmente la sede di via Angherà restaurata dalla Fondazione Carim. [1]

Museo, novità
A 50 anni dal bombardamento che arrecò gravi danni al Tempio malatestiano ed al museo della Città, quest’ultimo inaugura la sezione che raccoglie, all’ultimo piano della nuova sede, le opere appena restaurate del periodo che va dal 1600 al 1800. A dicembre si apre anche la "sala delle vedute", con immagini di Rimini elaborate tra la fine del 1500 e l’inizio del nostro secolo. [2]

A 50 anni dalla Liberazione
Per celebrare il mezzo secolo della liberazione di Rimini, Riminilibri esce con un numero speciale monografico, in cui si presenta tra gli altri il volume La tragedia della guerra a Rimini, curato ed edito da Bruno Ghigi, che presenta il "Piano di evacuazione" della nostra zona. Esso mostra tra l’altro che i nazi-fascisti avevano messo in atto un preciso progetto di spoliazione per lasciare agli italiani ed ai loro alleati soltanto "terra bruciata".
I documenti non sono numerosi, aggiunge Ghigi, ma appaiono sufficientemente eloquenti per dimostrare "quali altri terribili rischi, oltre ai continui bombardamenti" avrebbe corso Rimini, se i tedeschi avessero potuto portare a termine i loro piani di demolizione di 600 tra case e ville. Il "Piano di evacuazione" avrebbe costretto i riminesi ad una deportazione a tappe forzate in sette giorni fino a Tebano (Ravenna), nella zona all’incirca di Riolo Terme. Erano 114 chilometri da percorrere a piedi.
"Gli sfollandi potranno trasportare con loro indumenti ed oggetti strettamente necessari", diceva il "Pro memoria" della Prefettura di Forlì (13 aprile ’44), che citava "ordini pervenuti dal Comando germanico". Il piano interessava una profondità dalla costa di circa 10 chilometri. [3]

Mostre
Il Museo della Città ospita "Con la terra e con il fuoco" che tratta della produzione fittile in epoca romana, vasellame, decorazioni, materiale da costruzione, lucerne ed anfore. [4] Con il Meeting di Cl arrivano le "Antiche genti d’Italia". Sabatino Moscati ci illustra l’attualità di questa iniziativa: "C’è un’unità geografica imposta dalle Alpi e dal mare, ma c’è anche un’Italia delle regioni. La nostra storia deriva da una profonda unione storica fatta di tanta autonomia". [5]
Il Meeting organizza pure "uno straordinario evento" culturale, dedicato alla scuola riminese del Trecento, la quale rappresenta "uno dei capitoli determinanti dell’universo pittorico italiano". Molte tavole giungono da musei stranieri. È un’occasione unica ed irrepetibile per vederle esposte tutte assieme. Ottiene un eccezionale successo di pubblico che proviene da ogni parte non soltanto d’Italia.
Tocca poi a Paola e Francesca: nel relativo catalogo, Piero Meldini "tenta di sciogliere il mistero attorno al luogo del delitto che pare essere avvenuto nelle ‘case rosse’ di Porta San’Andrea (antiche abitazioni dei Malatesti)". [6]

Convegni
Su iniziativa della nota scrittrice Rosita Copioli, si esaminano le opere, gli studi e la vita di Adolfo Noël Des Vergers, ricordato spesso soltanto per la villa di San Lorenzo in Correggiano che fu al centro di un mondo intellettuale e storico europeo, nel corso del secolo scorso. [7]
A dicembre si parla di Federico II, in occasione delle celebrazioni per l’ottavo centenario della sua nascita: proprio a Rimini l’imperatore del Sacro Romano Impero nel 1226 consegnò all’ordine Teutonico la Bolla d’Oro che lo impegnava ai servizi religiosi e secolari. [8]
Le Giornate del Pio Manzù parlano del "Big Millennium", affrontando anche il tema del turismo. L’assessore regionale al ramo, Felicia Bottino, lamenta che "il binomio vacanza-patrimonio culturale ed ambientale stenta a decollare". [9]

Meldini, un romanzo
Il 1994 registra il successo a livello nazionale del primo romanzo di Piero Meldini, direttore della Gambalunghiana e noto saggista. S’intitola L’avvocata delle vertigini. Ne è protagonista Isabetta, su cui esistono leggende di "una giovinezza alquanto dissipata", a cui tenne dietro la conversione, dopo un fatto straordinario che muta radicalmente la sua vita, un tentativo di suicidio dall’alto di un campanile. A salvarla intervengono provvidenzialmente quelle vertigini di cui parla il titolo, e per le quali lei diventa protettrice di quanti soffrono del male che le impedì il salto nel vuoto.
L’impianto e lo svolgimento di quest’opera ne fanno un racconto filosofico. Le vertigini ritornano simbolicamente a chiudere le pagine in cui "una furtiva invocazione" ad Isabetta si accompagna al "grido muto al Dio appeso in cucina dell’infanzia fiduciosa, roseo e benedicente". È qui che il vescovo riascolta Agostino, ed "a sua immagine e somiglianza, sentì, il Signore Dio suo era infelice". [10]
Maria Lucia De Nicolò pubblica uno studio storico di grande rilevanza, come tutte le altre sue ricerche: riguarda la vita di Cattolica tra il secolo XVI ed il XIX, e s’intitola La strada e il mare. [11] Esce infine Dall’Arco al Kursaal di Manlio Masini che nel corso del 1994 presenta sul Ponte, tra giugno e settembre, una sua rilettura del "Ventennio riminese". [12]

Guido Simonetti
Il 5 ottobre scompare uno dei più cari collaboratori del Ponte, Guido Simonetti: "Figlio di marinaio", scrive Manlio Masini, "si considerava, ed era veramente, il depositario di una memoria storica in via d’estinzione". Era "senza dubbio un tipo ‘difficile’ e ‘testardo’, ma anche onesto e generoso. Un romagnolo. E a volte, proprio per questo carattere così sanguigno e umorale, si scontrava con quelli che scrivevano senza passione. Li chiamava "urinel", che nel suo schietto e spiritoso gergo, voleva dire incompetenti, gente senz’anima". [13]
In luglio Simonetti era stato premiato con una medaglia d’oro attribuitagli dall’Istituto di Ricerca delle fonti per la storia della civiltà marinara. Ovviamente, non di Rimini: ma di San Benedetto del Tronto. [14]

[1] Cfr. i servizi di M. Forcellini e F. Perez nei nn. 37, 16/10/94; 41, 13/11; 42, 20/11.
[2] Cfr. P. G. Pasini, Cinquant’anni dopo, n. 19, 15/5/94; Id., La sala delle vedute, n. 46, 18/12.
[3] Cfr. nel n. 40, 6/11/94 del Ponte. Per l’occasione il settimanale pubblica servizi di A. Montemaggi, F. Balsimelli, don M. Molari nei nn. 32, 33, 34 del settembre 1994. La figura di Rino Molari ed il suo sacrificio sono ricordati da Primo Parenti nella pagina speciale di "Vita della Chiesa" del n. 28, 24/7/94.
[4] Cfr. M. Musmeci, La Rimini romana, n. 1, 2/1/94. Sulla Rimini pre-romana, cfr. V. Acava, Ariminum, prima moneta gallo-etrusca, n. 3, 16/1/94.
[5] Cfr. M. Forcellini, "Antiche genti d’Italia", n. 11, 13/3/94. Si veda un altro servizio nel successivo n. 14, 20/3.
[6] Cfr. V. Acava, Avvinghiati l’un l’altro nella bufera, n. 29, 31/7/94; vedi anche S. Pari, Condannati al mito, n. 31, 28/8.
[7] Cfr. V. Acava, Un’oasi per la mente, n. 36, 9/10/94. Cfr. anche R. Copioli, Hélène come Jeanne?, n. 45, 17/12/95; e M. Musmeci, Il "santuario" dimenticato, n. 33, 24/9/95.
[8] Cfr. M. Musmeci, Federico II e Rimini, n. 46, 18/12/94.
[9] Cfr. La Settimana, n. 43, 27/11/94.
[10] Cfr. la recensione di A. Montanari nel fascicolo di giugno di Riminilibri, allegato al Ponte n. 26, 3/7/94. È dal n. 13 del 1994 che Riminilibri esce anche nel settimanale, oltre che come foglio autonomo.
[11] Cfr. la recensione di A. Montanari nel n. 7, 13/2/94.
[12] Nel 1994 prosegue anche la storia delle istituzione d beneficenza, a cura di V. Tamburini, già citate nel capitolo del 1990: cfr. i nn. 20, 16/1; e 21, 20/9.
[13] Cfr. M. Masini, Scriveva la poesia del mare, n. 37, 16/10/94.
[14] Cfr. i relativi servizi nei nn. 26, 3/7/94; e 27, 19/7. Cfr. anche Guido Simonetti, una lezione di vita in Riminilibri allegato al Ponte n. 1, 8/1/95.

1995.3.Cultura
Il Tempio ritrovato

"Un'esplosione di colori e di vivacità non immaginabile per i profani di storia dell'arte": dopo il restauro finanziato dalla Fondazione Carim, il 5 maggio viene riaperta la cappella della Madonna dell'Acqua con una solenne cerimonia religiosa e culturale assieme. Storia e pietà religiosa accumulatesi nel corso dei secoli s'incontrano con il prezioso lavoro dei tecnici che hanno ripulito le antiche pietre e le pareti affrescate, per permettere una ‘lettura' di come esse erano in origine.
Dice il Vescovo: "La Chiesa ha molto a cuore che non abbia a spezzarsi il legame profondo tra l'opera d'arte e il significato religioso che essa esprime. […] La Chiesa riminese ha cura della sua Cattedrale, il Tempio Malatestiano; la vuole bella e splendente nei suoi tesori d'arte; la vuole viva e attuale nella sua vita liturgica. Non solo come un museo da ammirare, ma come un luogo liturgico da vivere". [1]
Il Ponte dedica all'avvenimento, che inaugura tutti i restauri che saranno compiuti alle cappelle del Tempio, ampi servizi e note storico-critiche. Marco Musmeci illustra i "segreti ‘minuscoli'" emersi nella cappella della Madonna dell'Acqua, tra cui quello di un piccolo e misterioso mattone, posto nella lunetta di sinistra che ha ancora attaccato un brandello di intonaco affrescato in età medievale. [2]
Il presidente della Fondazione Carim, Luciano Chicchi, spiega l'impegno in favore di Tempio con la volontà di "riscoprire la nostra identità", come "premessa fondamentale per un nuovo sviluppo umano, sociale ed economico. Occorre restituire a Rimini l'immagine reale di una città viva, dinamica, cosciente della propria ricchezza di tradizione e capace di farne oggi terreno fecondo di rinascita culturale". Occorre annullare, sostiene Chicchi, "la Rimini della cultura della Coca Cola. Vogliamo la Rimini di Sigismondo, di Agostino di Duccio, di Neri da Rimini". [3]

Il Trecento riminese
Neri da Rimini è il protagonista di una mostra, organizzata dal Meeting, che fa del 1995 l'anno della pittura del Trecento riminese. Il Ponte lancia la mostra con un ampio servizio in cui si offrono note biografiche su Neri, con le novità scoperte da Oreste Delucca, in occasione della presentazione della mostra fatta a Bologna. [4]
Sull'argomento il giornale ritorna con altri articoli. Luciano Chicchi ci racconta la storia del "Crocefisso Spina" e di due tavolette lignee di Pietro da Rimini, depositati al Museo della Città e presentati l'11 marzo dopo i restauri. Poi Il Ponte esamina i contributi stranieri all'interno dell'esposizione, soffermandosi soprattutto su quello della professoressa tedesca Gudrum Dauner, autrice di un libro relativo alla chiesa ravennate di Santa Chiara. Si parla anche dei rapporti tra le botteghe artistiche riminesi e la pittura di Giotto. Stefano Campana tratta di questa ‘scuola' cittadina illustrando le principali personalità che agirono al suo interno. [5]
Al trecentesco "Crocefisso di Montefiore" Pier Giorgio Pasini dedica un volume di cui Il Ponte presenta alcune pagine. [6]
Un'altra importante rassegna è organizzata dal Meeting sugli ori dei popoli del Mar Nero, intitolata "Dal Mille al Mille", con circa ottocento pezzi esposti, proveniente da vari musei tra cui quelli di Kiev e di San Pietroburgo. [7] Approda al Museo di Rimini la mostra "L'Alberti ricostruito" allestita a Mantova. [8]
Il primo inventario diocesano dei bene artistici censisce in tutte le parrocchie una ricchezza d'arte sepolta in armadi e soffitte per paura dei ladri, un tesoro nascosto che racconta la nostra storia. [9]
Anche nell'entroterra è intensa l'attività culturale. A Sant'Agata si svolge un convegno sulla Signoria dei Fregoso. Il Museo di Verucchio, nato nel 1985, allestisce la nuova esposizione dei materiali archeologici, che sono soltanto una parte di quelli disponibili. [10]

Premio Ilaria Alpi
Il premio nazionale di giornalismo intitolato ad Ilaria Alpi, morta assieme ad Miran Hrovatin a Mogadiscio il 20 marzo 1994, offre lo spunto per un ampio dibattito sull'informazione a cui partecipano tra gli altri Daniela Brancati, Sandro Curzi, Gianni Minà e Sergio Zavoli.
La manifestazione si tiene a Riccione, a cura di Elisa Marchioni, con una folta rappresentanza del mondo dell'informazione europea. I genitori dell'inviata della televisione uccisa in Somalia, Luciana e Giorgio Alpi, raccontano: "Ilaria aveva viaggiato molto, aveva fatto degli studi sul mondo islamico di cui era molto appassionata. Ciò che la rendeva furibonda era la leggerezza nel giudicare gli altri. Voleva prima capire, poi raccontare. Non amava la superficialità". [11]

Ippocrate al Manzù
Il Centro Pio Manzù, fedele al suo programma di interessarsi alla "cultura della previsione", sceglie quest'anno come tema la salute.
Si apre "un ciclo di riflessione" sulla Sanità che non vuol dire più soltanto ospedali, spiega Gerardo Filiberto Dasi, segretario del Centro: "È un mondo complesso di relazioni industriali che coinvolge sempre più altri settori", dall'informatica all'edilizia, dalla cultura alla formazione di base dei giovani. Uomo avvisato, mezzo ammalato. [12]

"Pagine" & pagine
Nasce un nuovo supplemento del Ponte, s'intitola Pagine di Storia e Storie, ed è un leggero fascicolo quadrimestrale a carattere monografico: il primo numero (che appare a novembre) ricorda i settecento anni dalla presa del potere dei Malatesti a Rimini, avvenuta il 13 dicembre 1295. [13] L'evento storico che qualunque altra città avrebbe degnamente celebrato, qui da noi viene invece snobbato, come osserva Paolo Guiducci che dà "una tirata d'orecchie a Rimini, figlia smemorata e poco curante della propria eredità culturale e di un vanto antico da riportare alla ribalta". [14] Insomma, ancora una volta, di certi temi e di certe ricorrenze si occupa soltanto il nostro giornale.
Il Ponte inizia a pubblicare "appunti curiosità e divagazioni nelle "parrocchie di campagna" a Nord di Rimini", un itinerario tra storie, leggende e tradizioni popolari a cura di Alessandro Serpieri. [15]
Pier Giorgio Pasini ci offre un medaglione di Augusto Campana, umanista riminese e grande esponente della cultura italiana, scomparso il 7 aprile: "Non scriveva sulle gazzette, né si dedicava alla compilazione di grandi volumi, ma era uno studioso riservato, frequentatore di biblioteche e di convegni, scrittore finissimo di saggi illuminanti. La sua competenza era apprezzata in tutto il mondo". [16]
Marco Musmeci presenta la figura dell'architetto Camillo Morigia, vissuto nel Settecento, di cui si è parlato a Ravenna. Si ricorda infine il centenario della nascita di Gino Ravaioli, pittore di una Rimini minore e nascosta, insegnante ed esponente di spicco della nostra cultura per il suo impegno di studioso di storia dell'arte. [17]

[1] Cfr. la pagina speciale nel n. 15, 16/4/95. Vedi anche n. 17, 7/5.
[2] Cfr. M. Musmeci, Segreti ‘minuscoli' nel restauro del Tempio, n. 18, 14/5/95.
[3] Cfr. nella pagina speciale del n. 15, 16/4/95, nel servizio di Giov. Tonelli.
[4] Cfr. 1995: anno del Trecento riminese, n. 1, 8/1/95.
[5] Cfr. Trecento riminese fra pittura e scrittura, n. 10, 19/3/95; Santa Chiara da… Monaco, n. 27, 2/7; G. Monaca, Le botteghe fedeli a Giotto, n. 29, 6/8; S. Campana, La pittura gotica a Rimini, n. 32, 17/9.
[6] Cfr. nel n. 7, 19/2/95.
[7] I servizi sono nei nn. 3, 22/1/95; e 9, 13/3.
[8] Cfr. M. Musmeci, Un poliedrico genio della rinascenza delle arti, n. 10, 19/3/95. Vedi anche la pagina speciale con scritti dello stessoMusmeci e di S. Campana nel n. 14, 19/4.
[9] Cfr. Giov. Tonelli, Un tesoro nascosto, n. 40, 12/11/95.
[10] Cfr. P. Guiducci, Questa piccola grande Sant'Agata, n. 5, 5/2/95; Id., Che Signori, quei Fregoso, n. 43, 3/12; Id., 1995, ritorno a Villanova, n. 27, 23/7.
[11] Cfr. i servizi (a cura di N. Concolino, E. Marchioni e M. Tassinari) nei nn. 19, 21/5; 24, 25/6; 25, 2/7; 26, 9/7; 27, 23/7.
[12] Cfr. A. Esposito, Nel segno di Ippocrate, n. 32, 17/9/95.
[13] Il progetto editoriale e la cura redazionale sono di Antonio Montanari, autore anche del primo numero allegato al Ponte n. 41, 19/11/95, intitolato Malatesti 1295. La presa del potere. Si avverte che per un errore tipografico le pagine centrali sono invertite: la terza è stata montata al posto della seconda, e viceversa.
[14] Cfr. P. Guiducci, E il Mastino marcia su Rimini, n. 44, 10/12/95.
[15] Le puntate del 1995 sono pubblicate nei nn. 15, 16/4; 16, 30/4; 17, 7/5; 25, 2/7; 27, 23/7; 30, 27/8; 31, 3/9; 32, 17/9; 35, 8/10; 39, 5/11; 40, 12/11; 45, 17/11.
[16] Cfr. P. G. Pasini, Lo studioso riservato, n. 15, 16/4/95.
[17] Cfr. M. Ricci, La Rimini dei colori arditi, n. 19, 21/5/95.

1996.3.Cultura
Vero e falso

Un episodio che inconsciamente sigla i due volti della città, quello artistico e quello commercial-turistico. Nel biglietto d’auguri di fine ’96, "Rimini turismo" inserisce la foto di un putto del Tempio malatestiano. Ma tra tante statuette vere, va a pescare proprio quella ‘falsa’, un gesso che il restauratore forlivese Giuseppe Casalini realizzò nel dopoguerra. Ne parla sul Ponte lo storico Pier Giorgio Pasini, illustrando analoghi casi di scambi dei putti originali con quelli ‘imitati’. [1]
La Fondazione Carim acquista a Londra una pala di Giuliano da Rimini, "un pezzo di grande bellezza, di straordinaria importanza per la storia della pittura riminese del Trecento, unico esemplare del genere custodito in città". [2]
L’"Adorazione dei Magi" di Giorgio Vasari, dopo i lavori di restauro, ritorna all’antica abbazia di Scolca nella parrocchia di San Fortunato, "uno degli edifici di culto più belli di Rimini, dovuto al mecenatismo malatestiano e costruito in uno dei luoghi più suggestivi delle colline riminesi". L’opera riassume in sé una ricca pagina di vita cittadina e di storia dell’arte italiana. Fu dipinta nel 1457. Al soggiorno riminese di Vasari ed alle vicende della chiesa di Scolca, Pagine dedica un ampio servizio scritto da Luca Mandolesi e Marco Sassi. [3]

Mostre
Il Meeting organizza una straordinaria rassegna archeologica dedicata al sorgere ed al diffondersi del Cristianesimo, "Dalla Terra alle Genti". È un "unicum mai tentato prima e che occuperà certamente un posto di notevole rilievo a livello internazionale", organizzato assieme ad enti e musei di Gerusalemme, Londra, Città del Vaticano e Roma.
Sono esposti anche i "rotoli del Mar Morto", sui quali Il Ponte pubblica un’intervista al papirologo tedesco Carstem Thiede: "I nudi fatti acquisiti dalla storia, dall’archeologia e dalla papirologia possono aiutare a capire più a fondo che il Cristianesimo riguarda persone reali in un mondo reale, che credono in un Gesù reale, non inventato ma mandato da Dio in un tempo particolare ed in un particolare posto nella nostra storia, con un messaggio a tutte le genti, per tutti i tempi". [4] Legato a questo tema è un numero del Ponte Didaké che illustra il 1997 come "anno della Bibbia". [5]
In occasione del convegno mondiale forlivese sulla preistoria e protostoria, a Rimini si organizza una rassegna intitolata "Alle origini della Storia. Il Paleolitico di Covignano". Sono esposi i resti di un’industria della pietra che nel 1968 Stefano Sabatini dei Musei Comunali scoprì sul colle di San Fortunato: essi, assieme a quelli di Monte Poggiolo (Forlì), sono i più antichi della Romagna. [6]

Pennelli
A Demos Bonini, "uno sguardo e una memoria cara ai riminese", come scrive Stefano Campana, viene dedicata una mostra antologica a cui si accompagna un volume con catalogo e scritti autobiografici. [7]
Al Museo ottiene un grande successo un’altra antologica, dedicata a Gino Ravaioli, che viene presentata con una piacevole e dotta conferenza da Pier Giorgio Pasini. [8]
Alla Fondazione Balestra di Longiano ci sono "tesori nascosti", ai quali ci accostiamo con l’arguta penna di Gerardo Filiberto Dasi, un tempo anch’egli pittore. [9]
Un altro "tesoro sconosciuto" è la ricchissima biblioteca del Seminario diocesano di cui parla Andrea Turchini in una pagina speciale. [10]
Stefano Campana, architetto bellariese, espone a Milano le sue incisioni a puntasecca, una tecnica che acquista un valore emblematico nella rappresentazione della natura, secondo Benedetto Benedetti. [11]

Penne
Anche la seconda edizione del Premio Ilaria Alpi a Riccione offre l’occasione per un confronto ad alto livello sui problemi dell’informazione, e sulla necessità degli approfondimenti dopo il semplice lancio delle notizie. Sul Ponte è pubblicato l’intervento di Patrizia Horovatin, vedova dell’operatore Miran, ucciso assieme ad Ilaria Alpi. [12]
La vita e le opere del padre scolopio Alessandro Serpieri, nato a San Giovanni in Marignano e morto nel 1885, vengono illustrate in un convegno ed in una mostra. Scienziato dai molti interessi, fece studi di fisica, astronomia, meteorologia, sismologia e filosofia. Padre Serpieri trascorse la sua infanzia a Rimini in quella via che adesso porta il suo nome, nella casa che ha il civico numero 17, e che dovrebbe essere la stessa in cui si trasferirono nel 1871 i sette fratelli Pascoli. [13] A proposito di "antiche case": questo è il titolo del terzo numero di Pagine, dedicato alle abitazioni dei cittadini più illustri della Rimini di fine Settecento. [14]

Musica, maestri
Il 19 novembre tutta la Romagna ricorda il suo cantore popolare, Secondo Casadei, a venticinque anni dalla morte. La musica del maestro, conosciuto universalmente come il nostro Strauss, entra nelle austere sale della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, dove si conservano preziosi tesori di documenti del Settecento italiano. [15]
A proposito di musica. Giulia Vannoni recensisce una conferenza a Misano del semiologo Paolo Fabbri che, esperto in tutt’altro campo, ha "fatto sorridere gli esperti quando ha pasticciato qualcosa di incomprensibile a proposito della forma sonata", ed ha suscitato "persino un moto di ilarità, nel parlare di temperamento". [16]

[1] Cfr. P. G. Pasini, Galeotto fu il putto, n. 45, 15/1/96; e la lettera di Franca Guerra e Piero Leoni, Un putto ci salverà, n. 46, 22/12: sì, ci siamo sbagliati, ma "avremmo bisogno di essere più lievi, e riscoprire l’ironia come un valore".
[2] Cfr. i servizi nel n. 46, 22/12/96.
[3] Cfr. nel n. 38, 27/10/96.
[4] Cfr. B. Moncada, Dalla terra alle genti, n. 3, 21/2/96; F. Ognibene, L’infanzia della Chiesa, n. 12, 24/3. Vedi altri servizi nei n. 14, Pasqua 1996; 22, 9/6.
[5] Cfr. nel n. 13, 31/3, dove è anche ospitata un’intervista a Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo, a cura di D. Lotti.
[6] Cfr. 800 mila anni fa…, n. 33, 22/11/96. Del ritrovamento si è già parlato in "Cultura" 1992.
[7] Cfr. S. Campana, Demos: una memoria riminese, n. 2, 14/1/96; G. F. Dasi, La pittura della giacca accanto, n. 3, 21/1; A. Montanari, Libri, pennello e tavolozza, in Riminilibri, allegato al n. 6, 11/2.
[8] Cfr. C. Coppola, La realtà surreale, n. 15, 21/4/96. Cfr. anche A. Montanari, Le "macchiette" di Ravaioli, n. 17, 5/5.
[9] Cfr. G. F. Dasi, Tesori nascosti, n. 19, 19/5/96.
[10] Cfr. nel n. 40, 10/11/96. Tra gli altri servizi speciali pubblicati nel 1996, ricordiamo il seguito delle puntate di Alessandro Serpieri lungo tutto l’arco dell’anno, e le "ville del Rubicone" di Letizia D’Amato nei nn. di agosto e settembre.
[11] Cfr. B. Benedetti, La natura dell’architettura, n. 25, 30/6/96.
[12] Cfr. N. Concolino, L’inchiesta ha cambiato pelle?, n. 27, 21/7/96.
[13] Cfr. A. Montanari, Lo scienziato dei fenomeni celesti, n. 12, 24/3: qui si ricorda che la lapide pascoliana nella "piazzetta delle poveracce" dice il falso e si riferisce invece ad un evento del 1877, e non del 1871. Nella stessa via Serpieri morì il 30 giugno 1798 il poeta Aurelio De’ Giorgi Bertòla ospite dei conti Martinelli, ai quali allora s’intitolava la strada. Su Serpieri vedi anche, N. Valentini, La scienza dal volto umano, n. 14, Pasqua 1996.
[14] Cfr. nel n. 22, 9/6/96.
[15] Cfr. Letizia D’Amato, Lo Strauss della Romagna, n. 41, 17/11/96.
[16] Cfr. G. Vannoni, La commedia degli equivoci, n. 41, 17/11/96.

Cultura. Tutte le pagine 1987-1991

© Antonio Montanari. "Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001.
Pagina 2559/29.01.2018/31.01.2018