Antonio Montanari
IL PONTE 1987-96
  Indice del volume

1988.1.Vita della Chiesa
Mons. Locatelli a Vigevano
"Sono stato vostro Vescovo dall’aprile del ’77. Ora vi lascio e passo al servizio di un’altra Chiesa: Vigevano". Mons. Giovanni Locatelli annuncia il 12 novembre al Consiglio Presbiteriale la sua partenza da Rimini. "Commozione e stupore", dice un sottotitolo del Ponte, mentre il direttore scrive: "Ci fa piacere ricordare che, come Vescovo, mons. Locatelli è nato a Rimini. Gli avremo fatto trovare anche dei problemi, ma tutto considerato a Rimini si sarà fatto anche una esperienza che gli risulterà utile in futuro". [1]
La Diocesi saluta e ringrazia mons. Locatelli domenica 4 dicembre, con una grande ed affollata concelebrazione in Duomo. ""Quando siamo intorno all’altare c’è posto solo per la gioia, per l’alleluia. C’è sempre festa, anche quando esistono motivi di sofferenza". A braccio il Vescovo inizia la sua omelia di saluto, quasi un testamento per la Chiesa riminese". [2]
"Secondo la preziosa indicazione di Papa Giovanni, fissiamo i nostri occhi sul tanto che ci accomuna e per cui abbiamo lavorato in questi anni", dice mons. Locatelli in uno dei passi centrali dell’omelia, aggiungendo: "Su alcune cose che hanno potuto cagionare frizioni, difficoltà, su cose che, a volte, sono sembrate incomprensibili e dure, riponiamo ormai "il mantello dell’amore di Dio, che tutto avviluppa, trasforma": così dicevano i Padri del deserto per le occasioni in cui, anche con la migliore delle buone volontà, non si riusciva a capire". [3]
Mons. Ersilio Tonini, Vescovo di Ravenna e Cervia, il 10 dicembre viene nominato Amministratore Apostolico delle Diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro. [4] Nel suo primo messaggio mons. Tonini scrive: "So bene che alcuni compiti particolari mi attendono, in corrispondenza delle attese che avverto vivissime. So che questa comunità, già così ricca di vitalità apostolica e di attività sociale in tutti i settori, alcune cose si aspetta da me: incoraggiamento a risentirsi pacificata, a gustare il privilegio nel sentirsi unita nella profondità e sincerità degli animi, per vivere in serena pienezza ognuno la propria unità con il suo Signore e così testimoniare tutti insieme una Chiesa segno e sacramento di Dio Amore. Ci aiuteremo insieme per essere sempre meglio quel che il Signore vuole che siamo". [5]

Una missione anche per Rimini
Nell’ultimo incontro con le autorità di Rimini per la festa del patrono San Gaudenzio, il 14 ottobre [6], mons. Locatelli mette al centro del suo discorso il tema delle "nuove grosse emergenze": "Lo scenario del mondo ci dimostra che se facciamo finta di non vederle e… ne rimandiamo le soluzioni, o tentativi di soluzione, diventano bombe che scoppiano repentinamente". "C’è collera", aggiunge, "c’è voglia di violenza, a volte con delle ragioni, a volte allo stato selvaggio; saranno anche pilotate a distanza? Per finalità molto misteriose?". La nostra Chiesa "invita tutti, specie i suoi figli, a porgere l’orecchio attento al clamore di questi bisogni", aprendo "i suoi granai" anche se "non sono certo fondi grandiosi".
Soffermandosi infine sul "futuro immediato di Rimini", il Vescovo osserva: "Ci sentiamo, vicino alle spalle, il fiatone di grossi cambiamenti che bussano ad ogni livello". Ed elenca "alcune convinzioni", delle quali è necessario dare testimonianza: non ridurre tutto a "danaro e sempre danaro", non scaricare sugli altri i nostri doveri, ognuno "viva sino in fondo il suo ‘dare’, mai accarezzando con proposte che non hanno futuro, che non hanno più senso, ora come ora". Anche Rimini, "per i suoi molti incontri, per il suo convenire di tante persone", può darsi che "abbia una missione": "La Chiesa possa cogliere la sua", conclude mons. Locatelli, "al suo livello che è poi subito un tuffo nella storia e mai un agire al riparo dei grandi venti".
Pochi giorni prima, il Vescovo "ha incontrato i terzomondiali presenti a Rimini", riuniti dalla Caritas e da don Oreste Benzi, la cui Comunità Papa Giovanni XXIII è stata investita da mons. Locatelli "del compito di occuparsi di due realtà marginali emergenti: i terzomondiali e gli zingari". [7]
Il Vescovo a fine ottobre si reca in visita alla Comunità di San Martino de Porres a La Guaira (Venezuela), "parrocchia riminese" nell’America Latina, la cui storia viene ripercorsa dall’inviato speciale del Ponte Renzo Gradara [8], e da don Aldo Fonti, responsabile di quella Missione diocesana [9].

Le "nuove emergenze"
L’attenzione del Ponte alle "nuove emergenze" è costante. Nel commentare l’enciclica papale Sollecitudo rei socialis, il direttore scrive: "Le strutture politiche ed economiche hanno fatto sì che il divario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, fra Nord e Sud del pianeta, si allargasse anziché diminuire". Analfabetismo, sfruttamento ed oppressione economica, discriminazioni soprattutto razziali, sono altri indici negativi delle zone di sottosviluppo. Nelle aree dei Paesi ricchi i segni di crisi si chiamano mancanza degli alloggi, sottoccupazione e disoccupazione. [10]
"Nel capitolo quinto" dell’enciclica, spiega Terenzi, "il Papa offre una lettura teologica dei problemi moderni e propone alcune categorie di giudizio morale di grande importanza, come quella delle "strutture di peccato"". Nel "campo dello sviluppo", conclude il direttore, l’esigenza di conversione deve tradursi in un "concetto specifico: la solidarietà". [11]
Di solidarietà come "impegno sociale e politico" si è discusso a Roma, al convegno organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana per studiare i mutamenti provocati dalla nuove tecnologie industriali, sotto la guida di mons. Fernando Charrier, presidente della commissione CEI per i problemi sociali e del lavoro. Don Luigi Tiberti, responsabile diocesano del Centro pastorale "Mondo del lavoro", ne riferisce in una lunga intervista. [12]
Per la Giornata della Solidarietà con il mondo del lavoro, il 28 febbraio il Vescovo ha inviato alla Diocesi un messaggio in cui si legge tra l’altro: "Solidarietà è l’apice della carità", è cambiare "il ritmo di vita", non pensare soltanto in termini personali, è soprattutto ricordarsi di disoccupati e poveri esistenti non solamente in Italia ed in Europa, ma anche nel resto del mondo. [13]
Un’"Opinione" di Renzo Gradara torna sull’enciclica Sollecitudo rei socialis, per sottolineare un diffuso "disinteresse verso forme di impegno pastorale ed apostolico che abbiano a che fare con il sociale". [14]
Il leader polacco di Solidarnosc, Lech Walesa, dichiara in esclusiva al Ponte: "Il sistema occidentale è il solo che funzioni dal punto di vista economico. Però ha anche i suoi lati negativi: lo sfruttamento dell’uomo, ad esempio, la disoccupazione… Si tratta per noi di scegliere gli aspetti positivi e lasciare quelli negativi". [15]
Il Vescovo di ’Ndola (Zambia), mons. Denis De Jong, presidente della Commissione Episcopale dell’Africa Orientale, in visita a Rimini, traccia un quadro del dramma del suo Paese: "I giovani non hanno nessuna possibilità di occupazione, le industrie chiudono, l’esportazione non esiste. Non ci sono più i soldi per importare nulla". [16] A ’Ndola è presente l’Associazione Papa Giovanni con alcune importanti strutture, tra cui una casa-famiglia per bambini handicappati psichici.
Don Carlo Carlevaris, assistente nazionale di "Cristiani nel mondo operaio", in occasione del secondo convegno del suo movimento (Rimini, 9-10 aprile), illustra il tema della giustizia in riferimento alle istanze etiche del Vangelo, per difendere i più deboli. [17]
Mons. Antonio Riboldi, Vescovo di Acerra, ospite del Circolo culturale "Il Cipresso" di Villa Verucchio, parla della richiesta di vera giustizia che sale dal cuore della gente del Sud, e sofferma la sua attenzione anche sul nostro territorio, "tanto tormentato dal benessere", fatto di consumo sfrenato e di costumi lassi. [18]

Il Papa in Emilia
"Con lo sguardo a Mosca [dove il 29 maggio si sono incontrati Reagan e Gorbaciov, rilanciando un "dialogo realistico" tra USA ed URSS, n.d.r.] ed il cuore in America Latina", come titola Il Ponte, Giovanni Paolo II compie a giugno una visita di cinque giorni in Emilia, una regione che ricorda al Pontefice "la parabola evangelica dell’uomo ricco che è tentato di confidare esclusivamente sui beni che è riuscito a mettersi da parte".
Il Papa lancia da Parma un appello a far divenire la solidarietà "sempre più il criterio fondamentale delle scelte politiche e delle programmazioni economiche". A Bologna ricorda la presenza degli studenti provenienti dal Terzo Mondo e dall’America Latina: "Loro come noi, figli del vecchio continente, abbiamo bisogno di una nuova cultura che metta al centro del suo sapere l’uomo". [19]

L’Anno Mariano
Con un solenne atto di affidamento della città e della Diocesi alla Madonna, domenica 14 agosto il Vescovo conclude ufficialmente l’Anno Mariano. Il Ponte, da maggio a giugno, ha pubblicato sette supplementi speciali dedicati ai santuari mariani del territorio riminese, curati da Giulio Cesare Mengozzi: Beata Vergine delle Grazie (Covignano), Maria Madre della Misericordia (Santa Chiara di Rimini), La Visitazione (Casale di San Vito), La Madonna di Bonora (Montefiore Conca), Beata Vergine delle Grazie (Trebbio di Montegridolfo), Santa Maria delle Grazie (Fiumicino di Savignano) e Beata Vergine della Scala (Rimini). L’ultima puntata contiene anche un’intervista a mons. Loris Capovilla, già segretario di Papa Giovanni XXIII, che parla della "sollecitudine sociale" di Maria. [20]
Un’altra serie di pagine speciali inizia sul Ponte: sono servizi di Amedeo Montemaggi che, sotto il titolo "La Chiesa per la pace", raccontano storie del periodo del passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale. Montemaggi segnala l’opera dei sacerdoti romagnoli, "ieri di conforto e di aiuto" alla popolazione, oggi "di riconciliazione e pace". [21]
A proposito di storia della Chiesa riminese, segnaliamo un ricordo di don Ugo Maccolini [22], una cronaca relativa alla mostra dell’Archivio di Stato su Santa Maria Maddalena delle Celle [23], ed una nota per Madre Elisabetta Renzi dichiarata Venerabile. [24]

La scomparsa di mons. Polverelli
Scompare ad 84 anni mons. Amedeo Polverelli. Come ricorda il Vescovo nella omelia funebre, "ha sempre avuto a cuore ed approfondito il ruolo di Maria nel cammino di santificazione cristiana". Ordinato sacerdote nel 1927, fu responsabile degli Ordini religiosi femminili in Diocesi, e Preposto del Capitolo dei canonici della cattedrale. "Scrisse diversi libri, alcuni dei quali di teologia mariana, altri di ricordi autobiografici e storici". La memoria della "personalità umana e cristiana" di mons. Polverelli, scrive il direttore, "continuerà a portare frutti nella nostra Chiesa". [25]

I nuovi sacerdoti
L’8 maggio il Vescovo ordina in Cattedrale quattro sacerdoti (Probo Vaccarini, Angelo Rubaconti, Giuseppe Arcangeli, Roberto Costantini), ed un diacono permanente, Bruno Maggiori. [26] È una cerimonia fuori dall’ordinario, che fa notizia sulla stampa nazionale per la presenza di don Probo Vaccarini che a Rimini "è già un personaggio": vedovo da diciotto anni, padre di sette figli (dei quali tre sacerdoti), ha anche pubblicato due libri di ricordi riminesi, tra storia ed autobiografia.

[1] Cfr. P. Terenzi, Un doveroso grazie, n. 43, 20/11/88. Nello stesso n. 43, Giov. Tonelli esamina i "quasi dodici anni vissuti insieme" a mons. Locatelli. Nel n. 45, 4/12/88, una pagina speciale, curata da F. Succi, ripercorre "il magistero del Vescovo attraverso le sue lettere pastorali".
[2] Cfr. Giov. Tonelli, Con gratitudine e tristezza, n. 46, 11/12/88.
[3] Cfr. Mons. G. Locatelli, Il saluto alla Diocesi di Rimini, n. 46, 11/12/88.
[4] Cfr. Giov. Tonelli, "Il Papa in persona mi ha dato questo incarico", Subito tra noi, n. 47, 18/12/88.
[5] Cfr. Mons. E. Tonini, Vi aiuterò con questo spirito, n. 47, 18/12/88.
[6] Cfr. Mons. G. Locatelli, Rimini, città di incontri, ha una sua missione, n. 39, 23/10/88.
[7] Cfr. Il Vescovo incontra la Rimini nera, n. 37, 9/10/88.
[8] Cfr. le due pagine di Speciale Missione Diocesana, a cura di R. Gradara, n. 29, 24/7/88.
[9] Cfr. don A. Fonti, La Guaira: le tappe del nostro cammino, n. 35, 25/9/88. Sulla Comunità di La Guaira, cfr. pure i servizi pubblicati da E. Brigliadori nel 1989, nn. 38, 22/10; 39, 29/10; 42, 19/11; e 43, 19/11.
[10] Cfr. P. Terenzi, Est e Ovest schiacciano il Sud del mondo, n. 10, 6/3/88.
[11] Cfr. P. Terenzi, Solidarietà contro profitto e potere, n. 11, 13/3/88.
[12] Cfr. C. Olivieri, Scelte di Chiesa, una solidarietà con le gambe lunghe, n. 3, 17/1/88.
[13] Cfr. mons. G. Locatelli, Il lavoro come diritto e valore primario, n. 9, 28/2/88.
[14] Cfr. R. Gradara, Anche la solidarietà è un miracolo, n. 20, 15/5/88. Sui temi sociali del momento, cfr. Id., Le Timberland e l’immortalità dell’anima, n. 3, 17/1/88.
[15] Cfr. D. Corgnali, Lech Walesa, fra fede e coraggio, n. 2, 10/1/88.
[16] Cfr. M. Marziani, La mia Africa fra miseria e speranza, n. 5, 31/1/88.
[17] Cfr. F. Semprini, Etica, politica, economia: cercare e praticare la giustizia, n. 12, 20/3/88.
[18] Cfr. R. Ghidotti, La speranza di chi chiede giustizia, n. 9, 28/2/88.,
[19] Cfr. Giorgio Tonelli, Il Papa in Emilia, con lo sguardo a Mosca ed il cuore in America Latina, n. 25, 19/6/88.
[20] Cfr. i nn. 19-24 (1/5-12/6/88). Si veda anche dello stesso autore, La Madonna del Giglio e la Mater Salvatoris, n. 30, 31/7/88.
[21] Cfr. la nota introduttiva alla seconda puntata (n. 26, 26/6/88). Le dieci puntate del 1988, sono apparse nei nn. 24, 12/6; 26, 26/6; 28, 10/7; 30, 31/7; 32, 7/8; 34, 11/9; 37, 9/10; 39, 23/10; 42, 13/11; e 46, 11/12. Le altre dodici che completano la serie, sono apparse nel 1989, nei nn. 1, 8/1; 7, 19/2; 10, 12/3; 13, 9/4; 18, 14/5; 21, 4/6; 25, 2/7; 32, 3/9; 37, 15/10; 40, 5/11; 42, 19/11; e 47, Natale 1989.
[22] Cfr. M. Masini, Tutti contro i Salesiani, n. 28, 10/7/88.
[23] Cfr. A. Montanari, Una chiesa vecchia nove secoli e mezzo, n. 2, 10/1/88.
[24] Cfr. Suor M. Gabellini, Madre Elisabetta Renzi Venerabile, n. 8, 21/2/88.
[25] Cfr. P. Terenzi, Dopo il "Canto di Attesa" viene il Signore, n. 25, 19/6/88.
[25] Cfr. AA. VV., Quattro nuovi preti e un diacono, n. 19, 8/5/88. Cfr. pure E. Brigliadori, Don Probo: sull’altare con i suoi figli, n. 20, 15/5/88.

1988.2.Societa’
"Riminizzare" e polemizzare
"Riminizzare" è un nuovo verbo che il Dizionario italiano ragionato spiega così: "Deturpare con un’eccessiva concentrazione di costruzioni o, come si dice, con ‘colate di cemento’". Politici ed intellettuali insorgono. L’avv. Veniero Accreman "per giustificare il grattacielo, da raffinato intellettuale borghese che ha ben imparato la lezione di Marx, inframmezzando citazioni dotte da Dante e Carducci", ricorda "le schiere di disoccupati rumoreggianti che chiedevano lavoro". L’ex sindaco "Ceccaroni fa spallucce: Rimini non è peggio del resto del Paese, e poi allora bisognava ricostruire. Il passato, cioè, non si discute". Un ex federale del Pci, Nando Piccari, dichiara che "quel dizionario usa un termine di cui è evidente "la natura gratuita, falsa ed offensiva", chiedendo al sindaco Conti di prendere provvedimenti". [1]
I conti con il passato sembrano non tornare. Ma anche quelli con il presente paiono confusi. Lo testimoniano le polemiche che serpeggiano nella cittadella del potere o sui quotidiani. "La mancanza di programmi chiari sullo sviluppo futuro di tutta l’aria riminese influisce sugli investimenti": la CISL territoriale s’impegna a lavorare su quelle questioni che gli enti pubblici trascurano, come i servizi sociali "che sono un disastro". [2] Un agente di viaggio statunitense, Mario Perrillo, definisce Rimini "una città un po’ triste, anche se nel complesso non c’è male". "Hanno ammazzato il mare", scrive L’Europeo, in un servizio ironico sui politici locali che vogliono trasformare lo ‘sporco’ dell’Adriatico "in oro per i propri elettori". Preso di mira è soprattutto l’assessore regionale al Turismo, il riminese Giuseppe Chicchi (Pci) che, con il motto "bisogna utilizzare al meglio quest’opportunità", ha chiesto "soldi per gli albergatori" ed ha proposto, nel piano antinquinamento, la trasformazione della statale 16 in autostrada ed una metropolitana da Cattolica a Ravenna. "Una città di cartapesta" è Rimini, secondo don Aldo Magnani che sul Carlino annota: "Politici, amministratori, economisti, tutti i demiurghi del rinnovamento cittadino l’hanno imbottita di parole suggestive".
"Rimini sta cambiando più di quanto non sia dato a vedere", anche per merito del vento di garbino "che ci aiuta a capire i problemi e a trovare il modo di risolverli compostamente": lo dichiara il sindaco Conti. Da Riccione, il sindaco Pierani pungola il collega di Rimini, affinché si muova a risolvere i problemi comuni: acqua, rifiuti, trasporti, erosione, Marano, APT… "Conti risponde scocciato: "Mi sono stufato delle bolle di sapone", e fa capire che a Riccione per certe cose (acqua e sabbia) fanno gli scrocconi". Il federale del Pci Sergio Gambini vede nero: la situazione a Rimini è grave. L’attuale sistema di imprese "non ha cervello". I privati debbono svegliarsi. La città deve rinnovarsi, con una "diversa viabilità, un altro sistema di trasporti, parcheggi, isole pedonali", meno lavoro nero, più cultura e più valorizzazione dell’ambiente. [3]
L’Azienda di promozione turistica lancia il nuovo marchio della Riviera, rassomigliante ad un gomitolo: "un disegno che sembra più adatto alla réclame della Lana Gatto" che a quella della costa. La giornalista Marian Urbani scrive sul Ponte: "Giro il mondo e vedo che la nostra Riviera sta perdendo inesorabilmente dei colpi: troppo campanilismo, troppe chiacchiere a vuoto". Un altro giornalista, Giuliano Zanotti osserva: "I grandi discorsi sui massimi sistemi dell’universo riminese vanno benissimo, ma perché non cominciare col risolvere i piccoli problemi", per i quali "basterebbe poco più di una buona volontà?". E conclude: "Un giorno un noto esponente diccì mi confidò: il Comune ama l’elettore, il turista non è elettore, il Comune non ama il turista". [4]

Economia
"Ogni anno ci ritroviamo a parlare delle stesse cose", contesta Luciano Sedioli a Mario Fabbri, presidente degli albergatori, il quale risponde: "La mia scommessa si chiama ‘crescita culturale’ o se vogliamo aumento del tasso di imprenditorialità della categoria". [5] Gli albergatori riminesi, analizza Aureliano Bonini, titolare della Trade-Mark Italia, "sono autodidatti", "molto attenti ai costi, meno alla qualità del prodotto e del servizio". [6] L’assessore circondariale al turismo Silvio Sancisi, parla di un’"organizzazione obsoleta" che dà bassa produttività. Inoltre, i suoi uffici rilevano che i nostri alberghi sono brutti, vecchi e malfatti. [7]
Anche l’on. Gianni De Michelis, vicepresidente del Consiglio dei ministri, interviene sul turismo, alle Giornate del Pio Manzù (di cui è copresidente), trattando di "creatività del relax ed imprenditorialità": le vacanze tradizionali sono l’obiettivo ormai di una minoranza, mentre aumenta il numero di chi sceglie quelle culturali ed ecologiche. [8]
Intanto, i dati sulla situazione occupazionale nel Circondario di Rimini rilevano una perdita di 2.500 posti per turismo e commercio. [9] La CGIL fa i conti in tasca alla Riviera: la Cooperativa Braccianti è in testa per gli utili, la Marr per il fatturato. I posti di lavoro, dal 1982 al 1986, sono calati di 450 unità. In crisi, appaiono il settore metalmeccanico ed edilizio. Vanno meglio abbigliamento ed agroalimentare. [10] Il mercato dell’auto cresce, e si orienta verso i modelli di lusso, superando le medie nazionali. [11] Rimini è ai primi posti in Italia anche per l’acquisto di titoli pubblici. Alle banche si affiancano le finanziarie, che non sempre conoscono momenti felici. [12] Sulle cifre del condono edilizio per i riminesi, sono in contrasto Ministero dei Lavori pubblici (44.265 domande) e Comune (28.632); anche per Riccione c’è un forte salto dal dato romano a quello locale: da 28.621 a 8.000 casi circa. [13]
L’evasione fiscale dei riminesi finisce in Parlamento, per le dichiarazioni del capo dell’Ufficio distrettuale delle imposte dirette della città, Domenico De Marco: il nostro turismo, fondato su di una concorrenza spietata, deve praticare prezzi bassi, per cui "il margine di utile è ridotto", e non si pagano le tasse dovute. Succede così dappertutto, ammette l’on. Sanese. I deputati socialisti Franco Piro e Renato Capacci s’indignano. Capacci sostiene che per il Pci riminese "l’evasione è stata una merce di scambio" politico. Anche Sanese aveva parlato di "un patto non scritto fra operatori ed enti locali", aggiungendo però che esso aveva in compenso fatto sviluppare la nostra zona. [14]
I comunisti, secondo Capacci, sono storicamente responsabili di un indirizzo economico che ha privilegiato l’intervento pubblico ed il primato del turismo nello sviluppo della nostra economia. Ma noi comunisti, gli risponde Lorenzo Cagnoni, abbiamo governato la città assieme a voi socialisti. [15] Capacci tocca anche un altro tasto: "sull’onda delle polemiche nazionali a riguardo delle responsabilità di Togliatti nell’età delle purghe sovietiche", accusa "i comunisti riminesi di aver avuto anche loro degli Stalin che sarebbe ora di denunciare apertamente". Il Pci afferma di aver più volte "analizzato la ‘storia’ di questa città senza nascondere limiti e difetti".
Armando Foschi accusa "i metodi decisamente clientelari che riguardano il sistema degli appalti degli Enti Pubblici". È una "pratica talmente radicata da non fare più notizia e che mette in difficoltà anche tante imprese costruttrici private". [16] Il Ponte ritorna sull’argomento con una breve nota in prima pagina, intitolata Bustarelle: "La redazione chiede, a chi abbia qualcosa da dire, di esprimere la propria opinione in merito. Invita soprattutto i semplici cittadini, la gente comune, ad esprimersi e a portare le proprie esperienze", promettendo attenzione ed impegno del giornale verso il problema. [17]
Una buona notizia viene da Roma. Nel nuovo governo De Mita, c’è il riminese Nicola Sanese come sottosegretario all’Industria: "Mi preme sottolineare che la mia esperienza politica vive quotidianamente del riferimento alla realtà locale, del contatto con la gente e con i problemi, i bisogni che emergono". [18]
Per la serie "grandi progetti", mentre finalmente viene aperto il prolungamento di via Roma, gli ambientalisti cominciano a parlare di una Circonvallazione sopraelevata. Il Comune ha detto no al progetto dell’ANAS per la nuova statale 16 Adriatica da affiancare (ma non troppo) all’A14, esprimendosi in maniera contraria rispetto a Riccione e Cattolica. Poi dice sì all’autostrada a quattro corsie: la variante alla statale 16 sarà complanare all’autostrada del mare e correrà a fianco della terza corsia che sta scendendo da Nord. L’assessore Cappellini ne dà l’annuncio ad un convegno sul traffico della CGIL, precisando che ancora una volta i bastoni fra le ruote vengono da Bologna. [19]

Il Garofano bianco
Alle giornate riminesi del Meeting per l’amicizia fra i popoli, "momento unico nel panorama della cultura italiana", si parla di "cercatori d’infinito, costruttori di storia", con l’obiettivo "di aiutare a riprendere coscienza dell’essenza religiosa dell’uomo". Ma l’interesse dei mass-media sposta l’attenzione dal tema spirituale a quello politico, suscitando "una serie interminabile di polemiche". [20]
Le presenze di Gianni De Michelis, Claudio Martelli e Gennaro Acquaviva (consigliere di Bettino Craxi), fanno scrivere ad Avvenire che "si parte alla ricerca dell’infinito e ci si riduce a incontrare un fiore, un garofano" [21]. Sul Sabato, appare un’intervista a Craxi, tutta giocata in chiave antidemocristiana. "A questo punto il problema si sposta dal piano teologico a quello storico-pastorale. Oggi, in Italia, è saggio far esplodere la Democrazia Cristiana, disperdendola in mille rivoli ed appartenenze diverse?", si chiede il direttore del Ponte in un fondo intitolato Dove cresce il garofano bianco, rimandando alla lunga nota dell’Ufficio Stampa della CEI (pubblicata nello stesso numero), nella quale si legge tra l’altro: "Siamo sul piano della politica come gioco di alleanze per il potere, un piano che alla Chiesa non interessa". [22]
L’argomento tiene banco per parecchie settimane. "Ma perché -qualcuno si è domandato- Il Ponte si preoccupa tanto dei destini della Dc? In fondo la storia del Ponte non è all’insegna del dialogo e del pluralismo?", scrive Terenzi all’inizio di un lungo articolo che si chiude con il ricordo della "tradizione storica dei cattolici democratici riminesi", alla quale appartengono Igino Righetti, Rino Molari, Gino e Giuseppe Babbi ed Alberto Marvelli, oltre a don Girolamo Mauri. "Rimini sta diventando una ‘città difficile’", osserva Terenzi nello stesso pezzo: "Anche recenti fatti di cronaca dimostrano come vi sia un imbarbarimento della vita locale, una crescita della delinquenza, della tossicodipendenza". [23]

Una città "difficile"
L’anno si è aperto con la tentata rapina alla Coop delle Celle a Rimini, la sera di sabato 30 gennaio: due portavalori sono assaliti da altrettanti malviventi mascherati che sparano tra la folla, con fucili a canne mozze. Una guardia privata (Giampiero Picello, 41 anni, di Ravenna), è uccisa, un suo collega ferito gravemente, altre cinque persone colpite, tra cui una bimba di nove anni raggiunta da pallini alla testa. [24]
È una "nuova malavita senza volto" quella che si affaccia in città, scrive Il Ponte, sottolineando un particolare che sfugge alla cronache dei quotidiani, e che verrà confermato dalla indagini sulla banda riminese della "Uno bianca": "Il piano della fuga era stato predisposto con attenzione, utilizzando scappatoie che solo gente molto pratica della zona" poteva conoscere. [25] All’allarme che si diffonde in città, il questore di Forlì Francesco D’Onofrio risponde che sulla Riviera la malavita non è un’epidemia come a Palermo, anche se, ammette, la nostra è una zona "estremamente ricettiva ad accogliere una criminalità stanziale". [26] Il vice-questore di Rimini Alessandro Fersini parla di "criminalità che viene da fuori e si muove disposta a portare a termine a qualsiasi prezzo un’impresa". [27]
La sera del 9 maggio a Sant’Andrea in Besanigo, sono uccise due coppie di anziani coniugi, nell’abitazione di una di loro, Luigi Pagliarani e Patricia Schofield, di 60 e 58 anni. Sergio Galassi (66) e Silvana De Vita (59), che abitavano a Montecatini, erano loro ospiti. Cesare Tosi (34 anni, Verucchio, con precedenti per droga), è ucciso a Villagrande di Montecopiolo; Fabrizio Gatta (35, Vercelli), in un canneto a Santa Giustina; Bernardo Vassali (63, Vigevano), a Marina Centro di notte sulla spiaggia, mentre si svolge la festa nazionale dei pensionati UIL per la quale era giunto a Rimini. [28] Negli ultimi quattro anni, le vittime di morte violenta sono state diciannove.
Sui "marciapiedi" del lungomare si affaccia il racket di Salisburgo. Per la morte in carcere di un imprenditore di 27 anni, consumatore di eroina, Il Ponte riprende le dichiarazioni di un ex tossico, che aveva detto: ai Casetti "la droga circola liberamente". Aumenta la microcriminalità: gli scippi sono sempre più violenti, provocando conseguenze talora gravi nelle vittime, soprattutto donne. Carrozzieri, meccanici, autosaloni e mediatori sarebbero coinvolti in un giro di auto rubate. [29]
"Ogni giorno un’overdose al pronto soccorso", scrive La Gazzetta che parla di tremila eroinomani nel Riminese. Il profilo del consumatore di droga sta cambiando: "Sempre più numerosi sono i giovani che, pur conducendo una vita ‘normale’, il sabato sera si danno all’eroina". La serata di ferragosto, un farmacista di turno a Rimini ha venduto 1.500 siringhe. [30] Dall’Olanda via Venezia giunge in Riviera un "micidiale cocktail di amfetamine, detto ‘estasi’". Appare per la prima volta il nome di un prodotto che invaderà il mercato clandestino. Vengono arrestati due giovani riccionesi che fungevano da corrieri. [31]
"Tanta è la droga, tanti sono i tossicodipendenti, poca è l’attenzione sociale al fenomeno", scrive Marziani, commentando i dati regionali, tra i quali manca quello sulla "discrepanza tra quantità di stupefacenti sequestrati dalle forze dell’ordine e quella che realmente circola sui mercati della morte". [32] Dal 1979 al 1988, i morti per droga nel Riminese sono quaranta, di cui dieci nell’ultimo anno. "A questo elenco, andrebbe forse affiancato quello dei ragazzi tossici morti per AIDS. Complessivamente sono cinque, tutti nel 1988, su sette decessi per AIDS dello stesso anno e su undici degli ultimi due, da quando cioè il fenomeno si è manifestato". [33] Un dossier del Pci denuncia: i tremila tossici del Circondario riminese consumano eroina per almeno 240 milioni al giorno. Il giro dei quasi trecento spacciatori è in mano a cinque-sei cosche. [34]
Droga e sesso è, secondo Panorama, il binomio che governa le discoteche, contro i cui orari si muovono le "mamme-antirock". Discoteca, scrive Panorama, vuol dire un giro di due miliardi a sera, ed "i padroni di queste nuove ‘chiese’ sono potenti come una lobby in Parlamento. Capaci di condizionare le scelte politiche". [35]

Nuovo razzismo?
Un sindacalista che "sollecitava una pratica di residenza per un lavoratore di colore, si è sentito rispondere all’anagrafe di Rimini: "Non rompete le scatole. Tanto lo sapete che non si vogliono favorire ingressi di extracomunitari"", riporta Giovanni Tonelli in un commento all’indagine sul comportamento degli italiani circa l’immigrazione di colore, svolta dalla Comunità romana di Sant’Egidio. Davvero siamo razzisti? Un’altra ricerca a livello nazionale, di Amnesty International, "non fa affiorare la cattiva disposizione verso gli stranieri, quanto la paura del diverso e la disinformazione". [36]
E sulla nostra Riviera? Politici e commercianti sollecitano quello che il questore D’Onofrio chiama il "rispetto della legalità". Per il sindaco di Riccione Pierani, gli abusivi, senegalesi o no, disturbano la vita in spiaggia: "per il turista non c’è pace". Insomma, soltanto i vuccumprà fanno paura. Ci si dimentica, osserva Il Ponte che "oggi gli africani vivono e provano quello che, in altri Paesi d’Europa e d’Oltreoceano, sperimentarono i nostri connazionali. Storia e memoria di ciò, possono aiutarci a ragionare", davanti a tanti isterismi collettivi. Le dichiarazioni di Pierani, per il suo collega Conti, sono "considerazioni in libertà" di chi non vuole affrontare nel proprio territorio i problemi delle diversità, scaricandoli su quello del vicino. Campo nomadi, saccopelisti? Ci pensi Rimini. La quale, sostiene Conti, appare agli occhi di Pierani "come una specie di discarica circondariale di questi fenomeni". Ma c’è anche chi si muove controcorrente, a favore dei terzomondiali, organizzando in piazza Cavour un incontro fra la loro e la nostra cultura, mentre nasce un coordinamento per i lavoratori africani, del quale fanno parte associazioni laiche e cattoliche. [37]

Barbera condannato
Il comandante dei Vigili Carlo Barbera viene condannato a Firenze a dieci mesi (sospesi) per falso ideologico e soppressione di atti d’ufficio (l’accusa era di aver fatto rifare la bozza di un verbale), in riferimento alla contravvenzione elevata da due Vigili ad un pizzaiolo di Miramare. Al pizzaiolo, per calunnia, viene inflitta la pena di quindici mesi: aveva vantato protezioni da parte dello stesso Barbera. La sentenza, commenta il Pci riminese, smentisce l’ipotesi di un complotto contro il Comandante dei Vigili, da parte dei comunisti locali. [38]

Cade un altro F104
La mattina del 5 settembre un F104 di stanza a Miramare precipita a poche centinaia di metri dalle case della Grotta Rossa, a ridosso del greto del torrente Ausa. Il pilota, capitano Dario Aloisi (28 anni, Pescara), si salva con il paracadute. Gli F104 sono tristemente noti nell’ambiente aeronautico come "fabbrica vedove". Dei ventidue piloti operanti a Rimini nel 1970, ben quindici sono morti in disgrazie accadute finora in varie parti d’Italia, mentre erano al comando di questo tipo di aereo. Il 18 marzo 1986 ne era caduto uno a Misano, uccidendo tre persone. Dal 1969 al 1988, gli incidenti di volo nella basi militari romagnole sono stati nove, con otto piloti deceduti. [39] Dal 1964 al ’77, in tutt’Italia sono andati distrutti in incidenti 59 aerei F104 nella versione"G", con 32 piloti morti. Della successiva versione "S", tra ’70 e ’77 se ne sono persi 26 esemplari, sempre a causa di incidenti, con 14 aviatori deceduti. Nel periodo 1978-82, altri 20 esemplari perduti, con 11 morti. Dal 1983, la media è di due aerei persi ed un pilota morto all’anno. [40]

L’uccisione di Ruffilli
Il 16 aprile a Forlì le Brigate rosse uccidono il senatore Roberto Ruffilli (Dc), stretto collaboratore del presidente del Consiglio De Mita e responsabile per il suo partito dei problemi dello Stato. Sul Ponte, Piergiorgio Grassi ne traccia un lungo ed analitico profilo; Giorgo Tonelli lo ricorda nell’ultimo dibattito pubblico a Bologna; ed il sen. Armando Foschi sottolinea i legami ideali tra Moro e Ruffilli, uniti anche nella stessa tragica fine. [41]
Le indagini di polizia setacciano gli ambienti dell’Università di Bologna, ed hanno clamorosi sviluppi nel Riminese: vengono perquisite la case di due studenti di Scienze politiche, Vanna Villa (22 anni, segretaria della locale Federazione giovanile comunista), e Giuseppe Semprini (suo coetaneo). "Episodio spiacevole e inquietante", lo definisce l’on. Pietro Folena, segretario nazionale della FGC. [42]
A Rimini nel 1980, secondo il Carlino, si era svolto un "vertice terroristico". Per Repubblica, la Romagna "ha sempre funzionato come retrovia del terrorismo con rifugi e covi sicuri". Anni fa dal Comune di Cesena sparirono numerose carte d’identità, poi in parte rinvenute in un covo delle Br a Milano. [43]

Salute e Sanità
Parte un nuovo, grande progetto sanitario: "Riminicuore". Il reparto di Cardiologia dell’Ospedale Infermi (di cui è responsabile il dott. Ferdinando Rossi), lo articola in tre momenti: prevenzione, cura e riabilitazione. Le idee ci sono, si è alla ricerca dei mezzi. [44]
Il bilancio dell’USL 40 registra un buco di 59 miliardi per le spese correnti (tardano i ripiani statali di bilancio), mentre ci sono fondi stanziati che si fa fatica a spendere. [45]
Sempre alla ribalta sul Ponte, sono i problemi degli anziani e degli handicappati. Da Novafeltria si riferisce di una "dura denuncia del parroco e del dott. Ireneo Lucchetti ex responsabile dell’Ufficio d’Igiene", riguardante la Casa per anziani. [46]
A Rimini dopo che Democrazia proletaria si era rivolta al Difensore Civico dell’Emilia-Romagna, l’USL controlla Villa Salus rilevando una serie di inadempienze. Dp chiede che si dimetta il presidente dell’USL, Alfredo Arcangeli, per non aver fatto applicare la convenzione tra USL e Villa Salus che prevede accertamenti e verifiche sulle prestazioni erogate. Il caso finisce in Consiglio comunale, con un’interrogazione di Diego De Podestà (indipendente di Sinistra). Anna Maria Damerini (Dc) chiede che la Regione indichi precise linee sulla vigilanza, e che vengano rispettati i diritti sociali dei ricoverati. Si muove pure il Coordinamento dei volontari, facendo sapere che già nel 1985 aveva denunciato le carenze esistenti nella gestione di Villa Salus. Da allora poco è cambiato. Il Consiglio comunale infine approva all’unanimità un ordine del giorno che sollecita la Regione ad emanare le direttive previste dalla Legge regionale 2/85.
Nel documento consiliare si legge che a Villa Salus, in seguito ai controlli dell’USL, vi sono stati degli "interventi non irrelevanti sulle carenze igieniche, sulla specializzazione del personale, che comunque risulta ancora insufficiente, sulle condizioni di ricovero improprio per quattro stanze utilizzate a scopo di degenza nel seminterrato". Tuttavia, non vi è stato alcun "adeguamento ai parametri regionali, riguardanti gli spazi di socializzazione e il numero, oggi eccessivo, di posti letto per stanza in Casa Protetta". [47]

[1] Cfr. La Settimana, n. 31, 7/8/88.; e Tama, La disfida di Burletta, n. 32, 28/8/88. Una sintesi dei principali fatti di cronaca del 1988 è nelle pagine speciali della Settimana, intitolate L’88 è andato anche così, ed apparse sul n. 48, Natale 1988.
[2] Cfr F. Semprini, I nostri amministratori pensano in piccolo, n. 22, 29/5/88. È un’intervista a Gabriele Casadei.
[3] Cfr. La Settimana, n. 33, 4/9/88. (Ad una metropolitana costiera pensa anche la CMC di Ravenna: cfr. L. Mari, Quel supertreno per Rimini, n. 1, 1/1/88; Id., Il futuro si chiama rotaia?, n. 43, 20/11/88). Cfr. La Settimana, n. 3, 17/1/88; A. M., Rimini, la bella addormentata che aspetta il principe azzurro, n. 33, 4/9/88; La Settimana, n. 2, 10/1/88, e n. 34, 11/9/88.
[4] Cfr. Go!, Un turismo da leoni, n. 9, 28/2/88; M. Urbani, L’immobilismo dell’APT, n. 12, 20/3/88, ove si richiama un precedente articolo di Giorgio Tonelli, Ci vorrebbe una lotteria, n. 9, 28/2/88; e G. Zanotti, Il Comune non ama il turista?, n. 15, 3/4/88.
[5] Cfr. L. Sedioli, "Gli albergatori aspettano il piano regolatore", n. 31, 7/8/88.
[6] Cfr. F. Semprini, Turismo domani: mercato e nuove idee, n. 8, 21/2/88.
[7] Cfr. F. Semprini, Il modello fuori moda, n. 21, 22/5/88.
[8] Cfr. R. S., Turismo 2000, alla ricerca di un identikit, n. 40, 30/10/88.
[9] Cfr. l’intervento del prof. Vincenzo Denicolò, intitolato Cambia l’economia, turismo ridimensionato, n. 41, 6/11/88.
[10] Cfr. R. Nitti, Tutti i conti della Riviera, n. 26, 26/6/88.
[11] Cfr. F. Semprini, Due auto per ogni patente, n. 4, 24/1/88.
[12] Cfr. A. Cecchini, Dopo Wall Street, come sempre, Rimini ama i Bot, n. 3, 17/1/88.
[13] Cfr. La Settimana, n. 5, 31/1/88. Cfr. pure L. Mari, Rimini terra di turismo e di condoni, n. 4, 24/1/88.
[14] Cfr. La Settimana, n. 43, 20/11/88.
[15] Cfr. La Settimana, n. 11, 13/3/88.
[16] Cfr. F. Semprini, La carica delle 102 cooperative bianche, n. 9, 6/3/88.
[17] Cfr. Bustarelle, n. 11, 13/3/88.
[18] Cfr. P. Terenzi, Un riminese al governo, n. 17, 24/4/88.
[19] Cfr. L. Mari, "Sopraeleviamo la Circonvallazione"; Id., Anche l’autostrada cambierà sede, n. 8, 21/2/88; e A. Montanari, L’autostrada a quattro corsie, n. 11, 13/3/88. Cfr. pure L. Mari, Nuova "16": Riccione teme i ritardi di Rimini, n. 39, 23/10/88.
[20] Cfr. Giov. Tonelli, Voglia d’Infinito fra storia e storie, n. 32, 28/8/88; Id. Meeting dai tanti volti, n. 33, 4/9/88.
[21] Cfr. La colomba e il garofano, pagina speciale, n. 33, 4/9/88.
[22] Cfr. nel n. 34, 11/4/49.
[23] Cfr. Questa Dc tanto ‘anomala’, n. 36, 2/10/88. Gli interventi sull’argomento occupano tre pagine speciali apparse nei nn. 36 (2/10), 37 (9/10) e 38 (16/10). Cfr. pure P. Terenzi, Ortalli: quali scelte per la città, n. 40, 30/10/88; è un’intervista al segretario provinciale della Dc.
[24] Cfr. A. M., La mala spara, la città in ginocchio, n. 6, 7/2/88.
[25] Cfr. L. Mari, Nuova malavita senza volto, n. 7, 14/2/88.
[26] Cfr. L. Mari, E il questore dice: "Rimini non è Palermo", n. 7, 14/2/88.
[27] Cfr. A. Montanari, Il giallo si addice alla costa, ultima puntata dell’inchiesta "Rimini come, viaggio dentro la città", n. 34, 11/9/88.
[28] Cfr. L. Mari, Nostra Riviera dei misteri, n. 21, 22/5/88; La Settimana, n. 29, 24/7/88, e n. 35, 25/9/88.
[29] Cfr. L. Mari, Sul lungomare, racket di Salisburgo; M. M. L’ombra della droga sui Casetti; M. Angelini, Scippi sempre più violenti, n. 13, 27/3/88; M. Marziani, Grosso giro di auto rubate a Rimini e a Riccione, n. 36, 2/10/88.
[30] Cfr. La Settimana, n. 45, 4/12/88.
[31] Cfr. La Settimana, n. 9, 28/2/88.
[32] Cfr. M. M. Dall’emergenza all’indifferenza, n. 10, 6/3/88. Nello stesso n. 10, un altro servizio dello stesso Marziani sull’argomento, è intitolato: Brillanti operazioni nella repressione al traffico, ma contro lo spaccio non c’è coordinamento.
[33] Cfr. La Settimana, n. 44, 27/11/88. Sui dati regionali per l’AIDS, cfr. La Settimana, n. 21, 22/5/88, e n. 45, 11/12/88. Su quelli locali, cfr. M. Marziani, "Overdose" o taglio? No, si muore per droga, n. 38, 16/10/1988; e Id., 1988: mai tanti morti per droga, n. 2, 15/1/89.
[34] Cfr. M. Marziani, Tutti gli uomini della piovra, n. 43, 20/11/88.
[35] Cfr. La Settimana, n. 43, 20/11/88. L’argomento è ripreso in M. Marziani, Discoteche tra business e disagio, n. 45, 4/12/88.
[36] Cfr. Giov. Tonelli, Non passa lo straniero…, n. 23, 12/6/88.
[37] Cfr. A. Montanari, Solo i vuccumprà fanno paura?, n. 26, 26/6/88; Id., Tutta colpa dei vuccumprà, n. 27, 3/7/88; L. M.-M. M., "Bentornati vuccumprà", n. 30, 31/7/88. Sul problema dei tunisini, cfr. l’inchiesta di M. Marziani, Tunisini: chi pesca nel mare, chi pesca nel torbido, n. 7, 14/2/88; e G. Cappiello, "Non tutti i tunisini sono delinquenti o spacciatori", n. 47, 18/12/1988.
[38] Cfr. La Settimana, n. 16, 17/4/88. Su Barbera, cfr. Dieci anni, p. 296 e p. 378.
[39] Cfr. M. Marziani, Poteva essere un’altra Ramstein, n. 34, 11/9/88; Lunga catena di incidenti e La Settimana, n.13, 30/3/86. Il 28 agosto 1988, nella base aerea americana di Ramstein in Germania, tre MB-339 delle Frecce Tricolori (pattuglia acrobatica militare), si scontrarono in volo e caddero tra la folla: cinquantuno furono i morti (tra cui i tre piloti), ed oltre quattrocento i feriti. Cfr. pure in "Società" 1989.
[40] Cfr. La Settimana, n. 17, 13/5/90.
[41] Cfr. i servizi a cura di Giov. Tonelli nel n. 17, 24/4/88. Cfr. anche A. Baffoni, Ruffilli: la via delle riforme per attuare la Costituzione, n. 18, 1/5/88.
[42] Cfr. La Settimana, e M. Marziani, Vanna Villa, terrorista immaginaria, n. 19, 8/5/88.
[43] Cfr. La Settimana, n. 18, 1/5/88. Si veda l’episodio di Calogero Diana, citato a proposito di Giuseppe Di Cecco nel cap. "Società" 1987.
[44] Cfr. A. Cecchini, "Riminicuore": i progetti ci sono, ora occorrono i mezzi, n. 13, 27/3/88.
[45] Cfr. M. Marziani, Un buco di 59 miliardi nel bilancio dell’USL 40, n. 41, 6/11/88.
[46] Cfr. M. Bartolini, Novafeltria: la Casa per anziani è un "piccolo lager"?, n. 28, 10/7/88.
[47] Cfr. M. Marziani, Istituti: il grande ricatto, n. 5, 31/1/88; Id., Chi controlla gli istituti?, n. 6, 7/2/88; Id., Villa Salus nel silenzio, n. 9, 28/2/88; M. Angelini, Istituti: le denunce dimenticate, n. 17, 24/4/88; Id., Consiglio comunale unanime su Villa Salus, n. 18, 1/5/88.

1988.3.Cultura
Tra gialli e burle
"Il giallo di Giotto in San Cataldo" di cui parla lo storico Giovanni Rimondini nel Carlino del 24 gennaio, annunciando la miracolosa riapparizione degli affreschi di Puccio Capanna, è "una piccola burla" che l’autore confessa il 2 febbraio nello stesso foglio, spiegando di averla escogitata per attirare l’attenzione della città sulla grande pittura riminese del Trecento. Dopo lo scherzo, osserva Il Ponte, anche i lettori più smaliziati ogni volta che s’imbattono in uno scritto di Rimondini, "s’interrogano dubbiosi: dirà sul serio o vuol prenderci in giro?". Sul Carlino, Rimondini tenta di demolire il mito della Repubblica di San Marino considerata la più antica del mondo, sostenendo che è stata fondata soltanto nel 1797, grazie a Napoleone. [1] Sul Ponte, Rimondini alza il tiro addirittura contro la storia di Francesca da Rimini, definendola "un falso di Dante". [2]
Con le sue intenzioni dissacratorie, Rimondini ‘rivisita’ per il Carlino anche le grotte di Santarcangelo, giudicandole vecchie cantine trasformate in catacombe dalla fervida fantasia di Luigi Renato Pedretti. Sul Ponte gli risponde Primo Giovagnoli: è "del tutto gratuita e indelicata (il defunto non può controbattere le accuse) l’affermazione che il Pedretti abbia voluto fare una ‘burla’". Pedretti, scrive Giovagnoli, sosteneva "che le grotte di Santarcangelo erano, per lo meno, di origine misteriosa e antichissima e che si potevano perciò azzardare varie ipotesi sulla loro probabile utilizzazione". [3]
Dei veri pittori riminesi del Trecento, attivi tra Romagna e Marche, ricostruisce le vicende artistiche e storiche Pier Giorgio Pasini nell’audiovisivo (curato per una mostra fotografica), il cui testo esce in esclusiva sul Ponte, dove Pasini illustra anche un polittico mariano del Rinascimento conservato a San Marino, ed appena restaurato. [4]
Nella rinnovata sala riminese dell’Arengo, sono esposti i codici miniati della Biblioteca Gambalunghiana, ai quali viene dedicato uno splendido volume: tra gli autori, c’è Piero Meldini, direttore della stessa Gambalunghiana. [5] Al Museo civico ritorna, dopo un restauro durato due anni, la pala di Domenico Ghirlandaio con i ritratti di Pandolfo IV Malatesti (nipote di Sigismondo), di sua moglie Violante Bentivoglio, della madre Elisabetta Aldrovandini e del fratello Carlo. [6]
Dall’antico al moderno. Manlio Masini incontra Elio Morri, al lavoro nello studio nascosto tra i resti di palazzo Lettimi. E racconta i gustosi retroscena delle vignette di Giulio Cumo: è un’occasione per ripercorrere anche varie tappe di storia del giornalismo riminese. [7]

La beffa delle bitte
Riappaiono nel giardino di una casa privata alcune bitte (antichi manufatti di pietra d’Istria, che nel porto canale servivano per l’attracco dei trabaccoli), scomparse dopo la loro sostituzione con analoghe colonne di ferro avvenuta circa trent’anni fa. Vittorino Zavoli si chiede come ciò sia potuto accadere. Sul Carlino interviene Pier Giorgio Pasini, raccontando quanto è stato guastato durante i lavori a monte del ponte della Resistenza: pezzi delle mura malatestiane demoliti, pannelli di legno del 1700 scomparsi. Il dottor Franco Bartolotti dichiara di aver salvato, a sue spese, pietre antiche destinate dal Comune alla discarica. [8]
Durante la ristrutturazione del molo nord alla Sinistra del porto, diverse lastre di pietra d’Istria che coprivano il muro della banchina, finiscono sugli scogli che proteggono la parte terminale del molo. Le antiche pavimentazioni in mattoni a spina di pesce e a sassi, vengono distrutte dalle ruspe. [9]
In piazza Malatesta, durante i lavori di sondaggio per la costruzione (ipotetica) di un garage sotterraneo, vengono alla luce un tratto del muro di cinta esterno, e la base del torrione più avanzato del castello, distrutti nel 1826: "L’importante scoperta ha avuto una brevissima vita pubblica perché nello spazio di poche ore la fossa è stata subito riempita". Il castello intanto, conclusi i restauri al cortile e all’ala di Isotta, riapre le porte ai visitatori. [10]
Ritorna in piazza Tre Martiri, nella torre dell’orologio, il settecentesco stemma della città, dopo i restauri resisi necessari per riparare i danni provocati dalla sua caduta al suolo, due anni prima. [11]
In occasione della festa di San Gaudenzio, il prof. Angelo Turchini anticipa sulle colonne del Ponte i risultati di una sua indagine storica: uno dei tre sarcofagi recuperati nel 1970 nel vecchio palazzo Sartoni (sulla via Flaminia, ove ora sorge il Palazzetto dello sport), ha contenuto la salma del protettore di Rimini. [12]
Miti della città
Torna in libreria La mia Rimini di Federico Fellini, in un’edizione arricchita dalle foto di Ferdinando Rossi. Sul Ponte, Giorgio Tonelli sottolinea che per il regista di Amarcord, la vera Rimini è a Roma, al lido di Ostia. Nella famosa pagina del sogno della casetta sul porto, Rimini è soltanto quella che Fellini ha chiamato "una dimensione della memoria", oltre tutto "inventata, adulterata, manomessa". [13]
"L’ininterrotto pellegrinaggio di giornalisti che nella Rimini ‘riminizzata’ vogliono trovare a tutti i costi la Rimini felliniana, luogo utopico quant’altri mai", scrive Piero Meldini in Chiamami città, "mi scatena violente reazioni allergiche": la Rimini di Fellini "non esiste più, e forse non è mai esistita". [14] Il Ponte intitola "Federico non abita più qui" una delle sette puntate di Rimini come, viaggio dentro la città, nella quale ci si occupa anche dell’antieroe felliniano della mediocrità: il "pataca". [15]
"Vdai è mond? che dopo t si piò patàca ca né préima", dice uno dei personaggi quotidiani, dai volti misteriosi e dolorosi, descritti nelle pagine del santarcangiolese Raffaello Baldini, la cui raccolta di liriche intitolata Furistir vince il Premio Viareggio. Sono figure che non hanno sogni di gloria, ma al contrario vivono in una dimensione che rimpicciolisce e smitizza tutto. Il dialetto in Baldini non è la lingua comica della burla, ma un linguaggio letterario che sa raccontare pensieri comuni a tutti gli uomini, come quelli del "semplice pastore" leopardiano: "tòtt cal stèl… questi mondi infiniti". [16]
Dalla poesia alla cronaca: nell’anagrafe cittadina delle nascite, in mezzo alle varie Monica, Ilaria, Maicol, Marika, incontriamo una Nabel, una Raissa (in onore alla consorte di Gorbacev), ed addirittura (primizia?) una Rimina. Auguri a tutte, che la vita vi sorrida. [17]
A proposito di nascite. Dov’è avvenuta quella del musicista Amintore Galli, compositore dell’Inno dei lavoratori? A Talamello o a Perticara? Don Pietro Cappella propende per Perticara, il maestro Varotti per l’altra località. I documenti, ribatte don Cappella, dicono che Galli non ha mai messo piede a Talamello. [18]

Riccione, 40 Fiere filateliche
La Fiera del francobollo di Riccione, "unica occasione italiana ad alto livello in cui convergono esperti di tutto il mondo", in agosto compie quarant’anni di successi, nati nel giugno ’49. L’anno prima si era tenuto un raduno adriatico dei Circoli filatelici, rifiutato da Rimini: e ciò dimostra, dice il sindaco Pierani, come "i riccionesi siano più lungimiranti dei riminesi". Per l’occasione esce un volume che ripercorre la storia della Fiera della Perla Verde, tra le cui firme c’è anche quella di Severino Massari, segretario del Circolo filatelico di Rimini. [19]
Massari scompare a novembre: "Con l’amore di un padre, aveva seguito intere generazioni di collezionisti. Con la passione di uno storico aveva raccolto documenti, tradotti poi in pubblicazioni del Circolo", ed aveva fondato e redatto Il Bajocco, periodico che raggiungeva i filatelici di tutto il mondo. Era stato a lungo prezioso collaboratore del Ponte. [20]
Lombardini, tra cronache e storia
Lo scrittore Flavio Lombardini muore ad ottobre, dopo una vita trascorsa interamente tra la carta stampata. Attento alle vicende contemporanee, polemista mai arrogante e sempre puntuale nelle sue argomentazioni, ha amato il mestiere di giornalista, ma non ha trascurato il trasformarsi della cronaca in storia, sia attraverso pagine autobiografiche inedite, sia con ricostruzioni finite in volume. Ha curato pure una monumentale ricerca sui fogli d’epoca, custodita alla Gambalunghiana, che il Ponte ha ripetutamente utilizzato. Nel 1968, pubblicò Rimini XX secolo, con questa dedica: "Ai giovani concittadini perché imparino ad amare la Città comune". Fu un infaticabile sostenitore del progetto di Rimini provincia. [21]
Dal "Ponte" ad Arbore
Al teatro Duse di Bologna, vince il premio "la Zanzara d’oro" riservato ai comici emergenti, Daniele Fabbri, l’arguto vignettista che sul Ponte ha curato le rubriche di umorismo Freezer e Boiler, ed ha disegnato a lungo ed eroicamente i suoi commenti d’attualità per La Settimana. Per prima cosa, Daniele cambia cognome, presentandosi come Luttazzi. Per seconda, va a Roma in carrozza letto (…anche lui!), sfondando come finalista a "Riso in Italy" e facendosi catturare per la tv nazionale da Renzo Arbore. Per terza cosa (ed è l’impresa più rischiosa), si fa intervistare da Palillo Pagliarani del Ponte, che conclude l’articolo scrivendo: "Santarcangelo continua a produrre personaggi ricchi di talento artistico". Anche Pagliarani, per chi non lo sapesse, è di Santarcangelo. [22]
Altro successo del Ponte, è il volume Il pianeta Valmarecchia scritto da Amedeo Montemaggi, ed offerto in omaggio agli abbonati per il 1989. [23]

[1] Cfr. La Settimana, n. 7, 14/2/88; e Tama, Fagioli, n. 16, 17/2/88.
[2] Cfr. G. Rimondini, Francesca da Ri
[mini: tutta colpa di Dante, n. 18, 1/5/88.
[3] Cfr. P. Giovagnoli, No, il maestro Pedretti non era un contaballe, n. 12, 20/3/88. (Cfr. pure A. Turchini, Dalle grotte "Katholika" alla Cattolica, n. 25, 19/6/88.) Sull’argomento segnaliamo Le grotte di Santarcangelo, Atti della Giornata di studi (1988) della Società di Studi Romagnoli, Stilgraf, Cesena 1994. In particolare si veda il saggio di P. Bebi ed O. Delucca sui documenti archivistici, tra cui quelli raccolti da Pedretti (p. 59).
[4] Cfr. P. G. Pasini, La pittura fra Romagna e Marche nella prima metà del Trecento, n. 6, 31/1/88; Id., Pittori del Trecento fra Romagna e Marche, n. 10, 6/3/88; Id, Mattone su mattone dal dipinto nacque un Convento, n. 18, 1/5/88. Cfr. pure A. Turchini, La bottega dei Coda e il polittico di Valdragone, n. 30, 31/7/88.
[5] Cfr. C. A. Balducci, I Codici miniati alla Gambalunghiana, n. 22, 29/5/88.
[6] Cfr. Il Ghirlandaio ed i ritratti di famiglia dei Malatesti, n. 29, 24/7/88.
[7] Cfr. M. Masini, Elio Morri, lo scultore innamorato del mare, n. 24, 12/6/88; Id., L’intramontabile Ardo, n. 20, 15/5/88.
[8] Cfr. V. Zavoli, Le bitte del porto in una casa privata, n. 10, 6/3/88; La Settimana, n. 15, 3/4/88.
[9] Cfr. la lettera di E. Bracconi, P. Bulli e G. Simonetti nel n. 12, 20/3/88; e V. Zavoli, Facce di marmo d’Istria, n. 15, 3/4/88.
[10] Cfr. A. Montemaggi, Tornato alla luce (e subito ricoperto) un torrione di Castel Sismondo, n. 18, 1/5/88; e P. Pagliarani, Castel Sismondo riapre le porte, n. 27, 3/7/88.
[11] Cfr. nel n. 6, 7/2/88.
[12] Cfr. A. Turchini, San Gaudenzio, una storia da rivedere?, n. 38, 16/10/88; Id., Cronache su San Gaudenzio e Palazzo Sartoni, n. 48, Natale 1988; Id., La vera storia di Gaudenzio, primo Vescovo di Rimini, n. 37, 15/10/89; e Id., Gli "Acta Fabulosa" di S. Gaudenzio, n. 35, 14/1/90. Sul tema cfr. il capitolo di A. Turchini su San Gaudenzio in Rimini Medievale, Contributi per la storia della città, Ghigi, Rimini 1992, pp. 131-144.
[13] Cfr. Giorgio Tonelli, "La mia Rimini" di Fellini è un sogno tutto romano, n. 1, 1/1/88.
[14] Cfr. La Settimana, n. 34, 11/9/88.
[15] Cfr. il n. 33, 4/9/88. Nelle sette puntate monografiche di Rimini come (apparse sui nn. 28/34 del 1988), A. Montanari ha esaminato a somme linee la vita politica, economica, sociale e culturale della città dal Dopoguerra ad oggi. Cfr. pure A. Montanari, Rimini ieri 1945, nn. 38-39 (16 e 23/10/88).
[16] Cfr. La Settimana, n. 29, 24/7/88.
[17] Cfr. La Settimana, n. 10, 6/3/88.
[18] Cfr. don P. Cappella, Amintore Galli non è nato a Talamello, n. 33, 4/9/88; A. Varotti, "L’ingegner Galli lavorava alla ‘Strada dei Francesi’ e Amintore Galli è nato a Talamello", n. 36, 2/10/88; e don P. Cappella, "La storia si fa coi documenti", n. 38, 16/10/88. Su Galli, cfr. pure G. Vannoni, L’Amintore per tutti, "Riminilibri", luglio 1996.
[19] Cfr. A. M., Riccione, festa grande del francobollo (in crisi), n. 27, 3/7/88. Id., L’ONU dei francobolli, n. 33, 4/9/88.
[20] Cfr. A. Montanari, Severino Massari: inventò la Fiera filatelica di Riccione, n. 44, 27/11/44.
[21] Cfr. A. Montanari, È morto Flavio Lombardini, n. 41, 6/11/88. Le pagine autobiografiche sono citate ampiamente in A. Montanari, Rimini ieri 1943-1946, Il Ponte, Rimini 1989, passim.
[22] Cfr. D. Fabbri, La Zanzara nel Freezer (autointervista, n.d.r.), n. 21, 22/5/88; Da Freezer a Doc con Renzo Arbore, n. 26, 26/6/88; P. Pagliarani, Un riso tolto dal Freezer, n. 27, 3/7/88. Vedi anche Giov. Tonelli, Chi ha paura di Daniele Luttazzi, n. 29, 4/8/91.
[23] Cfr. la pagina Speciale/libri nel numero di Natale 1988.

1988.4.Sport
La Bimota, casa motociclistica di Rimini, conquista il campionato del mondo in F1 con una YB4 condotta da Virginio Ferrari. Con appena una trentina di dipendenti, la Bimota produce prevalentemente per il mercato estero, ed ha conseguito un altro successo internazionale, un rapporto di collaborazione con la giapponese Yamaha, seconda produttrice di motocicli nel mondo. La ditta romagnola non costruisce motori, ma vi realizza attorno un prodotto sofisticato, il cui prezzo non è a livelli popolari. [1]
Scompare Alfredo Neri, famoso pugile degli anni Trenta, che ha fatto parte della squadra allenata da Cecchino Santarelli, nella quale militava anche Libero Missirini. [2] Missirini per i suoi meriti sportivi riceve la "Stella d’oro": con al suo attivo 350 incontri di boxe, però ha nel sangue ("come tutti i riminesi") la passione per la motocicletta, "e’ mutor". È presidente del Moto club (che organizza ogni anno un antico ed affollato Raduno), e presidente della Banda musicale cittadina, dopo essere stato, sul lavoro, direttore dell’autoparco e delle Pompe funebri del Comune. [3]
La Rimini Calcio affanna e delude i suoi tifosi, fra speranze e tristi note, cambiando nuovamente allenatore: ritorna Osvaldo Jaconi, dopo la parentesi di Galdiolo. [4]
Ciclismo: la Stella Artois-Cicli Vicini "sta avviandosi ad un primato quasi ineguagliabile in campo nazionale. Potrà avere quattro atleti alle Olimpiadi di Seul". Sono Roberto Vitri, nella velocità, Giampaolo Grisandi, Oriano Gordini e Andrea Collinelli nell’inseguimento a squadre. [5] Collinelli nel 1996 sarà oro nell’inseguimento ed argento individuale ai mondiali, dove conquisterà pure un oro nell’inseguimento a squadre.

[1] Cfr. F. G., Bimota: ‘piccola’ azienda per grandi moto, n. 1, 1/1/88.
[2] Cfr. V. Zavoli, L’ultimo saluto a "Grin", n. 23, 5/6/88.
[3] Cfr. F. Vannucci, Un uomo eclettico, n. 30, 31/7/88.
[4] Cfr. G. Masinelli, La novità? Si torna al vecchio, n. 25, 19/6/88.
[5] Cfr. G. Masinelli, Pistard riminesi verso Seul, n. 26, 26/6/88 (dove si torna a parlare della demolizione della pista ciclistica allo stadio); e Id., I magnifici quattro del Pedale Riminese, n. 27, 3/7/88.

© Antonio Montanari. "Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001.
Pagina 2552/27.01.2018