Riministoria© Antonio Montanari

Dall'Arcadia Rubiconia di Rimini

ai Filopatridi savignanesi

Nel 1756 a Rimini operano due accademie laiche. Quella dei Lincei, "restituita" da Planco nel 1745, e quella degli Adagiati, fondata più di cento anni prima.

Sulle Novelle letterarie di Firenze dello stesso 1756 (n. 31, 30 luglio, coll. 487-490), Bianchi scrive che l’Accademia degli Adagiati era non soltanto di indirizzo filosofico e matematico ma pure poetico, per cui "era stata come assorbita, e confusa da quella degli Arcadi della Colonia Rubiconiana, dedotta (…) in Rimino sessant’anni sono, cioè fino da’ primi anni della fondazione dell’Arcadia di Roma".

Osserva ancora Bianchi che "l’Arcadia di Roma fin dal suo principio avea chiamato Rimino col nome di Colonia Rubiconiana"

Un ricordo della " Colonia Rubiconiana" riminese, s’incarna nell’Accademia Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi di Savignano, essendo il termine "Simpemenia" usato per indicare l’"adunanza dei pastori"50. La Rubiconia Simpemenia nasce in aperto contrasto con Rimini: infatti, proprio nell’invito diffuso il 26 febbraio 1801 alla gioventù savignanese, si definiscono "dotte chimere" le opinioni espresse mezzo secolo prima da Planco sul Rubicone.

Proprio a Rimini era stato diffuso, qualche anno prima, il termine di Filopatride in un proclama diretto "Al popolo del Rubicone". In calce al proclama si legge: "Impresso con pubblica approvazione in una Città del Mondo da sincero Filopatride all’insegna della Verità l’anno primo della Repubblica Cispadana". La Cispadana era stata proclamata il 27 dicembre 1796. La Cisalpina nasce il 29 giugno 1797: di essa la Romagna fa parte dal 27 luglio. Il 3 novembre la Cisalpina viene divisa in venti dipartimenti. Inizialmente il capoluogo del dipartimento del Rubicone è Rimini, poi dal primo settembre 1798 passa a Forlì.

Il proclama riminese diretto "Al popolo del Rubicone" esalta "l’invitto liberatore d’Italia, il Distruttore della Oligarchia", Napoleone; condanna la "prostituzione" dei passati governanti che avevano favorito "l’Egoismo, e l’Aristocrazia", mali contro i quali era necessario combattere; e lancia questo grido di battaglia: "A terra Egoisti, Aristocratici, Disturbatori della bella Democrazia a terra".

La parola Filopatride, dunque, ha una valenza politica che non poteva non essere presente anche alla mente dei giovani savignanesi che davano vita alla Rubiconia: Girolamo Amati, Bartolomeo Borghesi e Giulio Perticari. Il che è confermato da due fatti: la diffidenza con cui le autorità locali accolsero le adunanze accademiche; e l’esperienza liberale di Bartolomeo Borghesi che si rifugiò a San Marino nel 1821.

Come scrisse Augusto Campana (DBI, XII, p. 629), "se il Borghesi e il Perticari si erano procurati fin dal 3 maggio 1818 la cittadinanza nobile della Repubblica di S. Marino non era certamente per puro ornamento". E per Giulio Perticari vorrà pur dire qualcosa l’elogio funebre di Giuseppe Mazzini che lo definì uomo "di cui vivrà bella la memoria tra noi, finch’alme gentili alligneranno in Italia".

Bartolomeo Borghesi era figlio di Pietro Borghesi che fu segretario dell’Accademia savignanese degli Incolti (attestata dal 1651e progenitrice di quella dei Filopatridi).

Pietro Borghesi intervenne nella disputa sul Rubicone sotto pseudonimo (1755), rivendicando al fiume di Savignano l’onore di quel nome, e polemizzando con il proprio antico maestro, a cui rivolge persino la preghiera di usar "moderatezza" nella discussione. Ma la divergenza sul problema rubiconiano non guastò mai i loro rapporti, come risulta dai Viaggi di Bianchi. Il 27 settembre 1769, ad esempio, Pietro Borghesi invita a cena Planco che ai presenti legge due sue lettere inviate all’ex allievo Clemente XIV,

dove nella seconda io gli dico che egli trae la sua prima origine da Verucchio, dove la trassero i Malatesti, essendo stato concepito il Papa dalla madre in Verucchio, e poi partorito in Santarcangelo, e studiò la Gramatica, l’Umanità, la Rettorica in Rimino ed anche la Filosofia vestendo l’abito religioso di San Francesco in Mondaino, o sia in Monte Gridolfo, dove andava nelle vacanze a villeggiare N. S. quando era giovinetto.

 

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