Antonio Montanari

Un manoscritto ed il suo autore.
Il "codice latino" 3351 di Parigi.

I libri della biblioteca di Galeotto «multi erant et singulariter electi, perlibenter oblatos», secondo la testimonianza di Nicolas de Clamanges (o Clemangis).
Un manoscritto finito nella biblioteca papale di Benedetto XIII a Penìscola [1], il «lat. 3351», è un trattato ascetico (detto talora anonimo, ma di Leonardo de Rossi), che «porte au fol. 1 des armoiries cardinalices qu'une note autographe de Baluze déclare être "insignia Galeotti Tarlati de Petramala, facti cardinalis ab Urbano VI, anno 1378"», come si legge in un breve saggio apparso nel 1940 [2]. Dove si dà per certo, «grâce au chapeau rouge placé à côté de lui» che il personaggio che sta a fianco di Maddalena ai piedi di Cristo, è il nostro Cardinal di Pietramala.
L'autore del manoscritto è indicato [3] nel cardinale francescano Leonardus de Giffono (Leonardo da Giffoni, n. 1335/1340, m. 1407). Leonardo De Rossi da Giffoni fu professore di Teologia a Napoli e all'Università di Cambridge.
Egli è nominato Cardinale da Urbano VI nel 1381. Rossi «suddito di Giovanna I regina di Napoli, seguace dell'antipapa, seguì ancor lui questa fazione, ed abbandonò Urbano VI, venendo riconosciuto per cardinale da Clemente VII», per cui «Urbano VI giustamente sdegnato privò della dignità il Rossi» (cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXV, Tipografia Emiliana, Venezia 1844, p. 95).
Nel vol. III della stessa opera di Moroni (1840, p. 212), si trovano altri particolari: Rossi non «volle accettare» la nomina di Urbano VI «e non rifiutò quella falsa di Clemente VII», per cui fu arrestato dal Cardinal de Sangro, e scontò cinque anni di durissimo carcere ad Aversa, prima di fuggire ad Avignone, dove fu ben accolto.
«Dotto ed erudito», poi volta le spalle all'antipapa Benedetto XIII per la sua ostinazione e pertinacia, scrivendo «contro di lui un trattato, con cui lo riguarda come eretico». Leonardo de Rossi muore ad Avignone nel 1405, ed è sepolto nella chiesa dei Minori.
La fonte di Moroni è in L. Cardella, Memorie storiche de' Cardinali della Santa Romana Chiesa, II, Pagliarini, Roma 1793, pp. 310-311, dove i toni narrativi sono più accesi: Giovanna I è «ciecamente addetta» all'Antipapa, ed il Cardinal di Sangro è definito «uomo sanguinario». Di Rossi si legge che fu «uomo insignemente dotto, e non meno nella sacra, che nella profana letteratura eruditissimo». Così si legge in un recente saggio su Leonardo de Rossi: ministro generale dei Francescani, fu «conteso dai due papi antagonisti, imprigionato durante la lotta contro la regina Giovanna, ritornato nella sua provincia nel 1386 e poi personaggio di primo piano nella Curia Avignonese» (cfr. A. De Pace, Viridiariu, principum. Il giardino dei principi, a cura di D. Ceccarelli, Officina di Studi Medievali, Biblioteca Francescana di Palermo, Palermo 2003, p. 15).

NOTE
[1] Cfr. J. Perarnau I Espelt, Cent vint anys d'aportacions al coneixement de la biblioteca papal de Peníscola, «Arxiu de textos catalans antics», Institut d'Estudis Catalans, 6, Barcelona 1987, pp. 315-338, p. 317. Questo ms. (Parigi, Biblioteca Nazionale) è un trattato mistico, il Liber soliloquiorum animae penitentis ad Deum, eseguito tra il 1387 e il 1398: E. Castelnuovo, Avignone, «Enciclopedia dell' Arte Medievale» (1991), ad vocem. Esso è cit. tra i testi «qui solebant esse in camera Cervi volantis, nunc vero sunt in magna libraria turris» del «Cabinet de travail» di Benedetto XIII, come risulta dall'inventario M. Faucon, La librairie des papes d'Avignon, sa formation, sa compositions, ses catalogues (1316-1420), d'après les registres de comptes et d'inventaires des Archives vaticanes, Paris, 1886-1887, t. II, p. 27-31. Esso risulta «copertus de sinerisio colore»: cfr. il cit. testo di Pommerol-Monfrin, La Bibliothèque pontificale à Avignon et à Peñiscola, pp. 127, 322.
[2] Cfr. Emile-A. Van Moe, Deux manuscrits de la bibliothèque de Benoît XIII, Bibliothèque de l'école des chartes, 1940, 101. pp. 218-220, p. 219: «C'est un traité ascétique demeuré anonyme et dont nous ne connaissons pas d'autre exemplaire: "Liber soliloquiorum animae penitentis ad Deum pro impetranda de peccatis venia et gratia lacrymarum". Ce qui fait le mérite, qu'on n'a pas encore signalé, de notre ms., ce sont les initiales historiées qui commencent chacune de ses parties. Au fol. 5, on voit Madeleine aux pieds du Christ. A côté d'elle, un personnage en chape rouge peut parfaitement être reconnu, grâce au chapeau rouge placé à côté de lui: c'est le cardinal de Pietramala. On peut penser qu'il s'agit d'un véritable portrait». Dalla scheda relativa al «Liber Soliloquiorum Animae Paenitentis» della Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Paris, riporto: «Au f. 1, blason peint: d'azur à six carreaux d'or, trois, deux et un, avec la note suivante de la main de Baluze: "Insignia Galeotti Tarlati de Petramala, facti cardinalis ab Urbano VI, anno 1378"; au début de nombreux cahiers subsiste la mention contemporaine: "Pro domino cardinali de Petramala"». Per la provenienza si precisa: «Petramala, Galeotus Tarlatus de; Benedict XIII, Antipope; Fuxo, Petrus de; College de Foix; Colbert, Jean Baptiste; Bibliothèque nationale de France».
[3] Cfr. mirabileweb.it, sito promosso dalla Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino e dalla Fondazione Ezio Franceschini.

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