Antonio Montanari

Galeotto di Pietramala, cardinale francescano.
In famiglia, due discepoli di San Francesco, poi Beati.

A proposito della sepoltura di Galeotto da Pietramala a La Verna abbiamo già visto che alla località la sua famiglia d’origine era strettamente legata, perché la sua chiesa principale è fondata nel 1348 da Tarlato di Pietramala, conte di Chiusi, e da sua moglie Giovanna Aldobrandeschi di Santa Fiora. Ora dobbiamo aggiungere che va considerato pure il fatto che nella storia della famiglia del nostro Galeotto s’incontrano due discepoli di San Francesco, definiti poi entrambi Beati, ovvero Angelo Tarlati (attestato dal 1213 e morto nel 1254), e Benedetto Sinigardi (1190-1282), figlio di una Elisabetta Tarlati (cfr. F. Vittori, "Vita del B. Benedetto Sinigardi Patrizio Aretino, Compagno di S. Francesco e Missionario in Oriente", Arezzo 1929).
Su Elisabetta Tarlati, ipotizziamo soltanto che si tratti di una figlia di Guido nato nel 1140, secondo la genealogia che si trova in E. Gamurrini, "Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et umbre", Onofri, Firenze 1668, I, p. 210 (sulla famiglia Tarlati, cfr. le pp. 194-209).

In P. Girolamo Golubovich o. f. m., "Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente Cristiano, I (1215-1300)", Quaracchi, Firenze 1906, pp. 129-149, a p. 129 si ricorda "una vita o legenda del nostro B. Benedetto apostolo e Ministro provinciale della Terra Santa, scritta da un certo Nanni di Arezzo nel 1302" conservata tra i mss. della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Tralasciamo di citare le questioni critiche e polemiche legate a questo documento, per riprendere soltanto alcuni passi del testo di Golubovich: "regna un buio pesto nella vita di Benedetto" (p. 134), ma tuttavia qualche documento su di essa si trova, per poter prendere "le difese delle sole fonti che abbiamo sulla vita e gesta d'uno de' più grandi e più benemeriti Ministri provinciali che vanti la nostra madre provincia, la Terra Santa".
Nato nel 1190, nel 1211 "il Santo Patriarca Francesco, trovandosi in detto anno in Arezzo, diede l'abito al giovane Sinigardi". Nel 1216 o nel 1217 "Benedetto fu destinato dal Capitoto generale e da S. Francesco a primo Ministro provinciale della Marca Anconitana. Egli non doveva avere allora più di 27 anni d'età; ma all'età forse immatura, suppliva certo la virtù provetta" (p. 135).
Poi, non prima del 1221, fu terzo Ministro provinciale della Terra Santa e di tutto l'Oriente, riorganizzando la Provincia minoritica.
Su tutto ciò esistono precisi documenti, osserva Golubovich (p. 137): "gran parte ebbe Benedetto nelle trattative per l'unione della chiesa Greca colla Bomana, trattative già iniziate da cinque suoi Minoriti della Terra Santa capitati a Nicea presso il patriarca Germano II, nel 1232, e poi riprese nel 1234 coll'invio in Oriente di frate Aimone di Faversham e compagni. Allora il nostro Benedetto e frate Giacomo di Bussano risiedevano a Costantinopoli, e sul trono de' Bizantini era assiso il prode ottuagenario Giovanni di Brienne che sempre colla spada sguainata difendeva il misero impero latino per Balduino II ancor giovanotto" (ib.).



"Nel 1268 troviamo finalmente con certezza il nostro Benedetto in Arezzo sua patria, e la fama della sua santità celebrata fin nella corte Angioina di Napoli. Quattro o cinque giorni prima della celebro battaglia (23 ag. 1268) che decise la triste sorte toccata a Corradino figlio di Federico II, caduto in potere di Carlo d'Angiò re di Napoli, duo frati Minori da Arezzo erano arrivati in quella corte messaggeri di non sappiamo quali nuove per quel monarca. Nell'udienza ch'ebbero dal re, questi volle informarsi dello stato di Benedetto, la cui fama disse di aver udita dalla bocca di Balduino II imperatore latino di Costantinopoli. Il fatto ci è raccontato da fr. Tomaso da Pavia, che fa uno dei due suddetti Minoriti, e Provinciale allora di Toscana e autore della cronaca Imperatorum et Romanorum Pontificum" (pp. 141-142).



La genealogia di Benedetto è tratta da un testo latino ("Vita et Miracula Beati Benedicti Sinigardi de Arretio ex Ms. Codice Francisci Redi Patricij Arretini n. 57", fol. 314r): "patrem habuit nobilem, et possentem hominem Sinigardum de Sinigardis de antiqua et bellicosa civitate Arretii, matrem Lisabettam Petramalescam qui amorem et timorem Dei a tenera infantia filio suo docuerunt" (pp. 143-144).
Del nostro Benedetto si legge in opera recente: il "beato, Benedetto Sinigardi, seguace di Francesco e che ora riposa nella Basilica di Arezzo esposto alla venerazione dei fedeli, è parente dei Tarlati, essendo figlio di una Elisabetta Tarlati. Ma i titoli di nobiltà morale [...] non compensano certamente le tare di questa famiglia di banditi; che si tratti di una famiglia di banditi lo vedremo quando diremo di Pier Saccone" (cfr. E. Droandi, "Guido Tarlati Di Pietramala, ultimo principe di Arezzo", Camucia di Cortona, 1993, p. 63: qui tra i "banditi" di Pietramala s’inserisce pure l’altro beato, Angelo Tarlati).

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Pagina 2170. Creata 25.08.2015