La "Piramide alimentare"


La dieta mediterranea

Da parecchio tempo (dagli anni '70) si vedono in televisione (all'inizio in bianco e nero, poi a colori, ora anche via satellite) dei dietologi buzziconi che raccomandano a gran voce di seguire la "dieta mediterranea", in grado di prevenire malattie cardiovascolari, invecchiamento e di migliorare la qualità della vita. Se il giornalista di turno si azzarda a chiedere in cosa consiste l'ingombrante medico comincia a balbettare di mangiare pane, pasta, fette biscottate, frutta, verdura, olio extravergine di oliva, legumi, carne, gelato, panettone (a Natale) e colomba (a Pasqua). Insomma, io questa dieta proprio non la capisco. Mangiando quello che ho sempre mangiato (e che hanno sempre mangiato tutti i cardiopatici italiani) posso ridurre il rischio cardiovascolare solo dicendo che mangio mediterraneo? Basta la parola!
Per essere schietti la cosa non mi convince. E non tanto per la stazza del medico (che comunque non gli fa certo buona pubblicità) sicuramente dovuta a problemi ormonali (anche se sulla barba si nota un po' di zucchero a velo e il camice è chiaramente sbrodolato di cioccolato, non compreso temo nella dieta meditterranea...). Manca chiaramente qualcosa per trasformare la dieta di ogni italiano nella dieta degli italiani che vivono più a lungo. Ma c'è una rivoluzione all'orizzonte.

La Piramide alimentare

Basta guardare questo schema. Finalmente qualcuno che ragiona con la testa e non con il portafogli (forse solo un po'...). Questa dieta (rappresentata come piramide) è stata ideata dal Dr. Meir Stampfer, Professore al "Departments of Epidemiology and Nutrition and
Chair of the Department of Epidemiology" all'Harvard School of Public Health. Come si può agevolmente notare viene rappresentata la vera dieta mediterranea:
  • cereali integrali (vi immaginate i contadini campani degli anni '40 mangiare le fette biscottate o il pane bianco?) come base dell'alimentazione, alla faccia dell'industria dei derivati "alimentari";
  • olii vegetali (l'olio di oliva un tempo era roba da ricchi, si spremevano semi di girasole, nocciole, semi di zucca o altro e si usava l'olio, chiaramente spremuto a freddo);
  • frutta e verdura;
  • legumi, noci (e frutta secca in genere);
  • pesce, uova e pollame;
  • prodotti caseari o supplementi di calcio (opinabile, però...);
  • prodotti da evitare: carne rossa, burro, riso brillato, pane bianco, patate e pasta di semola, dolciumi.
Viene inoltre consigliata moderazione nell'assunzione di alcol e un supplemento vitaminico (temo che questo consiglio serva per tenersi buona l'industria farmaceutica...).
Alla base della piramide viene inoltre enfatizzata l'importanza dell'esercizio fisico e del controllo del peso (che con questa alimentazione è assolto dai sistemi fisiologici e non dalla bilancia).
Cosa si può dire? Non penso che il dietologo di cui sopra cambierà il suo modo di mangiare. Ne penso che l'industria alimentare si darà da fare per fornirci cereali integrali freschi. Possiamo solamente fare tesoro di queste informazioni e applicarle personalmente, consigliandole ad amici e parenti. Alla fine si vedrà chi ha avuto ragione.




Un appunto sulla dieta mediterranea

Gli studi sulla mortalità per malattie cardiovascolari effettuati dagli anni '50 notarono che le persone che abitavano zone rurali dell'Italia Meridionale avevano un rischio nettamente inferiore rispetto a chi viveva in altri paesi. Da qui nacque l'idea che la dieta (chiamata appunto mediterranea) fosse un fattore protettivo. Il problema sta nell'interpretazione: i contadini di quell'epoca non si nutrivano di biscotti e fette biscottate, nè mangiavano chili di carne o prodotti conservati (che ci vengono spacciati come dieta mediterranea dalla pubblicità e da medici di dubbia moralità). Mangiavano quello che la natura offriva, zuppe di cereali integrali con legumi, verdure selvatiche o coltivate nell'orticello, ogni tanto un uovo e un po' di pesce, la carne si vedeva solo a Natale e alla sagra del paese. Più o meno quello che raccomandano gli studiosi di Harvard.



Bibliografia




 
 
 
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