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Eziologia
Hanno una eziologia multifattoriale che non può essere ridota
alle sole infezioni. Sono caratterizzate da riduzione della funzione
tubulare (alterata capacità di concentrazione delle urine con
poliuria, alterata secrezione e riassorbimento di soluti con
proteinuria a basso peso molecolare, acidosi tubulare, ecc.) e
mantenuta funzionali glomerulare (clearance normale o solo leggermente
ridotta).
Possibili agenti causali:
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FARMACI
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antibiotici, FANS,
analgesici
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DISORDINI
METABOLICI
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iperuricemia,
ipercalcemia, ipopotassiemia
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MALATTIE
CISTICHE
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familiari o acquisite
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INFEZIONI
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FATTORI
FISICI
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ostruzione ureterale,
nefropatia da reflusso
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TOSSICI
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piombo, cadmio
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Farmaci
- NEFROPATIA DA ANALGESICI
L'introduzione prolungata (almeno 2 anni) di elevati dosaggi di
fenacetina è stata associata con un tasso elevato di nefropatie
interstiziali fino all'insufficienza renale cronica. Sono
particolarmente pericolose le associazioni di fenacetina con FANS o
caffeina. L'eliminazione della fenacetina e la sua sostituzione con il
paracetamolo non ha risolto del tutto questo problema (il paracetamolo
può concentrarsi nella midollare e determinare vasocostrizione
con ipossia dell'interstizio peggiorata dalla concomitante azione di
FANS) ma ha eliminato il problema della cancerogenicità della
fenacetina che agiva come un alchilante con formazione (dopo lunga
latenza) di uroteliomi, che colpiscono il 10% dei malati di nefropatia
da analgesici e l'1% di chi abusa di analgesici. Il danno cronico porta
alla necrosi papillare con poliuria, proteinuria ed ematuria. A livello
sistemico si assiste ad aterosclerosi precoce dei grossi vasi.
- Altri farmaci che possono danneggiare l'interstizio sono i
composti del litio, che portano a poliuria e alterazioni elettrolitiche
per danno interstiziale; la ciclosporina, che dà fibrosi
tubulointerstiziale e resistenza all'aldosterone con iperkaliemia. I
composti del platino e i farmaci in grado di dare insufficienza renale
acuta possono portare a danno interstiziale.
Disordini metabolici
- IPERURICEMIA
L'elevato livello di acido urico che si ritrova nei pazienti
ematologici a seguito di terapie antiblastiche porta alla deposizione
di sali di urato nei tubuli con ostruzione meccanica e possibile
sviluppo di IRA. La deposizione progressiva di cristalli di urato in
corso di iperuricemie più modeste ma di lunga durata porta a
reazione immunitaria con infiltrazione della midollare ed infiammazione
fino alla fibrosi. La precipitazione è favorita dal pH acido.
- IPERCALCEMIA
Generalmente secondaria a varie neoplasie (mieloma, metastasi ossee),
produce vasocostrizione midollare con necrosi focale. Nelle zone
necrotiche si deposita il Ca++ con nefrocalcinosi. Segue infiammazione
cronica e fibrosi. Vi è resistenza all'ADH.
- IPOKALIEMIA
Causata da abuso di diuretici o lassativi, porta a un danno tubulare e
glomerulare se di lunga durata. L'alterazione del meccanismo
controcorrente e del tubulo porta a poliuria, mentre la creatinina
rimane normale. Coesiste ipertensione.
- IPEROSSALURIA PRIMARIA
E' un difetto metabolico ereditario autosomico recessivo, che porta ad
elevate concentrazione ematiche di ossalato di Caèè che
tende a precipitare nei tubuli e nell'interstizio (oltre che in altri
organi). Il danno cronico porta a IRC in età giovanile.
Malattie cistiche
L'esame ecografico può mettere in evidenza delle cisti (immagini
rotonde, piene di liquido, non vascolarizzate). Nella popolazione
normale si nota un incremento delle cisti con l'età (oltre i 70
anni il 30% degli uomini hanno almeno una cisti). Queste sono cisti
semplici che non hanno significato patologico. Il reperto di cisti
multiple, bilaterali in soggetti giovani è indicativo di
malattia policistica renale, una sindrome autosomica dominante. Altre
condizioni che possono portare a IRC sono la nefronoftisi e la malattia
cistica midollare. Malattia più benigna è il rene a
spugna midollare.
- CISTI RENALI SEMPLICI
Pongono il problema della diagnosi differenziale con il rene
policistico (generalmente cisti multiple bilaterali) e con il carcinoma
renale (le cisti hanno pareti ispessite, vascolarizzate con setti
intracistici).
- MALATTIA POLICISTICA RENALE
Colpisce bilateralmente in reni e altri organi (come il fegato). La
funzione è inizialmente conservata con un decorso che porta alla
IRC dopo la 5^ o 6^ decade. E' una causa importante di IRC (il
10% dei trapiantati o dei dializzati). I reni appaiono ingranditi con
nefroni sparsi nei sottili setti che dividono le cisti, ripiene di
liquido sieroso, talora emorragico. Le cisti possono originare dalla
capsula di Bowman. Fattori prognostici negativi che devono essere
controllati sono l'ipertensione e le infezioni. Complicanze extrarenali
sono gli aneurismi a bacca del circolo di Willis.
- NEFRONOFTISI
Può essere famigliare (varie forme recessive) o sporadica e si
manifesta con la formazione di cisti nella midollare a cui si associa
atrofia corticale con IRC. Insorge nei bambini con poliuria, acidosi
tubulare e natriuria.
- MALATTIA CISTICA MIDOLLARE
Autosomica dominante insorge nell'edà adulta e porta
all'insufficienza renale.
- RENE A SPUGNA MIDOLLARE
Autosomica dominante o sporadica, si formano dilatazioni dei dotti
papillari in cui si possono formare calcificazioni e calcoli.
Può essere complicata da ematuria e infezioni. Vi può
essere acidosi tubulare e perdita di elettroliti. Non conduce a IRC.
Infezioni
Possono essere suddivise in due categorie interessanti le alte vie
urinarie e le basse vie urinarie. Le prime prevedono una invasione
tissutale mentre le seconde (cistiti e uretriti) sono infezioni
superficiali. Sono più frequenti nella donna in quanto i germi
giungono dall'intestino e nella donna risulta più frequente
questa forma di infezione. Il batterio responsabile del 90% dei casi
è Escherichia coli, seguito da Proteus mirabilis, almeno per
quanto riguarda la popolazione generale. Le infezioni ospedaliere
invece sono spesso sostenute da Pseudomonas. La diagnosi si effettua
mediante esame del sedimento ed urocoltura. Alla coltura bisogna
applicare metodi qualitativi in quanto per poter escludere i batteri
contaminanti si devono avere almeno 105 batteri per ml. In
caso di pazienti chiaramente sintomatici per cistite (bruciore alla
minzione) è sufficiente però avere 102
batteri/ml con piuria.
Varie sono le condizioni predisponenti all'infezione: il sesso
femminile, l'alterazione della flora vaginale, la vescica neurologica,
spesso presente nel diabete accanto a glicosuria che facilita la
crescita batterica. Anche l'esposizione dell'antigene P sull'urotelio
facilita l'adesione di E. coli. Sono quindi importanti anche i fattori
genetici. In caso poi di alterazioni della valvola vescico-ureterale si
può avere diffusione dell'infezione alla pelvi e al parenchima
renale (pielonefrite). Queste alterazioni possono essere congenite o
dovute all'edema della parete vescicale che accompagna l'infezione.
La pielonefrite si sospetta in presenza di febbre elevata (>38),
dolore all'angolo costovertebrale, nausea e vomito.
Oltre ad E. coli altre specie batteriche possono rendesi responsabili
di UTI (Urinary Tract Infections). Importante è Proteus
mirabilis che possiede l'enzima ureasi in grado di scindere l'urea
dando NH3. L'alcalinizzazione conseguente delle urine causa
precipitazione dei fosfati di calcio e magnesio portando alla
formazione di calcoli di struvite.
Il trattamento dell'UTI è di cosilo costituito da 3 giorni di
dosaggio pieno di antibiotici come fluochinoloni o trimetoprim. Se non
vi è risposta e se l'urocoltura è negativa si può
trattare di una infezione da Chlamydia, sensibile alle tetracicline
(diagnosi ex-adiuvantibus). Dopo la guarigione vi è una piccola
possibilità (5%) di ricaduta (ad opera dello stesso germe) entro
pochi giorni o di reinfezione (stessa specie, ceppo diverso) entro 6
mesi.
Un caso particolare è rappresentato dalle INFEZIONI RICORRENTI,
infezioni con manifestazioni almeno 4 volte all'anno. Interessa
praticamente solo le donne in cui si hanno alterazioni strutturali,
predisposizione genetica (fattore P) o alterazioni dell'ambiente
vaginale. In questi casi sono risultati efficaci lunghe terapie con
microdosi di antibiotici (es. la terapia di due mesi distribuita in uno
o due anni).
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