Goats and Monkeys

(di Derek Walcott, dalla raccolta The Castaway and Other Poems, 1965)

… even now, an old black ram

is tupping your white ewe

-OTHELLO

The owl’s torches gutter. Chaos clouds the globe.

Shriek, augury! His earthen bulk

Buries her bosom in its slow eclipse.

His smoky hand has charred

That marble throat. Bent to her lips,

He is Africa, a vast sidling shadow

That halves your world with doubt.

"Put out the light", and God’s light is put out.

That flame extinct, she contemplates her dream

Of him as huge as night, as bodiless,

As starred with medals, like the moon

A fable of blind stone.

Dazzled by that bull’s bulk against the sun

Of Cyprus, couldn’t she have known

Like Pasiphaë, poor girl, she’d breed horned monsters?

That like Eurydice, her flesh a flare

Travelling the hellish labyrinth of his mind

His soul would swallow hers?

Her white flesh rhymes with night, she climbs, secure.

Virgin and ape, maid and malevolent Moor,

Their immortal coupling still halves our world.

He is your sacrificial beast, bellowing, goaded,

A black bull snarled in ribbons of its blood.

And yet, whatever fury girded

On that saffron-sunset turban, moon-shaped sword

Was not his racial, panther-black revenge

Pulsing her chamber with raw musk, its sweat,

But horror of the moon’s change,

Of the corruption of an absolute,

Like a white fruit

Pulped ripe by fondling but doubly sweet.

And so he barbarously arraigns the moon

For all she has beheld since time began,

For his own night-long lechery, ambition,

While barren innocence whimpers for pardon.

And it is still the moon, she silvers love,

Limns lechery, and stares at our disgrace.

Only annihilation can resolve

The pure corruption in her dreaming face.

A bestial, comic agony. We harden

With mockery at this blackamoor

Who turns his back on her, who kills

Her element, night; his grief

Farcically knotted in a handkerchief,

A sybil’s

Prophetically stitched remembrancer

Webbed and embroidered with the zodiac,

This mythical, horned beast who’s no more

Monstrous for being black.

 

 

 

 

Capre e scimmie (traduzione di Fabio Ciaramaglia)

 

Proprio ora un vecchio caprone nero

sta montando la vostra pecorella bianca

(Othello, trad. di Agostino Lombardo)

Torce di gufo sfumano. Il caos annuvola il globo.

Urla, presagio! Il corpo di lui fatto di terra

seppellisce il seno di lei nella sua lenta eclisse.

La sua mano fumante ha annerito di fiamma

la gola di marmo. Chinato sulle sue labbra,

lui è Africa, imponente ombra strisciante

che dimezza il vostro mondo con il dubbio.

"Spegnete le luci", e la luce di Dio è spenta.

Estinta la fiamma, lei contempla il suo sogno

lui vasto come la notte, come senza corpo,

come stellato di medaglie, come luna

una fiaba di cieca pietra.

Confusa dal corpo taurino contro il sole

di Cipro, poteva non sapere

come la povera Pasifae, che avrebbe generato mostri cornuti?

Che come Euridice, la sua carne avvampata,

percorrendo il labirinto infernale della sua mente

l’anima di lui avrebbe ingoiato quella di lei?

La sua pelle bianca rima con notte. Lei sale, sicura.

Vergine e scimmia, ingenua e malevolo Moro,

il loro eterno amplesso ancora dimezza il mondo.

Lui è la vostra bestia sacrificale, sbraitante e sotto giogo,

un toro nero rinchiuso nelle costole del suo sangue.

Eppure, quale che fu la furia innescata

nel turbante di tramonto, spada a forma di luna,

non fu la vendetta razziale, da pantera nera,

a far pulsare la stanza di muschio, di sudore,

ma la paura delle fasi lunari,

della corruzione dell’assoluto,

come frutto bianco

spolpato maturo da una carezza e doppiamente dolce.

E così lui barbaramente assedia la luna,

per tutto ciò che ha visto dall’inizio dei tempi,

per la sua stessa lussuria notturna, ambizione,

mentre la nuda innocenza implora pietà.

Ed è ancora la luna, che argenta l’amore,

che inneggia alla lussuria, e osserva la nostra disgrazia.

Solo l’annullamento può risolvere

la pura corruzione della sua faccia sognante.

Una bestiale, comica agonia. Ci difendiamo

deridendo questo nero moro

che si rivolta contro lei, che uccide

il suo elemento, la notte; il dolore di lui

falsamente annodato a un fazzoletto,

di una sibilla

ricordo profeticamente cucito,

tessuto e decorato di zodiaco,

questa mitica bestia cornuta che non è più

mostruosa per il suo essere nera.

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