Il portico gira intorno
al quadrato del cortile
con la sua fuga di archi,
la serie di spazi e colonne
precisa come un orologio.
Al limite fra l'ombra e la luce
un angelo inginocchiato
davanti a una pallida vergine
annuncia improbabili rinascite,
scongiura certissime morti.
Ho sognato di essere sognato
da un essere immerso
in un sonno profondo,
la cui unica funzione
sia di sognare il mondo
senza chance di risveglio.
Ho sognato di essere innato,
impresso come un fotogramma
nella rètina dell'universo
per una frazione di secondo.
Chiuso nella sua cifra
di ogive e di guglie,
un nudo di donna
dai fianchi stretti
e dai piccoli seni
ecco si agita convulso
sotto lo scroscio dell'acqua,
nel parallelepipedo di spazio
della cabina della doccia
dai cristalli opachi.
Ho sognato questo mondo
ormai prossimo alla fine
e altri mondi che premono
per venire alla luce.
Ho sognato di penetrare
attraverso il tuo corpo
fino al segreto congegno,
che produce immagini
odori suoni colori
e realtà tangibili.
Ma tu fuggivi l'abbraccio
fino all'orlo dell'abisso
mentre io siedo e piango
di te l'immatura scomparsa,
in attesa che le Mènadi-Erinni
danzando intorno ai fuochi
del mio corpo facciano scempio,
incapaci di spegnere il canto
che perpetua la nostalgia
nella serie degli universi.
Pino
Blasone