Il dubbio di Perseo

 

 

Si narra che Medusa

non sia sempre stata

quale dipinta dal mito

che la gente tramanda.

Sembra che ella fosse

una ragazza come tante,

anzi più bella delle altre,

prima che la punizione

per qualche sua colpa

o l’invidia degli dei

la mutasse in mostro.

 

Fatti simili a serpenti,

i suoi capelli sibilarono

e si torsero in groviglio

intorno al viso sfigurato.

Tinta di rosso, la lingua

prese a trasudare sangue.

E anzitutto lo sguardo

divenne un’arma letale,

tale da convertire in sasso

chiunque lo incontrasse

con il proprio sguardo.

 

Così la ricordo riflessa

nel cavo del mio scudo,

lucido come uno specchio

per fuggire la sua insidia,

prima di mozzarle il capo

con la mia spada ricurva.

Subito quei suoi capelli

tornarono morbidi e lisci,

afferrati dalla mia mano

che brandiva quel trofeo

di una ben facile vittoria.

 

Una volta rotto l’incanto,

cessò ogni suo maleficio.

Quegli occhi si spensero,

tornati ad essere innocui

come quelli di una bimba.

E mi sembrò di leggervi

quasi una muta protesta

contro la sorte avversa,

o un’estrema domanda

rimasta senza risposta

dagli dei e dagli uomini.

 

Per un senso di pietà

e forse per il rimorso,

io seppellii la sua testa

accanto al misero corpo

della tremenda vergine.

Questa è la pura verità,

non date retta alle storie

diffuse da menti morbose,

che ne avrei serbato il capo

per nuocere ai miei nemici

con il suo sguardo infido.

 

Da allora il suo fantasma

mi appare nei miei sogni,

come quello della vittima

che perseguita il carnefice.

E specialmente un dubbio

torna spesso ad assalirmi,

che Medusa non fosse poi

quel mostro così terribile.

Là dove meno te li aspetti,

i nuovi mostri si aggirano

più simili a noi ed astuti.

 

 

Pino Blasone

 

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