Rinchiusa nel vano
luminoso di specchi,
interminabile corsa
scandita da spie che
si accendono e spengono
in rapida successione,
conto alla rovescia
sul quadrante metallico,
e una voce che recita
piano sotterraneo
Poi la portiera si apre
scorrendo in silenzio,
tu appena indecisa
varchi la soglia
di una sala buia,
là dove ogni cosa
risulta indistinta
e sola si proietta
sul pavimento lucido
la tua lunga ombra.
Un riflettore si accende,
scroscia un applauso
e c'è lui che suona
seduto al pianoforte
davanti alla tastiera
nera, bianca e nera,
con una sciarpa rossa
che gira intorno al collo
e gli pende da una spalla.
Un violinista si aggira
fra le sedie vuote
strappando allo strumento
dei suoni stridenti
e c'è pure un acrobata
certo appeso a un filo,
che volteggia in alto
sotto la volta affrescata
con il mito di Orfeo
nella sala da concerto.
Ma tutti attendiamo
col fiato sospeso
che il filo si spezzi
da un momento all'altro
e l'acrobata precipiti
al centro della sala,
per scoprire che si tratta
solo di un manichino:
scherzo di cattivo gusto
per movimentare la serata
che si annunciava vuota.
Ma tutti indossano
la stessa maschera.
Che fare, Euridice,
quale sarà quello vero?
E se fosse il solito
gioco di società?
Meglio allora tornare
sui tuoi propri passi,
ancor prima che parli
e non riconosca la voce,
prima che lui si tolga
la sua maschera e tu
non scorga nessun volto.
Pino Blasone