Una Giovane Ragazza nel 1941

del Tutto Priva di Girovita      

(Mademoiselle 25, Maggio, 1947)

 

 

 

   Il ragazzo sulla sedia dietro a Barbara alla partita di pelota basca era finalmente sporto in avanti ed aveva chiesto se non stesse per caso male e non volesse essere riaccompagnata alla nave. Barbara l’aveva guardato, aveva osservato il suo aspetto, e aveva risposto che sì, pensava di sì, grazie; pensava proprio di avere mal di testa ed era davvero un gesto carino. Dunque si alzarono assieme e lasciarono lo stadio tornando alla nave con un taxi e poi col tender.  Ma prima di entrare nella sua cabina  sul ponte B, Barbara aveva detto nervosamente al suo accompagnatore: “Hey potrei prendere semplicemente un’aspirina o qualcosa del genere, e poi potremmo vederci sul ponte dove c’è la roba del gioco della campana - Lo sai a chi somigli? Ad un ragazzo che stava in un sacco di quei film su West Point con Dick Powell e Ruby Keedler, li vedevo quando ero piccola, ora non più. Senti, prendo un’aspirina, a meno che tu non abbia qualcos’altro da-”  Il ragazzo la interruppe dicendo con troppe parole che non aveva altro da fare. Poi Barbara aveva camminato velocemente verso la sua cabina. Indossava un vestito da sera a strisce rosse e blu ed aveva un aspetto giovane ed impertinente. Avrebbero dovuto passare diversi anni ancora prima che che perdesse quell’aria irrispettosa e diventasse semplicemente molto carina.

Il ragazzo – il cui nome era Ray Kinsella, membro del Comitato di Crociera per l’Intrattenimento dei Giovani – aspettava Barbara alla ringhiera del ponte promenade, dalla parte del porto. Quasi tutti i passeggeri erano a terra e, nella quiete al chiaro di luna era un bel Powerful posto dove stare. Il solo suono nella notte veniva dalle acque del porto dell’Havana  che lambivano piano i fianchi della nave.

Attraverso una lieve foschia si poteva vedere il Kungsholm, ancorato sonnecchiante e ricco, distante un centinaio di metri.  Oltre, verso la costa, alcune piccole barche sostavano intorno.

         “Sono tornata,” disse Barbara

         Il ragazzo, Ray, si girò. “Oh, hai cambiato vestito.”

         “Non ti piace bianco?” – velocemente.

         “Certo. Va benissimo,” disse Ray. Lei osservò la sua espressione miope e pensò che probabilmente portava gli occhiali quando era a casa.

Lui guardò l’orologio. “Ascolta. Parte un tender fra un minuto. Ti andrebbe di tornare a terra per fare un giro? Voglio dire, stai bene ora?”

         “Ho preso un’aspirina. A meno che tu non abbia qualcosa da fare qui,” disse Barbara “non vorrei rimanere molto sulla nave ” 

         “Allora presto,” disse Ray, e le prese il braccio.

Barbara doveva correre per stare al suo passo. “Accidenti,” disse lei “Ma quanto sei alto?”

         Sei piedi e quattro. Accelera un pochino.”

La lancia oscillava solo lievemente nelle acque calme. Ray fece scivolare una mano sotto il braccio di Barbara, la calò piano e saltò a sua volta sulla barca. Il semplice gesto disordinò una ciocca dei suoi capelli neri e stropicciò la schiena della sua giacca da cena. Si stirò la giacca ed immediatamente un pettine da tasca trovò la via della sua mano. Se lo passò una sola volta fra i capelli all’indietro, aiutandosi con l’attento palmo dell’altra sua mano.. Poi si guardò in giro. Oltre a Barbara, Lui e il pilota, c’erano solo altre tre persone sulla barca. Una di queste fu identificata da Ray come una  hostess del Ponte A, la quale probabilmente aveva un appuntamento a terra con uno dell’equipaggio. Le altre due persone, una coppia sui quaranta abbondanti, erano passeggeri dall’aria familiare che Ray non conosceva per nome ma che sapeva essere assidui delle corse di cavalli ogni pomeriggio. Perse ogni interesse verso i passeggeri e strinse Barbara mentre la piccola imbarcazione salpava.

La moglie, invece, stava cominciando a guardare con interesse Barbara e Ray. Era una donna dai capelli elegantemente e perfettamente grigi, in un vestito da sera a maniche lunghe con un motivo a cani thurber Portava un anello con un diamante a pera ed un bracciale di diamanti. A vederla, nessuno con un minimo di buon senso avrebbe piazzato scommesse sul suo passato. Poteva, anni prima, aver camminato eretta per un palcoscenico di Broadway con un ventaglio di piume di struzzo o qualcosa di molto simile. Oppure poteva essere stata la figlia di un ambasciatore o di un pompiere. Poteva essere stata per anni la segretaria di suo marito. E’ difficile spiegare come solo la bellezza di seconda classe possa essere identificata.

         D’un tratto parlò a Barbara e Ray.

“Non è una serata splendida?”

“Lo è certamente” disse Ray

“Non vi sentite magnificamente” chiese la donna a Barbara.

“Adesso sì, prima non molto” rispose Barbara educatamente.

“Oh,” disse la donna, sorridendo, “Io mi sento proprio magnificamente.” Mise un braccio attorno a quello del marito. Quindi per la prima volta notò la hostess del Ponte A. Si rivolse a lei:  Non si sente meravigliosamente questa sera?

La  hostess si voltò. “Chiedo scusa?” Il suo tono era quello di una snob fuori servizio

“Ho detto non si sente meravigliosamente questa sera?

“Oh,” disse la hostess, sorridendo brevemente, “immagino di sì.”
”Oh, certo che sì,” disse la donna con enfasi. “Uno non direbbe mai che è quasi dicembre.”
Strinse visibilmente la mano del marito e gli si rivolse con lo stesso tono estatico che aveva usato. “Tu sì che ti senti meravigliosamente bene, vero caro?”
”Certo che sì, cara” disse il marito strizzando l’occhio verso Barbara e Ray. Lui indossava una giacca da sera color vino piuttosto abbondante che lo faceva sembrare gigantesco più che sovrappeso.                                    
La donna si girò e posò il suo sguardo sull’acqua. “Fantastico,” disse piano toccando la manica del marito. “Caro, guarda che dolci quelle barchette”

         “Dove?”         

         “Là, laggiù.”

         “Ah sì, belle.”

La donna parlò quindi a Barbara. “Sono Diane Woodruff e questo è mio marito Fielding.”

Barbara e Ray si presentarono.

         “Ma certo,” disse la signora Woodruff a Ray. “Tu sei il ragazzo che gestisce i tornei. Splendido.” Poi guardò ancora sull’acqua. “Oh quelle povere barchette, sembrano fatte per la vasca da bagno.”

Guardò Barbara e Ray. “Voi dove andate? Perchè non venite con noi? Ma certo, dai. Dovete. Dite che verrete, su ditelo, vi prego.”

         “Be’, è molto gentile da parte sua,” rispose Ray. “Non so Cosa Barbara aveva-“

         “A me piacerebbe molto,” disse Barbara. “Voi dove andate? Voglio dire, Non sono mai stato all’Havana prima.”

         “Dappertutto!” disse la signora Woodruff rotondamente. “Be’ non è perfetto?”   Si sporse in avanti e chiamò ancora la hostess. “Cara, non vorresti venire anche tu con noi? Su!”

         “Mi spiace ma devo incontrare qualcuno. Grazie lo stesso però.”

         “Che peccato, Fielding, caro, sembri un liceale, così giovane. E’ indecente.”

         “Cosa? Un vecchio pidocchio come me.”

         “Di dove siete cari?” chiese la signora Woodruff a Barbara.

"Coopersburg, Pennsylvania. E’ vicino a Pittsburgh."

”Oh, che bello. E tu?”

         “Salt Lake City” disse Ray.

         “Noi siamo di San  Francisco. Non è fantastico? Voi pensate che saremo in guerra presto, Mr. Walters? Mio marito pensa di no.”

         “Kinsella” corresse Ray. “Non lo so. Ad ogni modo andrò nell’esercito appena finita la crociera.”

La Woodruff si portò una mano alla bocca. “Oh!” disse. “Oh, mi dispiace davvero!”

         “Oh, non sarà troppo male,” spiegò Ray. “Dopo la scuola ufficiali sono stato assegnato all’artiglieria. Avrò la mia batteria e tutto il resto. Non dovrò fare da schiavo a nessuno.”

Quando il tender sbattè piano contro la banchina, Ray mise la mano attorno alla vita di Barbara per sorreggerla.

“Non ha affatto girovita,” disse la signora Woodruff e guardò delicatamente Ray. “Quanto dev’essere perfetto per te essere fuori in una notte come questa con una ragazza che è assolutamente priva di girovita.”

 

Ray, che l’aveva raccomandato, guidò il gruppo verso il Viva Havana. Era principalmente un posto da turisti, ma tradiva uno sfondo di denaro ed arroganza. Dentro non c’era nulla tranne i camerieri. Il proprietario era irlandese, il menù francese, il capocameriere era svizzero, l’orchestra proveniva per lo più da Brooklin, le ragazze del coro erano ex membri degli Shubert’s Alley e veniva venduto più scotch  di qualunque altro drink.

 

Il grosso dei passeggeri della nave erano giunti al Viva Havana finite le partite di pelota basca, e si erno distribuiti bruciati dal sole nella vasta e rumorosa sala. Ray immediatamente notò la giovane signorina che gli altri membri del suo comitato avevano segretamente votato Miss Costume da Bagno in Lattice 1941. Stava ondeggiando, mezza dentro e mezza fuori dalle braccia del suo cavaliere, il quale, davanti al palco, parlava al leader della band, probabilmente chiedendogli di suonare stardust. Ray avvistò anche il governatore. -elect - the ship's celebrity - che si dirigeva verso la sala da gioco con in dosso una giacca da sera bianca al posto del suo usuale skimpy vestito scuro da uomo dl popolo.

Ray notò anche i gemelli Masterson, al tavolo con quelli che, nella parlata dell’equipaggio, erano noti come Chicago Catch e Cleveland Outfumbler. Erano innegabilmente molto ubriachi. Il signor Woodruff aspettava per ordinare mentre gli altri si sedettero. Quindi, lui e la signora Woodruff si fecero strada verso la pista.

         "Vuoi Ballare?" chiese Ray a Barbara.

         "Non adesso. Non so ballare la rumba. Avrei bisogno di qualcosa di molto lento. Guarda la signora Woodruff, è brava!"

         "Non è male" concesse Ray.

         "Barbara disse eccitata"Non è carina? Non è bella? E' così - così non lo so, accidenti"

         "Sicuramente parla un sacco," disse Ray mescolando il suo ghiaccio.

         "Tu devi incontrare un sacco di persone in queste crociere" disse Barbara.

         “Questa è solo la seconda volta. Ho appena mollato il college. Yale. Sarei andato nell’esercito comunque, così ho pensato che avrei potuto almeno divertirmi un po’.” Accese una sigaretta. “E tu cosa fai?

         “Prima lavoravo. Ora non faccio niente. Non sono andata al college.”

         “Non ho visto tua madre in giro questa sera,” disse l’uomo di Yale.

         La signora che viaggia con me?” Disse Barbara. “Non è mia madre.”

on these cruises all the time," Barbara said.

         “Ah no?”

         “No. Mia madre è morta. Lei è la mia futura suocera.”

         “Oh.”

Barbara prese una scatola di fiammiferi dal centro della tavola, ne accese uno e lo spense soffiandoci. Ne accese un altro, lo spense e si riportò le mani in grembo.

         “Sono stata malata per un po’ e il mio fidanzato ha voluto che io facessi un viaggio per riposarmi. La signora Odenheam disse che mi avrebbe portato in crociera o qualcosa del genere. Così eccoci.”

“Bene” disse Ray mentre guardava Miss Costume da Bagno in Lattice 1941 ballare sulla pista.

“E’ come essere con una ragazza della mia età, quasi,” disse Barbara. “E’ molto simpatica. Era una grande atleta quando era giovane.”

         “Sembra molto simpatica. Bevi il tuo drink. Non bevi?”

         “Barbara prese il bicchiere e ne sorseggiò un sedicesimo di pollice. “Io so ballare quello che stanno suonando ora,” disse

         “Bene.”

Si alzarono e si fecero strada verso la pista da ballo.

Barbara danzava rigidamente e senza alcun percettibile senso del ritmo. Nel suo nervosismo mise il braccio di Ray in una posizione peculiare bloccandolo in modo tale da rendergli problematica la guida della danza.

         “Ballo da schifo.”

         “Certo che no.” Disse Ray

         “Mio fratello ha provato ad insegnarmi quando ero piccola”

         “Oh?”

         “E’ più o meno della tua taglia. Giocava a football al liceo. Solo che poi si è rotto un ginocchio e ha dovuto smettere. Avrebbe potuto avere una borsa di studio per praticamente ogni college se non si fosse fatto male.”

La sala era talmente affollata che importava relativamente poco quanto male ballassero assieme. Ray d’un tratto si accorse di quanto bionda, di quanto color del grano fossero i capelli di Barbara.

         “Com’è il tuo fidanzato?”  Chiese.

         “Carl? Oh, è molto simpatico ed è adorabile al telefono. E’ molto riflessivo nelle robe.”

         “Che robe?”

         “Oh… robe. Non lo so. Io non li capisco I ragazzi. Non so mai di cosa stanno parlando.”

Ray d’improvviso abbassò la testa e baciò Barbara sulla fronte. Aveva un sapore dolce e lo fece sentire come malfermo.

         “Perché lo hai fatto?” Disse Barbara senza guardarlo.

         “Non lo so. Sei arrabbiata?”

         “Fa così caldo qui,” disse Barbara. “Accidenti”

         “Quanti anni hai?”

         “Diciotto. Etu?”

         “Be’, in effetti ventidue.”

 Continuarono a ballare.

         “Mio padre ha avuto un’emorragia cerebrale ed è morto lestate scorsa,” disse Barbara.

         “Oh! Questo è pesante.”

         “Io vivo con mia zia che insegna al liceo di Coopersburg. Hai mai letto Luce Verde di  Lloyd C. Douglas?"

         “Non ho molto tempo per i libri. Perché? E’ un buon libro?”

         “Non l’ho letto. Mia zia vuole che lo legga. Ti sto schiaciando i piedi.”

         “Non è vero.”

         “Mia zia è molto simpatica.” Disse Barbara.

         “Sai,” disse Ray, “a volte è molto difficile seguire la tua conversazione.”

Lei non rispose, e per un  momento ebbe paura di averla offesa. Sentì il panico

Montare leggermente al pensiero: Aveva ancora il il sapore della  sua fronte sulle labbra. Ma sotto il suo mento fu la voce di Barbara a farsi udire ancora

         “Mio fratello ha avuto un incidente proprio prima che io partissi.”

Era un gran sollievo sentirlo.

I Woodruffs erano già seduti al tavolo. I loro bicchieri di bourbon erano vuoti e I loro analcolici erano stati appena sorseggiati.  “Ti ho fatto un cenno,” La signora Woodruff accusò blandamente Barbara. “Non mi hai nemmeno risposto.”

         “Cosa? Sì che ho risposto?” Disse Barbara.

         “Ci avete visti ballare la rumba? Chiese la signora Woodruf. “Non eravamo meravigliosi? Fielding ha un cuore latino. Siamo entrambi latini. Io sto andando alla sala delle spezie …Barbara?”

         “Non proprio ora. Sto guardando un uomo ubriaco,”

Quando la signora Woodruff lasciò il tavolo, quasi simultaneamente suo marito si sporse in avanti e si rivolse ai due giovani.

         “Sto cercando di mantenerla all’oscuro di una cosa. Nostro figlio sta per andare nell’esercito mentre siamo via, credo. Vuole fare il pilota. La signora Woodruff ne morirebbe se lo sapesse.

Il signor Woodruff si sedette all’indietro, sospirò pesantemente e, cogliendo lo sguardo del cameriere, gli fece segno per un altro giro di drink; quindi si alzò, usò il suo fazzoletto con veemenza e si allontanò dal tavolo. Barbara lo guardò finchè scomparve: poi si girò e chiese a Ray:

         “Ti piacciono le cozze, ostriche eccetera?”

         “Sì, cioè abbastanza”

         “A me non piace nessun tipo di frutto di mare,” Barbara aggiunse nervosamente. “Sai cos’ho sentito oggi? Che la nave potrebbe non fare più crociere fino a dopo la guerra.”

         “E’ solo una voce,” disse Ray con noncuranza. “Non essere triste per questo. Tu e comesichiama  - Carl – potrete rifare questa stessa crociera dopo la guerra.” Disse Ray guardandola.

         “Lui sta per andare in marina”

         “Sì, ho detto dopo la guerra.”

         “Lo so,” disse Barbara annuendo, “ma è tutto così strano. Mi sento così strana”. 

Si fermò di colpo, incapace o riluttante ad esprimersi.

Ray si spostò un po’ più vicino a lei. “Hai delle belle mani, Barbara” disse lui.

Lei le tolse dal tavolo. Sono terribili ora. Non sono riuscita a trovare lo smalto giusto.

“Non sono terribili.” Ray ne raccolse una e immediatamente la lasciò andare.

Si alzò porse alla signora Woodruff la sua sedia.

La  signora Woodruff sorrise, si accese una sigaretta e guardò I due fingendosi allarmata. “Io voglio che voi andiate via presto. Questo non è affatto posto per voi.”

         “Perchè?”

         “Davvero. Questo è il genere di posto dove si va quando le cose migliori della vita sono terminate e sono rimasti sono i soldi. Neanche noi apparteniamo a questo posto, Fielding ed io. Vi prego. Fate un’incantevole passeggiata da qualche parte.” La signora Woodruff fece appello a Ray. “Signor Walters,” disse, “Non c’è qualche non troppo ben organizzata grigliata di mare o escursione per questa notte?” “Kinsella,” corresse Ray piuttosto bruscamente. “No, mi spiace.”

         “Non sono mai stata ad una grigliata o ad un’escursione,” disse Barbara.

         “Oh che brutta notizia, sono così carine. Oh quanto odio il 1941”

Il signor Woodruff si sedette. “Che c’è cara?” Chiese.

         “Ho detto che odio il 1941,” disse sua moglie peculiarmente. E senza muoversi scoppiò in lacrime senza smettere di sorridere a tutti i presenti. “Sì,” disse “lo detesto. E’ pieno di eserciti che aspettano di riempirsi di ragazzi, e di ragazze e di madri che vivranno nelle cassette della posta, e di vecchi capocamerieri ghignanti che non devono andare da nessuna parte. Lo detesto. E’ un anno marcio. Lo odio.”

         “Ma non siamo neanche ancora in guerra, cara,” disse il signor Woodruff. Poi aggiunse: “I ragazzi hanno sempre dovuto andare in guerra. Io ci sono andato. I tuoi fratelli ci sono andati.”

         “Non è lo stesso.Non è marcio allo stesso modo. I tempi non sono più buoni allo stesso modo. Tu, Paul e Freddie vi lasciavate alle spalle cose relativamente belle. Santo Dio, Bobby non va neanche ad un appuntamento se non ha abbastanza soldi. E’ completamente diverso, è completamente marcio."

         “Be’,” disse Ray guardando l’orologio e tagliando intenzionalmente la discussione. Quindi disse a Barbara. “Andiamo a vederci un po’ di panorama?”

         “Non so,” rispose lei ancora fissando la signora Woodruff.

         Il signor Woodruff si sporse in avanti verso sua moglie. “Un paio di puntate  alla roulette amore?”

         “Sì. Sì, certo caro.” La signora Woodruff guardò su. “Oh, ragazzi, ve ne andate?” Chiese.

Erano da poco passate le quattro del mattino. All’una in punto lo steward del ponte lato-porto aveva sistemato alcune sedie sdraio per accogliere la folla di coloro che, poche ore dopo, avrebbero sfruttato la luce del sole post-colazione.

Ci sono molte cose che si possono fare su una sedia sdraio: mangiare antipasti caldi se qualcuno passa portandoli su un vassoio, leggere un giornale o un libro, mostrre foto dei tuoi nipotini, lavorare a maglia, preoccuparsi dei soldi, preoccuparsi per un uomo, avere il mal di mare, guardare le ragazze che camminano verso la piscina, osservare i pesci volanti… ma due persone su una sedia sdraio, per quanto accostate vicine, non possono baciarsi molto comodamente. I braccioli sono sempre troppo alti o le due persone coinvolte sono sedute troppo in profondità.

Ray era seduto alla destra di Barbara. Il suo braccio destro appoggiato sul legno della sedia gli faceva male per la pressione.

Le voci di entrambi avevano suonato le quattro.

         “Come stai ora?”

         “Io?  sto bene.”

         “No, voglio dire ti senti ancora un po’ ubriaca? Forse non avremmo dovuto andare all’ultimo locale.”

         “Io? Non ero ubriaca.” Barbara ci pensò su un minuto, poi chiese: “Tu lo eri?”

         “Cavoli, no. Io non mi ubriaco mai.” Questa casuale dimostrazione di intelligenza sembrò rinnovare automaticamente il visto di Ray per un ulteriore avvicinamento alla sguarnita frontiera della sedia sdraio di Barbara. 

 

Dopo due ore di baci, le labbra di Barbara erano un po’ screpolate, ma ancora soffici e onestamente interessate. Ray non avrebbe potuto ricordare, nemmeno se avesse provato, un’alta occasione in cui era stato coinvolto in modo simile dal bacio di un’altra ragazza. Ora, mentre la ribaciava, era ri upset dalla dolcezza, dalla generosamente qualificata e riqualificata innocenza del suo bacio,

 

Quando il bacio finì - lui non avrebbe mai potuto arrendersi incondizionatamente alla fine di alcuno dei baci di Barbara - si portò un poco all’indietro e cominciò a parlare con una ruvidezza innaturale, pure considerando l’ora, il bourbon e le sigarette consumate. “Barbara, senza scherzi. Lo facciamo, eh? Ci sposiamo?”

 

Barbara, accanto a lui nel buio,  era immobile.

“No, davvero,” pregò Ray, come se fosse stato conbtraddetto. “Saremo schifosamente felici. Pure se si va in guerra e probabilmente sarò spedito oltreoceano o qualunque altra cosa. Sono comunque fortunato. Ce la passeremmo alla grande” Cercò il viso di lei nel chiaro di luna. “Non credi?”

         “Non lo so,” disse Barbara.

         “Ma sì che lo sai! Cioè cavoli, siamo praticamente fatti l’uno per l’altra.

         “Continuo addirittura a dimenticarmi il tuo nome,” disse sensatamente Barbara.  “Accidenti ci conosciamo appena.”

         “Ascolta. Ci conosciamo un sacco meglio di molta gente che si conosce da mesi!” Informò Ray spericolatamente.

         “Non lo so. Non saprei ccome dirlo alla signora Odenhearn

         “Sua madre? Dille solo la verità, è tutto.” Fu il consiglio di Ray.

         Barbara non rispose. Si morsicò nervosamente la pellicina del pollice.

Finalmente parlò. “Pensi che io sia stupida?”

“Penso cosa? Se penso che sei stupida? Certo che no!”

“Io sono considerata stupida” disse Barbara lentamente. “Sono un po’ stupida. Immagino”

“Ora smettila di parlare così. Dai, smettila. Non sei stupida, sei intelligente.

“Chi dice che sei stupida? Quel ragazzo Carl?”

Barbara restò sul vago. “Oh, non esattamente. Più che altro ragazze. Le ragazze con cui andavo a scuola e in giro

“Sono pazze.”

“Quanto sono intelligente?” Volle saprer Barbara. “Hai detto che sono intelligente.”

“Be’ tu – tu lo sei e basta, è tutto!” Disse Ray. “Ti prego.” Ed equipaggiato solo per la più elementare delle comunicazioni, si avvicinò a lei e la baciò lungamente – persuasivamente, sperò.

 

Alla fine Barbara lo interruppe con dolcezza allontanando le sue labbra. Il viso di lei alla luce lunare appariva turbato ma sobrio, con la bocca leggermente aperta e senza alcuna coscienza di essere osservata.

         “Vorrei non essere stupida,” disse alla notte.

         Ray era impaziente - ma prudente.

"Barbara. Tel’ho detto. Non sei stupida. Per favore non lo sei affatto. Sei molto – intelligente.” La guardò molto possessivamente, gelosamente. “A cosa stai pensando?” Le chiese. “A quel Carl?”

Lei scosse la testa.

"Barbara. Ascolta. Saremo felici come nessuno mai. Non scherzo. Lo so che non ci conosciamo da molto tempo: Probabilmente è a questo che stai pensando. Ma questi sono tempi da schifo. Voglio dire con l’esercito e tutto, e tutto sottosopra. In altre parole, se due persone si amano dovrebbero mettersi assieme.”

 

Cercò il suo viso, meno disperatamente, incoraggiato da quella che considerava essere la sua veloce analisi e dalla sua eloquenza. “Non pensi?” chiese pacatamente.

         “Non lo so,” disse Barbara e cominciò a piangere.

         “Piangeva dolorosamente con singhiozzi a doppio bordo dal diaframma.

Allarmato dalla violenza della sua tristezza e dal doverne essere testomone, ma comunque insofferente, Ray era un ben povero paciere. Barbara emerse infine dal suo incidente privato interamente da sola.

“E’ tutto ok,” disse. “Penso sia meglio andare a letto.” Si alzò malferma.

Ray balzò in piedi e le prese il braccio. “Ci vediamo domattina vero? Giochi al torneo di doppio vero? Il torneo di tennis sul ponte?”

“Sì,” disse Barbara. “Bene, buonanotte.”

“Non lo dire così” disse Ray con rimprovero.

“Non so come l’ho detto “Bè. Voglio dire, cavolo. L’hai detto come se non mi conoscessi nemmeno nè niente, cioè, ti avrò chiesto di sposarmi almeno venti volte.

“Te l’ho detto che sono stupida.” Spiegò semplicemente Barbara.

“Vorrei che tu smettessi di dirlo.”

“Buonanaotte” disse Barbara “Grazie per la bella serata. Davvero.” E gli porse la mano.

 

I Woodruffs erano gli unici passeggeri dell’ultima lancia dalla terraferma alla nave. La signora Woodruff aveva solo le calze ai piedi, avendo donato le sue scarpe all’autista del taxi per la sua guida incantevole. Stavano adesso salendo per la stretta ripida scaletta che si allungava esile dal tender al portello del ponte B.  

La signora Woodruff precedeva il marito, precariamente e torcendosi diverse volte in giro per vedere se suo marito stava obbedendo alle regole che lei aveva imposto a entrambi.

“Stai tenendo la cosa. La corda,” accusò lei guardando in giù verso il marito.

“No,” negò il signor Woodruff indignato. Il suo farfallino era slacciato. Il collo della sua giacca da sera era mezzo piegato all’insù.

“Ho detto chiaramente che nessuno avrebbe dovuto tenere la corda.” Si pronunciò la signora Woodruff

facendo un altro esitante passo.

Il signor Woodruff la fissò, la faccia di lui in bilico tra la confusione e una tremenda malinconia. Bruscamente, voltò la schiena alla moglie e si sedette lì dov’era. Si trovava quasi esattamente al centro della scala ad almeno una trentina di piedi dall’acqua. 

          "Fielding! Fielding, Tu. Vieni subito quassù!"

In tutta risposta il signor Woodruff si appoggiò il mento sulle mani

La signora Woodruff  si affrettava pericolosamente, poi si alzò la gonna e con successo, sebbene inspiegabilmente, discese fino al piolo sopra a quello del marito. Lo abbracciò con un mezzo Nelson che quasi li rovesciò entrambi “Oh, bimbo mio,” disse. “Sei arrabbiato con me?”

         “Hai detto che stavo usando la corda,” disse il signor Woodruff con la voce lievemente rotta.

         “Ma, topino, la stavi usando!”

         “Non è vero,” disse il signor Woodruff

La signora Woodruff baciò suo marito sulla cima della testa dove I capelli erano più sottili.

         “Ma certo che no,” disse lei allacciando estaticamente le mani alla gola del signor Woodruff. “Mi ami topino?” gli chiese tagliandogli praticamente la respirazione. La sua risposta fu indecifrabile. “Troppo stretto?” Chiese la signora Woodruff. Rilassò la presa, guardò verso l’acqua scintillante e rispose da sè alla sua domanda. “Ma certo che mi ami. Sarebbe imperdonabile da parte tua non amarmi. Ragazzino, dai, non cadere; metti tuttie due i piedi sul piolo. Come hai fatto a ubriacarti così, amore? Io mi chiedo per quale motivo il nostro matrimonio sia una tale gioia. Siamo così schifosamente ricchi. Secondo le regole avremmo dovuto allontanarci migliaia di chilometri. Tu mi ami così tanto che è quasi intollerabile, vero? Ragazzino, dai metti i piedi sul piolo, da bravo. E’ carino qui vero? Stiamo sfidando la legge di magellano.

Caro, metti le braccia intorno a me – no, non muoverti! Non puoi lì dove sei. Farò credere alle tue braccia che sono attorno a me. Che ne pensi di quei due ragazzi? Barbara ed Eddie. Erano così – poco attrezzati. Non credi? Lei era adorabile. Lui era pieno di stupidaggini. Spero che lei si comporti con buon senso. Oh, questo pazzo anno. E’ un demonio. Prego che I bambini usino la testa. Dio caro, fa’ che I bambini usino la loro testa ora – in questo anno così orribile, Dio.” La signora Woodruff  diede un colpo alla schiena di suo marito: “Fielding, prega anche tu!”

         “Prego cosa?”. “Prega che I bambini usino la testa”

“Quali bambini?”

“Tutti, caro. Bobby. Il nostro piccolo meraviglioso Bobby. Le ragazze di Fremont con I buchi alle orecchie. Betty e Donald Mercer. I bimbi dei Croft. Tutti insomma. E specialmente la giovane ragazza che era con noi questa notte. Non riesco a togliermela dalla testa. Prega caro.”

“Va bene.”

“Oh, sei così dolce.” La signora Woodruff colpì da dietro il collo di suo marito.

E d’un tratto, ma lentamente, lei disse: “Ed io vi ingiungo, o figlie di Gerusalemme, 

Fra le rocce, e fra gli impedimenti del cammino, tu non agiterai, nè risveglierai amore, finchè a Lui non piaccia.’”

Il signor Woodruff l’aveva sentita. “Da doive è tratta?” Chiese.

         “Il Canto dei Canti. La Bibbia. Caro, non girarti. Ho una tale paura che tu cada.”

“Tu sai tutto,” disse il signor Woodruff solennemente. “Tu sai tutto.”

“Oh, quanto sei dolce! Prega un po’ per I bambini, mio dolce ragazzo. Oh, che anno detestabile!”

“Barbara? Sei tu, cara?”

“Sì, sono io signora Odenhearn.”

“Puoi accendere la luce, cara. Sono sveglia.”

“Posso spogliarmi al buio. Davvero.”

“Ma no che non puoi. Accendila cara.” La Odenhearn era stata ai suoi tempi una tennista mortalmente seria, una volta aveva addirittura affrontato Helen Wills in un match amichevole. Aveva ancora due racchette alle quali faceva cambiare le corde ogni anno da un omino perfetto che si dà il caso fosse alto sei piedi. Perfino ora, alle 4.45 del mattino, nel suo letto, aveva nella voce qualcosa che sembrava urlare “Tua!”

Sono del tutto sveglia. Lo sono da ore. Fuori dalla cabina è passata una tale quantità di gente ubriaca. Assolutamente nessuna considerazione per gli altri. Accendi la luce, cara.”

Barbara accese la luce. La signora Odenhearn, per schermarsi dal bagliore si mise pollice ed medio sugli occhi, quindi lasciò cadere la mano e sorrise apertamente. Aveva i bigodini nei capelli e Barbara non la guardava molto direttamente.

“C’è una diversa classe di persone, in questi giorni,“ osservò la signora Odenhearn. “Questa nave era davvero molto bella. Tu ti sei divertita, cara?”

“Sì, grazie. E’ un peccato che tu non sia venuta. Va meglio il tuo piede?”

La signora Odenhearn fingendo severità, alzò un indice e lo puntò verso Barbara. “Ora ascoltami, signorina. Se perdiamo la partita quest’oggi non sarà per colpa mia.  Prendi e metti in tasca.

Barbara sorrise e fece scivolare la sua valigia fuori da sotto il suo letto. Cominciò a cercare qualcosa dentro di essa.

La signora Odenhearn stava pensando.

“Ho visto la signora Helgar e la signora Ebers in sala dopo che sei uscita stanotte.

“Oh” disse Barbara.

“Vogliono il nostro sangue, non ho problemi a dirtelo. Devi giocare più sottorete mentre io servo.”

“Ok, ci proverò” rispose Barbara continuando a cercare nella sua valigia e rivoltando sottosopra cose soffici.

“Dai, fila a letto, cara. Hippity hop!”

“Non riesco a trovare il - ah, eccolo qui” Barbara estrasse un pigiama.

“Peter Rabbit” disse la signora Odenhearn caldamente.

“Scusa?”

“Carl amava Peter il Coniglio quando era bambino.” La signora Odenhearn alzò la voce di un’ottava: Mummy, leggi Peety Wabby, diceva sempre. Ancora ed ancora. Oh vorrei avere un penny per ogni volta che quel bambino si faceva leggere Peter.” 

Barbara siorrise ancora e cominciò a dirigersi verso la stanza da bagno adiacente. Fu fermata dalla voce della signora Odenhearn.

“Un giorno tu leggerai Petere il Coniglio al tuo bambino.”

Barbara non era obbligata a sorridere perché era già nel bagno. Chiuse la porta. Quando ne uscì un minuto dopo col suo pigiama indosso, la signora Odenhearn, che non inalava, stava fumandouna sigaretta attraverso il suo bocchino – uno di quel tipo reclamizzato come denicotinizzatore. Era anche nell’atto di prendere il suo romanzo della biblioteca della nave, che stava sul comodino.

“Tutto pronto per la notte, cara? Pensavo di leggermi giusto un capitoletto del mio libro. Potrebbe farmi tornare il sonno. Mi scorrono così tante cose per questa povera vecchia testa.”

Barbara sorrise e si mise a letto.

“Ti dà fastidio la luce, cara?”

“No davvero. Sono terribilmente stanca.” Barbara si girò dal suo lato, dalla parte opposta alla signora Odenhearn. “Buonanotte” disse.

“Dormi sodo, cara. Oh, credo che anche io dovrei! In fondo è un libro molto sciocco. Onestamente non trovo più libri affascinanti. Gli autori oggigiorno sembra provino gusto a scrivere di cose senza alcuna attrattiva. Penso che se potessi leggere un solo altro libro di Sarah Milford Pease sarei felice. Ma è morta, povera anima. Cancro.”  La signora Odenhearn spense la luce sul comodino.

 

Barbara restò sdraiata diversi minuti nell’oscurità. Sapeva che avrebbe dovuto aspettare fino alla successiva settimana, o il successivo mese, o il successivo qualcosa. Ma il suo cuore la stava quasi sbalzando fuori dal letto. “Signora Odenhearn.” Il nome era uscito. Stava in piedi in mezzo alla stanza buia.

“Sì, cara?”

“Non voglio sposarmi.”

“Cosa?”
”Non voglio sposarmi.”

La signora Odenhearn si sedette sul letto. Pescò con competenza l’interruttore della luce. Barbara serrò gli occhi prima che la stanza fosse illuminata e pregò senza parole e senza pensieri.

Sentì la signora Odenhearn parlare come fra sé e sé. “Sei molto stanca. Non intendi davvero quello che dici, cara.”

La parola “cara” si schierò in posizione, in piedi nell’oscurità, accanto al nome della signora Odenhearn.

“E’ solo che non voglio sposarmi con nessuno. Ancora.”

“Be’ questo è certamente molto  - strano – Barbara. Carl ti ama davvero moltissimo, cara.”

“MI spiace, sinceramente.”

Ci fu un breve silenzio. Fu la signora Odenhearn a romperlo.

“Devi fare,” disse improvvisamente, “quello che credi sia giusto, cara. Io sono sicura che se Carl fosse qui ne sarebbe molto, molto ferito. D’altra parte -”
Barbara ascoltava con un’attenzione equivalente ad un’interruzione.
D’altra parte, disse la signora Oderhearn, è sempre meglio raddrizzare un errore prima che questo sia compiuto. Se tu hai pensato davvero, davvero molto a questa faccenda, sono sicura che Carl sarà l’ultimo a biasimarti,cara.”
Il libro della biblioteca della nave cadde colpito dal gomito vigoroso della signora Odenhearn. Barbara la sentì raccoglierlo.

“Dormi ora, cara. Domani, con il sole alto nel cielo, vedremo come ci sentiremo circa tutta questa cosa. Vorrei che tu pensassi a me un po’ come a tua mamma, se fosse viva. Vorrei aiutarti a capire la tua stessa testa,” disse la signora Odenhearn ed aggiunse: Naturalmente, lo so che uno non può cambiare tanto facilmente l’opinione dei ragazzi una volta che sono determinati. E so anche che tu hai un grande, grande carattere.”   

Come Barbara sentì la luce spegnersi, aprì gli occhi. Si alzò dal letto ed entrò nel bagno. Venne fuori quasi all’istante con una vestaglia e delle pantofole, e parlò alla signora Odenhearn.
”Vado sul ponte un momento.”

“Cos’hai addosso?”

“la vestaglia e le pantofole. E’ ok, dormono tutti.”

La signora Odenhearn accese la luce di nuovo. Guardò Barbara acutamente, senza approvare nè disapprovare. La sua espressione diceva, “Va bene. E’ finita. Riesco a malapena a trattenermi. Sono così felice. Sei da sola per il resto della crociera.  Solo, non dare scandalo e non imbarazzarmi.”

Barbara lesse lo sguardo senza fallo.

“A dopo.”

“Non prendere freddo, cara.”

 

Barbara chiuse la porta dietro di sè e cominciò a camminare per i silenziosi corridoi illuminati. Salì gli scalini per il ponte-A e camminò in mezzo alla sala da concerto, usando il corridoio che la squadra delle pulizie aveva lasciato fra le pile di sedie leggere. In meno di quattro mesi non ci sarebbero state sedie leggere nella sala da concerto. Invece più di trecento uomini arruolati sarebbero stati disposti in fila sulla schiena, proprio lì sul pavimento.

In alto, sul ponte Promenade, per quasi un’ora Barbara stette appoggiata alla ringhiera che dava sul porto. A dispetto del pigiama di cotone e della vestaglia di Rayon, non c’era alcun pericolo di prendere freddo. L’ora fragile era foriera di molte cose, ma l’attenzione di Barbara era adesso esclusivamente rivolta al difficile contrappunto che risuonava dopo gli ultimi minuti della sua giovinezza.
 


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