J.D Salinger

Un ragazzo in Francia

(Saturday Evening Post 217, Marzo, 1945)

  

Dopo aver mangiato mezza scatoletta di carne di maiale e tuorli d'uovo, il ragazzo  pose il capo all'indietro sulla terra zuppa di pioggia, estrasse dolorosamente la testa dall’elmetto, chiuse gli occhi,  lasciò che la sua mente si svuotasse da mille forellini e quasi immediatamente cadde addormentato.  Quando si svegliò, erano quasi le dieci - tempo di guerra, tempo da pazzi,  tempo di nessuno - ed il cielo francese, freddo e bagnato aveva cominciato a scurirsi.  Stava sdraiato là, aprendo gli occhi finché lentamente, inesorabili, i  piccoli pensieri di guerra, quelli che non potevano essere dimenticati, ricominciarono a gocciolare dentro la sua mente.  Quando questa ne fu riempita  per la sua infelice capienza, era ormai tempo per la triste routine notturna: cerchi un posto per  dormire.  Ti alzi in  piedi.  Prendi il sacco a pelo.  Non puoi dormire qui.  Il ragazzo alzò il suo sporco busto puzzolente e stanco e, da una posizione seduta,  si alzò in piedi  senza guardare niente.  Vacillando si piegò, raccolse il suo casco e lo indossò. Camminò malfermo fino al camion delle coperte e da una pila di sacchi a pelo infangati tirò fuori il suo. Portando sottobraccio il suo leggero scomodo rotolo, cominciò a percorrere il perimetro cespuglioso del campo. Passò accanto ad Hurkin che stava sudando mentre scavava una buca e nessuno dei due guardò l’altro con troppo interesse. Si fermò dove Eeves stava scavando e gli chiese “Sei di Turno stasera Eeves?” Eeves guardò in su e disse "Sì" ed una goccia di sudore scintillò e si liberò dal suo lungo naso del Vermont. Il ragazzo disse ad Eeves, "Svegliami se la situazione si  riscalda o qualunque cosa" ed Eeves replicò, "Come faccio a sapere dove sarai?" Il ragazzo gli disse "Mi farò sentire quando ci arrivo". "Questa sera non scaverò" pensava intanto il ragazzo mentre camminava. "Non mi dannerò con quel maledetto attrezzo da trincee. Non verrò colpito. Fa' che non sia colpito, Qualcuno. Domani notte scaverò un buco perfetto, giuro che lo farò ma per stasera, solo per ora che tutto mi fa male, fammi trovare un posto dove cadere. D'un tratto il ragazzo scorse un buco, uno  tedesco, inequivocabilmente lasciato vacante da qualche crucco durante il pomeriggio, il lungo pomeriggio marcio. Il ragazzo mosse le sue gambe doloranti un po' più velocemente verso quel punto. Quando arrivò e ci guardò dentro, il suo corpo e la sua anima quasi piagnucolarono alla vista di una sporca mimetica da G.I. piegata ordinatamente sul fondo della buca, come era nell'uso comune per rivendicare una postazione.  Il ragazzo continuò a camminare. Vide un'altra buca crucca. Vi si affrettò.  Guardandoci dentro vide una coperta di lana grigia, mezza aperta e mezza ammucchiata sul fondo umido. Era una coperta terribile su cui qualche tedesco  aveva recentemente giaciuto, sanguinato e su cui probabilmente era morto. Il ragazzo lasciò cadere il suo sacco arrotolato per terra accanto alla buca, poi si tolse il fucile, la maschera antigas, lo zaino ed l'elmetto. Strisciò accanto alla buca e quando vi fu dentro alzò la pesante coperta crucca insanguinata per rimuoverla. Fuori dal buco arrotolò la cosa in un assurdo fagotto e lo scagliò fra i cespugli oltre la buca.

Guardò giù di nuovo. Vide che il pavimento sporco era pasticciato con ciò che aveva permeato la pesante coperta. Il ragazzo prese l'attrezzo da trincea e cominciò ad  espellere i pezzi brutti. Quando ebbe finito uscì dalla buca, disfece il sacco e dispose le coperte una sopra l'altra come se fossero una, piegò le coperte a metà per il lungo e poi alzò questa specie di letto come se esso possedesse una spina dorsale, ponendolo con cura fuori dalla vista.

Guardò i ciotoli di terra rotolare sulle pieghe della sua coperta . Poi prese fucile, maschera antigas ed elmetto e li posò accuratamente sulla superficie del terreno alla testa del buco. Il ragazzo alzò i due lembi della coperta spostandoli dolcemente ed entrò con le scarpe infangate dentro al suo letto.  Si tolse la giacca da campo, ne fece un fagotto e si mise in posizione per la notte. Il buco era troppo corto. Non riusciva ad allungarsi se non piegando le gambe alle ginocchia. Coprendosi con i lembi superiori delle sue coperte, reclinò la testa sudicia sull'ancor più sudicia giacca. Guardò in alto al cielo sempre più scuro e sentì alcuni piccoli grumi di sporcizia gocciolare nel collare della sua camicia, alcuni fermandosi lì, altri continuando la loro corsa lungo la schiena. Non fece niente.  Una formica rossa lo morsicò senza troppi riguardi sulla gamba, proprio sopra gli anfibi. Allungò una mano sotto la coperta per uccidere l'insetto ma il movimento del ragazzo fu tagliato dal suo stesso sibilo di dolore, a rinnovo del ricordo di aver perso, quella stessa mattina, un'intera unghia.

Velocemente si portò il dito pulsante e insanguinato all'altezza degli occhi e lo esaminò nella luce fioca. Poi mise l'intera mano sotto la piega della coperta, con la cura che si userebbe verso una persona malata piuttosto che per un dito dolorante, e cominciò quell'abracadabra speciale, familiare ad ogni soldato in combattimento. "Quando tirerò fuori la mano da questa coperta," pensò " la mia unghia sarà ricresciuta, le mie mani saranno pulite. Il mio corpo sarà pulito. Avrò calzoni corti puliti, biancheria pulita, una camicia bianca. Una cravatta a pois blu. Un vestito grigio a strisce e sarò a casa, e chiuderò la porta a chiave. Metterò del caffé sul fuoco, della musica sul giradischi e chiuderò la porta a chiave. Leggerò i miei libri e berrò il caffé e ascolterò la musica, e chiuderò la porta a chiave. Aprirò la finestra e farò entrare qualche bella silenziosa ragazza - non Frances, nessuna che abbia mai conosciuto - e chiuderò la porta a chiave. Le chiederò di leggermi qualcosa di Emily Dickinson - quella sull'essere senza mappa - e le chiederò di leggermi qualcosa di William Blake - quella del piccolo agnello che ha fatto... - e chiuderò la porta a chiave. Lei avrà una voce americana e non mi chiederà se ho dei chewingum o caramelle, ed io chiuderò la porta a chiave."

Il ragazzo estrasse la sua mano da sotto la coperta senza aspettarsi il cambiamento che infatti non ottenne. Niente magia. Poi sbottonò la tasca della sua camicia macchiata di sudore ed incrostata di fango, tirandone fuori alcuni sudici ritagli di giornale. Li appoggiò sul petto e ne tirò su il primo portandolo agli occhi. Era un articolo dalla pagina degli spettacoli di Broadway e cominciò a leggerla nella luce flebile:

 “Ieri sera – dammi un pizzicotto fratello – sono capitato dentro al Waldorf per incontrare Jeanie Powers, l’incantevole vedette, giunta per la prima del suo nuovo film The Rockets’ Red Glare. (a proposito non perdetelo, gente. E’ eccezionale.) Abbiamo chiesto a questa bellezza dell’Iowa, cresciuta a granturco e  in città per la prima volta nella sua splendente vita, cosa avrebbe desiderato maggiormente fare durante la sua permanenza. “Be’” disse la Bella alla Bestia “Mentre ero sul treno, ho deciso che ciò che avrei voluto davvero fare a New York era avere un appuntamento con un bravo, onesto, coraggioso soldato americano! E indovina cosa? Questo stesso pomeriggio stavo nella Hall del Waldorf e ho sbattuto in pieno contro Bubby Beamis! E’ un pezzo grosso nelle pubbliche relazioni adesso, ed è di base proprio a New York.   Una bella fortuna eh?” … Bene il vostro corrispondente non ha detto molto più ma caro il mio fortunato Beamis, tra me e me ho pensato—

 Il ragazzo nella buca appallottolò il ritaglio in un a palla zuppa, alzò gli altri articoli e li lasciò cadere tutti sul suolo naturale della buca.

Di nuovo guardò in alto, il cielo francese, inequivocabilmente francese, non il cielo americano.  E disse a se stesso a voce alta “Oo la-la” a metà tra la risata e il singhiozzo.

Tutto d’un tratto e con una certa fretta, il ragazzo prese una sporca e certo non recente busta  dalla tasca. Velocemente ne estrasse la lettera e cominciò a rileggerla per la trenta-ennesima  volta:

 MANASQUAN, NEW Jersey,

 5 Luglio, 1944

 Caro Babe: la mamma pensa che sei ancora in Inghilterra ma io credo che tu sia in Francia. Sei in Francia? Papà dice alla mamma che lui crede che tu sia in Inghilterra, ma per me anche lui pensa che tu sia in Francia. Sei in Francia?

I Benson sono venuti giù sulla costa molto presto quest’estate e Jackie sta a casa tutto il tempo. La mamma ha portato i tuoi libri con noi perche pensa che sarai a casa quest’estate. Jackie ha chiesto se poteva prendere in prestito quello sulla signora russa ed uno di quelli che tenevi sulla scrivania. Io glieli ho dati perché ha detto che non avrebbe piegato le pagine né niente. La mamma le ha detto che fuma troppo così sta smettendo. Si è scottata col sole prima di scendere giù. Le piaci proprio un sacco. Andrebbe all’inferno per te.

Ho visto Frances sulla mia bici prima che partissimo. Le ho urlato ma lei non mi ha sentito. E’ molto snob mentre Jackie non lo è. In più i capelli di Jackie sono più belli.

Ci sono più ragazze che ragazzi sulla spiaggia quest’anno. Di ragazzi non se ne vedono proprio. Le ragazze giocano un sacco a carte e si mettono l’olio solare sulla schiena le une con le altre, ma vanno nell’acqua molto più spesso di prima. Virginia Hope e Barbara Geezer hanno litigato per qualcosa ed ora non si siedono più vicine sulla spiaggia. Lester Brogan è stato ucciso in servizio, dove ci sono i giapponesi. La signora Brogan non viene più alla spiaggia a parte la domenica con il signor Brogan. Il signor Brogan sta soltanto seduto sulla spiaggia con sua moglie e non va nell’acqua. E tu lo sai che ottimo notatore è.  Mi ricordo di quando una volta tu e Lester mi avete portato alla boa. Ora ci arrivo da sola. Diana Schults ha sposato un soldato di mare, Girt ed è tornata in California con lui per una settimana, ma ora lui è partito e lei è tornata qui. Se ne sta da sola sdraiata sulla spiaggia

Prima che partissimo da casa, è morto il Signor Ollinger. Il piccolo Teemer è andato al negozio per farsi aggiustare la bicicletta e lui era morto dietro al bancone. Il piccolo Teemer è corso piangendo per tutta la strada fino al tribunale dove il Signor Teemer era occupato a parlare alla giuria e tutto il resto.  Lui è corso dentro ugualmente gridando Papà, papà, Mr. Ollinger è morto.

Ti ho lavato la macchina prima che venissimo qui sulla costa. C’erano un sacco di mappe dietro il sedile, ancora dal tuo viaggio in Canada. Le ho messe nella tua  scrivania.  Sei in Francia?

Con amore

MATILDA

P.S. Posso venire in Canada con te la prossima volta che ci vai? Non parlerò tanto e ti accenderò le sigarette senza fumarle davvero.

Sinceramente Tua,

MATILDA

Mi manchi. Per favore torna a casa presto.

Amore e Baci,

MATILDA

 Il ragazzo nella buca rimise con cura la lettera dentro alla sudicia busta logora che infilò a sua volta nella tasca della camicia. Poi si alzò un poco dal buco ed Urlò “Hey Eeves! Sono qui!”. Dall’altra parte del campo Eeves lo vide e gli rispose con un cenno. Il ragazzo riaffondò nel buco e disse a voce alta rivolgendosi a nessuno “Per favore torna a casa presto.” Subito dopo, con le gambe piegate, si addormentò di colpo.


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