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Fabio Melotti Opera segnalata come "meritevole di pubblicazione"
L'opera di Fabio Melotti è stata segnalata dalla giuria del premio 2004 con la seguente motivazione: "Svolgendosi su tre piani di narrazione leggera (dallordinario allimprevisto allulteriore colpo di scena), costruiti in progressione sapiente, riesce a intrigare il lettore che si trova immerso in una atmosfera estiva, non enfatizzata, ma resa quanto mai comune dalla sottolineatura di gesti e situazioni consueti. Anche se non è dissimulato lintento quasi moralista in quanto il nucleo narrativo, che sincastona nella cornice dellordinario, si presenta come il pretesto per esaltare il ritorno in sé e il rientro definitivo dalla tentazione della trasgressione".
* * *
Per Prisca quello era il momento più
critico: dover lasciare la lista dei compiti al marito e alla domestica. Lei, persona
molto precisa e metodica, aveva suddiviso persino le valigie: una per sé, una per il
figlio maggiore Alvaro e una per i gemelli, Priscilla e Leopoldo. Tutto era perfetto, il monovolume era
carico, i figli posizionati negli appositi seggiolini, il cd contenente le canzoncine
preferite dai bimbi era inserito. Prisca come al solito era impeccabile con il suo
tailleur color turchese, le scarpe comode per la guida: tutto era perfetto. Un lungo bacio a Iacopo, il marito,
suggellava la partenza per le vacanze. Per quindici giorni non avrebbe più sentito
parlare di guarnizioni, di spessori e di nuove resine. Aveva persino cambiato la scheda
del suo cellulare: quel numero era personale, solo la domestica, il capo, lavvocato,
la sua amica Marta, Giovanni il responsabile della catena produttiva, Sergio il
sindacalista e suo marito erano in possesso di quel numero. Il viaggio era stato rapido, LuccaViareggio, circa quaranta minuti. I gemelli si erano assopiti, ma Alvaro non aveva smesso per un istante di commentare ogni cosa si trovasse nel suo campo visivo, -Mamma, mamma, guarda il mare, posso andare subito in spiaggia. - Prima dobbiamo scaricare la macchina, sistemare le cose nei cassetti e tu mi devi aiutare, badando ai tuoi fratellini. Adesso sei un ometto e devi comportarti bene. Mi raccomando, quando arriviamo alla pensione, prendi per mano i tuoi fratelli e sali in camera con il signor Sandro. Io arrivo subito con le valigie. Alvaro fece un cenno di assenso con il capo e ribatté: - Ma dopo andiamo in spiaggia? -Certo, prima pranziamo, poi andiamo in
spiaggia, prendiamo la cabina, lombrellone con le sdraio, facciamo come lanno
scorso. Ci facciamo gonfiare il canotto da Marco il bagnino, ti ricordi di lui? Si, mi faceva giocare con il pattino
rosso e mi faceva toccare le meduse dalla parte molle. Io non avevo paura come gli altri
bambini. Sandro, premuroso, ma soprattutto avvisato
dellarrivo da Prisca, era in mezzo alla strada che sbracciava, per segnalarle il
parcheggio che le aveva riservato. Dopo un paio di manovre Prisca si rassegnò, scese
dalla macchina e disse rivolta a Sandro: - Guardi, con sto camion non riesco proprio
a parcheggiare, provi lei Sandro che è bravo. - Signora, bentornata, come al solito porta
il sole lei, non si preoccupi, faccio io, scarico anche il baule, lei pensi alle creature,
vada, vada, che cè la Silvia che laspetta in cucina. Prisca, dopo aver fatto scendere Alvaro ed
essersi nuovamente raccomandata sul suo compito, sganciò dai seggiolini anche Priscilla e
Leopoldo. Alvaro, ligio al dovere, chiamò i gemelli: - Leo, Pri, forza adesso mi date la
mano altrimenti non vi faccio giocare con larena e poi non vi faccio usare il mio
canotto...-. I gemelli intimiditi dal fratello accorsero immediatamente, lui afferrò le
loro manine e sindirizzò verso la mamma. - Bravo, lo sapevo che sei il mio ometto. - Ora ci fai giocare con il tuo canotto? -
chiesero i gemelli al fratello, ma Alvaro rispose con un laconico: -Vedremo. Prisca con passo deciso precedette i tre figli allingresso della pensione, poi con estrema educazione, fece capolino con la testa allinterno della cucina. - Signora Silvia, la posso salutare o passo
dopo? Silvia, con uno sbuffo, sollevò il ciuffo
di capelli scivolato davanti agli occhi, mentre si sfregava le mani infarinate nel
grembiule; si sistemò il ciuffo sotto la cuffia e si avvicinò a Prisca. - Signora Prisca ben tornata lo sa che lei
e i suoi bimbi siete sempre i ben venuti, ma guarda lAlvaro che ometto che si è
fatto e come crescono i gemellini, assomigliano a suo marito, soprattutto gli occhi sono
del signor Iacopo. Verrà a trovarci qualche giorno? Oppure deve lavorare? - Purtroppo Iacopo è molto impegnato,
potrà venire solo domenica. Con una stretta di mano, la signora Silvia
si accomiatò e si diresse verso il piano di marmo sul quale stava stendendo la pasta
fresca. Prisca, accompagnando con le mani i tre
bambini, li indirizzò verso la scala, dove al primo piano si trovava la loro stanza. La stanza era quella con il balcone; Prisca
si era raccomandata per questo. Alvaro come è entrato si appropriaò del letto
matrimoniale, saltandoci sopra. Prisca, con uno sguardo che avrebbe folgorato chiunque, lo
bloccò allistante, tra le risa di Leopoldo e Priscilla. Dopo aver sistemato tutta
la biancheria nei cassetti e nellarmadio, preparò la borsa con dentro i costumi e i
teli da mare. Si guardò allo specchio e decise di sciogliere i capelli dalla coda che li
costringeva; con un colpo di spazzola i suoi lunghi capelli rossi, ripresero volume e il
suo viso diventò ancora più raggiante. Quando arrivarono alla spiaggia, a fatica
riuscì a trattenere Alvaro, mentre Leopoldo e Priscilla, costretti dentro il passeggino,
si agitavano incitandolo alla fuga. Lanziana proprietaria dello
stabilimento balneare, accolse Alvaro che immediatamente si diresse verso laltalena. - Alvaro non fare il maleducato, saluta la
signora Fedora - Lasci signora son bimbi, venga che le
offro un caffè. - Vorrei scegliere prima lombrellone - Come la signora la vole. Marco, apparve quasi dal nulla con Alvaro
per mano. - Bentornata signora Prisca, lei è sempre più bella, ogni anno che passa! - Probabilmente questo è il complimento che fai a tutte le vecchie clienti con tre figli come me. Piuttosto tu ti sei fatto un bel giovanottone, chissà quante fidanzate avrai questanno... - Nun me ne parli questo bischero lè sempre in giro attaccato alle sottane delle ragazze. La signora Fedora pose sul tavolino la piantina della disposizione degli ombrelloni. - Mi faccia un po vedere cosa è
rimasto in prima fila. - La guardi pure, ci sono rimasti ancora
due posti uno lè il suo, lè quello vicino al Marco. I giorni trascorrono sereni. Priscilla dopo essersi scottata le gambe, si è sbucciata le ginocchia cadendo sul cemento. Leopoldo ha fatto la pipì per ben due volte sul lettino; mentre Alvaro ha fatto amicizia con una bambina dellombrellone a fianco. Prisca invece pensava ad abbronzarsi il più possibile. Un giorno, allennesima richiesta nei
confronti di Marco, di spalmarle la crema sulla schiena, avviene qualcosa di inaspettato.
Marco esegue la sua richiesta ma una cosa lo tormenta. Non si rende conto che la sua mente
sta mettendo in atto una sua fantasia; in quellistante avvicina le sue labbra al
collo di Prisca, e le sussurra:- Ti voglio. Prisca si gira di scatto, nella sua testa
si sta creando una confusione terribile:anche lei lo vuole, è da giorni che lo vuole, ma
non può, non deve lasciarsi trasportare dalla carne. Marco le stringe le spalle e le dice
- Non so cosa mi sta capitando, ma ti voglio, vieni con me, adesso. Prisca cerca di tornare alla realtà, la
sua mente è confusa: Iacopo, i bambini, Marta, cosa avrebbe detto loro per giustificare
ciò che stava per fare. Con voce ferma chiama i bambini:- Alvaro,
Priscilla, Leopoldo. Mi raccomando: la mamma adesso va fino alla cabina a prendere i
costumi da lavare, voi non vi allontanate dallombrellone e soprattutto non vi
avvicinate al mare che si sta ingrossando e Marco ha messo la bandiera rossa. Alvaro,
controlla i tuoi fratelli, mi raccomando non andate con nessuno. Prisca è come stordita, sembra una
ragazzina al primo appuntamento, si sta avvicinando alla cabina, quando si ferma. Cosa
stava facendo, dove stava andando, era ormai da anni che non provava unemozione
simile. Affretta il passo, mette la mano sulla maniglia, apre la porta, Marco. Prisca riesce solo a chiudere dietro di sé la porta, che Marco la travolge, non aveva molto spazio, la sua mente si era liberata di tutto. Marco la solleva, la pone sul piccolo tavolino e mentre Prisca è travolta dallimpeto che la stava sconvolgendo, si aggrappa a lui, ai teli da mare, a tutto ciò che riesce a prendere, un tremito e i due corpi sono uno. Non desiderava altro, Prisca, lo strinse a
sé, i suoni erano alterati, udì una voce, anzi era un urlo, ma di chi? Cosa stava
dicendo? Bimbo a mare. Prisca, con tutta la sua forza allontanò
Marco, spalancò la porta della cabina, lurlo adesso era nitido. Bimbo a mare. La realtà si presenta così violenta, che
lei non vuole accettarla, corre, corre, la gente si accalca davanti al mare, i suoi
bambini dove sono, a fatica intravede Priscilla. Urla Prisca, mentre si fa largo tra la
gente, urla i nomi dei suoi figli. Davanti a lei si presenta Alvaro in
lacrime:- Il mio canotto, Leo ci giocava e poi
Prisca alza lo sguardo, fa appena in tempo
a localizzare il canotto con dentro il cappellino rosso di Leo, che unonda lo
sommerge. Le sue gambe si piegano, lei si accascia a terra, svenuta. La sua mente elabora mille immagini, Iacopo
che le chiede spiegazioni, che non sarà mai in grado di giustificare; la gente che la
additerà, come una madre snaturata; la sua coscienza che le distruggerà
lesistenza; come potrà mai spiegare a Priscilla e Alvaro la sua assenza. -Signora, signora? - una voce sconosciuta la riporta al presente, lentamente Prisca mette a fuoco tutto ciò che la circonda, ora si trova nellufficio della signora Fedora, sdraiata sul divano. Non laveva mai guardato da quel punto di vista, non aveva mai notato quel grosso quadro, una nave in balia dei marosi. Davanti a sé si trova un uomo vestito di
scuro, con lunghe strisce rosse sui pantaloni. - Signora, sono il maresciallo Dondìo, mi
capisce. Signora stia calma non è successo niente. Prisca in quel momento si ripete nella
mente, come non è successo niente e Leo dovè Leo? Ora la sua testa da voce ai suoi
pensieri. - Come non è successo nulla? E Leo?
Dovè Leo? Il maresciallo la invita a sedersi e a bere
un po dacqua. - Adesso stia tranquilla
- Ma come fa a dirmi una cosa simile, è il mio bambino, ora come faccio? Il maresciallo si avvicinò alla porta, la spalancò e le mostrò i suoi tre figli che allegramente si divoravano la pizza che Leopoldo era andato a prendere, non appena lei si era allontanata. |
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